IMMORTALE
Forse
dall'altra parte del
mondo, nei giornali, non risulterà niente su una ragazza
scomparsa.
Forse
dall'altra parte del
mondo, a nessuno importerà di una donna piangente che a
perso la
figlia.
Forse
là nessuno si
prenderà la briga di investigare di più sul
mistero della morte di
una normale sconosciuta, della quale non si è ritrovato il
corpo... però, in un vicolo buio e insanguinato dove
può andare un corpo?
Forse...
forse...
Non
sono mai stata una
ragazza particolare o speciale.
Ero
così, una come tante.
E
quel giorno stavo
tornando da scuola, con i miei soliti auricolari nelle orecchie
mentre ascoltavo una canzone dei Muse, facendo finta di interessarmi
ai discorsi di Arianna, una mia compagna.
Quante
inutili lagne : il
mio ragazzo mi ha mollata, il mio ragazzo non mi vuole, il mio
ragazzo.. il mio ragazzo...
Decisamente
meglio i Muse.
Avevo
voglia di staccare
da questa vita noiosa, sempre uguale, pressante; così
pressante da
sentirmi schiacciata nel petto da una forza invisibile che mi
impediva di respirare a volte.
Avevo
bisogno di cambiare,
distrarmi; avete presente quando si ha l'impressione che nessuno ti
capisca, che a nessuno importi di te e che la tua vita sia inutile e
tutti quei pensieri da adolescenti complessati? Ecco, io mi sentivo
così.
Una
diciassettenne con i
complessi di una tredicenne... odiavo questo genere di cose.
Normalmente
ero una
ragazza romantica, semplice, divertente, simpatica, e poi ero una
brava attrice, mi sarebbe piaciuto farlo di professione... ma sapevo
che era solo un sogno, nella vita era meglio non sperare in troppe
cose e rimanere con i piedi per terra, per evitare delusioni.
-Sele?
Cazzo Sele mi stai
ascoltando?- Urlò spazientita Arianna.
Sbuffai
piano e abbassai
il volume dell' mp3 -Mh.. si, dicevi del tuo ragazzo?-
-Il
mio ragazzo? Che
centra ora quel cazzone?- Corrugò le sopracciglia -non
l'avrai per
caso visto?!- domandò allarmata guardandosi intorno.
Io
accortami di aver
sgarrato argomento (strano che non parlasse del suo ragazzo..e quando
mai non lo faceva?) cercai di rimediare...-Ehmm, devo aver sentito
male mentre parlavi di.... ehmm...-
-Delle
mie nuove scarpe!-
Cinguettò con gli occhi sognanti.
-Ma
certo.. lo stavo per
dire- Si si...
Mi
sistemai meglio il
cappuccio e ricominciai la difficile operazione di evitare le
pozzanghere più grandi nel marcipiede.
Eh
sì, Gennaio nella mia
città era abbastanza freddo, pioveva tutti i giorni, ma a me
non
dava affatto fastidio, io adoravo la pioggia, adoravo il freddo, e
non sopportavo il caldo.
Ogni
cosa calda e
sudaticcia non faceva per me, una giornata passata a due gradi
centigradi era perfetta; quindi in quel giorno di Gennaio ero
abbastanza felice, se non per il fatto che Arianna continuava a
tediarmi con i suoi discorsi inutili; avevo cominciato a frequentarla
in seconda media, e da allora ce l'avevo sempre appiccicata.
Suicidio,
suicidio,
uccidetemi, uccidetemi!
Alzai
lo sguardo da terra per salutare dei miei compagni che tornavano a
casa dopo la fine delle lezioni, giusto in tempo per evitare un tipo
che mi stava venendo addosso.
Sbam.
Sclap. Ciaff.
Grandi
invenzioni le onomatopee.
Non
caddi solo perchè mi aggrappai ad un palo nel marciapiede,
anche lui
era in pedi, ma si chinò per recuperare la mia borsa, che
invece era
crollata giù.
-Scusami,
non ero attenta- Gli dissi sorridendo e raccogliendo da terra le cose
che mi erano cadute.
-Non
ti preoccupare, tieni- mi ridiede dei libri, sorridendo anche lui.
Lo
ringraziai e andai per la mia strada.
Allora
ancora non sapevo che quell'incontro mi avrebbe cambiato la vita.
-Cazzo
Sele, quello era un figo assurdo!- Mi urlò Arianna dopo
essersi
assicurata che il tizio fosse lontano abbastanza da non poterla
sentire.
-Davvero?
Non mi sono accorta...- Effettivamente non è che mi fossi
soffermata
chissà quanto sul suo aspetto, insomma, scontrarsi con una
persona
mica è un evento eccezionale...
-Cazzo,
guarda che culo che ha!- Sussurrò sgranando gli occhi.
Io
mi girai giusto per accontentarla; in effetti era un bel ragazzo,
alto, capelli neri, un viso particolare, giovane, ma con i lineamente
marcati e appena spigolosi da adulto, probabilmente aveva solo
qualche anno più di me, ma aveva un'aria strana e...
affascinante.
Portava
dei jeans scuri e un giaccone nero, lo vedevo da lontano e non
riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
-Ma
tu non ce la fai proprio a dire una frase senza ''cazzo'' o
derivati?-cambiai discorso per non rimanere a fissare troppo il
ragazzo.
-Cazzo,
no!-
-Ecco,
lo sospettavo...-Sospirai, poi mi voltai per vedere se questo tipo
era effettivamente carino -Sì, hai ragione, non è
male, anzi è
molto carino.. ma non è il mio tipo- Le risposi alzando le
spalle.
-Come,
cazzo, non è il tuo tipo?-
-Sì,
non lo vedi? Sembra il classico fighetto che vuole tutte ai suoi
piedi, che si crede un dìo e che se non ha il gel per
capelli gli
viene una crisi isterica-
Mi
voltai di nuovo a sbirciare verso di lui e il tipo si passò
una mano
tra i capelli.
-Ma
non hai visto che cazzo di occhi che ha?-Cambiò argomento
Arianna.
-Ehmm..no.-
-Non
ci credo, allora o sei ceca o sei stupida! Eccheccazzo, sono verdi,
verdi come le foglie degli alberi! O come la Marijuana... come
preferisci, tanto l'effetto è lo stesso- Sorrise.
-Si
si....- Alzai gli occhi al cielo.
-Cazzo..
cosa gli farei a uno così...-mormorò lei
maliziosa mangiandoselo
con gli occhi.
-Oh..non
voglio nemmeno saperlo.. le tue fantasie erotiche non mi
interessano...- Sospirai disgustata.
Lei
sorrise e alzò le spalle passandosi la lingua nelle labbra;
avrei
giurato di aver visto il ragazzo storcere la bocca in una smorfia.
Dopo
essere tornata a casa e aver mangiato mi fiondai in camera mia per
scrivere, avevo preso una specie di abitudine : ogni volta che avevo
qualche minuto libero prendevo note su un diario personale, scrivevo
praticamente ogni cosa che mi frullava nella mente, e in quel momento
mi frullava nella mente.... il ''Tizio'' .
