Di bozze, fantasie e racconti divenuti realtà, o quasi di _Branwen_ (/viewuser.php?uid=138326)
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Varric 1
Di bozze,
fantasie e racconti divenuti realtà, o quasi
«Varric,
potresti scrivere il nuovo libro di Spade e Scudi?»
Quando udì quelle parole, in quel freddo tardo pomeriggio
invernale, Varric Tethras non credette alle sue orecchie, e per un
momento pensò di chiedere all’Inquisitrice di
ripetere a un
nano incredulo quanto avesse appena detto con la sua voce dolce e
cortese; quello che però lo trattenne dal farlo fu
l’ipotetica risposta che poteva ricevere da Delia. Se avesse
detto che non aveva sentito bene, la ragazza si sarebbe proposta di
dare una controllata alle sue orecchie, mentre se l’avesse
irrisa perché amava leggere la sua serie più
scadente, avrebbe potuto ritrovarsi letteralmente incenerito da uno
degli incantesimi di fuoco della maga: in ogni caso, sarebbe stato lui
quello gabbato dal sarcasmo.
“Qualunque
battuta io faccia mi fregherebbe, o nel peggiore
dei casi mi tirerebbe una fiamma appresso. Mi ricorda tanto
qualcuno” fece tra sé, senza capire
però chi fosse la persona a cui Delia somigliava.
«Ti piacciono le storie romantiche? Ricordavo che fosse il
contrario; hai cambiato idea?» disse, cercando di non ridere,
perché lei lo avrebbe notato subito, sebbene non fosse
né una barda né la spia qunari con cui non si
poteva lasciar trapelare alcuna emozione, specie se si giocava a grazia
malevola. Sicuramente si trattava di una menzogna, dato che aveva
spesso parlato di letteratura con Delia e sapeva quali fossero i suoi
gusti e come sapesse essere critica: non avrebbe mai amato quella
robaccia, e
Varric era uno scrittore obiettivo, soprattutto coi suoi
testi.
«Ricordi bene, ma non è per me; si tratta di
Cassandra: la ama e vorrebbe sapere come prosegue la vicenda.
L’ho beccata prima a leggere l’ultimo volume, anzi,
a rileggerlo» Delia rise, trovando lei per prima la
comicità nella situazione.
“No, inaudito!
La Cercatrice ama quella porcheria? Delia, se
mi stai prendendo per il culo, pretendo che tu mi risarcisca offrendomi
da bere per tutta la serata!”
«Mi stai dicendo una bugia, vero? È la serie
peggiore che io abbia mai scritto, e ogni volta mi pento di averla
iniziata» commentò, più serio che mai.
«No, non ti sto mentendo, Varric. È una tua grande
lettrice e lei apprezza molto la storia.»
«Beh… se la metti così, potrei anche
provare ad andare avanti con quel polpettone sentimentale.»
“Se non altro
potrebbe essere un segno di pace”,
pensò rammentando lo screzio avuto con Cassandra alcuni
giorni prima.
«Sono sicura che ne sarà contenta, e con ogni
probabilità non ti guarderà più come
se volesse
strozzarti» commentò Delia, sorridendogli allegra
e complice.
«Mi legge nel pensiero, sua
inquisitorialità?»
«Troppo faticoso: se
lo avessi fatto sarei già caduta ai tuoi piedi, annaspando
per lo sforzo» incalzò Delia, osservandolo con un
sorrisetto sarcastico, e Varric non perse l'occasione di replicare.
«Che peccato, pensavo che ti saresti dichiarata a me, ci speravo.»
“Come mi
risponderai, Delia?”, pensò,
vedendola arrossire e trovandola particolarmente carina con quel colore
sulle gote.
«Sicuramente non mi dichiarerei apertamente davanti a tutta
questa gente: potrebbe ascoltare, e non credo siano affari loro, ma
una faccenda privata, non trovi?»
alludeva chiaramente alla gente pettegola di Skyhold che non perdeva
mai occasione di non farsi gli affari propri ficcanasando in quelli
altrui e sia Varric sia lei la odiavano nel profondo; per quanto il
nano sapesse raccogliere e usare informazioni quando si parlava sempre
di pettegolezzi provava molto fastidio.
«Sì, mi trovi d'accordo e allora vediamo di farlo
accadere quanto prima, lontano da loro.»
«Mio caro Varric, succederà solo se dovessi
ubriacarmi, quindi non avverrà mai.»
“Ha sempre la
battuta pronta.”
«Mi ferisci, Inquisitrice; potrei creare un personaggio
simile a te e farlo brutalmente morire» il nano si stava
divertendo parecchio: Delia accompagnava sempre i suoi scherzi, e dire
che quando la conobbe pensò che fosse una persona
più rigida della Cercatrice; come si era sbagliato!
«E queste minacce da dove sbucano, gentile
scrittore?» chiese la ragazza scoppiando a ridere.
Il
cantastorie aveva già trovato la replica adatta, ma
morì nella sua gola, dato che il Comandante Cullen
–
probabilmente giunto fino a lì per parlare con Delia
– si schiarì la voce con un colpetto di tosse e li
interruppe dicendo: «Scusate l’interruzione, Inquisitrice,
e scusami anche tu, Varric, ma ci sono delle questioni di cui dovrei
parlarvi, lady Trevelyan.»
«Cullen, vedi una lady
davanti a te, per caso?» chiese Delia, sbuffando. Varric
sapeva che le stavano strette le rigide regole di etichetta e non
voleva affatto essere chiamata lady,
lo detestava; eppure Cullen non
poteva fare a meno di rivolgersi a lei con quel tono formale
– educato, il
Ricciolino, per carità –
ma così irritante per la giovane.
«Mia signora, se avete utilizzato un incantesimo per
diventare invisibile, mi spiace dirvi che non ha granché
funzionato, dato che riesco a vedervi» fu l’ingenua
risposta di Cullen, che fece ridere il nano, guadagnandosi
un’occhiataccia dall’ex templare, mentre
l’Inquisitrice riuscì a non farlo, sorridendo
gentile al Comandante.
«No, Cullen, volevo solo dire che non
c’è bisogno di usare con me un tono
così solenne; chiamami Delia, per favore.»
Il
giovane arrossì vistosamente, non aiutando Varric a smettere
di ridere: «Oh…» fece, cercando di
riprendere il filo del discorso – ma guarda un po’,
la sua timidezza è peggiore di quanto avessi creduto
– «Pensavo che avrebbe trovato inappropriato una
simile confidenza da parte mia, mila… no, Delia.
Cercherò di essere più alla mano,
d’ora
in poi.»
Grazie alle parole di Cullen, Varric aveva trovato
una nuova scommessa da fare quella sera in taverna: azzardare il tempo
in cui il Comandante si sarebbe abituato a darle del tu.
«Lo apprezzo tanto, Cullen, e ti ringrazio.
Varric,» proseguì Delia rivolgendosi al ladro
«va bene se continuiamo la conversazione dopo?»
“Come se io
potessi dirti di no; non è colpa tua,
Macellaia, se tutti hanno bisogno di te e a momenti non puoi prenderti
nemmeno il tempo per andare in bagno; figuriamoci se ti permettono di
fare una chiacchierata senza troppi grilli per la testa senza che ti
scoccino.”
«Ma certo, Inquisitrice, vai pure, capisco bene i tuoi
impegni. Promettimi però che stasera riusciremo a bere un
bicchiere assieme» sapeva che Delia non si sarebbe mai tirata
indietro nel bere uno di quei liquori di erbe che tanto le piacevano,
giocando a carte e divertendosi coi suoi amici.
«Che ne dici proprio di cenare in compagnia?»
propose la giovane, che non aveva mai nascosto di essere una buona
forchetta che fa onore alla tavola.
«Ci sto, allora a stasera. E tu, Ricciolino, bada
assieme a
Usignolo e
a Frufrù
di non trattenerla troppo nella sala del
consiglio, non strapazzatela come fate sempre» disse con fare
protettivo, e sperando che per un istante la maga potesse trovare un
attimo di pace.
«Faremo il possibile, Varric.»
«A stasera, Varric. Ci vediamo» Delia lo
salutò anche con un gesto della mano, mentre Cullen gli fece
un piccolo inchino col capo, dando poi modo all’Inquisitrice
di camminargli davanti, proprio come si confaceva con un generale o con
il leader dell’Inquisizione.
Varric scosse la testa, pensando
a quel piccolo topo di biblioteca che, se prima potesse essergli
sembrata spaventata e quanto di più simile a un pesce fuor
d’acqua – e
come non biasimarla, il massimo che
conosceva, a parte tutto ciò che aveva studiato, era quel
poco mondo che aveva visto come medico – adesso
si ergeva
fiera e risoluta, pronta a fare quanto fosse in suo potere per aiutare,
anche impugnando per prima le armi, in caso di necessità.
Nello stesso momento, però, si rese conto che anche lui,
come Cullen, non riusciva a dire il suo nome a voce alta e se ne chiese
la ragione.
“Perché,
quando la vedo, provo una certa soggezione, al
punto da non riuscire a chiamarla per nome come mi ha chiesto di fare
tante volte? Non sono così diverso dal Ricciolino in questo
senso.
Quando mi parla
è così... umana.
Non
sembra affatto la prescelta di chissà quale
divinità che ha posato la mano su di lei e non sembra
nemmeno la donna che comanda un'armata legata al culto di Andraste.
Sarebbe molto di
più a suo agio in un ospedale, anche
disastrato, come quello che aveva il Biondino a Kirkwall, eppure fa la
sua parte.
Non sapeva un accidenti
del mondo, chiusa nel Circolo,
ciononostante eccola qui, a darsi da fare con tutta se stessa.
Che sia
per questo che alle volte mi pare davvero una semi-divinità,
come viene venerata dalle persone?”
Non poteva intanto fare
comunque a meno di ridere pensando a quello che Delia gli aveva
raccontato: Cassandra Penthagast era una sua lettrice, una
lettrice appassionata
delle sue storie romantiche condite da scene di
sesso che non lasciavano spazio all’immaginazione; questo era
parecchio surreale, ma altrettanto irreale per lui sarebbe stato
provare a scrivere un nuovo libro di
Spade e Scudi senza pensare al
viso della Cercatrice concentrata nella lettura e avvinta dalla
narrazione: non ci sarebbe mai riuscito con quell’immagine
nella testa.
