Portraits of modern lives

di Osage_No_Onna
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Ritratto n˚ 2: La cavallerizza


Quando non si sapeva dove trovarla, novantanove volte su cento bisognava dirigersi alla scuola d’ equitazione. E lì bastava guardarla per capire quale fosse il turbine di energia che spirava in lei: quando non si allenava per una gara di corsa ad ostacoli o di dressage, correva a briglia sciolta lungo tutto il perimetro del campo, l’espressione estasiata e crucciata allo stesso tempo di chi vorrebbe oltrepassare i limiti ma non può e quindi impiega, almeno finché costretta, tutte le sue energie in quello spazio circoscritto.  
Nulla da stupirsi, dunque, se aveva chiamato Mist il suo cavallo.
E se non aveva dei lunghi capelli che frustavano l’aria dietro di lei, perché non appena crescevano sacrificava quella seta nera sotto i colpi delle forbici, quel che colpiva maggiormente gli spettatori era il suo corpo scolpito, i muscoli che guizzavano sotto il sole cocente del primo pomeriggio, la pelle color caffè e la fila di denti bianchissimi e perfetti che i suoi sorrisi rivelavano.
Il suo era il fascino dell’ amazzone libera e contenta, nonché fiera di questa libertà; della lottatrice ben conscia della sua forza; della viaggiatrice che non vede confini.
In un lampo si concluse quella corsa scatenata e condusse per le redini il suo cavallo, quel magnifico frisone nero a lei così simile e compagno di una vita, alle stalle.
Dieci minuti dopo fu vista uscire da lì in un fruscio di pantaloni leggeri da hip-hop.




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