Domanda
: perchè avevo in mente il Tizio?
In
mancanza di altri nomi mi toccava chiamarlo così... ma
perchè avevo
in mente lui?
Forse
per il suo strano fascino...
Forse
per l'aura di mistero che emanava....
Dovevo
chiamare Carla per parlarne, subito.
Mi
frugai nelle tasche dei pantaloni, poi nella felpa; non trovando il mio
cellulare mi allarmai (ne avevo già persi due) e mi capultai
al
piano inferiore nel salotto, dove avevo lasciato la borsa. Frugai
dappertutto, ma il mio amato cellulare non si trovava.
Idea.
Tuuu.tuuu.tuuu.-Pronto?-
-Pronto
Carla, mi serve un piccolo favore- Pregai la mia amica.
-Ehm..si,
dimmi... Sele, mi devo preoccupare?-
-No,
no tranquilla è una cosa da nulla.... mi fai squillare il
cellulare?-
-Nooo!
Non ci voglio credere! Ne hai perso un altro!!- Urlò tra la
disperazione e il divertimento.
Mi
conosceva bene...
-Dai!
Di sicuro è... ehmm... nello zaino... già,
però dai fallo
squillare!-
-Ok
Sely.. aspetta tre secondi... ecco sto chiamando..-
Aspettai,
in silenzio.
Niente.
Ancora
niente.
Nulla
di nulla.
-Nuooooo!
Accidenti l'ho perso!!- Piagnucolai.
-Sei
un danno!- Mi rimproverò Carla.
-Grazie,
tu sì che sai come consolarmi- Commentai sarcastica, ci
mancava solo
lei, ora i miei avrebbero fatto un casino per la storia del
cellulare... cavolo...
-Prova
nella borsa-Propose
-Già
fatto- Risposi sconsolata.
-Riprova!
Lo sappiamo tutti che riusciresti a perdere un elefante!-
-Sempre
gentile!-
Controllai
nella borsa, di nuovo, ma non trovai nulla.
-No,
non cè... lo sapevo, uffa!-sbuffai
-Eh...-
Poi
un telefono cominciò a squillare, ma non era una suoneria
che
conoscevo, non era né dei miei genitori né mia;
mi diressi verso il
suono, che proveniva (neanche a dirlo) dalla mia borsa.
La
aprii e ne rovesciai il contenuto, il cellulare spuntò fuori
per
ultimo.
-Carla...-
-Dimmi
Sele-
-L'ho
trovato, ma...-
-Ma?-
-Non
è il mio! Cioè, è identico, stesso
modello, stesso colore, però
non è il mio! Ha lo sfondo diverso e...-
-Come
può essere?!- Mi interruppe.
-E
che ne so! Se lo sapessi non sarei qui a chiedermelo!-
-Possibile
che tu lo abbia scambiato per sbaglio?-
Oh
cavolo...
-Possibile?-
Continuò lei.
Doppio
cavolo...
Ripercorsi
mentalmente lo scontro con il ''Tizio'' e capii cosa era accaduto.
-Cacchio!-
-Che
c'è?-Chiese allarmata Carla.
-Ho
scambiato il mio cellulare con quello di Tizio!-
-Quello
di chi??-
-Del
Tizio... cioè, io non so come si chiama, quindi lo chiamo
Tizio...-
-Non
credo di aver capito di cosa stai parlando...-Confessò Carla
confusa.
-Ehmm...ho
incontrato un ragazzo all'uscita da scuola, ci siamo scontrati e
probabilmente ci siamo scambiati i cellulari...- Spiegai.
-E
com'era?-
-Com'era
cosa?-
-Il
ragazzo scema!-Sbuffò lei ridacchiando.
-Ma
tu e Arianna non pensate ad altro che ai ragazzi?!-
-No
Sely, hai dimenticato il cioccolato-
-Certo,
perdona la mia ignoranza...-
-Apri
il frigo, prendi il gelato e fatti una cultura! E poi se è
possibile
cerca un modo per rintracciare questo ''Tizio'' come lo chiami tu,
ok? Ora devo andare Sele, un bacio, ci vediamo domani, che mi fai
vedere il fusto! Ciaooo-
-Ciao
pazza!- Risposi sghignazzando; poi riattaccai.
Il
telefono di Tizio riprese a squillare, tecnicamente per rispetto
della privacy non avrei dovuto nemmeno aprire il Menu, però
ero
curiosa... forse troppo curiosa, quindi lo presi e guardai da chi
proveniva la chiamata; c'era scritto ''Eric'', ma non avevo
abbastanza fegato per rispondere, così spensi il cellulare
per non
cedere alla tentazione di sbirciare nei messaggi o quant'altro.
Si
dice che si capisce molto delle persone dai loro oggetti personali,
quindi io avrei potuto imparare qualcosa di più su Tizio se
avessi
visto delle immagini... se avessi letto qualche nota o messaggio...
No, Sele,
torna in te! Chi è questo qui per farti fare queste cose
ignobili?
Già
chi era? Allontanai il cellulare da me.
Passai
il pomeriggio facendo i compiti, era venerdì, e domani avrei
potuto
passare la serata al cinema con le miei amiche, quindi mi volevo
portare avanti con i compiti per non avere impicci di sabato sera.
Alle
undici stavo andando a letto, quando la mia mente riprese a vagare su
quello che avrei potuto scoprire su quel ragazzo dall'aria adulta ma
simpatica che avevo incontrato quel giorno; non mi resi conto del
tempo che passava finchè non mi ritrovai all'una di notte
ancora
sveglia e lucida.
Non
ci misi molto a capire che la mia insonnia era provocata dalla mia
morbosa curiosità.
Volevo
sapere qualcosa su quel ragazzo, per colpa sua non stavo dormendo!
Domani avrei avuto delle occhiaie abnormi!
Per
togliermi il peso, mi avvicinai al cellulare, lo accesi e -per quanto
sapessi che fosse sbagliato- aprii il Menu.
Guardai
la galleria : vuota.
I
messaggi : vuoto.
Note,
giochi, video... nulla.
Guardai
nella rubrica; c'erano solo quattro nomi :
-Casa.
-Demetra.
-Eric.
-Gaspard.
Piuttosto
bizzarra come cosa... un ragazzo giovane e attraente come lui doveva
essere molto popolare, avere miliardi di amici e triliardi di
ragazze... invece c'erano solo quattro nomi in rubrica.
Per
non indagare oltre decisi di spegnere, avevo già fatto
troppo. Con
la mia curiosità placata, riuscii a dormire.
Il
giorno dopo, al contrario delle mie previsioni, non avevo occhiaie,
ero solo -ancora- morbosamente curiosa, volevo riincontrare quel
ragazzo, e la mia parte razionale mi diceva che non era normale
essere ansiosi di rivedere una persona che nemmeno si conosce, ma chi
ne aveva voglia di ascoltare la parte razionale? Io no di certo, per
una volta che mi capitava qualcosa, perchè avrei dovuto
rovinare
tutto?
Andai
a scuola da sola, senza la mia solita accompagnatrice, Arianna, che
il giorno stava male.