“Mal che vada,
potrei scrivere delle scene erotiche
sull’Inquisitrice, almeno fin quando non mi vengono delle
idee più sostanziose e pertinenti, visto che mi ha cacciato
lei in questo guaio” scherzò tra
sé,
ripromettendosi di pensarci nuovamente, in caso l’ispirazione
fosse stata particolarmente crudele con lui.
Si diresse così
ai suoi alloggi, deciso a scrivere l’ultimo volume della sua
“schifezza”; se un indovino – anche il
giorno prima – gli avesse mai annunciato che avrebbe fatto un
gesto così gentile nei confronti della Cercatrice, Varric
gli avrebbe riso in faccia, e si ripromise di non dare più
nulla per scontato nella propria vita.
Tornare nei suoi domicili era
per il ladro una di quelle piacevoli sensazioni a cui non avrebbe mai
rinunciato; certo, non era la suite all’Impiccato nella sua
amata Kirkwall – nessun’altra città
avrebbe mai preso il posto di quella natale nel suo cuore, ne era
sicuro
– ma la pace accogliente della camera in cui prendevano vita
le sue storie messe per iscritto lo faceva sentire bene, specie se
più passava il tempo e più il mondo sembrava che
stesse andando allo scatafascio.
Carezzò con delicatezza i fogli sparsi sul tavolo, pensando
a quanto si divertisse nell’immaginare nuovi racconti e
avvertendo un brivido euforico, visto che a breve avrebbe lasciato la
sua creatività a briglie sciolte, sentendosi libero di
continuare a “mentire per mestiere”, divertendosi
al suo solito.
D’un tratto, accendendo il fuoco nel caminetto, Varric si
chiese chi potesse essere la persona per cui Delia potesse essere fonte
di interesse. Quello sì che l’avrebbe resa molto
più umana ai suoi occhi: era pur sempre una donna fatta di
carne e di passioni terrene,
la cui bellezza fiera e selvaggia gli
ricordava quella di Hawke.
“Ecco a chi
avevo pensato!
Hawke!”
Secondo lui, Muirne avrebbe adorato Delia – che dal canto suo
ammirava, come gli aveva confessato dopo avergli detto di aver letto Le
Cronache della Campionessa oltre ad ammirare il
Comandante dei Custodi Maeve Amell, l’Eroina del
Ferelden, nonché parente di Hawke: le sorti del mondo sono sulle
spalle di una giovane maga, la storia si ripete,
notò Varric – e
avrebbero fatto
amicizia
davanti a un bicchiere di qualcosa di forte; quasi certamente poi ci
avrebbe provato con la ragazza – Hawke ha un debole per le
rosse – e se ci fosse stata anche
Isabela…
«Merda, come sono arrivato a immaginare tre donne molto
attraenti nello stesso letto?» borbottò, pensando
anche al fatto che non sapeva nemmeno quali fossero i gusti di Delia
«Sarà devota al culto delle passere
o degli
uccelli?» si chiese, senza troppi giri di parole e si rese
conto che parlare di culto,
facendo riferimento all’Araldo che
non credeva nell’esistenza
di nessuna entità aveva del comico e forse
proprio la ragazza stessa sarebbe stata la prima a coglierne l’ilarità
e a riderci su.
Scosse la
testa e si sedette, pronto a scrivere: bagnò la piuma d’inchiostro e tolse
quello
in eccesso battendo con delicatezza la punta sul calamaio, sinceramente
deciso a voler tracciare almeno qualcosa per quella sera, ma la sua
testa iniziò a vagare sul corteggiatore più
probabile per Delia. Ormai la curiosità lo divorava e chi
era lui per non assecondarla? Dato che le donne erano di meno degli
uomini,
cominciò dalle prime, facendo le prime valutazioni anche e
soprattutto caratteriali, di modo da cogliere la maggiore
affinità.
“La
Cercatrice, a parte l’ovvio, è
più
una che vorrebbe scoprire – a differenza mia che devo
scriverla – la storia d'amore di Delia durante la lettura,
mentre la Donna di Ferro...” Varric non
riuscì
nemmeno a finire il pensiero: era talmente irreale e strano che non si
figurava proprio la scena, specie se considerva l’aperta
ostilità di Delia per Vivienne, per come trattava tutti con
inferiorità e per le sue idee fin troppo conservatrici: con
lei non si poteva proprio parlare di cliché
sul genere dapprima
odio e poi amore. Fu così
che scartò a
priori due donne.
«Chi abbiamo più? Sera? Pare
apprezzare di più le qunari, stando a quanto ha chiesto a
Bull, anche se potrei giurare che abbia adocchiato l’arcanista,
Dagna»
iniziò parlottando tra sé, certo
che nessuno potesse disturbare le sue elucubrazioni – era in
camera sua, poteva anche chiacchierare a voce alta coi suoi personaggi,
per quel che ne sapeva – «ma non vedo come potrebbe
andare avanti la cosa: anziché esserne l’amante, Delia la
vedo più come la mamma che bacchetta una ragazzina troppo
indisciplinata, e questo sembra più il canovaccio per la
trama di un dramma familiare anziché quella di un romance,
quindi direi di passare avanti» disse, convinto della sua
affermazione.
Prese la caraffa che aveva accanto ai fogli e si
versò un bicchiere d’acqua, pensando che non gli
sarebbe spiaciuta una bottiglia di vino, per quanto poi, con ogni
probabilità, non gliene sarebbe bastata solo una, ottenendo
la conseguenza di ritrovarsi lui nelle vicende di una storia a livello
onirico e non i suoi personaggi in una delle sue narrazioni.
“Frufrù?
Beh, è molto graziosa, il suo
accento antivano rende ancora più particolare una voce tanto
bella e va molto d’accordo con Delia; credo che fosse un
bardo prima di diventare una diplomatica, eppure perché non
mi convincono tanto messe assieme, possibilmente in un letto?
Sarà che la nostra Macellaia preferita è
più portata all’azione, per quanto abbia la
lingua lunga e
tagliente? Oppure perché non le ho mai sentite parlare se
non in amicizia?” si chiese, pensando a
Josephine: era
una ragazza
sicuramente educata – molto più di Delia, che
spesso si lasciava andare mandando al diavolo le formalità
che le stavano strette – ed elegante nei modi oltre che
brillante, cosa apprezzata dall'Inquisitrice, quindi si
riservò di pensare a Josie come possibile amante della
ragazza.
«Passiamo così agli uomini. Cole è un
ragazzo e, per quanto voglia bene a Delia, lei lo vede come un figlio e
penso sia anche il viceversa, mentre Dorian è fuori
discussione e lo sappiamo» fece, sottolineando una cosa per
lui evidente «anche se mi domando chi tra il Contadino e lui
farà la prima mossa: se non si ritrovano in un letto al
più presto, l’intera Skyhold sarà
avvolta dall'odore di voglia di sesso che si portano dietro quei due,
più di quanto non lo sia ora la biblioteca. Avere due maghi
nella famiglia
Trevelyan ed entrambi spigliati, a quanto pare, per il Creatore sarebbe
stato troppo, ma non fa niente. Visto che stanno organizzando il
compleanno di Delia, forse è la volta buona che si
avvicinano di più. Meritano di essere felici.»
Prese mentalmente nota di dire a Delia di fare qualcosa per suo
fratello, perché la troppa timidezza avrebbe potuto
impedirgli di compiere qualunque passo verso il mago del Tevinter; si
sarebbe messo anche a disposizione della giovane per aiutare quel mezzo
– non trovava Caderyn del tutto irrecuperabile: venticinque
anni
passati tra quattro mura pressoché isolato sono duri da
cancellare dall’oggi al domani
– caso disperato: c’era del
feeling tra Caderyn e Dorian, molto palpabile, ma in certe circostanze
occorreva sconfiggere le proprie paure, anche in amore. Lui ne sapeva
qualcosa, per quanto non volesse ammetterlo.
“Spiritosone?”,
si domandò poi.
Aveva
osservato come Solas guardasse l’Inquisitrice: lo sguardo su
di lei era intenso, ma rispettoso, e lei a sua volta gli parlava con
gentilezza ed educazione – lo è con tutti,
quindi
potrebbe non fare testo – chiedendogli dei suoi
viaggi
nell’Oblio, sinceramente
interessata e curiosa: era una maga, e la sua sete di conoscenza era
una fiamma viva che alimentava quanto più possibile;
probabilmente quello
tra loro era un rapporto non troppo confidenziale, ma nemmeno troppo
freddo e distaccato, dato dal fatto che, nonostante sembrasse l’esatto
opposto, anche Delia, come Solas, era molto riservata. Varric credeva
quindi che tra loro ci fosse una specie di amicizia
destinata a sbocciare presto, che
però non avrebbe avuto altri sviluppi.
Forse Delia non
incarnava gli ideali estetici – su quelli morali potrei dire
che ci siamo sostanzialmente, si disse Varric –
dell’elfo, ma il nano era più propenso a pensare
che Solas non fosse un uomo interessato al gentil sesso e soprattutto
ad averci a che fare. Non aveva indagato a fondo, lo ammetteva, e si
ripromise che lo avrebbe fatto presto.
“Sarebbe un
uomo di Chiesa ideale; se
non altro attorno a lui non ci sarebbero scandali di figli illegittimi
e casi di pedofilia, ne sono sicuro.”
Mentalmente
cancellò con un tratto di penna il nome di Solas dalla lista
e in un attimo l'immagine dell’elfo fu sostituita con quella
del Comandante Cullen.
“Ricciolino?”
Quella poteva essere già una scena più
plausibile, da immaginare anche nell’eventualità
di trasportarla su carta: l’uomo rigido e composto si sarebbe
dichiarato alla ragazza di nobile lignaggio? Lo avrebbe fatto in un
modo romantico – sdolcinato
al punto tale da avere
più zucchero che sangue nelle vene,
pensò dato
che Cullen gli sembrava il tipo da cene al lume di candela e da
passeggiate sotto le stelle – oppure avrebbe lasciato
emergere la sua parte meno controllata e l’avrebbe resa sua
in un impeto di passione a lungo trattenuto?
“Perché
no? Il romanticismo unito al sesso
è sempre molto apprezzato, specie dalle signore. In Orlais i
miei libri sono amati proprio per questo. Chi lo avrebbe mai
detto.”
Poco importava se alla fine della fiera il Comandante avesse adocchiato
la giovane elfa dai capelli chiari della squadra delle Furie, Dalish, e
non Delia: Varric avrebbe romanzato la realtà a suo
piacimento; del resto era uno scrittore, quindi poteva prendersi delle
licenze, camuffare i fatti concreti per mezzo della fantasia rendendoli
talmente verosimili da sapere solo lui cosa avesse inventato e cosa no,
e in questo era parecchio bravo, stando a quello che gli diceva il suo
editore.
