FREEZE
“his”
what?
Callum si sfregò
le mani, soffiandoci sopra nel vano tentativo di scaldarle, il fiato
che si condensava in piccole nuvolette.
Erano usciti da poco a
fare un giro, decidendo di portare Havoc a spasso-per il bene della
stanza. Aveva intenzione di andare da solo, ma Aaron lo aveva
intercettato e si era auto invitato, trascinandosi Tamara con sé.
I due ora stavano discutendo animatamente su qualcosa che aveva a che
fare con Alex e Kimiya e i compiti che Rufus aveva loro assegnato.
Non riusciva a trovarci un nesso, non che ci stesse davvero provando.
Si guardò intorno.
L'inverno era arrivato tutto d'un tratto quell'anno, e pareva far più
freddo del solito. I rami erano privi delle foglie, e il terreno
umido. Fino a qualche giorno fa aveva piovuto, o meglio dire,
grandinato, e solo adesso erano riusciti ad uscire finalmente dal
Magisterium. Ringraziò che Magister Rufus non li avesse
mandati in missione subito-non ci teneva molto a restare bloccato
sotto una tempesta come quella appena passato, lo avrebbe evitato
con piacere.
Si
stiracchiò, lasciandosi andare ad uno sbadiglio che attirò
l'attenzione dei suoi amici.
<<
Tutto bene, Call? >> chiese la ragazza, lanciandogli
un'occhiataccia, probabilmente per non aver seguito il galateo e
messo una mano sulla bocca. Le sorrise storto, mentre si stringeva
ancora di più nella felpa che aveva messo.
<<
Freddo >> disse semplicemente, come se quella parola spiegasse
tutto. Aaron lo fissò, senza dire niente, e Call si sentì
all'improvviso a disagio. Capitava sempre più spesso. Ogni
tanto, il Makar cominciava a guardarlo sovrappensiero. Sembrava
studiarlo e Call si sentiva così
strano. Più di
quanto non lo fosse già, almeno.
<<
Sbaglio, o da un po' hai sempre freddo? >> chiese la sua amica,
facendogli distogliere l'attenzione dal suo migliore amico. Si
strinse nelle spalle. Era vero. Aveva sempre sofferto un po' il
freddo, ma non era mai stato così insopportabile. Il gelo
sembrava penetrargli nella pelle, raggiungere le ossa e il cuore,
stritolandolo. Faceva quasi male. Una notte, mentre si avvolgeva tra
le coperte, alla ricerca di una qualche posizione che gli desse
maggior calore, gli era passato per la mente il pensiero che in
realtà, tutto quel freddo, veniva da dentro di lui. Subito
aveva cacciato quell'idea dalla sua testa, ma ora non poté che
tornare a galla, facendolo inorridire. Aveva fatto a patti con il suo
essere il Nemico della Morte non troppo tempo fa, non gli servivano
altre ossessioni e dubbi.
<<
Forse mi sto ammalando >> azzardò, senza essere molto
convincente.
Tamara
si accigliò. << Non provare a fingere una malattia per
evitare le lezioni! >>
<<
Ehi! Non stavo pensando a quello! >> ribatté piccato.
<< Secondo me, sì, invece. >> << Non lo
farei mai! >> esclamò. La ragazza scoppiò a
ridere, la rabbia che cresceva in Call. Sorrise. << Call, è
una cosa che faresti
eccome >>
È
vero, si disse, lo
farei.
Borbottò
qualcosa, mettendo su un broncio, consapevole che la sua amica aveva
ragione. Si accorse che Aaron era rimasto indietro, ancora assorto.
Rallentò il passo, fino a trovarsi accanto al biondo.
<<
Tutto okay? >> chiese, cercando di non suonare troppo curioso.
La
sua unica risposta fu una nuova occhiata. Sostenne lo sguardo del
Makar. Era limpido, il verde mai sembrato così luminoso e vivo
e qualcosa nel suo stomaco si mosse.
Si
ritrovò senza fiato. C'era luce, che brillava forte. Gli
occhi azzurri sono tremendamente sopravvalutati, pensò,
senza avere il coraggio di muoversi. Che gli stava succedendo?
Una
stilettata di dolore-maledetto freddo!-lo fece tornare in sé.
Il sangue gli affluì al viso. Il terreno gli sembrò
davvero interessante.
Fece
per velocizzare la camminata, quasi stesse scappando, quando la mano
di Aaron lo fermò. Si voltò verso di lui, una domanda
sul volto. Il giovane si tolse velocemente la giacca. Call sussultò.
<<
C-che stai facendo?! A-aaron! >> gracchiò, sorpreso.
L'altro non disse nulla, gli si avvicinò semplicemente e
poggiò la giacca che si era tolto sulle sue spalle. Il fiato
del ragazzo gli sfiorò la guancia, rovente.
<<
Mettila. >> disse semplicemente. Poi, raggiunse Tamara, che
aveva visto tutta la scena, con il sorrisetto fastidioso di chi la sa
lunga sulle labbra.
Restò
là, immobile, mentre una zaffata dell'odore di Aaron-del suo
amico, il suo compagno, il suo...il suo cosa?-lo
colpì in pieno. Infilò le braccia nelle manica, e un
forte calore lo investì con forza. Sospirò, tremulo.
Che gli stava
succedendo?
Angolo
di quella pazza della scrittrice:
e torno in questo fandom con loro due. Li amo. Che ingiustizia che ci
siano così poche ff su di loro (su questo fandom in generale,
a dir il vero). Beh, popolerò io questo spazio!
Ho un sacco di cose da studiare per l'esame e mi ritrovo a scrivere
cose a caso Calron, combattendo il danno blocco dello
scrittore. Che devo fare? Uff...la dura vita di una fangirl!
Mi scuso per il possibile OOC e per alcuni errori che potreste
trovare. Nel caso, fatemeli notare, grazie.
Bene, ora vado! Se vi va, lasciate una recensione (recensioni
essere buone!).
Vi saluto, genta!
Daughter_
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