Come
incontrai Carla, lei subito mi disse di farle vedere il Tizio, ma
quel giorno non l'avevo ancora visto.
-Però
io non voglio tenermi questo cellulare in eterno... e poi, forse lui
avrà il mio...-Le spiegai.
Lei
annuì e poi guardò alle mie spalle; io mi sentii
picchiettare su
una spalla e mi voltai; mi ritrovai praticamente con il naso a due
centimetri dal petto del Tizio.
Imbarazzata
mi allontanai scattando all'indietro; non avevo notato che fosse
così
alto, né che avesse quel buon profumo... arrossii.
Lui
sorrise e disse -Scusami, penso di aver accidentalmente scambiato il
mio cellulare con il tuo, ieri, quando ci siamo scontrati-
Aveva
un sorriso scintillante, bianchissimo, e i suoi occhi erano davvero
verdi e brillanti come le foglie lucide di un albero.
-Oh,
ehmm, non preoccuparti- Non ricodavo di essermi sentita così
in
soggezione il giorno prima mentre gli parlavo, quindi cercai di
ripristinare le mie facoltà mentali, riuscendoci
discretamente;
tutti quegli anni di teatro erano serviti a qualcosa
finalmente.-Comunque questo deve essere il tuo telefono-dissi.
-Sì,
grazie; e questo il tuo.- Sorrise ancora mentre mi porgeva il mio
cellulare.
Dai,
non era così vanesio come avevo immaginato, a quanto pareva
non
aveva nemmeno il gel nei capelli, dato che erano sbarazzini e
disordinati; e lui era bello, bello da starci male.
Il
mio cuore perse un battito quando i nostri occhi si incontrarono.
-Comuque,
piacere, io mi chiamo William- Disse porgendomi la mano.
Gliela
strinsi -Piacere, io Selene-
-Bel
nome- Il suo sorriso si allargò, la mia temperatura
aumentò; i suoi
occhi scintillarono, il mio cuore prese a martellare nel petto.
-Ehm,
grazie...- Abbassai lo sguardo, imbarazzata.
-Bene,
allora, grazie per il cellulare, ci si vede, ciao!- Mi disse mentre
da lontano un ragazzo lo chiamava.
-Ok...
ci si vede.-Risposi stordita mentre lui già si allontanava.
Solo
in quel momento mi accorsi che metà dei ragazzi nel cortile
si erano
girati a fissare me e Tizio.. cioè, me e William,
perchè era così
che si chiamava; finalmente qualcosa di lui...
Anche
Carla mi fissava sbalordita, e nonostante le mie domande sul
perchè
di quella reazione, non mi disse nulla, si era limitò a
guardarmi di
sottecchi per tutta la giornata.
Era
passata una settimana, il tempo non accennava a migliorare e io mi
ero già scordata di William.
Era
infatti sabato sera, ed ero andata al cinema con Carla.
-Oh,
no, ti prego, mai più un film del genere! Faceva pena!-
Dissi ancora
piegata in due dalle risate.
-Oh
oh, figo a ore otto!-Mi soffiò lei.
-Eh?
Come? Cosa?- Mormorai confusa, ma di che stava parlando?
Mi
girai verso il punto dove lei stava guardando con finto disinteresse,
c'era William con altri due ragazzi che ci stavano fissando, lui mi
salutò con la mano, io sorrisi e risposi al saluto, poi mi
allontanai con Carla.
Dopo
aver visto le vetrine dei negozi e aver preso un gelato -nonostante
piovesse- io e Carla ci salutammo; e purtroppo dovetti tornare a casa
a piedi, sola, sotto la pioggia e senza ombrello, e io abitavo
dall'altra parte della città.
Una
meraviglia.
Così
mentre camminavo sotto il diluvio, con gli immancabili Muse a farmi
compagnia, il suono di un clacson mi distolse dai miei pensieri, o
meglio dalle maledizioni che stavo lanciando alla mia memoria, dato
che mi ero dimenticata sia l'ombrello che l'impermeabile. Mi voltai e
vidi che una macchina si stava fermando nel ciglio del marciapiede
nel quale stavo camminando; la ignorai e continuai a camminare, ma
suonò di nuovo il clacson e a quel punto mi fermai, pensando
che
magari fosse qualcuno che conoscevo, l'auto mi raggiunse e si
aprì
la portiera del passeggero di davanti, dentro intravidi William, che
mi urlò -Vuoi un passaggio?- mi guardò e sorrise.
Ma quel ragazzo
sorrideva sempre?! Cos'era che lo faceva tanto ridere?!
Non
ci pensai due volte ed entrai, dopotutto, che poteva succedermi di
male, mica ero con uno sconosciuto... beh... ecco, forse un pochino,
ma se dovevo decidere tra continuare a camminare sotto il diluvio
universale e entrare in macchina insieme a William, preferivo
decisamente entrare in macchina con lui.
-Ce
ne hai messo a sentirmi! Ascoltavi ancora i Muse, abbassa il volume
la prossima volta- Disse ridacchiando; che ci trovasse da ridere
poi..
-Si,
ma...aspetta, come fai a sapere che stavo ascoltando i Muse?- Chiesi
un po' confusa mentre mi passavo una mano tra i capelli fradici.
-Intuito,
tu mi sembri una da Muse...- Sorrise ancora, abbagliandomi.
Oh
cacchio... Sele, chiudi la bocca e evita di fare la figura
dell'ebete!
-Beh,
scusa per l'intrusione, ti sto bagnando tutto il sedile..-Mormorai
dispiaciuta.
-Non
ti preoccupare per i sedili, tu invece hai l'aria di una che si sta
per prendere un bel raffreddore...-Commentò guardandomi e
toccandomi
il naso rosso con un dito, come si fa ai bambini piccoli.
-Ma
io non ho il raffr... etccì!- Starnutii, quasi a confermare
quello
che aveva detto; lui buttò la testa all'indietro e
cominciò a
ridere di gusto, mentre io incrociavo le braccia al petto e sbuffavo
imbronciata come una bambina.
-Bene,
dove ti porto? Devi bere qualcosa di caldo- Continuò
cercando di
smettere di ridere, con poco successo.
-Ehmm...
non saprei...- Sospirai, ancora non mi sembrava vero, avrei avuto
molto da scrivere nel mio diario, quella sera.
-Va
bene, conosco io un posto carino, se ti va ti ci porto...-
Impossibile
dire di no ai suoi occhi luccicanti, così annuii; lui
partì ancora
ridacchiando.
Mi
trascinò in un ristorante, che alla fine era davvero bello,
semplice
ma grazioso, si vedeva che era un ambiente curato.
Mentre
ordinavo mi squillò il cellulare -Pronto?-
-Selene,
tesoro, sta diluviando, ti vengo a prendere in macchina?-
Domandò
mio padre. Non potei fare a meno di pensare che l'aveva già
fatto
qualcun'altro; sorrisi.
-No,
grazie lo stesso, ceno fuori con un amico... - William mimò
con la
bocca che mi avrebbe accompagnata a casa -mi sta dicendo che mi
accompagna lui, siamo in macchina non preoccuparti, ci sentiamo dopo
ciao!- Chiusi la chiamata.