Il fatto che anche Cassandra fosse dello stesso avviso, dato
che era un’accanita lettrice di Spade e Scudi
– al
solo ripensarci Varric non sapeva se ridere un’altra volta
per il fatto che la Cercatrice amasse i romanzi d'amore o se piangere
perché lei adorava quello che per lui era il suo prodotto
peggiore –, non lo faceva stare meglio, tutt’altro: si
ricordava che aveva promesso di scrivere per lei una nuova storia
romantica in
anteprima, ma non aveva ancora scritto nemmeno una parola.
«Sarebbero una bella coppia, la bella maga apostata e
l’ex templare che ha davvero a cuore le sorti dei
maghi… Se solo Cullen si desse una mossa!»
sbottò Varric, pensando alla scommessa che aveva fatto con
le reclute di Cullen: se lui era sicuro del fatto che avrebbe
confessato a Dalish che provava qualcosa
per lei, i soldati erano del
parere che il loro comandante non avrebbe mai compiuto un passo
successivo a quelle “occhiate da cucciolo” che
riservava alla giovane che pareva ricambiarle a sua volta, ma non al
punto da approcciarsi per prima a lui, timida anch’essa.
«Andrà a finire che li farò ubriacare e
li chiuderò accidentalmente
in una stanza,
assieme» pensò il nano poi, sospirando mestamente
«come se questo potesse aiutare Cullen: è senza
speranze, quell’imbranato cosmico. Lui
e Caderyn sono entrambi impacciati allo stesso modo, sembrano separati
alla
nascita. Del resto, non credo che Delia si approccerebbe a un uomo
interessato a un’altra ragazza, non
sarebbe da lei.»
Sulla scia di quell’ultimo pensiero, Varric fece un cerchio
nella sua immaginaria lista accanto al nome di Cullen, anche se dava
per certo che lo avrebbe depennato, e si ritrovò
più sconsolato di prima pensando alla sua storia che ancora
non aveva protagonisti.
Ma non c’era nemmeno
la trama, a onor del vero. Che
casino.
“Il nostro
Eroe?”
Blackwall aveva sempre avuto un occhio di riguardo per Delia e non
erano affatto mancate occasioni in cui il nano aveva notato l’uomo
barbuto compiere dei gesti che potevano essere definiti galanti, come
aprire la porta alla maga oppure alzarsi o fare un inchino se lei si
alzava dalla sedia, e altre piccolezze del genere.
Per Varric quelle azioni ricordavano molto quelle dei nobiluomini da
cui Delia cercava di stare alla larga: anche se non l’avesse
raccontato personalmente lei accanto al fuoco durante una missione, la
storia del matrimonio sfumato col rampollo di un’altra
illustre famiglia di Ostwick – dopo che
era saltato quello con il fratello di Sebastian, ma come diavolo sono cari amici
quei due io ancora non me lo spiego – aveva raggiunto le
sue orecchie da prima
che lei lo narrasse ed era ormai sulla bocca di tutti; quello che la
gente non sapeva, però, era che Delia considerasse il tipo
– oltre a essere un porco – troppo viscido, dai
modi affettati, e a lei non piacevano le persone che si comportavano a
quella maniera.
Non riusciva a capire se la loro cortesia fosse disinteressata o meno,
e Varric non la biasimava di certo: lui per primo sapeva che era
difficile capire le intenzioni della gente e se non si era allenati a
notare certi dettagli, risultava più ostico ancora; sentiva
però che col suo aiuto Delia avrebbe potuto imparare a
cogliere alcuni particolari che potevano aiutarla a capire se qualcuno
le stesse mentendo. Gliene avrebbe parlato alla prima occasione utile.
Sicuramente da parte di Blackwall, però, vi era un sincero
interesse – Varric non lo faceva subdolo o meschino
– e restava da scoprire se l’Inquisitrice
ricambiasse
quell’attrazione oppure no.
“La barba di
Blackwall comprende anche la mia che non
è mai cresciuta, o forse ha davvero ragione l’Elfo
Brontolone quando dice che la mia è tutta sul
petto”, si disse ridacchiando, e decise di
scrivere quanto
prima una lettera a Fenris per sapere come stesse: era da tanto che non
aveva più sue notizie, ma era contento del fatto che Hawke
gli avesse davvero insegnato a leggere e scrivere, come gli aveva
promesso.
“Va bene, chi
abbiamo più? Il Toro di Ferro? La
spia mandata dai qunari per sorvegliare l’operato
dell’Araldo e che invece diventa il suo appassionato
amante… Avrei anche il titolo: ‘Dal Seheron con
amore’. O forse è meglio ‘con
passione’? Non sembra male!”
«Per le chiappe di Andraste, potrebbe mai funzionare tra
loro? Non credo
di volerlo davvero sapere» intinse nuovamente
la piuma nell’inchiostro, sovrappensiero «no, forse
vorrei
saperlo, ma solo per curiosità professionale.
È innegabile che sul campo da battaglia siano
affiatati» rimuginò pensando a quando Delia
congelava i nemici per permettere poi a Bull di farli a pezzi con la
sua ascia «e che si divertano in compagnia, ma ride e scherza
anche con me, e non credo proprio che sia attratta da me o che mi dia a
intendere qualcos’altro quando risponde alle mie battutacce o
a quelle del qunari…»
Scosse la testa, sconfortato nel vedere ancora la pagina
inesorabilmente bianca: «Come posso scrivere racconti salaci
sulla vita sessuale dell'Inquisitrice se pare che non ne abbia nemmeno
una? Mica posso inventare tutto da zero! Ma cosa mi è
saltato in mente?»
Non che stesse pensando davvero di
scrivere una serie di racconti erotici con protagonista
l’Inquisitrice – ma doveva una storia esclusiva
alla Cercatrice, quello era vero, e ricordandolo daccapo si
sentì leggermente in ansia – dato che Delia non
aveva bisogno di alimentare sulla sua persona altre chiacchiere e
dicerie. Per quanto la ragazza non si curasse delle voci da salotto, le
maldicenze sapevano essere crudeli e la fantasia poteva far
più male della realtà, quindi Varric
pensò che non sarebbe stato affatto giusto fare una cosa del
genere.
Questo però non impediva allo scrittore di pensarci su,
dannazione!
L’immagine di Delia era fin troppo ambigua, a suo dire: i
suoi occhi grandi e la sua espressione serena – specie quando
poteva dedicarsi agli ammalati e quando studiava cose nuove in
biblioteca con Caderyn e Dorian – la rendevano simile a una
sorella della Chiesa, molto più della sua modestia e della
sua educazione, ma quella figura troppo
“abbottonata” si scontrava con la sua forza
d’animo, il coraggio in battaglia e alla durezza che sapeva
mostrare quando si trattava di prendere in mano la situazione in prima
persona, dando ordini e gettandosi nella mischia, oltre alla sua
attitudine tanto scherzosa, anche quando si parlava di sesso,
beninteso.
Sapeva stare al gioco, quando ascoltava battute oscene ne faceva a sua
volta, era molto autoironica parlando del suo corpo e della sua vita al
Circolo, il tutto senza vergogna alcuna di essere una donna –
contrariamente a quanto si pensava, per Varric, le donne pensavano
eccome al sesso, e non c’era nulla di sbagliato se lo
facevano, nei pensieri e nei fatti – e soprattutto
l’Inquisitrice.
Proprio il giorno prima, mentre aveva offerto
da bere a tutti, Delia aveva raccontato che se sapevi dove cercare, non
mancavano affatto le occasioni per del sano sesso al Circolo, anche coi
Templari; lo aveva detto ammiccando palesemente in direzione di Dalish
e Cullen, che si erano ritrovati seduti accanto – con la
complicità delle Furie – e Varric non trattenne
una grassa risata perché non si aspettava
un’uscita del genere, non così esplicita, per lo
meno.
Tutto questo per il cantastorie contribuiva a conferire
all'Inquisitrice un aspetto misterioso, ma al contempo che gli sapeva
di casa: si ritrovò nuovamente a pensare che le rammentava
tanto una delle persone a cui voleva più bene al mondo.
“Hawke.”
Anche Muirne, almeno all’inizio,
gli era parsa una ragazza distaccata, sebbene molto sarcastica al
limite dell’odioso, per poi conoscerla meglio, confidandosi e
scoprendo quello che non si poteva cogliere a primo impatto e dalle
prime chiacchierate. Erano diventati culo e camicia, al
punto da
poter affermare
con certezza che la ragazza lo conoscesse meglio delle proprie tasche e
lo stesso lui.
Sebbene dicesse sempre – sia agli altri, sia a se stesso
– che lui e Muirne erano amici, una parte di lui era
sinceramente attratto da lei, perché non era solo bella, ma
anche in gamba e spiritosa, determinata e sensibile al contempo, e ogni
tratto di Hawke lo affascinava nel profondo.
Non erano mancate tra loro
delle battute scherzose su un ipotetico flirt da vivere e delle frasi
da parte di lei che facevano capire che forse sapeva della sua
attrazione nei propri confronti – non avrebbe mai dimenticato
quando lei disse che amava la sua lingua di cantastorie, ponendo
l'accento sulla parola lingua,
facendogli immaginare delle scenette non
proprio caste – e Varric si era sentito mancare la terra
sotto i piedi, pensando di voler valicare quel confine già
così labile e poco definito, ma non azzardandosi mai a
rendere concreto quel gesto.
Sarebbe stato troppo: troppo semplice,
troppo reale, troppo intimo, troppo carnale. Troppo tutto.
All’improvviso gli venne in mente Delia, nuda, sdraiata su un
divano, davanti al crepitare fiammeggiante del focolare che creava un
delicato gioco di luci e ombre sulla sua delicata figura, mentre si
contorceva dal piacere datole da un amante dai tratti sconosciuti, il
rossore sulla pelle pallida e gli occhi azzurri di lei che
cercavano di
non chiudersi, per non perdere nessuna sensazione, nemmeno la
più piccola.
«Per le palle del Creatore!» esclamò
Varric, sorpreso, sbattendo più volte le palpebre, come se
volesse cancellare definitivamente quell’immagine dalla sua
mente «Non riesco proprio a non vagheggiare sconcezze su
quella ragazza oggi. Questa saga romantica mi ucciderà, a
meno che non lo faccia prima la Cercatrice; facevo meglio a non
promettere nulla! E accidenti a te, Delia, che mi hai raccontato questa
cosa» rise amaramente e prese la piuma tra le mani.
