A
SWAN SONG
Con bagliori di smeraldo
il ciclo avrà inizio,
dalla fredda terra il
Bianco Cigno in volo s’alzerà.
Esso danzerà
sotto il sole che sorge
fin quando
compiuti non saran
la promessa
dell'Incompleta,
la vendetta della
Mezzaluna,
la scelta
dell’Arida,
il sacrificio
dell’Eterna;
e la caduta
della Profana;
sarà allora
che il suo canto avrà fine.
L’antico
potere verrà ripristinato,
il sangue maledetto
ricongiunto.
Con bagliori di diamante
il ciclo si chiuderà.
Per
diversi istanti, Freya udì soltanto il ticchettio dei propri
passi sul pavimento del lungo corridoio. Una piccola goccia di sudore
le scivolò dalla tempia fino alla guancia pallida:
l’asciugò rapidamente, gettandosi una furtiva
occhiata alle spalle.
L’ala est del castello era deserta, probabilmente tutti
quanti erano impegnati con i preparativi della cerimonia. Meglio
così.
“Bravi,
organizzate pure” pensò tra
sé, fermandosi dinnanzi ad una porta in legno scuro “Divertitevi. Peccato
che non ci sarà nessuna cerimonia”.
Alla vigilia dei suoi vent’un anni, quando ormai la
società danese le aveva affibbiato il titolo di
“vecchia zitella”, Freya aveva scoperto di esser
stata promessa in sposa al proprio cugino di terzo grado, noto a tutti
come “Duncan il Tonto”. A poco erano servite le
scenate e le proteste: sua madre, la duchessa Valeska, era stata come
al solito categorica, dispotica e irremovibile.
La ragazza bussò un paio di volte, fece un passo indietro ed
attese con fare composto. Udì una serie di rumori
sospetti misti ad imprecazioni, poi, finalmente, la serratura della
porta scattò: un giovanotto magro dai capelli arruffati si
affacciò sulla soglia, il volto contratto in una smorfia di
imbarazzo misto a sorpresa.
- D-Duchessina, come mai da queste parti? Posso fare qualcosa per Voi?
- Ho bisogno delle chiavi della stanza di mia nonna, Hans –
replicò la fanciulla, cercando di sbirciare
all’interno della stanza – Mi servono subito.
C’è per caso Fred, lì con
te?
Hans, il giovanissimo custode, impallidì violentemente,
cercando di biascicare qualche scusa, ma una voce maschile alle sue
spalle interruppe il suo impacciato teatrino.
- Hans, falla entrare, Freya sa già tutto.
Visibilmente sollevato, il giovanotto si spostò di lato,
permettendo l’ingresso alla duchessina. Freya gli
pizzicò la guancia con fare affettuoso, poi
lanciò un’occhiata maliziosa al ragazzone che,
seduto sul piccolo letto attaccato al muro, si stava sfilando i
pantaloni con nonchalance. Aveva lunghi capelli biondi che gli cadevano
dritti lungo la schiena muscolosa, seducenti occhi color ghiaccio ed un
leggero strato di barbetta che gli ricopriva la mascella un
po’ squadrata.
- Vi ho interrotti sul più bello, Fred? –
scherzò la fanciulla, facendo cenno ad Hans di portarle la
chiave richiesta – Tua moglie potrebbe domandarsi dove ti sei
cacciato.
- Mia moglie sa che sono difficilmente reperibile nel pomeriggio
– replicò l’altro, strizzandole
l’occhio.
Friederick Holstein era il fratello maggiore di Duncan il Tonto,
nonché cugino e futuro cognato di Freya. Era piuttosto noto
all’interno della nobiltà danese per i suoi modi
eccentrici e gioviali, ma, allo stesso tempo, ben poche persone erano a
conoscenza dei suoi gusti sessuali, tra queste la sua mogliettina
diciottenne, Vera, sposata quasi un anno prima.
- Perché vuoi entrare nella stanza di tua nonna?
–domandò incuriosito, dando una leggera pacca
sulla natica al custode quando questi gli passò vicino
– Non dirmi che hai intenzione di pasticciare con i suoi
amuleti. Nemmeno io sono tanto pazzo da scherzare con la stregoneria.
- Mia nonna non era una strega – replicò Freya,
afferrando la chiave che Hans le stava porgendo – Beh, forse
anche sì. Ma non sono interessata ai suoi gingilli magici:
voglio prendere solo qualche gioiello e la sua cappa blu scuro. Ho
intenzione di regalarmi una piccola vacanza non programmata.
- Una vacanza il giorno prima del matrimonio? – chiese Fred
confuso, aggrottando la fronte candida.
