Raccolta di vuoti, raccolta di pieni.

di KHREM
(/viewuser.php?uid=697129)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Scoprirsi fragile, così.

Musica triste nella sua testa.
Note di un violino scordato.
Note di un pianoforte dal tasto dolente.
Ritmo di un tamburo che a fatica batte ancora.
Tutto è scuro, anche il sole che prima sembrava non potesse spegnersi mai.
Piedi scalzi in quella stanza a contare i passi falsi.
Quante volte.
Quante cose.
Quante persone.
Non importava più nulla.
L'orologio non dava l'ora.
Le lacrime sotto la doccia non scendevano.
Il traffico non scorreva.
Le macchine non si fermavano.
La gente non esisteva.
Il respiro a cosa serviva adesso?
Adesso che ogni piccola parte del corpo si distaccava.

Fragile.
Fragile dopo vento, pioggia, sole e fuoco.
Fragile dopo carezze, abbracci, baci e gesti negati.
Fragile dopo dolore, paura, incertezze, abbandoni.

Scoprirsi fragile e conoscerne anche il perchè ma senza chiederselo, per non essere costretti a rispondere.

Quante volte per te ho buttato via il mare, anche solo per un granello di sabbia in cambio?




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3464788