“Forza Varric,
scrivi qualcosa. Scrivi qualunque cosa; non
deve necessariamente essere qualcosa di buono, puoi sempre apportare le
dovute modifiche a ogni cacata in seguito.”
“Delia
però non ha gli occhi azzurri, li ha
verdi” pensò “come mai l'ho
immaginata
con gli occhi di suo fratello?”
La pagina, però, rimase spietatamente bianca, anche quella
volta. Varric posò la piuma, avvilito, iniziando a chiedersi
se fosse colpa sua oppure della situazione; non che avesse molta
importanza, comunque, visto che il risultato era sempre lo stesso: dei
fogli del tutto intonsi, senza nessuna parola scritta su.
«Guarda un poco il caso» inveì contro se
stesso «dopo tanto tempo passato a uccidere demoni e templari
rossi, finalmente ho un giorno di riposo da poter dedicare alla
scrittura ed ecco che non ho posato nemmeno una parola su quei dannati
fogli! Ma è sfortuna o cosa?»
Fece un respiro profondo, cercando di calmarsi. In quel momento era
talmente frustrato che anche il solo parlare da solo, a voce alta, non
gli sembrava una cosa tanto sana di mente, come lo era anche il suo
blocco dello scrittore.
“Meglio andare a fare due passi, può
darsi che in
questo modo mi schiarisca le idee; magari faccio un salto alla taverna,
almeno lì potrei essere in compagnia, anziché
restare qui a non fare nulla crogiolandomi nella frustrazione. Inoltre,
ho proprio bisogno di bere: più forte è, la
sbobba, e meglio è. Chissà che non riesca a
togliermi l'immagine dell'Araldo di Andraste che scopa con
qualcuno.”
E dicendosi così, uscì dalla sua camera e si
diresse al Riposo
dell'Araldo, per bere qualcosa: alle volte
l’ispirazione era sopraggiunta quando era brillo, e con un
po’ di fortuna sarebbe potuto accadere nuovamente. Non ne era
sicuro, ma tanto valeva provare. Vide dalla finestra che il cielo era
ormai scuro, e avvertendo un certo languorino rammentò che
aveva detto sì all’invito di Delia di cenare
assieme: aver vagato con la fantasia – senza concludere
nulla, tra l’altro – gli aveva fatto dimenticare
quel dettaglio e sperò che l’Inquisitrice lo
perdonasse per non essersi presentato. Buona e comprensiva
com’era, Delia avrebbe sicuramente lasciato correre, ma
questo per il ladro non era comunque una buona ragione per
approfittarne e si promise che avrebbe trovato un modo carino per
chiederle scusa: probabilmente le avrebbe regalato uno di quei libri di
poesie del Tevinter che amava tanto o una bella bottiglia di liquore
nanico.
Andando verso la locanda, Varric osservò il cielo, ammirato:
era una notte gelida, ma stellata, le fiamme dei bracieri accesi nel
cortile di Skyhold erano rese ancora più brillanti dal
biancore della neve, e quell’immagine lo rendeva sereno.
“È
una bella nottata, perfetta per scrivere sotto
il magico influsso dell'ispirazione”
pensò Varric
soffermandosi sulle stelle che spiccavano sul manto celeste e sulla
luna crescente, la curva delicata dell'astro simile al ventre appena
visibile di una donna che mostrava una gravidanza non ancora avanzata.
Gli alberi erano mossi dal vento e i rami producevano un suono ritmato,
intenso, e al di sotto di essi le guardie di pattuglia per quella notte
sedevano vicine al fuoco, raccontandosi delle storie, mentre il calore
dato sia dal falò sia dai sorsi di alcolico che bevevano
permetteva loro di affrontare il freddo e la veglia.
Non poté fare a meno di fermarsi a fare due chiacchiere con
quelle guardie dicendo loro che se volevano scaldarsi potevano chiedere
alla locanda una zuppa o uno stufato, ma bere durante le ore di
pattuglia non avrebbe giovato né a loro né a chi
contava su di loro per il compito che svolgevano. Le sue parole
colpirono nel segno e le guardie misero da parte le fiaschette per dopo
e Varric sorrise tra sé, perché gli venne in
mente Aveline, e si sarebbe stupita di sentirlo parlare
così, per poi dirgli che era fiero di lui. Le mancava anche
lei.
Le strade erano pressoché deserte, era davvero troppo tardi
per incontrare qualcuno; Varric si concesse di volgere lo sguardo verso
la torre principale di Skyhold, in direzione degli alloggi
dell’Inquisitrice: come aveva sospettato, le luci in quelle
stanze
erano ancora accese.
“Scommetto che
starà leggendo dei rapporti, o
preparando dei piani per la prossima missione; mi chiedo se quella
ragazza si conceda un po’ di riposo”
fece,
avvertendo un moto di compassione per Delia.
Senza volerlo, si ritrovò di nuovo a pensare a lei come una
persona assolutamente normale e per questo fragile, vulnerabile,
terrena, desiderabile.
“Trovo Delia
una bella ragazza,
intrigante. Santo cielo, come posso mantenere le distanze se non riesco
a vederla nella mia testa seduta su un trono, lontana dalla portata di
tutti?”
Le sembrava anche invincibile, niente e nessuno riusciva a scalfirla e
le persone come lei, nell'immaginario di Varric, non avevano bisogno di
dormire, proprio come gli eroi di cui amava scrivere.
Era esattamente come la sua
eroina preferita, quella donna che in molte
delle sue avventure era stata affiancata da un nano spiritoso e di buon
cuore.
“Anche Hawke
non dorme molto, tutte le
responsabilità che gravano sulle sue spalle”
si
ritrovò a pensare “ricordo
che quando era morta
Leandra non riusciva a darsi pace e aveva deciso di prendersi ancora
più cura dei suoi amici, trascurando se stessa. Che testa
dura che è quella ragazza. Ma a quanto pare, Delia non
è da meno. Devo proprio farle interagire al più
presto. Ha vinto, sua
‘Inquisitorialità’, non riesco a
smettere di pensarti in questa giornata.”
In quel momento il nano vide una figura scura che si avvicinava a lui;
camminava lentamente e nel silenzio della notte Varric sentiva
distintamente il frusciare del mantello che indossava quella persona
che, non appena arrivò di fronte a lui, si tolse il
cappuccio e
gli sorrise nella penombra: era Delia.
“E
così ci rivediamo; mi hai fatto compagnia per
tutta la serata, nella mia zucca, Delia, ma è meglio che tu
non lo sappia. E… scusami.”
«Anche tu sveglio a quest’ora, Varric?»
gli chiese
gentile – è
sempre tanto carina con me –
mentre lui notò delle vistose occhiaie sul volto della
ragazza.
«Pare proprio di sì, Inquisitrice; a proposito, mi
dispiace di non aver cenato assieme a te: mi sono messo a immaginare la
trama del nuovo capitolo di Spade
e Scudi e il tempo è
volato.»
“Scusami se ti
ho immaginato nuda e fare sesso”
Varric era tentato di dire anche quelle parole, e per quanto credesse
che Delia non lo avrebbe ucciso, pensò che confessandole
tutto ella non lo avrebbe visto come si guarda un amico, ma avrebbe
ricevuto solo occhiate cariche di disprezzo e non voleva perdere il suo
affetto.
«Non preoccuparti, Varric! Pensa che io ero venuta
alla locanda per dirti che avremmo dovuto rimandare: avevo proprio
scordato che avrei cenato con dei burocrati, ma non trovandoti ho
pensato che avessi già mangiato, o che te ne fossi
dimenticato. Scusami tu, ma mi era proprio passato di mente»
rispose l’Inquisitrice, dispiaciuta per l’accaduto,
e Varric le sorrise col cuore leggero, intenerito da Delia.
“Beccato.”
«Ci rifaremo, ma tu non hai una bella cera, Inquisitrice, non
dovresti
riposare?» se tra sé riusciva a dire il suo nome,
di persona non era capace di fare altrettanto: che fosse un modo per
riuscire a tenerla a distanza? Se già così aveva
avuto l’ardire di immaginarla
nuda, cosa avrebbe immaginato se
l’avesse chiamata per nome, lei che gemeva il suo? Ecco, era
riuscito a pensare ad altro.
Doveva smetterla.
«Quante volta ti ho detto di chiamarmi Delia?»
chiese canzonatoria la giovane, diventando poi seria «Mi
reputi così sgradevole da non voler esser mio amico
né tantomeno chiamarmi per nome?»
Nella domanda di Delia non era mascherata la tristezza – non
avrebbe saputo camuffare nulla sul proprio volto – e questa
s’insinuò nelle ossa di Varric, molto
più del freddo pungente di quella notte: pensava davvero che
non fossero amici, che lui non volesse
esserle amico?
Rapide gli
sovvennero le parole che Caderyn tempo addietro gli aveva
confessato: per via del loro cognome al Circolo erano sempre stati da
soli, tenuti in disparte, mentre nell’Inquisizione sentivano
di aver finalmente trovato degli amici a cui non importava chi fossero,
ma solo chi erano
davvero. Le aveva relegate in un angolino della
propria mente, perché lui non aveva lontanamente considerato
di interagire con loro perché figli di Bann Trevelyan,
così come non gli era mai interessato che Muirne fosse per
parte di madre una Amell, eppure mai come in
quel momento gli parvero così veritiere e ancora vive sulla
pelle di Delia.
Il nano si sentì male, perché non aveva
immaginato quanto Delia potesse tenere a quella confidenza data dal
chiamarla in un modo più informale, ma vedere quel sorriso
che aveva all’inizio ormai morto sulle sue labbra glielo rese
molto chiaro.
«Non dirlo nemmeno per scherzo, certo che siamo
amici» quella volta toccò a lui diventare serio e
lo sguardo di Delia si addolcì.
«Allora chiamami Delia, ti prego; se il mio nome non ti piace
cerca un soprannome anche a me. Lo hai dato a tutti, anche a Caderyn,
mi sento esclusa» disse la ragazza, stemperando tutta quella
seriosità del tutto non necessaria.
Quell’affermazione fece ridere di gusto Varric:
«Mia cara Macellaia,
ne hai uno anche tu, per quel che mi
riguarda.»