La duchessina sospirò, mordendosi la lingua: -
Sì, ehm… ho bisogno di passare un po’
di tempo da sola – mentì - Farò un giro
in paese, sperando che nessuno mi riconosca. Non starò via
molto, penso sarò di ritorno per stasera. Lascerò
la chiave sul letto della nonna.
- Cerca di non farti male! – si raccomandò Fred,
osservandola uscire dalla stanza a falcate.
Cercando di non farsi tormentare dai sensi di colpa, Freya
salì rapidamente le scale della torre settentrionale, fino a
giungere ad un breve corridoio; in fondo ad esso stanziava una piccola
porta nera dai cardini argentati.
La ragazza esitò per qualche secondo, rigirando la chiave
tra le dita sottili. Non metteva piede in quella stanza da quasi due
anni, non ne aveva più avuto il coraggio:
cos’avrebbe provato, muovendosi tra mobili impolverati,
scaffali di libri e amuleti, sapendo che colei a cui appartenevano
tutte quelle cose ormai non esisteva più? Sarebbe riuscita a
sopportare la vista del caminetto spento, della vecchia poltrona vuota,
del tavolino innaturalmente ordinato?
“Ora
però è necessario” disse a
sé stessa “Fatti
forza: Isabelle non ha paura di entrare qua dentro, perché
tu dovresti averne?”
Detestava fare paragoni con la sorella minore, ma in una situazione del
genere era ammesso qualsiasi espediente.
Fece scattare quindi la serratura, strinse i denti e varcò
la soglia con il cuore che batteva all’impazzata.
Sì, la stanza era esattamente come ricordava, fatta
eccezione per la mancanza di quel caratteristico disordine che regnava
quando la nonna era viva.
“D’accordo,
cerchiamo di mantenere la calma e prendere quello che serve”.
Lasciò la chiave sul letto dell’ex duchessa,
esattamente come aveva detto ad Hans, poi cominciò a frugare
nel vecchio baule di bronzo, infilando in una sacca qualche vecchio
gioiello e buona parte del denaro che la nonna aveva messo da parte di
nascosto per lei e Isabelle, in modo che potessero utilizzarlo in caso
di necessità.
“La mia
è una grossa necessità, devo scappare per
impedire queste stupide nozze” pensò,
cercando di alleviare il senso di colpa “Non è un
furto tanto grave. E poi a Isabelle basterà quello
che le ho lasciato”.
Quando il sacco fu riempito a sufficienza, senza diventare troppo
pesante, Freya si diresse verso un altro baule, più grosso e
in legno pregiato, e ne estrasse una lunga mantella color blu scuro
provvista di un morbido cappuccio.
Si pose quindi dinnanzi allo specchio e la indossò,
osservando per diversi istanti il proprio riflesso: era abbigliata con
un abito semplice color azzurro cielo, i lunghi capelli biondi
scendevano in onde armoniose davanti al petto e nascondevano le
orecchie leggermente a sventola di cui la duchessina si vergognava
tanto. Il volto, pieno e ovale, era illuminato da vispi occhioni
celesti, tipici delle donne della sua famiglia, mentre il naso stretto
e un po’ lungo era adornato da una leggera spruzzata di
lentiggini, caratteristica che lei e Isabelle avevano ereditato dal
padre.
La fanciulla coprì quindi la testa con il cappuccio della
mantella, il cui colore scuro creava un netto contrasto con la sua
carnagione pallida, poi caricò la sacca sulla spalla e si
voltò per uscire. In quell’istante,
però, un piccolo oggetto scivolò fuori dalla
bocca della bisaccia semi aperta, cadendo proprio ai piedi della
ragazza.
Freya lo raccolse, osservandolo con curiosità: sembrava una
semplicissima semisfera verde, tagliata esattamente a metà.
Non ricordava di averla mai vista prima, probabilmente si trovava in
mezzo ai gingilli della nonna e l’aveva raccolta per sbaglio.
Quasi istintivamente, la lanciò in aria, facendole compiere
qualche giro su sé stessa. Aprì quindi la mano
per afferrarla di nuovo ma, con sua grande sorpresa, la piccola
semisfera non ricadde nel suo palmo: essa continuò a girare,
sempre più velocemente, fino ad emanare una forte luce
smeraldina.
Freya gridò, coprendosi gli occhi con i lembi del cappuccio,
mentre il vorticoso ruotare dell’oggetto aveva cominciato a
produrre uno strano sibilo. La fanciulla si sentì
risucchiare all’interno di un ciclone, le orecchie le
fischiavano ed il suo fisico pareva volersi ribellare al turbinio
provocandole fastidiosi capogiri.
Poi, all’improvviso, tutto cessò. Freya
avvertì una superficie solida sotto ai propri piedi, un
singolare profumo di fiori ed un battagliero rullo di lontani tamburi
trasportato dal vento.
