Autore:
Red
Diablo
Titolo: Voglio Solo Silenzio
Personaggi/Pairing: Sai, Naruto
Veleno scelto: Cianuro
Genere: Drammatico
Rating: Giallo
Avvertimenti: Angst; AU (Alternative Universe), One-shot
Introduzione: Perché
vuoi
morire, ragazzino? Sei così giovane, ancora…
Sai ponderò con
attenzione le parole da rivolgere a quel
veleno fin troppo prolisso.
-Perché tutte le sere
li vedo- confessò, atono. –Quando
il sole tinge il cielo dello stesso colore del loro sangue versato,
loro
riemergono dallo Stige e vengono verso di me-
Chi?
-Tutti quelli che ho ucciso-
[…]
Ma non
è per loro
che lo fai, non è così?
Il liquido ondeggiò
all’interno della fiala ambrata,
seguendo i movimenti della sua mano irrequieta.
Gli occhi ebano si fissarono su
quei pochi centilitri di
sostanza, quasi ipnotizzati dai pigri movimenti circolari che essa
delineava
all’interno del suo contenitore di vetro.
-E così mi sono ridotto
a questo…-
Tutto in lui era stato smorzato
dall’esperienza drammatica
della guerra: la sua voglia di vivere, i suoi sentimenti…
persino quelle parole
meste erano fuoriuscite dalle sue labbra sottoforma di un mormorio
appena
udibile.
Come gli agenti atmosferici
erodono con lentezza e metodo
una roccia calcarea, così gli spari, le urla, le esplosioni
gli avevano
asportato l’anima un brandello alla volta, fino a lasciare
solo il vuoto
simulacro del suo corpo a vagare come un fantasma in quel mondo
impazzito.
Eppure glielo avevano
detto…
“Non guardare in viso un
uomo che muore, mai! Se vuoi
funzionare bene in guerra, devi essere come una macchina: non pensare,
limitati
a fare il tuo dovere”
E il suo dovere l’aveva
fatto: appena era arrivata la
prima carica, lui aveva imbracciato il fucile e, con la mira che lo
aveva reso
famoso all’interno del suo battaglione, aveva cominciato a
fare centro in tutti
i cuori nemici.
Ma il suo corpo gli aveva
disubbidito: le orecchie non si
erano concentrate unicamente sui suoni inanimati come gli spari, ma
avevano
incamerato anche le urla agonizzanti dei soldati, facendole rimbombare
fino
alle costole; la sua pelle non aveva registrato solo il calore delle
esplosioni
e il prurito provocato dalla polvere da sparo, ma lo aveva informato
anche
della sensazione umida generata dalle lacrime che avevano preso a
solcargli le
guance contratte; gli occhi non si erano limitati a fissare il mirino,
ma
avevano registrato anche le cadute scomposte dei militi, il colore
bollente del
sangue che sgorgava a fiumi su quei campi maledetti…
Afferrò con
più forza la fiala, quasi incrinandone il
sottile vetro, senza però decidersi a portarla alle labbra
ceree.
Non capiva perché fosse
tanto incerto: lui era già morto
da un pezzo.
Respirava, camminava, si nutriva,
ma era morto nell’anima
molto tempo addietro: ogni volta che un soldato era caduto sotto le sue
pallottole, ogni volta che un suo commilitone aveva esalato
l’ultimo respiro,
ogni volta che il plotone di esecuzione aveva svolto il suo
compito… il suo
spirito era volato via assieme a quelli degli altri soldati come lui,
inghiottiti con ferocia da quella guerra senza scrupoli.
Perché
tanta
indecisione?
La domanda, viscida e subdola, era
strisciata fuori dalla
fiala che reggeva tra le dita.
Sa inarcò il
sopracciglio: il veleno lo stava forse
sfidando?
Sei
già morto, no?
Cosa ti costa abbandonare quell’ammasso di carne che chiami
“corpo”?
-Nulla- rispose lui, portandosi il
liquido davanti agli
occhi scuri come per analizzarlo in ogni sua particella.
Che
aspetti,
allora?
Le sopracciglia scure si
contrassero in un moto di
rabbia: come si permetteva di decidere per lui?
La mia
azione non è
lunga e dolorosa come l’arsenico, e il mio sapore non
è amaro come la
stricnina.