La sua risata fu evidentemente contagiosa, perché Delia rise
a sua volta: «Allora prega che non ti cucia mai una
ferita» fece lei cogliendo immediatamente l’ironia
del nomignolo.
«Con te non c’è gusto, Delia,
accidenti!»
«Vedi che non era difficile dire il mio nome, sono solo
cinque lettere, dopotutto!» la gioia nei suoi occhi era
indescrivibile e Varric poté affermare che fossero molto
belli.
«No, non lo era. Cosa ci fai a quest’ora ancora
sveglia? Devi incontrarti di nascosto con qualcuno?»
«Non vedo nessun altro a parte te, mi stavi aspettando
quindi?» lo canzonò.
«Mi stai prendendo in giro, si capisce da lontano un
miglio» sebbene lo avesse affermato con sicurezza, tutta
quella certezza nel cuore del nano non c’era affatto.
«Se non mi trovi attraente, non mi offendo mica, Varric,
sappilo: so accettare un rifiuto.»
“Non fare
così, Delia, mi metti in
difficoltà! È proprio perché ti trovo
dannatamente seducente che ti chiedo di smetterla di fare come Muirne.
Accidenti alle belle donne intelligenti e abili: sono la mia
rovina!”
«Stavi per farmela, ma non ci sono cascato, mia
cara» il nano cercava di cavarsela con disinvoltura, sperando
che Delia non notasse il suo tentennamento nelle risposte, unito al
fascino che la giovane esercitava su di lui.
«Quindi suppongo
che andrò a dormire da sola, dopo aver controllato come si
stessero sistemando i punti alla signora che ho aiutato a partorire
stamane e visto come stessero lei e la bambina.»
«Sei andata ad assistere la signora a
quest’ora?» chiese.
“Quale pazzo
andrebbe a fare controlli medici anche di notte
a parte la ragazza che ho dinanzi?”
«Ho fatto tardi con la riunione con Josie e gli ambasciatori
venuti da Non-ricordo-nemmeno-dove e avevo promesso a me stessa ancor
prima che a Léa che sarei passata; dovevo accertarmi del
loro stato di salute: sono un medico, è il mio
dovere.»
“Chiama tutti
per nome, comprese le persone che a malapena
conosce, e si sente responsabile per loro; non sa però che
ha anche una responsabilità su se stessa, ossia riposare e
stare bene a sua volta? Se non lo sa, o fa finta di non saperlo, glielo
ricorderò io: non deve sbattersi troppo.”
«Sei sempre così cara con tutti, ma quando sarai
più cara verso di te e ti farai una bella
dormita?»
«Vorrei dormire, ma a cena mi sono rimpinzata troppo, e
quando mi abbuffo non dormo. Non
rifiutare di mangiare le pietanze che
ricordano la loro città, mi ha detto Josie ed
ecco il
risultato: non ho sonno e sono uscita perché se bevo mi
viene più facile digerire, per poi appisolarmi.»
«Allora siamo nel posto giusto, Delia, non ci resta che
andare; anche io sono venuto a bere, ma per dimenticare di non aver
scritto una riga.»
«Non avevi detto di aver immaginato la nuova
trama?»
“Ed eccola
nuovamente a fare l'uccellino curioso: mi chiede
sempre dei miei romanzi. So che è una mia lettrice, ma sento
che me lo chiede perché è davvero interessata a
sapere di me. È un'ottima amica, proprio come
Hawke” disse tra sé, ma subito si
rimproverò “no,
devo smetterla di fare queste
associazioni: Muirne non è Delia e Delia non è
Muirne. Non è molto difficile da capire, mi
sembra.”
«Hai detto bene, ci ho provato. Ci ho provato, davvero, ma
non ho cavato un ragno dal buco. Non una parola, nemmeno una; spero di
trovare delle idee dopo una sana bevuta» ammetterlo a voce
alta gli fece provare un certo senso di sconfitta, anche se
l’Inquisitrice non lo avrebbe mai schernito, e la cosa lo
rinfrancò.
“Non ho mezzo
intreccio in mente, a
parte quello malsano di scrivere racconti erotici su di te, e non posso
neppure considerarlo come un vero e proprio scheletro per una storia.
Il Creatore mi scampi dal farlo davvero, non vorrei davvero incorrere
nella tua – giusta – furia in caso non mi venisse
altro da scrivere.”
Gli occhi di Delia si illuminarono, succedeva sempre quando Varric
parlava di libri, era una lettrice entusiasta: «Si
tratterà di un libro “romantico e basta”
oppure “romantico e osceno”?» chiese
ridendo.
“Delia, se dici così non mi aiuti nel non
immaginarti nuda, porco il Creatore!”
Ritrovando il suo sangue freddo, Varric si limitò a dirle:
«Non lo so, ci stavo pensando, ecco anche la ragione per cui
ho iniziato a fare due passi.»
«Vuoi che ti lasci solo, così ci rifletti
meglio?» propose la giovane.
«È proprio
l’ultima cosa che voglio, non ho combinato niente e saperlo
mi
innervosisce. Ho bisogno di pensare ad altro. Per favore,
resta» le piaceva parlare con lei e sarebbe stato uno stronzo
se le avesse detto di andare via, visto che era stata così
gentile da aver pensato di andare via per fargli raccogliere meglio le
idee, ma soprattutto non voleva privarsi
della sua presenza accanto a lui. Sentiva che gli faceva bene.
«Ci beviamo su?» lo invitò lei con
condiscendenza, come se bere per annegare il dispiacere fosse una buona
soluzione, specie se in compagnia.
Quanto è vero.
«Non avrei saputo dirlo meglio. Dopo di te, Delia»
fece, permettendole di entrare per prima nella taverna.
“Mi piace,
è davvero una ragazza splendida, e
sento di volerle bene.”
S’insinuò prepotente in Varric nuovamente il
desiderio di
farla conoscere a Muirne e questo per lui voleva dire davvero tanto.
L’aveva già contattata per farle sapere di
Corypheus ed era
giunta a Skyhold restandovi per poco tempo, ma era certo che sarebbe
tornata il più presto possibile. Desiderava anche che a
Hawke piacesse Delia, almeno tanto quanto piacesse a lui: non poteva
negare di adorare quella maga e di essere contento quando la sentiva
ridere, consentendole di alleggerire la tensione del peso delle
responsabilità concentrate tutte su quella giovane
all'apparenza fragile. Gli faceva anche piacere quando era lui a farla
ridere: Delia aveva bisogno di qualcuno che le coprisse le spalle
– o parare il
culo, come era solita dire Hawke, parlando come mangiava
– e che la aiutasse ad addolcire le
difficoltà che incontrava nel quotidiano.
Delia aveva bisogno dei suoi amici e Varric non si sarebbe tirato
indietro, ammettendo che gli si scaldava il cuore a quella
necessità
– per modo di dire, Varric sapeva che
Delia non pretendeva né l'amore, né la
compassione di nessuno, soltanto rispetto – di affetto della
ragazza, che sentiva di meritare ogni giorno di più.
Per quanto non fosse molto affollato, Il riposo dell'Araldo
contava un
discreto numero di avventori, anche a quell’orario abbastanza
inusuale
sia per Varric, ma soprattutto per Delia; non era lo stesso invece per
il Toro di Ferro, che era in
compagnia di una cameriera alta e snella. Fecero per salutarlo, ma il
qunari parve non notare i loro gesti.
«Ma guardalo un po’, Delia, è sempre il
solito, non trovi? Cosa non farebbe per un paio di tette,
lui!» commentò il nano, pensando tra sé
che l’Inquisitrice fosse più bella della ragazza
bionda con cui era in compagnia il capo delle Furie.
«È vero, ma almeno possiamo dire che non
è fuori dal
personaggio» sostenne Delia,
sottolineando quell’espressione puramente letteraria, mentre
si
toglieva dall’impaccio della cappa.
«Ti intendi di critica letteraria, Delia?»
disse in un tono scherzoso.
«Più che altro sono una schifosa criticona;
se si
tratta di libri poi, lì proprio mi mandi a nozze. E non
direi tette, Varric: è molto magra su, in compenso pare
abbia proprio un bel culo, la ragazza.»
Varric aveva sperato che Delia non avrebbe glissato su quella parte
della sua affermazione: era davvero una ragazza schietta.
Pensò che forse quello era il momento per porgerle una
domanda indiscreta, ma prima salirono le scale per andare al piano
superiore, che era deserto, di modo che potessero parlare con calma e
senza urlare per farsi sentire dall'altro. Sentirono però
altri passi a parte i loro: erano pesanti e rumorosi, e non ebbero
bisogno di voltarsi per capire di chi si trattasse.
«Ci diamo alle visite ai bassifondi stanotte, eh?»
disse sogghignando il qunari per attirare la loro attenzione mentre si
sedevano a un
tavolo.
«Lo stai chiedendo a Varric o a me, Bull?»
Delia rispose al ghigno facendone uno a sua volta e quella smorfia
bastò al ladro per immaginarla nuovamente sul volto della
giovane, in un contesto molto più malizioso, rivolto a lui, senza vestiti.
«A te, capo; Varric è avvezzo ai tuguri, come
l’Impiccato
a Kirkwall, ma tu no, sei troppo altolocata per
stare qui» rispose lui, scimmiottando il gesto elegante fatto
da Delia per togliere il mantello.
«Ci piscio sopra, sul mio cognome e sulla nobiltà.
Offrici da bere e sta’ zitto, piuttosto: sono le
nostre azioni a renderci nobili o meno, e se ci passi il primo giro, ai
nostri occhi lo sarai, oltre a esserlo anche noi quando
contraccambieremo» disse la ragazza sorridendo, facendo
ridere Bull sguaiatamente, come solo lui sapeva fare.
“Ha anche
l’ardire di dare corda a quel cazzone, pur sapendo
che la provoca di proposito. Che tipa strana. Beh… nemmeno
troppo strana, conosco una persona che fa esattamente come
lei.”
«Delia, dopo questa vado io a offrirti il
primo bicchiere; nessuno può sputare sull’Impiccato e
passarla liscia» si ritrovò a dire Varric,
apprezzando la risposta.
«No, ragazzi, il primo giro lo offro io» fece Bull
«allora, cosa prendete?»
«Prima le signore, vai Delia» adesso Varric capiva
un poco Blackwall con quella sua cavalleria: Delia era così
gentile che non potevi fare a meno di non esserlo a tua volta con lei.
«Grazie, Varric. Per me un bicchiere di liquore di grazia
cristallina, anche se so che poi continuerò a berne. E voi,
ragazzi?»