-Era
il tuo ragazzo?-Domandò William con apparente disinteresse,
ma avevo
sempre avuto la piccola capacità di capire le persone, e nel
tono in
cui aveva fatto la domanda potevo notare una punta di
curiosità; mi
appesi a quella speranza, io che interessavo, seppur marginalmente,
ad un ragazzo così... cavoli..!
-No,
era mio padre!- Risposi ridacchiando.
La
sua espressione si rilassò un poco -Bene, che ordini?-
-Non
saprei... -
Alla
fine ordinammo lo stesso piatto, del quale ignoravo l'esistenza, ma
che si rivelò essere molto buono. Lui non toccò
cibo.
-Bene,
Selene, cosa mi racconti di te?- Si avvicinò sporgendosi nel
tavolo
e posandoci sopra i gomiti.
-Ehmmm...
cosa vuoi sapere?- Mormorai rossa divergogna, in diciassette anni
solo con ui mi capitava di sentirmi così in soggezione...
maledizione!
-Dimmi,
come mai ti piacciono così tanto i Muse?-
Ridacchiò.
-Sono
forti... mi piace come suonano, e i testi sono bellissimi.-
-Vero-
Acconsentì -Qual'è la loro canzone che ti piace
di più?-
-Hysteria...
e Unintended...-
Sorrise
ancora facendo un gesto affermativo del viso -Ora parlami... di
Alessandro, il tuo ex, giusto?-
Rimasi
sorpresa, come faceva a sapere di Alessandro? -Come sai che...-
-L'ho
visto per sbaglio nel tuo cellulare- Mi interruppe, probabilmente per
evitare che saltassi a conclusioni affrettate -mi dispiace, stavo
cercando nella rubrica, quando ancora non sapevo di aver scambiato
telefono,- Sorrise -così prima di rendermene conto, avevo
letto
nella tua rubrica ''Alessandro coglione''- Concluse
ridendo.
-Oh...
ehmm è una storia lunga...- Cercai di sviare.
-No,
sono sicuro che lo dici solo perchè non me la vuoi
raccontare-
Concluse imbronciato facendomi l'occhiolino.
-Ehmm..
no è che...- Ero rossa di vergogna -E di te che mi dici
invece?-
Sorrisi dolce per evitare l'argomento.
-Cercare
di distrarmi facendomi gli occhioni da cerbiatta e sorridendo per
incantarmi! Ma che ragazza perfida!- Ridacchiò cercando di
darsi un
tono serio.
-Io!?
Ma non potrei mai!!-
-Ah
no?- Sghignazzò scettico.
-E
va bene.. ci ho provato- Alzai le mani in segno di resa.-Ma non
è
giusto che le domande le faccia solo tu!-
-ok,
ok... chiedi pure- Incrociò le mani sul petto aspettando che
parlassi.
-Bene...quanti
anni hai?- Era una domanda semplice, ma era anche quella che
stranamente mi premeva di più, dato che i suoi occhi mi
tormentavano, con quell'aria così saggia e... antica (?), mi
sembrava assurdo chiederlo...
Lui
sembrò un po' turbato da quella domanda così
innocente, ma dopo un
po' rispose -Diciannove- Sorrise triste -e tu, piccolina?-
Piccolina?!
Qui svengo.. qui svengo...
Sembrò
ridere della mi espressione, ma non parlò.
-Io
diciassette- Risposi semplicemente.
-Bene,
ora tocca a te no?-
-Sì...
sei figlio unico?-
-Sì,
sai che vuol dire il tuo nome, Selene?- Quella specie di
interrogatorio doppio stava diventando strano, e...intrigante.
-No,
non lo so, tu si?- Chiesi curiosa.
-Sì,
significa Luna, sarebbe un nome perfetto per...-non finì la
frase.
-Per?-
-Niente-
Sorrise -Lascia stare, tocca a te...-
-Che
musica ti piace?-
-Più
o meno la stessa che piace a te- Sorrise; il mio cuore
accellerò.-Film preferito?-
-Non
saprei... Il Signore degli Anelli...- Risposi, e
stavolta fui
io a sorridere.
-Ti
piace Il Signore degli Anelli... strana come
scelta, mi sarei
aspettato qualcosa tipo Love Story... -
-Certo,
mi piace anche quello, ma son più da genere Fantasy...Tocca
a me,
libro preferito?-
-Troppi...-
-Troppi
non è una risposta!- Protestai per scherzo.
-Fiore
preferito?- Chiese glissando totalmente le mie obiezioni.
-Ma
non hai risposto!-
-Fiore preferito? Se non rispondi tu, non
rispondo io-
-Uff!
Ma sei stato
tu a non rispondere per primo!- poi guardando la sua espressione
lasciai perdere, sembrava un tipo abbastanza testardo -Rosa Blu-
Dissi imbronciata per scherzo.
-Gelato preferito?- chiese
-Liquiruzia e cioccolato-
-Materia più
odiata?-Domandò curioso.
-Matematica!-
-Strumenti preferiti?-
-Pianoforte e chitarra- Risposi pensando a
quanto mi
sarebbe piaciuto imparare a suonarli.
-Colore preferito?-
-Mh...tanti... ehi! Un momento! Era una
domanda a
testa!- Protestai di nuovo.
-Se tu non cogli l'occasione non
è mica colpa mia-
Sghignazzò soddisfatto.
Io gli feci la linguaccia e lui rise
più forte.
-Dai, tocca a te- Mi fece l'occhiolino
-E lo credo bene!-Lo guardai storto, la
cosa sembrò
divertirlo molto dato che ricominciò a ridedre -Allora...
Colore
preferito?- dissi la prima cosa che mi passava per la testa, tanto
per farlo parlare e ascoltare la sua voce melodiosa e vellutata.
-Rosso-
-Giorno preferito della settimana-Chiese
serio, come se
fosse la cosa più importante del mondo.
-Sabato, e il tuo?-
-Mh.. il tempo non fa molta differenza per
me... -disse
sovrappensiero- mare o montagna?-continuò.
-Mare d'Inverno e montagna d'Estate-
Risposi.
-Ma non dovrebbe essere il contrario?-
Ridacchiò
-No! Non c'è niente di meglio
del mare grigio di
Novembre, è meraviglioso- Risposi pensando a tutte le volte
che
c'ero andata in quel mese, era molto meglio che ad Agosto.
-Strano....e preferisci caldo o freddo?-
Domandò
pensoso, sfiorandosi il mento con l'indice.
-Freddo!
Assolutamente! Io odio
il caldo!-
Lui ridacchiò, ma aveva gli
occhi tristi.
-E tu preferisci caldo o freddo?-
-Caldo- Rispose sospirando -Ti piace la
pioggia?-
-Sì, l'adoro!- Dissi sorridente,
poi lo vidi
sghignazzare.-Bene, sarà meglio che ti porti a casa, prima
che si
faccia tardi-
Guardai fuori dalla finestra del
ristorante, era il
crepuscolo -Sì! Hai ragione!-
Poi mi diressi a pagare il conto, ma lui mi
precedette
-Il conto lo paga l'uomo- Sorrise
-Oh, che bello, mi sono trovata un Gentle
men!-
Lui sorrise e mi aprì la
portiera per entrare in
macchina.