Sai fece passare la boccetta da
una mano all’altra,
attento a non farla cadere, soppesando le parole ammaliatrici del
liquido.
Hai fatto
la scelta
giusta con me. Modestamente, sono il re dei veleni.
-Megalomane- sibilò il
soldato, tornando a portare la
fiala petulante davanti agli occhi immobili.
Posso
permettermelo: io sono il cianuro.
Sai fece roteare la boccetta tra
le dita cineree.
Già, il
cianuro…
Tutto sommato, era stato un
giudice imparziale con sé
stesso: lui aveva freddato i suoi nemici con un unico colpo, spedendoli
all’altro mondo senza farli soffrire più di
tanto… quindi era giusto che
riservasse a sé stesso il medesimo trattamento.
I miei
sintomi li
conosci, no?
-Certo- affermò
monocorde il soldato. – Avrò la
sensazione di soffocare, avvertirò un intorpidimento alla
gola, proverò ansia,
confusione e vertigini, la mia respirazione si farà
spasmodica, perderò
rapidamente conoscenza, il mio corpo sarà preda delle
convulsioni finché il mio
cuore non si fermerà… insieme a tutto il resto-
terminato il macabro elenco,
lanciò un’altra occhiata esaminatrice alla
boccetta.
-Ma dato che ho disciolto una dose
massiccia di cianuro
in questa fialetta, il tutto avverrà nell’arco di
otto, massimo dieci secondi-
decretò, lugubre.
Ottima
spiegazione,
Sai. Come hai detto tu stesso, non ti farò soffrire.
Niente sofferenze… per
una volta in vita sua, niente
sofferenze.
Non si ricordava neppure
più che esistesse il verbo
“ridere”: era talmente tanto tempo che non tendeva
gli angoli della bocca in un
sorriso, che probabilmente il suo volto si sarebbe sgretolato se ci
avesse
provato, come quello di una scultura di sabbia.
Perché
vuoi morire,
ragazzino? Sei così giovane, ancora…
Sai ponderò con
attenzione le parole da rivolgere a quel
veleno fin troppo prolisso.
-Perché tutte le sere
li vedo- confessò, atono. –Quando
il sole tinge il cielo dello stesso colore del loro sangue versato,
loro
riemergono dallo Stige e vengono verso di me-
Chi?
-Tutti quelli che ho ucciso-
rispose il giovane,
accasciandosi su una poltrona sgangherata lì vicino.
–Mi mostrano le ferite che
gli ho inferto e mi urlano contro… mi chiedono se sono
felice di averli
ammazzati, mi domandano quante medaglie mi ha fruttato la loro morte,
quanti
fiori sono cresciuti sulla terra ingrassata con il loro
sangue…- strinse un
pugno, facendo sbiancare ulteriormente la pelle diafana. -E gridano con tutta la
loro voce quanto mi
disprezzino, mi urlano
contro le loro
maledizioni…-
Ma non
è per loro
che lo fai, non è così?
Le labbra pallide del giovane si
serrarono, rifiutandosi
di rispondere.
-Li farai tacere?- chiese,
dirigendo i suoi spenti occhi
onice sul liquido fatale.
Ti
darò il
silenzio, soldato.
Le dita del giovane stapparono
decise la boccetta.
Un sottile profumo di mandorla gli
solleticò le narici.
Una volta gli piaceva
quell’odore, quando proveniva dal
forno pieno dei biscotti che gli cucinava la mamma, di cui era
così ghiotto da
averne fatto più volte indigestione.
Adesso non rammentava
più che sapore avessero quei dolci:
dopo anni passati a ingurgitare il nauseabondo rancio di trincea, aveva
disimparato come fossero i sapori gradevoli. Così come
l’ansia costante che si
respirava sui campi di battaglia aveva cancellato il ricordo della
tranquillità
delle mura domestiche.
-Voglio il silenzio-
dichiarò, afferrando più saldamente
la fiala.
Non erano solo i suoi nemici a
dargli il tormento, ma
anche la sua coscienza, che gli trapanava l’anima ogni
secondo con quel lugubre
ritornello: assassino, assassino, assassino…
E se una
voce
dentro grida, fai rumore prima che ti uccida.(*)
Ma lui ne aveva abbastanza del
rumore.
Tutto ciò che
desiderava era il silenzio.
Chiuse gli occhi.