«Sai che c’è, Delia?»
iniziò
il nano «Voglio assaggiare anche io questo amaro che prendi
spesso; deve avere l’aria di piacerti e vorrei scoprire il
perché.»
«Così mi daresti l'occasione per prendere una
bottiglia intera da dividere in due, o in tre?» chiese
ammiccando a Bull.
«Un goccio lo provo volentieri, ma prendo anche un boccale di
birra scura.»
«Vuoi una mano?» si
offrì la ragazza, alzandosi, ma fu trattenuta da Varric.
«Posa le chiappe sulla sedia, Delia, sei venuta per
rilassarti; se sentiremo dei vetri in frantumi ce ne faremo una ragione
e Bull pagherà due bottiglie.»
«Hai così poca fiducia in me, Varric? Concordo
però sulla prima parte, capo, non darti pensiero, anche se
forse io
sarei stato più educato.»
«Tu? Sei la stessa persona che dice una bestemmia quasi a
ogni frase e vuoi essere educato?»
«Mi vuoi proprio male, Varric, sei proprio
crudele.»
Delia scoppiò a ridere: fu una risata
spontanea, aperta, incontrollata. Era un suono piacevole per le
orecchie di Varric, contento della sua allegria.
“Ha proprio
bisogno della compagnia dei suoi
amici.”
Lo sguardo del Toro, però, gli fece capire che non era stato
l’unico ad averlo notato – quel bastardo, è
perspicace – e sembrava a sua volta lieto che
Delia si
divertisse: era bravo a capire quello che la gente voleva, e forse lo
aveva imparato grazie al suo allenamento da Ben-Hassrath e non come lui
stando a contatto con le persone, provando quella che Caderyn gli aveva
detto esser definita dai medici del pensiero col nome di
“empatia”.
Il Toro fu lesto nel prendere le bevande, e Varric riempì
prima il bicchiere a Delia e poi a se stesso; il qunari propose poi il
primo brindisi sollevando il suo boccale:
«All’alcol! Che si beva fino
all’alba!»
Fecero toccare i bicchieri e sia il nano sia la maga mandarono
giù il primo bicchiere di liquore in un unico sorso.
«Devo dire che è buono, e poi… ha lo
stesso profumo del fiore o sbaglio?»
«No, Varric, non sbagli, si sente proprio, il
profumo.»
«Un po’ come te, capo, che profumi di gelsomino:
è un odore inconfondibile, che ti entra nelle nari e ti
avvolge per intero. Quando cammini la gente si volta nella tua
direzione sentendo il tuo profumo e sospetto che nel privato,
ricordandolo e pensando a te…»
s’interruppe, lasciando a Delia il compito di completare la
frase. Notando il rossore sul volto di lei, Varric capì che
ci era arrivata chiaramente.
“Ha ragione,
è un profumo buonissimo e ispira
parecchio nel dare a Delia un'immagine inebriante, assieme al suo bel
viso e al suo acume. Si è
accorto anche di questo, il Piccoletto. Mi chiedo perché
glielo abbia detto: cos’ha in mente?”
«Sì, certo» fu la risposta scettica
«non nego che sia intenso, e che io per prima lo trovi
sensuale, ma secondo me esageri, Bull.»
«Non esagero, fidati» e le parole del qunari fecero
tingere di rosso anche le orecchie della ragazza.
“Che stronzo,
le ha chiaramente detto che ha fantasticato su
di lei, non si vergogna? Diamine, io non dovrei proprio parlare, visto
che ho fatto altrettanto oggi, ma se non altro conservo la
dignità tacendo un dettaglio che non è dovuto che
lei sappia. Per quanto possa essere visto come lusinghiero, potrebbe
darsi che sia fastidioso in egual misura.”
Vide Delia bere un altro bicchiere di liquore e posando lo sguardo sul
guerriero disse pacatamente: «Oh, e come mai non siamo ancora
andati a letto assieme? Non hai pensato di voler constatare se la
realtà supera la tua fantasia, Bull?»
In quel momento Varric ringraziò la sua buona stella
– semmai ne avesse avuta una – per non aver
riempito il suo bicchiere di amaro, dato o che lo avrebbe sputato per
lo stupore di quella frase, o peggio, ci si sarebbe strozzato.
“Colpo di
scena! Delia che rimbecca a questa maniera
è totalmente inaspettata! Muirne, dovresti essere qui per
goderti questo spettacolo. Un momento: Delia è interessata a
Bull, possibile?”
«Certo, certo che l’ho pensato, capo, e ammetto che
la proposta è allettante.»
«Sempre che tu possa interessarle, bestione»
s’intromise Varric «dicci, Delia: qualcuno qui a
Skyhold ha catturato la tua attenzione? Ho fatto una scommessa al
riguardo e…» non terminò la frase,
interrotto dalla ragazza.
«Te l’eri preparata, per caso, questa
domanda?» chiese lei a denti stretti, ma non sapeva affatto
recitare.
«Diciamo che era una cosa che volevo chiederti da un poco;
vorrei sapere se ho puntato bene i miei soldi.»
L’espressione indignata di Delia era talmente teatrale che
Bull rise, mentre la ragazza si portò le mani sul cuore e
disse: «Come hai potuto, sei spregevole!»
recitò, incapace di nascondere il sorriso sulle labbra
«Sì, e per essere precisa sono due le persone che
mi intrigano» continuò, versandosi
dell’altro amaro nel bicchiere.
«Però, capo, così si fa! Invitale
entrambe a letto, potrebbero sorprenderti.»
«E ci dici anche chi sono?»
«Varric, te lo dico solo se mi dici su chi hai puntato il
denaro e in caso tu ci abbia preso voglio la metà della
quota.»
«Da quando sei così attaccata ai
soldi?»
«Da quando si scommette sulla mia vita sessuale,
direi.»
Il Toro di Ferro rise della grossa e strizzò
l’occhio al nano, dando a intendere che si era cercato una
risposta del genere.
«Me la sono meritata, va bene. Un’altra domanda:
preferisci le donne o gli uomini? Voglio sapere se ho puntato sul
cavallo sbagliato, cosicché raddrizzi il tiro, ma tu devi
parlare.»
«Così non è giusto, Varric»
fece il Toro protestando «farti passare informazioni dalla
fonte non è valido.»
«Immagino che tu voglia saperlo per ragioni puramente
accademiche, vero, Piccoletto?»
Il volto del Toro si
contrasse in un ghigno, fissando Delia, mentre il suo sorriso diventava
più feroce, animalesco: «Non la chiamerei ragione
puramente accademica, io.»
“Lo sapevo, lui non sarebbe stato mai cancellato
dalla
lista.”
«Se avete finito di beccarvi come due ragazzini, vi
rispondo» la risposta della giovane ottenne subito
l’effetto
voluto, dato che entrambi zittirono all’istante e posarono i
loro
sguardi su di lei «a me piacciono le persone, ecco
tutto.»
«Dici tutto e dici niente così, Delia: uomini o
donne?» chiese Varric.
«Non mi interessa cosa
abbiano tra le gambe.»
«Elfi, nani, umani… o qunari?»
la
domanda era mirata e, a giudicare dal rossore della maga, non era stato
solo Varric a capirlo.
«Qunari compresi,
Bull. Anche se non ho mai avuto il piacere,
almeno finora.»
“Ricambia il
suo interesse, chi lo avrebbe mai
detto?”
«Potrei renderlo molto piacevole per te, capo.»
«Deficiente!» esclamò Delia, continuando
ad arrossire.
“Pensi che lui
stia scherzando, Delia? Non hai
idea di cosa ti farebbe Bull su questo tavolo se tu glielo chiedessi,
in questo preciso istante. Se lo facesse non è escluso il
fatto che io guarderei. Per le tette di Andraste, che situazione
assurda, e dire che io ero uscito soltanto per fare una passeggiata per
togliermi dalla testa Delia e il sesso collegati tra loro. E cosa
succede? Mi ritrovo ancora di più a pensare a questa bella
ragazza nuda, adesso sopra un qunari. Miseriaccia!”
Varric pensò che il rosso sulle guance rendeva la maga
più carina e, assieme a quello dei capelli, faceva risaltare
gli occhi chiari, ma quello che lui aveva tenuto nella sua mente fu
detto a
voce alta dal condottiero: «Sei più carina con le
guance rosse, ma sono sicuro che col tempo smetterai di arrossire,
perché ci farai l’abitudine.»
«L'abitudine a cosa? A parlare di sesso?» chiese
Delia, versando un bicchiere per Varric e uno per sé.
«No, quello lo fai a prescindere di tuo; io intendevo dire
che ti abituerai ad avere a che fare con due pervertiti come me e
Varric.»
Delia rise ancora: «Allora lo
ammetti?»
«Ammetterlo? Lui lo porta scritto addosso, così
come si indossa una maglia» dichiarò Varric con
convinzione.
«Maglia che però non ho»
replicò il qunari sollevando il petto, come se volesse
impressionare i presenti «ma puoi immaginare la parola
pervertito
scritta in maiuscolo, su una targa in argento,
capo.»
«Avrei detto che la targa starebbe meglio sulle tue corna,
mentre la vedo meglio sul torace di Varric.»
A quelle parole il nano sentì caldo, parecchio
caldo, e si
chiese se non lo provasse già da prima a causa del liquore
parecchio alcolico.
“No, Delia, io
ci sto provando a
immaginarti vestita, ma non funziona se tu mi nomini con quella voce.
Cazzo, chissà come sarebbe sfiorarti…”
Cercò di ricomporsi e sorrise complice a Delia e beffardo al
Toro: «A quanto pare i miei peli sul petto fanno sempre
scintille, me ne compiaccio.»
«I vostri petti fanno immaginare parecchie cose»
rintuzzò Delia con un sorriso malizioso.
«E invece
io noto che il nostro capo sta flirtando con noi, Varric, o mi sto
sbagliando? Sono per caso ubriaco o lo ha fatto davvero?» il
qunari alzò il sopracciglio dell’occhio sano al
nano con
fare cospiratorio, mentre Delia rideva della grossa.
«Lo ha fatto davvero, caro mio, e credo che quando torneremo
nelle nostre stanze ci daremo da fare pensando a lei»
ribatté Varric sfacciato.
“Delia
apprezza anche le battute pesanti, dato che ride; se
le avessero dato fastidio ci avrebbe detto di piantarla, ne sono
sicuro, quindi voglio lasciarmi andare anche io allo scherzo. Se ci
prende a calci nel culo avremmo supposto male.”