Lo osservai guidare, la sua espressione
assorta; solo in
quel momento mi resi conto di quanto fosse realmente bello, e
affascinante, i tratti maturi del viso, nonostante l'età, e
la
carnagione chiarissima, i capelli neri e la profondità dei
suoi
occhi di quel verde così splendente, con quelle sfumature
chiare e i
riflessi luminosi.
Notai anche il naso dritto, con la punta
lievemente
all'insù, e le spalle larghe, doveva avere un bel fisico
sotto quel
dolcevita nero; e le mani, pallide, le dita affusolate stringevano e
accarezzavano il volante.
Era bellissimo, quel tipo di bellezza era
più unica che
rara; per non risultare maleducata per il continuo fissarlo, mi
decisi a spostare lo sguardo fuori dal finestrino, giusto in tempo
per vedere qualcosa sfrecciare dietro l'auto, e di sicuro non era
un'altra macchina; cercai di aguzzare lo sguardo, d'un tratto
spuntò
da dietro di noi un coso enorme, un orso nero ci correva dietro,
aveva gli occhi rossi di una luce folle, e dalla bocca schiumante
spuntavano zanne enormi. Lanciai un urlo.
William si voltò verso di me,
allarmato -Che c'è
Selene?-
-Cosa... cosa diavolo è
quello!!?- Urlai con la voce
resa isterica dal terrore.
-Quello cos....- la sua domanda fu
interrotta da un
tonfo e uno scricchiolio nella macchina; mi voltai, dietro era appeso
con gli artigli delle zampe anteriori, quell'animale mostruoso. Urlai
di nuovo.
William si girò, e
sobbalzò impercettibilmente, quando
vide l'essere attaccato alla carrozzeria della macchina;
cominciò a
zigzagare, tentando di fargli perdere la presa; ma senza successo,
quel coso si era aggrappato proprio bene. Imprecò.
-Stai, tranquilla, sistemo tutto, ma tu
devi fare quello
che ti dico- Mi disse serio.
Io annuii, incapace di spiccicare parola,
sapevo che se
avessi aperto bocca avrei urlato.
-Tieniti forte!- Urlò Will.
Poi accellerò tutto d'un tratto,
arrivando alla
velocità di 182 km orari, e frenò di colpo,
facendo girare l'auto
su sé stessa; invadendo l'altra corsia della strada, ormai
vuota a
quell'ora.
Miracolosamente la bestia si
staccò; William scese
dalla macchina.
-Che fai William!? Riparti!-Gli urlai
terrorizzata.
-Stai in macchina! Non ti muovere hai
capito? So quello
che faccio!- Mi rispose sicuro di sé.
Io in preda al terrore, tremando, mi
allacciai la
cintura.
La bestia era sparita ai lati della strada,
nella
foresta che la delimitava.
-Selene, chiama Demetra, dal mio cellulare,
ora!-
Io obbedii immediatamente, ansiosa di
occupare il mio
cervello con qualcosa da fare.
In
quel momento, una
massa nera ed enorme si abbattè sulla macchina, facendola
volare per
qualche metro finchè non ci fu un altro botto e l'auto si
arrestò,
io cercai di capire cosa aveva fermato la caduta; ero dentro la
macchina, mi sarei dovuta schiantare a terra dopo quel volo, invece
ero viva, e ringraziai il Cielo.
Sentii ancora la macchina muoversi, ma con
lentezza, poi
ci fu una piccola scossa : la macchina aveva toccato terra.
Mi voltai verso il finestrino, con la paura
di sapere
cosa avrei visto, ma vidi William che con le mani sollevava la
macchina e la rigirava senso giusto, dato che l'impatto con la
creatura nera l'aveva mandata con le ruote all'aria.
Ero... sconvolta... un ragazzo non poteva
sollevare
un'auto!
William mi sorrise e si
allontanò dalla macchina tutta
ammaccata dopo il volo e lo schianto.
Notai che era accovacciato a terra come se
stesse
tastando l'asfalto, poi si girò verso un punto indefinito
tra gli
alberi che costeggiavano la strada e si rialzò parzialmente,
rimanendo piegato sulle gambe, come in posizione di attacco.
Precisamente dal punto in cui stava guardando spuntarono non
più una
sola bestia, ma tre.
In quel momento mi accorsi che non erano
orsi, ma enormi
lupi neri, grandi quanto un cavallo, con la dentatura il triplo del
normale.
I loro occhi erano rossi, iniettati di
sangue, e avevano
un qualcosa di folle che mi terrorizzò ancora di
più; uno dei lupi
ringhiò, e si avventò su William; che
scartò a destra evitando
prima un attacco e poi un altro; la belva mosse le fauci verso il
collo del ragazzo, io urlai di spavento, ma anche quella volta
William uscì senza un graffio; poi ricordai l'ordine di
prima.
Cercai di rimanere lucida, dovevo chiamare
Demetra.
Presi il cellulare di Will e andai nella
rubrica, cercai
il nome e premetti il tasto di chiamata; dopo uno squillo una voce
femminile e giovane rispose -Pronto? William come mai non sei ancora
tornato a casa?-
-Pronto?! Sono... sono con William.. mi
...ha detto di
chiamare, c'è... ci sono tre lupi, grandi, enormi, e lui li
sta
affrontando.. li.. li tiene occupati... abbiamo bisogno d'aiuto!-
La ragazza non fece molte domande, aveva
capito dalla
mia voce quanto la situazione fosse critica, disse solo poche e
semplici cose -Dove siete?-
-Nella 14 SS-
-Arriviamo, non muovetevi, tenete duro.-
Disse, poi
riagganciò.
Io tornai ad osservare William che teneva
testa a tre
belve, lui si muoveva scartando a destra e a sinistra ad una
velocità
inumana, i contorni della sua immagine sfumavano, il più
delle volte
non riuscivo nemmeno a vedere dove e come si spostava, tant'era
veloce, era qualcosa di inumano.
Sapevo che se mi fossi mossa di avrei fatto
solo guai,
così rimasi ferma all'interno dell'auto, con le ginocchia
strette al
petto, cercando di convincermi che tutto si sarebbe sistemato; ma
quando conosci uno che solleva senza fatica una macchina, con una
sola mano, prima che si schianti a terra, tutto diventa un po'
più
difficile da credere.
Sentivo dei ringhi, o meglio, erano
ruggiti, quasi come
quelli dei leoni.
Poi ci fu un urlo.
Mi rialzai spaventata e mi sporsi dal
finestrino : Will
era a terra con il braccio e una gamba insanguinati, ed era
circondato dai tre lupi.
Mi attacccai alla portiera per vedere
meglio :
incredibile! Le ferite si stavano rimarginando, ma i lupi
continuavano ad attaccarlo e a infierire su di lui, inoltre non erano
più tre, erano cinque.
Poi decisi. Dovevo aiutarlo, o sarebbe
morto.
