O bella, ciao

di _Maeve_
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O bella ciao

La posizione della finestra è la stessa di un anno fa.
Accorta agli spigoli del letto, non vi è quasi più nulla
di quel placido vagheggiare su tempi spazializzati
nelle albe color di pesco, delicati risi e conati
sull'orlo dell'universo;
il guaio della vita se la vivi poi è l'ossessione,
smorti cantucci da sgraffiare a suon di martelli,
ché la realtà è un infinito in meno di ciò che c'eravamo detti, ma infine siamo qui;
e invece
ogni poesia vorrebbe gridare, ogni rivoluzione in cui credevamo, noi credevamo;
fino al milliltro dell'ultima lacrima che mi ha sporcato il cuscino
e io senza più i tacchi alle quattro di notte
ad urlarti al telefono c'erano le cazzo di stelle e pensavi che non le volessi vedere con te?
Ogni nevrosi e le cose di cui mi riempi le falangi,
gli occhi di quel piccino e le sue guanciotte languide e
mi tremano le palpebre e mi chiedo come ho fatto a non pensarci;
ogni ogni sulla cui soglia s'arrestano le virgole
perchè forse sono un po' scaramantiche,
sempre erinni improfumate da eumenidi,
com'è giusto che faccia l'arte:
ogni frammento di coscienza sotto questa finestra
non si spreca a dire cosa ha esaltato,
tace sulla luna che non si scorge dalla tenda nè tange
brusche esegesi per noi popolo d'egocentrici;
non si spreca a sognare, il tuo sorriso che sapeva d'estate
e le domande dietro le facciate, dietro le asme dei sonni tranquilli, era sì.











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