«Veramente io non avevo in mente quello»
fu la
risposta del Toro e quella volta fu lui a lanciare
un’occhiata
lussuriosa nei confronti di Delia che intanto scosse la testa, facendo
capire che stava prendendo tutto sul ridere.
“Oh,
merda” si disse Varric, avvertendo un senso di
vertigine, sebbene fosse seduto.
«Siete uno spasso, voi due! Il massimo sarebbe stato avere
con voi anche Dorian, che in quanto a doppi sensi è
imbattibile. E mio fratello, che sarebbe morto
dall’imbarazzo, come
Cullen; spero che possa capitare una prossima volta anche con
loro!» disse
Delia, ormai nello spirito giusto di prendere tutto alla leggera; o
forse era lo spirito che stava progressivamente prendendo dimora in
lei, visto che stava già andando verso il sesto bicchiere di
amaro: contrariamente alle aspettative di Varric, a primo impatto non
sembrava parecchio alcolico, ma bevendolo ammise che la Macellaia
sapeva il fatto suo, non avendola mai vista ubriaca con quella roba.
Il Toro intanto fece segno a Varric di non far capire a Delia che quei
due stavano progettando nei minimi dettagli la sua festa: doveva
restare una sorpresa.
“Come se fossi
così cretino da sbandierarglielo,
senza un perché, con leggerezza. Piccoletto, per chi mi hai
preso? Non sono io quello che borbotta cose quando ronfa dopo essersi
ubriacato” per un attimo Varric lo
guardò
stringendo gli occhi, ma poi vide Delia contenta e i suoi occhi si
indirizzarono a lei con dolcezza e propose un altro brindisi:
«Allora brindiamo alla prossima occasione, e con questo
brindisi ci promettiamo di passare un’altra serata in
compagnia.»
«Alla prossima occasione!» risposero in coro la
ragazza e il qunari.
«Varric, ho notato che finalmente chiami
il capo col suo nome, come mai hai deciso di non essere più
così formale?»
“Non gli
sfugge niente, accidenti!”
«Ero stanco di sopportare i suoi rimproveri, e per farla
stare zitta la chiamo Delia» fece, minimizzando
l’accaduto, per non far fare la ruota all’ego di
Bull che aveva la forma di un pavone, a dire di Varric.
«Bull, la verità è che il mio nome era
troppo complicato e Varric lo ha imparato solo ora.»
Un’altra risata potente del Toro riecheggiò per il
piano: «Capo, quando ti ci metti sai essere davvero
divertente!» gridò, riempiendo il boccale di birra
ormai vuoto di amaro «Buono» fece «ma
credo che sarebbe più gustoso assaggiare qualcosa che sa di
gelsomino.»
“Creatore, si
sta degenerando!”
«Bull, esiste la marmellata ai fiori di gelsomino»
scherzò Delia, ma il ladro era sicuro che la ragazza avesse
capito dove volesse andare a parare l’idiota del Toro:
potrà sembrare ingenua, ma non è affatto scema,
come si pensa spesso alla prima occhiata se si parla di lei.
«Uhm… sì, ma io pensavo ad altro,
sempre dolce
e al sapore di gelsomini, comunque» Varric bevve
un altro bicchiere, per poi nascondere il viso tra le mani, riflettendo
sul fatto che quello era decisamente troppo. Non restava che ascoltare
come si sarebbe cavata Delia dall’impaccio e se avesse avuto
bisogno,
le avrebbe dato man forte o ci avrebbe pensato direttamente lui.
«Se vuoi provare ad assaggiarmi,
Bull, fai pure; se proprio
ci tieni puoi farti trovare nudo in camera mia quando meno me lo
aspetto. Ti sei offerto per aiutarmi ad alleviare la mia tensione, e
allora? Cosa aspetti?»
«Ricevuto, capo: mi
farò trovare nudo, come hai chiesto, e proprio quando meno
te lo aspetti» e il Toro alzò la sua caraffa
facendo un brindisi muto a Delia, che non poté fare a meno
di ridere. La ragazza ricambiò il gesto e il nano quella
volta non capì se si fossero presi allegramente in giro
oppure stessero facendo sul serio.
“Non sono
sicuro di volerlo sapere, non questa volta. Certo
è che mi è sembrato proprio di vedere Muirne che
giocava con la bella Rivaniana, prima di andare sottocoperta, anche se
non hanno mai smesso di flirtare tra loro… o con
me.”
«Ovviamente non lasciamo solo Varric; se per te non ci sono
problemi, capo, lo inviterei a letto con noi»
seguitò a dire Bull e Varric quella volta dovette esser
aiutato da Delia che gli diede delle forti pacche sulla schiena, in
procinto di soffocamento: a quanto pareva, la buona stella di Varric
era andata già a farsi friggere.
«Andraste puttana! Varric!» imprecò la
maga, soccorrendo il suo amico. Quando Varric stette meglio, ella
tirò un sospiro di sollievo e indirizzò uno
sguardo truce al qunari «Bull, che cazzo, potevi aspettare
che Varric finisse di bere il suo bicchiere» lo
rimproverò.
Era davvero arrabbiata, e il nano si
sentì scaldare dalla preoccupazione di Delia nei suoi
confronti.
«Scusa, Varric, e scusa anche a te, capo; la tentazione di
vedere le vostre reazioni nel sentirvelo confessare mentre bevevate
è stata troppo forte.»
«Questa me la paghi, bastardo» sentenziò
Varric che sentì una leggera pressione sulla spalla: era la
mano dell’Inquisitrice che lo invitava alla calma e a non
litigare.
Anche se non si azzardava mai a leggere nei pensieri altrui, non voleva
dire che lei non capisse ciò che la gente pensava o che non
si facesse capire a sua volta.
Quel tocco gentile ottenne l’effetto sperato, e Varric si
sentì bruciare al di sotto della sua casacca, proprio nel
punto in cui Delia continuava a tenere la mano: di quel passo non
avrebbe smesso con facilità di fantasticare sulla maga come
amante, immagine che si faceva sempre più viva in lui.
«Hai fatto sesso con più di una persona
contemporaneamente?» domandò Delia, non
nascondendo la curiosità e cercando di sviare il desiderio
di Varric di impugnare Bianca contro il qunari, sebbene non l'avesse
portata con sé.
“Non dargli
corda, Delia, per favore! Ma ti ringrazio, ho capito che stai spostando
il discorso altrove per non farci litigare.”
«Sì, mi è successo, qualche
volta» iniziò Bull «te lo leggo negli
occhi, capo, vuoi sapere i dettagli, vero?»
insinuò poi osservando la ragazza che ricambiava
l’intensa occhiata.
«Non è che sei tu che vuoi raccontarlo e
basta?»
“Prendi e
porta a casa, Piccoletto.”
«Mi hai scoperto; chissà che Varric poi non
inserirà questa cicalata nelle sue storie»
ghignò, e il nano non perse occasione di rispondere per le
rime.
«Non sia mai, Piccoletto,
non vorrei poi dividere con te il
merito di un’ipotetica storia di successo. La loro creazione
è solo mia prerogativa.»
«Eh, questi artisti molto presi da loro stessi»
fece il qunari mimando una finta rassegnazione con un sospiro.
«Gli artisti tengono molto alle loro opere, sono le loro
creature, che condividono coi lettori, ma i genitori delle storie sono
solo loro, ed è improbabile che vogliano dividere il
processo creativo con qualcun altro» rispose serenamente
Delia, sorridendo a Varric che approvò il ragionamento,
felice che la ragazza lo avesse espresso, felice che avesse
un’intesa con l’Inquisitrice, come due veri e buoni
amici.
«Capo, sei sempre troppo poetica, ma ti si addice, sei un
raggio di sole in questo momento così oscuro.»
“Ha bevuto
parecchio prima di incontrarci, per parlare
così. Oppure è semplicemente un ruffiano. Cosa
spera di ottenere?” il nano sapeva
però che la
risposta a quella domanda era fin troppo chiara.
Varric vide Delia ridere a crepapelle all’udire di quelle
parole: «Sei un leccaculo, Bull, ma con me non
funziona.»
«Forse con te funziona usare la lingua altrove.»
La
ragazza quella volta non riuscì a trovare una pronta
risposta – forse stava solo cercando di lasciar perdere o di
trattenersi dal picchiarlo – e vedendo lo sguardo di lei
vuoto,
assente, le guance che si mossero mentre il torace della ragazza si
alzava e abbassava, Varric approfittò del silenzio di Delia
per
rispondere:
«Volete un letto, magari?» chiese, cercando di
capire cosa stesse succedendo alla maga, all’improvviso
così taciturna.
“Delia, come
stai? Le parole del Piccoletto ti hanno
urtata?”
“Bene, ho
trovato la base per una trama da abbozzare quando
mi sentirò terribilmente perverso. Ma il protagonista non
sarà un qunari, bensì un templare. Biondo. Dalla
chioma ricciuta. È deciso.”
«Io direi di sì, Varric, e se il capo non stesse
per crollare avrei detto che lo avremmo diviso, tutti e tre»
il guerriero ammiccò a Varric, indicando Delia, che quella
volta, a differenza di un attimo prima, non riuscì a
trattenere uno sbadiglio, portandosi una mano davanti la
bocca.
«E la nostra Delia è riuscita
nell’impresa di far scendere il sonno sulle sue palpebre;
credo che sia meglio che tu vada a dormire, ne hai bisogno.»
“Meno male, sta bene,
è solo stanca.”
«Direi di sì, penso proprio che andrò a
ritirarmi, scusatemi se non sono stata di compagnia» disse la
ragazza mortificata
«Ma no, capo, va tutto bene! Abbiamo brindato promettendo di
rifarlo prossimamente, non devi scusarti, sei stanca, è
comprensibile. Vuoi che ti accompagni? Riesci a tornare nella tua
stanza?» Varric non capì se il Toro stesse facendo
il buffone o meno e si augurò che fosse solo uno stupido
scherzo.
“Ne vuole
approfittare?”
«Ce la faccio,
Bull, ti ringrazio. Voi però andate avanti a bere anche per
me, mi raccomando. Non dovete mica smettere perché io vado
via.»
«Delia, mi sa che
andrò in camera anche io» disse Varric
«penso di aver trovato un’idea per il mio romanzo,
quindi non voglio lasciarmi sfuggire il lampo
dell’ispirazione che finalmente è
giunta.»