Cercai di uscire dalla macchina, ma
probabilmente dopo
tutti quei colpi la portiera si era rotta e non si apriva, spinsi con
tutte le mie forze, mi ci lanciai contro di peso e finalmente
cedette, facendomi cadere sull'asfalto bagnato. Mi sbucciai le
ginocchia, le mani e una guancia.
Ma mi rialzai e cercai di attirare
l'attenzione di quei
mostri su di me, in modo da creare un diversivo e dare un po' di
tempo a Will per riprendersi.
Comincia a saltare, sbracciandomi e urlando
-Sono qui!
Sono qui!-, i lupi si voltarono di scatto e mi fissarono con i loro
occhi rossi, le loro zanne erano insanguinate e dalla bocca cadevano
goccioloni di bava. Degni del miglior film horror.
Quattro di loro cominciarono ad avanzare
verso di me.
Cominciai a correre, ma solo in quel
momento mi resi
conto di quanto fosse stata idiota la mia idea, se quelli riuscivano
a stare dietro ad un'auto, io per loro ero una tartaruga.
Mi avevano quasi raggiunta, quei lupi
avevano una strana
forma umanoide, sembravano degli enormi gorilla con il muso da lupo,
alcuni correvano a quattro zampe, altri solo con quelle posteriori;
quello più vicino allungò il passo e
ringhiò forte, mi tremarono
le gambe, ma riuscii a non cadere, cominciai anche io a correre
più
veloce, e con la forza della disperazione guadagnai qualche metro. Le
bestie però erano visibilmente più veloci di me e
accorciarono le
distanze in fretta, terrorizzata entrai nella foresta ai lati della
strada, con l'intento di far perdere le mie traccie; i lupi ruggirono
di nuovo.
Corsi tra le radici sporgenti, e incespicai
nel buio,
cadendo a terra di pancia; con le mani imbrigliate tra i rami, cercai
di rialzarmi nonostante il dolore lancinante in tutto il corpo.
Sentivo ringhi e ruggiti in lontananza.
Dietro di me, i lupi trovavano le stesse
difficoltà; io
mi rialzai e notai alla luce della luna una sporgenza in una grossa
parete rocciosa, mi ci infilai.
Quello era un sogno, orribile,
sì doveva essere un
bruttissimo incubo! Non poteva essere vero!
Frenai un singhiozzo quando vidi le bestie
avvicinarsi
all'apertura nella quale ero entrata, ma già io ci stavo
stretta,
loro non sarebbero riusciti neppure a far passare la testa.
Li vidi annusare l'aria e poi i loro occhi
iniettati di
sangue incontrarono i miei. All'inizio mi imposi di stare immobile,
ma quando si misero a sbriciolare la roccia con gli artigli,
cominciai a correre, verso la luce alla fine di quella spaccatura;
via via il passaggio si allargava, ma si abbassava, dopo poco fui
costretta a procedere carponi.
Sì era un sogno, ma non poteva
farmi male cercare di
sopravvivere pure nel sogno no?
Procedevo spedita, veloce, a causa della
paura che quei
mostri mi raggiungessero, sentivo dietro di me quelle bestie
ringhiare e scavare.
Uscii dall'altra parte dopo un po', ero
sporca e
indolenzita, mi faceva male tutto, ma ero viva.
Nemmeno il tempo di fare un sospiro di
sollievo, che mi
spuntò davanti uno di quei lupi, ruggì
soddisfatto e avanzò verso
di me minaccioso, cercò di tirarmi qualche zampata, evitai
gli
artigli per un soffio, poi prese a mordere, e riuscii a evitare anche
quell'attacco, facendogli addentare l'aria.
Menò altri colpi, mi
ferì il braccio e la spalla,
superficialmente per fortuna.
Corsi di nuovo verso l'apertura dalla quale
ero uscita,
lui si avventò su di me, ma il muso rimase incastrato nel
buco della
roccia; così presi a fuggire verso la strada vidi da lontano
che
William aveva steso uno dei lupi, ma stava già combattendo
con un
altro; era palese ormai, Will non era umano, i lupi non erano lupi
e...... un momento questo non stava realmente succedendo! Era tutto
un sogno! Un orribile, orribilissimo sogno! Anche se nei sogni non
sentivo così male...
Continuai a correre ma la bestia dietro di
me si era
liberata e mi aveva scagliato sopra l'auto di Will.
La macchina mi piombò alle
spalle e mi buttò a terra ,
riuscii a mettermi nell'incavo tra la ruota e un pezzo dell'auto che
non riconoscevo al buio.
Ero miracolosamente viva, ma dopotutto,
quello era solo
un sogno..
Ed ecco il mostro che mi si avvicinava,
finsi di essere
svenuta e rimasi immobile, la bestia annusò l'aria e
probabilmente
dovevo essere messa abbastanza male, dato che si allontanò,
sicuramente mi giudicò morta.
Piombai in uno stato di dormiveglia, stavo
perdendo
sangue e la stanchezza e il dolore mi impedivano di ragionare bene.
Non so quanto tempo passò prima
che i ruggiti e i
ringhi cessassero, ma ricordo che William sollevò la
macchina sopra
di me e che mi prese tra le braccia, mentre mi assicurava che tutto
era finito e che avevano detto a mia madre che rimanevo a dormire da
un'amica e che non c'erano problemi.
Ricordo ancora di aver sentito una voce
femminile,
quella che avevo sentito prima al telefono, dire : -Tutto bene?!
Tutto bene!? Ha visto te e otto licantropi, dei quali ne ha
affrontati quasi la metà e tu le dici che va tutto bene?!
É stata
fortunata a cavarsela con pochi graffi e una costola incrinata!-
Bene, il numero di quelle bestiacce era
aumentato, da
sei a otto! Ma non finivano mai?! E comunque, se in quel momento ero
viva, probabilmente li avevano fatti fuori.
Poi un'altra voce maschile che non avevo
mai sentito
disse : -Demmy non esagerare! E sfuggita da quattro licantropi, non
è
una cosa di tutti i giorni! E poi non vedi che è sconvolta?
Se poi
ti ci metti pure tu...-
Un'altra voce maschile sconosciuta disse
-Sì, a
proposito, lasciatela stare, penso ne abbia passate anche fin troppe
per oggi! Ha bisogno di essere curata, portiamola a casa, poi vedremo
che fare.-
Poi non sentii e non vidi più
nulla.
Mi svegliai, aprii gli occhi e vidi un
confortante
soffitto bianco, sospirai di sollievo, chiusi gli occhi, era stato
solo un sogno, per fortuna, solo un sogno.
Poi tutto insieme arrivò il
dolore, subito seguito
dalla consapevolezza che quello non era stato affatto un sogno, nei
sogni non ti fai quasi ammazzare, il più delle volte; e
soprattutto
i sogni non sono reali, al contrario della situazione nella quale mi
trovavo.
Cercai di alzarmi, gemetti dal dolore, ma
riuscii a
mettermi seduta, mi guardai intorno per cercare di capire dove fossi,
purtroppo però non riconoscevo la stanza.
