Nick autore: binky
Titolo: Ricordaci, Cielo.
Pairing: SaixIno
Genere: Generale, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: One- shot, AU
Introduzione: L’ultimo
giorno di scuola non è sempre vissuto con il sorriso. Lo sa bene una ragazza
abbattuta dalla ormai prossima partenza del fidanzato. Spaventata dall’idea di
poter dimenticare i bei momenti trascorsi. Ma scoprirà che, per rivivere quegli
istanti, basta saper ricordare. Ed ogni volta, può rivelarsi magica come la
prima…
Ricordaci, Cielo.
- Ino, c'è qualcosa che non va?-
Quella voce così calma mi riportò alla realtà e, velocemente, distolsi lo
sguardo dalle onde che si infrangevano con fragore contro il pontile in legno,
per posarlo su quel dolce sorriso che mi veniva rivolto ogni qual volta i
nostri occhi si incontravano.
Già...quel sorriso ingannevole che un tempo assumevi per celare la tua vera
natura priva di emozioni, ma che adesso lasciava trasparire i sentimenti
finalmente ritrovati.
Scossi lentamente la testa per rispondere alla tua domanda, mentre leggere
gocce di schiuma marina giungevano ad inumidirmi il viso, dopodiché riabbassai
il capo.
Non ero sincera. Non lo ero con te. Non lo ero con me. E tu questo lo capivi.
- ...Solo una settimana...- Mormorai piano.
Tu ti avvicinasti per rispondermi - Non sei contenta?
Finalmente saremo in vacanza.-
Sorrisi tristemente. Stavi cercando di consolarmi.
- Sai, non ci vedremo più.- la dura realtà, che mi vedevo costretta ad
accettare.
- Non dire così. Lo sai che non potevo dire di no ad un'opportunità del genere.
E' molto importante per me .-
Era vero. Poter trascorrere un anno in un istituto artistico straniero era un
privilegio che veniva concesso solo agli allievi che eccellevano in quasi tutte
le materie scolastiche.
Ma così ti saresti allontanato dai tuoi amici. Da me.
Non dissi più nulla. anche le parole avevano perso il loro significato. Rimanemmo
lì. Vicini. le gocce di schiuma ad accarezzarci i
volti.
- Ino? Hei, Ino, ci sei?-
Una gomitata mi risvegliò dai miei pensieri. Ero in classe.
L’ultima ora del terzo anno di liceo linguistico. Il professore che ancora non
si era stufato di impartirci lezioni di un qualche argomento di storia del
quale non avevo ascoltato neanche una parola.
- Sì…?- Chiesi a Sakura, la mia compagna di banco, mentre la
mia mente ancora vagava lontana.
- Stai ancora pensando a Sai?-
Il dolore all’udire quella domanda fu paragonabile ad un incudine sul cuore.
- Dai, Ino, potrete sempre sentirvi
per telefono. E poi ci sono ancora le vacanze…-
- Dimentichi che i miei genitori mi spediranno in America
per l’intera estate. E poi tu cosa ne puoi sapere? Sasuke frequenta un diverso
indirizzo e non dovrà trascorrere un anno di intercultura del cavolo…- Sì,
avevo decisamente esagerato con il tono di voce. Lo capii dall’occhiata omicida
che mi fu indirizzata dal professore.
Riluttante, fui costretta a ricompormi, con l’ira per la mia
impotenza che ancora mi attanagliava lo stomaco.
Sakura non aggiunse altro. Neanche inveì contro la mia
sfuriata. Le ero riconoscente. Nonostante le nostre divergenze passate, sentivo
che lei era l’unica persona con la quale potevo parlare di tutto.
Lo scoglio della salvezza, nell’immenso mare della mia
confusione.
Tornai a pensare alla mia situazione. Quella era forse la
prima volta che maledicevo l’ultimo giorno di scuola.
Sorrisi. Dopotutto la mia sventura aveva un che di comico.
Tutte le persone a cui donavo il mio cuore, prima o poi mi abbandonavano. Era
successo con Sasuke. E anche con Shikamaru.