Aprì gli occhi, guardandosi attorno sbalordita: non si
trovava più nella stanza della nonna, bensì al
centro di un ampio spazio di terra nei pressi di un grande castello
costruito in stile orientale. Alla sinistra dello spiazzo
c’era un immenso prato, mentre, a destra, si ergeva un fitto
boschetto di alberi dai fiori rosati.
Udì diversi bisbigli dietro di sé e
sussultò non appena qualcuno le batté un paio di
volte la mano sulla spalla.
- Scusa, ragazzina… che cosa ci fai qui?
Freya si voltò di scatto, trovandosi di fronte ad una
ragazza alta dalla carnagione leggermente ambrata. Aveva i capelli
corti tinti di azzurro, occhi neri attraenti e inquisitori, lineamenti
tipici delle popolazioni dell’Est ed un fisico slanciato e
atletico. Indossava un’armatura dall’aria leggera
ma resistente, che conteneva senza problemi il suo seno generoso, ed
impugnava un’arma piuttosto singolare, ossia una specie di
grande cerchio tagliente il cui diametro misurava almeno un metro e
mezzo.
Alle sue spalle si stava schierando un esercito composto da una
cinquantina di soldati, mentre, dall’alto delle mura del
palazzo, una lunga e guardinga schiera di arcieri osservava immobile il
territorio sottostante.
- Dove mi trovo? – balbettò Freya, stringendosi
nella mantella della nonna – Che sta succedendo qui?
La ragazza guerriera battè un paio di volte le palpebre
dalle lunghe ciglia: - Ma lo sai che sei davvero strana? Non ho mai
visto una persona così pallida e con i capelli di quel
colore. E che abbigliamento insolito! Comunque, ti trovi in Giappone,
bella, a pochi passi dal castello di Sasaki Shigen, e se non ti togli
dai piedi ti ritroverai presto nel bel mezzo di una battaglia.
- Che cosa?
Freya cominciò a girare su sé stessa in preda al
panico, completamente incapace di prendere una decisione. Quella
maledetta semisfera doveva essere uno degli oggetti magici della nonna,
probabilmente una chiave che consentiva di spostarsi in paesi lontani
nel giro di qualche secondo.
- Una battaglia? Non voglio finire in mezzo ad una battaglia!
Perché combattete? Dove posso andare? Che cosa…
- Ti prego, datti una calmata, mi stai contagiando con il tuo
nervosismo! – la interruppe la strana giovane –
Trova riparo dentro le mura del castello, sbrigati!
Senza perdere altro tempo la duchessina sfrecciò come un
fulmine nella direzione indicata, senza ringraziare i soldati che si
spostavano per farla passare né tantomeno domandarsi
come potessero capirsi lei e la ragazza guerriera, pur provenendo da
terre differenti.
Superò la soglia delle mura e, non appena si
sentì al sicuro, si lasciò cadere a terra in
ginocchio, riprendendo fiato faticosamente.
Chiuse quindi gli occhi, stringendo forte le palpebre tra loro, e
pregò con tutta sé stessa che si trattasse
soltanto di un brutto sogno.
***
Angolo
dell’Autrice: Era da tempo che volevo pubblicare
questa storia, ma scrivere il primo capitolo è stato un
po’ un parto. Avviso già che i miei aggiornamenti
saranno spesso molto lenti. Colgo anche l’occasione per
avvisare chi segue altre mie fanfiction che sto passando un periodo in
cui l’ispirazione fa la stronza, chiedo perdono, non ho
abbandonato le storie, proverò a continuare appena
riuscirò.
Detto questo, torno alla trama: come spiegato nella presentazione, la
mia fanfiction è ambientata una decina d’anni
prima delle vicende del manga/anime, quindi i personaggi principali
(Inuyasha, Kagome & Co) non ci saranno, o al massimo faranno
una piccola comparsa o saranno menzionati. Con questo, però,
non è detto che nessun personaggio della storia originale
apparirà, io mi riferisco solo al gruppo di protagonisti,
per tutti gli altri… chissà ;) Sicuramente, come
avrete visto nella descrizione della storia, i Sette avranno un ruolo
abbastanza consistente.
Colgo inoltre l’occasione per pubblicizzare la bellissima
fanfiction “Le
spose dei Sette Fratelli” di Nico Blair, alla
quale ogni tanto farò dei piccoli riferimenti, visto che
considero canon molte delle vicende lì narrate.
Ok, questo primo capitolo funge più da prologo, infatti
è abbastanza breve (almeno per i miei standard) ma spero vi
sia piaciuto. Mi auguro di non commettere errori dal punto di vista
della storia (sia del contesto storico, sia della storia del manga), in
caso contrario fatemeli notare perché detesto le
incongruenze.
Grazie mille per aver letto!
Tinkerbell92
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