Avevo indosso dei vestiti puliti, e non ero
più sporca
di terra e di sangue; scesi dal letto, mi sgranchii le gambe, non
feci nemmeno in tempo a fare il secondo passo che la porta si
spalancò ed entrò un ragazzo alto, con la pelle
candida e gli occhi
di un azzurro splendente, aveva dei capelli ricci e biondi, ed era
tutto vestito di bianco.
Come mi vide fece un sorrisone -Oh
buongiorno a te
giovane Umana, creatura della Terra! Felice risveglio! Io so
già chi
sei, ma probabilmente tu non hai idea di chi sia io,-Rise, e la sua
voce era cristallina come il suono di piccole campanelle d'oro - mi
chiamo Gaspard, - Disse gioviale.-Comunque sarà meglio che
ti
rimetti a riposare, di sicuro dopo ieri sarai provata... voi Umani
siete così... fragili...-Meditò portandosi un
dito sul mento.
Io, sorpresa e incantata, obbedii e lui
sorrise di
nuovo, abbagliandomi con la sua dentatura bianca come la neve.
Poi spuntò dalla porta un altro
ragazzo, alto e
abbastanza muscoloso, aveva pelle abbronzata e dei capelli castani
arruffati lunghi fino alle orecchie, agli occhi erano di un caldo
marrone scuro, sembrava curioso e allo stesso tempo divertito,
indossava una maglietta nera a maniche corte e dei jeans fino al
ginocchio; mi sorrise ridacchiando e alzò una mano in segno
di
saluto -Ecco la piccola Terminator! Ero curioso di conoscerti! Tu sei
quella che è stata capace di tener testa a quattro
schifosissimi
Licantropi! E sei pure Umana! Da non crederci! Ah, io sono Eric-
Sorrise porgendomi la mano; io gliela strinsi -Piacere, Selene-
-Schifosi licantropi?! Ma senti chi parla!
Eric tappati
quella boccaccia! E poi, lasciatela respirare!- Avanzò
quella che
avevo riconosciuto come Demetra.
Era alta, snella, giovane anche lei, con
gli occhi neri
e dei capelli lunghi e rossi come il fuoco e il naso e gli zigomi
spruzzati di lentiggini.
Lei mi si affiancò e mi disse
-Siccome probabilmente
non ci stai capendo niente e questi due non hanno proprio idea di
come si tratta una ragazza, toccherà a me fare tutto-
Sospirò
facendo finta di essere seccata -Questo biondo mozzafiato è
Gaspard,
ha 3000 anni ed è un Angelo; mentre questo scemo qui
è Eric, ha 80
anni ed è un Licantropo.-
Subito mi spaventai, quel tipo era come i
mostri che
avevo incontrato? Eppure non sembrava intenzionato a farmi del
male... ero molto confusa...inoltre sembravano tutti dei ventenni,
era impossibile che avessero quelle età... ma ormai non mi
sorprendevo più di nulla...
-Licantropo a chi?! Sono un Mutaforma,
Demone dei miei
stivali!- Brontolò Eric.
E Demetra era una Demone... bene.. ogni
secondo
diventava tutto più assurdo.
-Che... che differenza c'è tra
Licantropo e
Mutaforma?-Mi azzardai a chiedere con voce flebile.
-I Licantropi sono uomini senza onore che
impazziscono e
perdono il controllo della propria natura, così si
trasformano in
grossi lupi assetati di sangue, mentre i Mutaforma sono uomini che
hanno la capacità di trasformarsi in lupi, però
senza perdere il
controllo- Spegò diligentemente Eric.-Noi siamo molto
migliori.. e
poi.. guarda che muscoli!- Disse soddisfatto mostrando i bicipiti.
-Ma guarda che egocentrico...- Scosse la
testa Demetra.
Eric mi si avvicinò e mi disse
all'orecchio con aria da
cospiratore -Non preoccuparti, è pazza di me!-
Tutti si misero a ridere, e anche io, per
quanto la
situazione fosse assurda.
-Ma bravi! Ho scambiato un terremoto con la
tua risata
Eric! E poi non dovreste fare tutto questo chiasso, Selene sta
dorm...oh! Buongiorno!-Si interruppe Will vedendomi sveglia.
Attraversò la stanza in un
lampo, fino ad arrivare a me
e a darmi un bacetto nella guancia.
-Mi dispiace, per ieri, per tutto.. non
avrei dovuto...
ti ho messa in pericolo, in una situazione assurda! Di sicuro sarai
terrorizzata...- Continuò William, il suo viso era una
maschera di
dispiacere, dolore e rammarico.
-Ma io sto bene...- Dissi, dopotutto era
vero, a parte
qualche dolorino qui e lì, non stavo così di
schifo, e poi erano
stati tutti molto gentili, certo mi ci sarebbe voluto un po' di tempo
per credere seriamente che la situazione fosse reale e non frutto
della mia fantasia, ma.. tutto sommato stavo bene.
-Sei sicura? Ti ho messa nei guai, otto
licantropi...-
Continuò triste scuotendo la testa e tenendomi una mano tra
le sue.
-Ma certo! Non vedi che è una
roccia!? Lo supererà
benissimo!- Disse Eric, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di
Demetra.
-Ma sì, creature, vedrete che si
sistemerà tutto...
solo... non per essere pessimista... ma mi preoccupano le Regole...-
Mormorò Gaspard.
-Sì, Gaspard ha ragione,
William... le Regole sono
chiare...-Sussurrò Demetra un po' triste...
-Che... quali Regole?- Domandai, la cosa si
stava
facendo complicata..
-Ecco.. vedi piccola Umana... noi creature
mistiche
dobbiamo sottostare a delle leggi... una delle quali dice che
qualsiasi essere non mistico venga a conoscenza dell'esistenza di un
qualsiasi elemento sovrannaturale, deve essere ''cambiato'' in una
creatura mistica, seconda opzione è la morte... e tu ora sei
a
conoscenza non di un solo essere mistico.. ma di ben cinque!-
-Cinque?-Dissi -Licantropi, Mutaforma,
Angeli e
Demoni... sono quattro..- Elencai
-No, a dire la verità sono
cinque...Will è… un
Vampiro, ma non preoccuparti, lui beve solo sangue animale- Disse
Demetra scrutandomi il volto come tutti gli altri, come per vedere la
mia reazione.
Ma io ero solo curiosa, e un po' sorpresa;
insomma non
avevo dimenticato in che modo William aveva combattuto contro i
Licatropi, né di quando aveva sollevato l'auto o di come era
corso
verso di me ad una velocità tale da impedirmi di vederlo
chiaramente... però ero comunque sorpresa, ma non lo diedi
troppo a
vedere; inoltre, ora sapevo che non era un assassino, beveva solo
sangue animale...
-Oh.. bene, cinque... accidenti..- Mormorai.
-E non sei spaventata?- Chiese Demetra.
-Non scapperai via urlando?- Mi
domandò Gaspard.
-Ma certo! Se no l'avrebbe già
fatto, no?! E poi,
guardatela, non è mica una stupida! Insomma! Ha tenuto testa
a
quattro luridi Licantropi!- Esclamò Eric allargando le
braccia, come
per sottolineare l'ovvietà di ciò che aveva detto.