Tuttavia, con il primo ero riuscita a mantenere un rapporto
di amicizia, e ormai avevo accettato il fatto che lui avesse preferito Sakura a
me.
Col secondo, invece, era stato diverso. Lui aveva tradito la
mia amicizia, il mio amore, per fuggire con un’altra. Senza lasciarmi il tempo
di abituarmi all’idea di vedere quella biondina al suo fianco. Non
permettendomi di far parte della sua vita seppur interpretando
un ruolo di minima importanza. “ Magari anche io e Sai potremmo fuggire. Potrei partire con lui…” Scossi la testa e cercai di trovare una
distrazione concentrandomi sulla lezione.
“ Forse Sakura ha
ragione. Esiste sempre il telefono.” Ma chi volevo prendere in giro? Niente
sarebbe stato più come prima. Ancora pochi minuti ed il trillo di quella
maledetta campanella avrebbe segnato il concludersi di un altro anno
scolastico, un nuovo capitolo chiuso ed il termine del sogno che tanto avevo
faticato per crearmi.
Un’illusione che già si diradava come nebbia, con l’immagine
di colui che aveva saputo guarire il mio cuore ferito.
“ Sai…”
Il suono assordante della campanella, accompagnato dalle
urla esultanti dei miei compagni, rimbombarono per l’intero edificio, ponendo
bruscamente fine al filo dei miei pensieri.
Caricato lo zaino sulle spalle, seguii la massa giù per le
scale e lungo i corridoi che conducevano alle classi dei vari indirizzi di
studio, per giungere infine all’esterno, in quel cortile disseminato di
ciottoli che, ormai, conoscevo come le mie tasche.
La mente finalmente svuotata. La testa mi pareva così
leggera che avrei potuto sollevarmi in volo da un momento all’altro. Come un
palloncino. Priva di ogni preoccupazione.
I miei piedi si mossero automaticamente verso l’albero di
ciliegio che cresceva a lato dell’enorme cancello in ferro dell’uscita, sotto
al quale, da quasi un anno, potevo incontrare nuovamente quel dolce sorriso ad
attendermi, e una voce calma a domandarmi…
- Come è andata la giornata?- Mi venisti incontro, la solita
espressione da bambino soddisfatto. In quel modo non avresti mai deluso le mie
aspettative. Mi avresti sempre reso felice. Come la prima volta…
“ Sai…”
Le nostre mani si congiunsero e, insieme, ci incamminammo
verso casa.
Come ogni volta, passammo vicino a quel piccolo pontile
affacciato sul mare, dove un ‘unica barchetta era
stata ormeggiata ed abbandonata al suo solitario destino.
Camminammo silenziosamente sulle assi in legno, accompagnati
dal rumore della risacca e dagli scricchiolii sotto i nostri piedi, fino a
fermarci.
Alzai gli occhi e, dove mi sarei aspettata di trovare la
banchina vecchia e grigiastra, incontrai con lo sguardo un magnifico cielo,
dipinto con colori vivaci e realistici sulla parete di pietra.
Rimasi incantata da quella stupenda visione. Sembrava quasi
che un pezzo del firmamento fosse caduto di fronte a noi, portando con se luce
e nuvole di svariate forme e dimensioni.
Strinsi la tua mano, prima di fissarti con occhi lucidi. –
Sai…perché?- Riuscii a mormorare. Nonostante la vista offuscata da un velo di
lacrime, distinsi nitidamente quel tuo sorriso dannatamente perfetto.
- Non hai sempre voluto scrivere il tuo nome nel cielo?-
- Sai, vuoi sapere
cosa mi piacerebbe?-
Tu distogliesti lo
sguardo dalle nuvole che si rincorrevano in quella fresca giornata di autunno,
per osservarmi interrogativo.
- Vorrei incidere il
mio nome nel cielo, così anche le persone che verranno dopo si ricorderanno di
me .- Sembrava il desiderio di una principessa in una
fiaba magica ma, dopotutto, era ciò che io avevo sempre sognato di essere.