Non
è per loro che
lo fai.
***
Quando li riaprì, le
lancette dell’orologio erano
avanzate di un solo minuto.
E non era più solo.
-Ehilà, Sai!-
esclamò gioviale il nuovo arrivato,
scattando in un improbabile saluto militare.
Il ragazzo si portò una
mano alla tempia, mugugnando
infastidito.
-Mi sono addormentato?-
biascicò.
Il giovanotto davanti a lui
annuì con un sorriso bonario
sul volto abbronzato.
Sai fissò per qualche
istante il vecchio compagno d’armi
davanti a lui: i capelli color dell’oro in contrasto con la
sua zazzera
corvina, gli occhi blu oltremare scintillanti di vita al contrario dei
suoi,
neri e avvizziti, le labbra curvate in un sorriso che le sue avevano
disimparato da tempo…
-Non cambi mai, Naruto-
constatò, rialzandosi leggero dalla
poltrona.
-Nemmeno tu, Sai- sorrise
l’amico, avvicinandosi. –Sei
sempre il solito fragile romantico… e quello ne è
la prova- asserì, fissando
piuttosto eloquentemente la fialetta di veleno abbandonata.
Sai si avvicinò
flessuoso alla finestra e si immobilizzò
a fissare l’orizzonte in tramonto attraverso i vetri sporchi.
-Siamo malvagi, Naruto?-
domandò all’improvviso.
L’amico storse il viso
in una smorfia indecifrabile prima
di borbottare:
-Buoni o cattivi… non
si possono catalogare le persone in
base a questi schemi semplicistici-
Rovesciò la testa verso
l’alto, riflettendo ad alta voce:
-Siamo solo due ragazzi nati in
un’epoca sfavorevole… e
che per sopravvivere hanno dovuto eseguire gli ordini, senza mai
discutere- un
sorrisetto amaro si dipinse sulle labbra del giovane. –Sul
campo siamo solo
macchine da guerra, nient’altro che appendici dei nostri
fucili. L’unica cosa
buona…- meditò, tornando a fissare
l’amico pallido. -… è che veniamo
sollevati
dalla fatica di pensare-
Sai rimase qualche secondo in
silenzio, prima di
proferire:
-Ti assicuro, mi sarei caricato
del fardello del pensiero
più che volentieri. Almeno, quella volta…-
Le sue iridi di petrolio vennero
attirate come una
calamita dal petto del giovane. Un’immensa ondata di pena lo
avvolse a quella
vista.
-Almeno quella volta avrei potuto
fare di testa mia-
mormorò, avvicinandosi all’amico.
–Perdonami Naruto-
Il biondino volse il capo,
incapace di reggere lo sguardo
angustiato del compagno d’armi.
-Non è stata colpa tua,
lo so bene- lo rassicurò. –Come
ho detto prima, noi dovevamo solo eseguire gli ordini-
Sai annuì poco
convinto, fissando l’orribile fiore di
sangue aperto sul petto del giovane.
Era stato lui il responsabile di
quello squarcio.
Naruto si era rifiutato di andare
all’assalto: sarebbe
stata una carneficina, un massacro, e lui non aveva intenzione di farne
parte.
Così a Sai era stato
ordinato di giustiziarlo come
disertore.
E lui, misero soldatino in balia
della pazzia dilagante,
cosa avrebbe potuto fare?
Quello che gli riusciva meglio.
Obbedire ai comandi.
-Non mi hai fatto male- lo
tranquillizzò Naruto. –Sei
sempre stato un ottimo cecchino, e la tua pallottola è
arrivata dritta al
cuore, quasi non me ne sono accorto-
Sai annuì di nuovo,
spostando lo sguardo sulla poltrona
lì a fianco.
Le sue spoglie materiali giacevano
scomposte sulla
copertura in pelle, congelate dalla morte in una posa innaturale. Il
cadavere
della fiala, uno sparuto gruppetto di frammenti di vetro, riposava poco
distante.
Lo sapevo
che non
era per loro. Era per lui.
Persino dall’interno
delle sue vene gelide quel liquido
continuava a sproloquiare.
Tutto il
resto,
sebbene a fatica, potevi sopportarlo… potevi tollerare le
accuse, gli incubi,
le maledizioni… ma non potevi sopportare che il tuo amico
fosse morto per uno
stupido ordine, vero?