-Ma noi dovremmo essere dei mostri!-
Commentò Demetra
-Come può non aver paura!?-
-Ma io.. io non vi considero mostri...-
Dissi, e lo
pensavo davvero; forse ero pazza.
-Tu non.. non sei disgustata da noi? Non ti
sembriamo
repellenti esseri assurdi?- Sgranò gli occhi la Demone dai
capelli
rosso fuoco.
-No, perchè dovrei trovarvi
repellenti? Mi avete anche
salvato la vita!-
-Bene, non ci trova schifosi esseri viscidi
e maligni
ok?- Sbuffò Eric -Io propongo di tornare ad argomenti
più seri-
-Vero- Confermò l'Angelo.
-Mi dispiace Selene, davvero, giuro che mi
dispiace...-
Continuò William dispiaciuto; mi faceva male vederlo
così.
-Dobbiamo trasformarti... o sarai in
pericolo, ora che
sai, tutte le creature cercheranno di ucciderti se sarai Umana...
è
la Regola...!- Esclamò Demetra.
-Oh... credo.. credo di aver capito...-
Sussurrai,
comprendendo finalmente quello che mi attendeva.
-Bene... non ti conviene diventare Demone,
puzzeresti di
zolfo a vita- Disse Demetra cercando di alleggerire la conversazione,
non sapendo che poi stava andando a parare nell'argomento
più
delicato, ovvero, in cosa ''cambiarmi''.
-Non puoi nemmeno diventare Mutaforma dato
che è una
cosa genetica...-Continuò Eric.
-Beh, allora.. non puoi diventare nemmeno
Angelo, quindi
penso che sia meglio che ti ''cambi'' William, è anche la
trasformazione meno dolorosa...-Finì Gaspard.
-Io.. io non potrei mai!- Scattò
Will.
-E invece devi, se vuoi evitarle una morte
dolorosa e
inutile.- Lo rimproverò Demetra.
-Non.. non preoccuparti Will... io... non
ho paura.-
Dissi guardandolo negli occhi, e notando ancora una volta quanto
fossero belli.
Lui disse solo una cosa, poi i suoi canini
furono sul
mio collo, e urlai.
Aveva detto ''Scusa''.
-Non posso credere che mi abbiate convinta
a farlo-
Borbottai
Le sirene delle auto della Polizia facevano
un suono
acuto e stridulo nelle mie orecchie.
Avevamo organizzato tutto alla perfezione :
avevamo
sparso un bel po' del mio sangue a terra, tanto da far sembrare che
fossi morta dissanguata in un vicolo, poi avevamo lasciato
lì la mia
borsa con dentro il portafoglio e i miei documenti, però
avevamo
preso tutti i soldi che c'erano dentro, come tocco finale avevamo
lasciato poco lontano da quel vicolo un coltello sporco del mio
sangue e Eric era andato in giro per la via col passamontagna tutto
il giorno sfoggiando e trascinando a terra un sacco insanguinato che
aveva tutta la forma e il peso di un essere umano.
In poche ore era arrivata la Polizia e gli
esperti
avevano confermato che c'era stato un omicidio e che il ladro aveva
accoltellato la vittima per poi andarsene via nascondendo il corpo e
portandosi via il denaro.
Dopo due settimane il corpo della presunta
vittima (io)
non era ancora stato ritrovato, e il caso era stato archiviato, io
per la mia famiglia e per tutta la città ero morta assinata
da un
ladro; mentre in quel momento stavo controllando dal tetto di una
casa i poliziotti che esaminavano per la centesima volta quel
dannatissimo vicolo che ormai cominciavo ad odiare.
-Invece si, amore mio, e sai quanto mi
dispiaccia, ma
ormai non potevi più tornare a casa tua, i tuoi genitori
avrebbero
notato il tuo cambiamento e le altre creature mistiche ti avrebbero
riconosciuta- Mi disse dolcemente il mio ragazzo, William,
accarezzandomi il viso.
-Si, lo so, ma ancora faccio fatica ad
abituarmici,
certo ci sono un sacco di altre cose positive, ma... i miei un po' mi
mancano...- Dissi, avrei dovuto cambiare città, ero troppo
riconoscibile e inoltre se fossi tornata a casa mia anche i miei
genitori sarebbero stati in pericolo.
-Mi dispiace, amore.-Disse abbracciandomi
-Sai che non
avrei mai voluto-
-Dai, non essere pessimista, sono molto
soddisfatta,
posso correre il triplo della velocità di un'auto e ho una
sfilza di
altri poteri fichissimi, sto cominciando a pensare che tu mi abbia
fatto un favore!- Esclamai entusiasta, la vita da vampiro era
diversa, interessante, e.. intensa, avevo moltissimi poteri : forza,
velocità, e tutti gli altri sensi sviluppati
all'inverosimile, in
più avrei manifestato un potere particolare, a breve, anche
se per
ora non sapevo quale fosse, la cosa mi intrigava e mi incuriosiva, ne
era valsa la pena passare tre giorni al buio, nel dolore più
intenso.
-Ora ho capito come facevi a sapere che
ascoltavo i
Muse!- Dissi illuminandomi.
-Sì, e devo dirti anche un po'
di cosette...
tipo..-Disse facendo una faccia a metà tra il serio e il
divertito
-... la tua amica, fa delle fantasie molto poco caste e comunque, io
non sono un fighetto che vuole tutte ai suoi piedi! E non uso nemmeno
gel!!-
-Oh... accidenti, mi hai
sentita...ehmm...ti amooo!!-
Poi prese a rincorrermi per i tetti della
città, e
mentre correvamo ridendo come pazzi, notai Demetra e Eric che si
baciavano, e Gaspard che ci guardava ridendo e scuotendo la testa
sconsolato.
E io pensavo che, mentre il vento mi
sferzava il viso,
avevo tutto quello che avrei mai potuto desiderare.
Forse
dall'altra parte del
mondo, nei giornali, non risulterà niente su una ragazza
scomparsa.
Forse
dall'altra parte del
mondo, a nessuno importerà di una donna piangente che a
perso la
figlia.
Forse
là nessuno si
prenderà la briga di investigare di più sul
mistero della morte di
una normale sconosciuta, della quale non si è ritrovato il
corpo... però, in un vicolo buio e insanguinato dove
può andare un corpo?
Forse... forse...
Forse quel morto non era tanto morto...
Note dell'autrice :
Buondì!! ecco la mia
prima ff su Sovrannaturale! Ye
ye ye! Voglio dire alle mie lettrici di ''Fuga in Inghilterra'' che
non ho abbandonato la scrittura di quella storia, è soltanto
che la
scuola mi sta impegnando tantissimo e che questa storiella mi
è
venuta di getto da scriverla e mi sembrava un peccato non postarla XD
chiedo perdonooo, comunque, credo che se questa storia
piacerà,
forse mi metterò a scrivere un seguito.. ma è
tutto da vedere!!
alla prossima bacioni a tuttiiiiiiii ^^
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