Ridesti. Una risata
innocente e gioviale – Addirittura. Non ti sembra di esagerare? Come ti è
venuta in mente una cosa del genere?-
- Bé, tutti mi dicono
sempre che i miei occhi sembrano dei frammenti di cielo e così…- Lasciai la
frase in sospeso. Non serviva concludere per dare un senso a ciò che volevo
intendere.
Continuasti a fissarmi
con sguardo divertito e ciò mi infastidì – Ecco, lo sapevo. Non te lo dovevo
dire. Ora penserai che sono una povera pazza con le
manie di grandezza e…- Mi zittii al contatto con le tue braccia che, da dietro,
mi cinsero la vita. Poggiasti il mento sulla mia spalla per sussurrarmi
dolcemente – Al contrario. E’ un’idea bellissima e molto originale.-
E mi baciasti per la
prima volta…
Quel ricordo fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Commossa, ti abbracciarti, nascondendo il viso rigato dalle
lacrime contro il tuo petto.
Non so per quanto tempo rimanemmo così, ma quando tornai a
fissarti in volto mi sorridesti, se possibile, con ancor maggiore convinzione.
Poi, dallo zaino che tenevi sulle spalle estraesti u pennello ed un barattolo contenente una tinta nera, e me li
porgesti, indicandomi poi una delle nuvole da te dipinte dalla particolare
forma di fiore.
Non ci vollero parole per intenderci. Capii subito cosa
volevi che facessi.
Mi avvicinai alla banchina dipinta, ma prima che il pennello
intinto nel colore potesse sfiorare la parete mi voltai nuovamente verso di te.
- Insieme.- Ti dissi, e tu compresi la mia intenzione.
Ti accostasti a me e mi prendesti
la mano nella quale reggevo il pennello, per poi accompagnarmi nel tracciare
linee scure sulla tinta bianca di quella nuvola dipinta.
Quando arretrammo di qualche passo per ammirare il nostro
ultimato, un nome scritto con cura spiccava in quel frammento di cielo.
“Ino”
Tuttavia, in quel momento ciò che a lungo era stato il mio
più grande desiderio mi apparve triste e desolante. Mi accostai nuovamente al
dipinto, per poi scrivere, sotto il mio nome, tre lettere che per lungo tempo
avevano significato per me tutto il mio universo.
“ Sai”
Era questo ciò che desideravo realmente. Lasciare una
traccia del mio esistere, sì, ma non da sola. Volevo essere ricordata assieme
alla persona a me più cara. Volevo che sulle labbra della gente di passaggio
comparisse un sorriso di tenerezza per questa infantile, ma profonda,
manifestazione d’amore.
E fu ciò che accadde.
Quell’ultimo giorno di scuola non segnò il concludersi di un
bellissimo sogno, bensì un nuovo inizio.
Ci promettemmo che, la prima volta che ci saremmo rivisti
dopo il suo ritorno, sarebbe stato lì. Su quel pontile. Davanti a quel
frammento di firmamento caduto. Al concludersi di un altro anno scolastico.
E se anche i nostri cuori non fossero più stati attratti
reciprocamente, quel simbolo di un sentimento concluso sarebbe rimasto a
ricordare la nostra magica esperienza, le emozioni e la passione.
Da quell’ultimo giorno di scuola mi è impossibile non
sorridere di fronte alla banchina di quel pontile abbandonato. Ancora oggi la
scorgo passandoci costantemente di fronte. E ogni volta mi pare come la prima…
THE END
Angoletto mio ^^:
Allora, cosa ne pensate? Ino racconta durante il lungo anno
di attesa o ormai in età adulta ricordando i bei tempi? E se è così, cosa sarà
capitato tra lei e Sai? Il loro amore sarà perdurato o dopo essersi finalmente
rivisti avranno intrapreso strade diverse? Sinceramente, ho preferito non
specificare e lasciare un finale pressoché aperto, così da darvi la possibilità
di immaginare e formulare le ipotesi che ritenete più appropriate!
Questa storia è stata scritta per un concorso che, però, è
poi stato annullato.
Spero vi sia piaciuta e soprattutto che non l’abbiate
ritenuta troppo banale! ^^
Alla prossima!
P.S. se poteste lasciare una recensione, anche per critiche
o consigli, mi fareste molto piacere!
Baci