-Ti avevo chiesto il silenzio- gli
ricordò pacamente il
moro.
La voce sottile del cianuro tacque.
-Dobbiamo andare, vero?- chiese
retorico Sai.
Naruto chinò la testa
in cenno di assenso.
Il soldato corvino
lanciò un’ultima occhiata circolare
alla stanza.
-Lo so- Naruto diede voce ai
pensieri del moro, notando
come il suo sguardo nero si fosse immalinconito alla vista del camino,
di cui
non avvertiva più il calore. –Nonostante le
schifezze che abbiamo visto, è
difficile abbandonare tutto, vero?-
Sai continuò a fissare
la stanza, fino a che il suo
sguardo naufragò sul suo corpo freddo: gli dispiaceva
pensare che non avrebbe
mai visto la sua chioma ingrigirsi e diradarsi con l’avanzare
del tempo, né la
sua pelle raggrinzirsi sotto l’influsso
avverso degli anni… nessuno lo avrebbe mai chiamato
“papà” o
“nonno”…
-Sì, è
difficile- rimuginò Sai. –Ma noi siamo nati per le
cose difficili- sentenziò, scrollando le braccia come per
scioglierle dopo un
lungo allenamento.
Naruto gli tese la mano, in un
gesto cameratesco.
-Andiamo, è ora- lo
informò, sorridendo.
Sai afferrò
quell’arto etereo e, insieme, i due giovani
marciarono verso i cancelli dell’aldilà.
-Sei strano- commentò
Naruto, a metà strada. –Non mi hai
fatto neppure una domanda su cosa ti aspetti dall’altra
parte…-
-Ho affrontata l’inferno
in questo mondo- dichiarò
monocorde Sai. –Posso benissimo affrontarlo anche nel
prossimo, se necessario-
Tuttavia cercò conforto
nei lapislazzuli del compagno
d’armi.
-Tu sarai con me?-
domandò, cercando inutilmente di
mascherare la sua inquietudine.
Naruto sorrise incoraggiante,
avvolgendogli un braccio
intorno alle spalle.
-Come ai vecchi tempi, Sai-
annunciò.
E bastò quella semplice
affermazione perché le labbra del
moro ricordassero come ci si piegava per sorridere.
Svanirono quieti nel morir del
sole, dissolvendosi
lentamente da quel mondo spietato che aveva preteso troppo da due animi
gentili
come i loro.
Il fuoco nel camino
sputacchiò qualche esile scintilla
prima di gettare nel buio la stanza, interrompendo il suo scoppiettio.
L’orologio a pendolo
rallentò i suoi rintocchi fino a
fermarsi.
Il corpo del giovane aveva smesso
di fare rumore da
tempo: il respiro non raspava più la gola del ragazzo, il
cuore si era
immobilizzato, il sangue aveva arrestato la sua corsa rombante.
Il desiderio di Sai si era
avverato.
Nella stanza, ora, c’era
solo silenzio.
(*) Enrico Ruggeri
NdA: E’ la prima volta
che scrivo riguardo un tema
complesso come la guerra e il suicidio… è stata
una sfida dar voce ad un animo
tormentato come quello di un soldato che sceglie di suicidarsi
perché non può
accettare la morte dell’amico.. spero di
aver reso bene i pensieri di un simile personaggio.
Ah, un’ultima
precisazione: Sai dice che sarebbe morto in
pochi secondi, mentre dopo vede che le lancette sono avanzate di un
minuto…
questo perché, oltre che come trucco per indurre in errore
il lettore, facendo
credere che Sai sia ancora vivo e si sia solo assopito in quel minuto
(spero di
essere riuscita nel mio intento fuorviante ) ho supposto che
l’anima ci
impiegasse un po’ per distaccarsi dal corpo… ok,
basta con questi discorsi
macabri.
Spero che la ficchy sia stata
apprezzata, aspetto con
ansia i risultati ^^
Red Diablo
Io ero convinta di trovarmi
all’ultimo posto, invece…
*____________*
Le parole non bastano per dire
quanto io sia euforica!
Sono veramente onorata per il
commento della giudice,
sono contenta che la mia ficchy sia piaciuta così tanto ^^
E complimenti a tutte le altre
partecipanti, aspetto con
ansia di leggere le vostre fic *W*
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