Non era del tutto esatto, Varric lo sapeva, ma non se la sentiva di
lasciare da sola la maga; non temeva per la sua incolumità
– era adulta, anche se sembrava una ragazzina, e se voleva
fare sesso col Toro non erano certamente affari suoi – ma per
la propria, se si fosse allontanato da lei: pensava, invece, che se
avesse fatto
altri due passi con lei, nel tragitto per accompagnarla ai suoi
alloggi,
lontana dall’alcol e dalla presenza maligna del qunari, Delia
sarebbe tornata lo scricciolo che metteva da parte la malizia per
essere sempre gentile e disponibile, e lui avrebbe smesso di pensarla
come la donna sconvolgente su cui aveva fantasticato per tutta la
giornata, e con cui
aveva fantasticato di lasciarsi avvolgere dal
piacere dei sensi.
«Allora io credo proprio che tornerò da una bella
biondina che pare mi stia cercando» Bull rese manifesta la
propria volontà – sbirciando al pian di sotto e
notando che la sua ipotesi era corretta – e si salutarono,
Delia e Varric che uscirono e constatarono che il tempo era peggiorato.
«Merda, che tempo di merda!» sbottò il
ladro, stringendosi nelle spalle, dato che la sua giacca non era
abbastanza pesante. Subito però notò Delia
mettergli un drappo addosso e si chiese cosa stesse facendo:
«Delia, cos’è?»
«Ho evocato una mia giubba: ti fa freddo, no?
Tienila.»
“Che cara
ragazza, è davvero un tesoro.”
«Te la restituirò non appena ci vediamo»
disse Varric, beandosi del calore che gli dava la pelliccia della
casacca – mi
arriva alle ginocchia, ha evocato una giacca
corta, ma adatta a me; è veramente premurosa
– di
Delia; prestando un po’ di attenzione poté
accorgersi che anche l’indumento odorava del profumo della
ragazza e quella fragranza lo avvolse con delicatezza, avviluppandolo
in piacevoli fantasticherie.
«Non preoccuparti, Varric, ne ho altre» rispose la
giovane, destandolo dal suo sogno a occhi aperti, mentre si accomodava
su un muretto «mi siedo un attimo, credo di esser
brilla.»
«Stai bene? Hai bevuto parecchio questa sera.»
«Quando sono in compagnia è più
divertente, e forse non mi sono accorta di aver bevuto più
del solito.»
Delia alzò lo sguardo e Varric osservò il suo
viso contornato dai ciuffi di capelli ribelli che veniva illuminato dai
pallidi raggi di luna: sì, era davvero una bella ragazza e
ne era attratto, non lo ritrattava.
“Come sarebbe
baciarla?”
Si avvicinò a lei e quello che fece stupì
dapprima se stesso, mentre avvertiva una scarica di eccitazione
corrergli lungo la schiena, decidendo di fare un passo azzardato,
folle, e forse per questo coraggioso.
Fu un bacio dapprima timido, un incontro di labbra che, insicure, si
avvicinavano per la prima volta e che quindi cercavano di capire fin
dove potessero spingersi, fin dove si trovasse il limite tra lecito e
illecito.
Delia posò una mano sul torace del nano e non lo
respinse, anzi, gli fece capire di desiderarlo a sua volta.
Fu lei ad approfondire il bacio, al sapore di liquore di grazia
cristallina, facendolo di sua spontanea volontà, e rese quel
tocco più intenso, forte, lasciando Varric senza fiato.
Quando si staccarono, Varric vide la ragazza sorridergli, i grandi
occhi azzurri e i corti capelli neri mossi dal vento, che lo rendevano
davvero deciso di mandare al diavolo quel proposito di stare al suo
posto, andando avanti e non restando legato al ricordo di un passato
che non sarebbe mai tornato: lei era il presente.
«Muirne,
è stato… non ho parole, forse
dovremmo rifarlo» esordì, audace, e non gli
importava se aveva avuto il coraggio di parlare a quel modo grazie ai
bicchieri bevuti.
«Sì, forse dovresti, Varric, ma baciando Hawke,
non me.»
Nel sentirsi dire così, il nano si riprese, scuotendo con
forza il capo; l’immagine di Muirne scomparve, e tutto quello
che vide, una volta lucido, fu Delia che rideva a crepapelle,
trattenendosi la pancia.
“Cazzo, era
l’Inquisitrice! Ho baciato l’Inquisitrice e
l’ho
chiamata Muirne! Questa non me la perdonerà mai; sono
fottuto!”
«Inquisitrice… Delia…»
iniziò, correggendosi subito «mi dispiace tanto,
sul serio. Sono mortificato.»
Sentirla ridere ancora di gusto lo fece sentire uno stupido, anche
perché in quel momento non riusciva a capire se lo stesse
prendendo in giro o meno; col tempo l’intensità
della risata
scemò – sincera
e vitale come quella di Hawke,
pensò – e Delia posò il suo sguardo su
Varric, un’occhiata allegra, ma al tempo stessa colma di
tanta
dolcezza.
“Adesso mi
scaglia contro una palla di fuoco, e la cosa
peggiore è che me la merito.”
«Oh, Varric,» fece lei poggiandogli teneramente una
mano sulla spalla «non sono arrabbiata, ma credo che dovresti
dire a Hawke che cosa provi per lei. Non sono stupida: l’unica Muirne a
cui avresti detto quelle cose è lei. Non credo sia poi un
nome molto comune, o sbaglio?»
«Ma ti ho chiamato con il nome di un’altra
donna…» era confuso: perché era
così comprensiva? Non si sentiva rifiutata, cosa che
effettivamente era?
«Sì, ma fortunatamente non eravamo a letto
assieme; lì sì che ti avrei ucciso,
perché il tutto avrebbe implicato che avrei creduto al fatto
che ti piacessi davvero e mi sarei fidata a tal punto da entrare in
intimità con te. Non è successo, no? Allora va
tutto bene.»
“Non fa una
piega per lei, dato che ha
una personale scala di valori, e io accetto la sua visione delle cose,
con tanto di motivazione.”
«L’unica cosa che posso dire è che
rinnovo le mie
scuse, Delia, davvero; tu somigli in tante cose a Hawke, specie quando
scherzate e riuscite a vedere il bicchiere mezzo pieno e non so come
abbia fatto…» s’interruppe, grattandosi
il capo e
pensando che quella confessione potesse risultare patetica sia per
l’Inquisitrice sia per lui che si era esposto come un emerito
ottuso con la persona sbagliata, ma che non meritava una carognata del
genere.
«Il bicchiere è sempre pieno, non lo è
per metà; ti svelo un segreto: laddove si pensa ci sia il
vuoto, c’è l'aria.
L’aria occupa uno spazio,
riempie il
bicchiere sopra il liquido.»
«È una presa per il culo? Se è
così me la merito.»
«No, non lo
è, è tutto vero. Vedi?» fece lei
creando un piccolo vortice sul palmo della propria mano «Se
l’aria non avesse consistenza e spazio, non potrei
smuoverla.»
“Anche se ha
bevuto più del solito è
vigile abbastanza da non sragionare, ed è sempre positiva
nei confronti della vita. E sta
cercando di consolarmi visto che mi sento una merda, cosa che sono.
È fantastica.”
«Eh…» sospirò il nano
«Quanto vorrei che fossi ubriaca, e non così
indulgente con me. Non so come farmi perdonare.»
«Ti ho detto che è tutto a posto; Hawke
è fortunata.»
«Io e Hawke siamo solo…»
iniziò non molto convinto, ma fu interrotto dalla maga.
«Solo
amici? Non è che convincendotene alla fine
diventa vero. Non voglio mettere becco nelle tue decisioni, Varric, che
sono solo tue e di nessun altro, ma noi siamo amici, tu e Hawke siete
anime gemelle.
Quando parli di lei i tuoi occhi brillano e quando me
l’hai presentata ho visto quanto fossi fiero di lei,
orgoglioso, l’ammiravi come se tutta la tua attenzione fosse
calamitata su di lei grazie alla sua sola presenza. Creatore, non avevo
mai visto un uomo così rapito da una donna straordinaria
prima di vedere te e lei. Mi sono emozionata solo guardandovi e mi
basta ripensarci per riprovare la stessa commozione.»
“Davvero la
guardo così?” si
interrogò, ma in cuor suo sapeva già quale fosse
la risposta; Varric doveva chiedersi, invece, se sarebbe stato del
tutto onesto con se stesso, al punto da ammettere che Delia aveva
ragione.
«Dimmi, Delia, non sono io uno delle due persone da
cui sei attratta?» le chiese inaspettatamente, sperando
vivamente in cuor suo
di non essersi sbagliato, ma quel pensiero era sopraggiunto repentino e
sembrava così verosimile che aveva bisogno di sapere la
verità.
«E se ti dicessi che lo sei?»
“Questa non ci
voleva.”
«Merda… allora ti chiedo un’altra volta
scusa. Come si fa a dire di no a una ragazza come te, a parte se sei un
coglione come me?»
«Dici no se sei un coglione come te che però prova
qualcosa per un’altra persona.
Tranquillo, non ci provo con chi ha la
testa altrove.»
“So che dici
così per farmi capire che non ce
l’hai con me, ma più fai così e
più mi fai sentire in colpa. Come si può dire di
no a te?”
«Sei un’amica splendida, Delia, e mi auguro che tu
possa essere felice con qualcuno.»
«Chissà, vediamo un po’ come evolveranno
le cose.»
«Posso sapere chi è l’altra
persona?»
«Promettimi di non dirlo a nessuno, altrimenti
sarò io l’artefice della tua morte e
torturerò persino il tuo cadavere, ma non come
personaggio» il tono della voce dell’Inquisitrice
era scherzoso, ma Varric sapeva che con quella confessione lei si stava
fidando di lui.
«Lo prometto, Delia.»
«Non farmene pentire» sospirò la ragazza
«fino a poco fa eravamo tutti assieme: i due uomini che mi
hanno intrigata e io.»
“E alla
fine… era davvero il Piccoletto la persona
più papabile di tutte.”
«No, ma dai!» stava già per ridere a sua
volta, per via della situazione assurda, ma il pugno sinistro di Delia
da sotto il mantello lo dissuase
dal farlo. Non credeva che lo avrebbe mai colpito, ma non voleva
rischiare per una supposizione errata.
«Non. Una. Parola. Non una parola, Varric» quella
volta Delia era categorica, pretendeva che non si mettesse in
discussione questa sua volontà.
«Gli piaci, come mai non c’è stato
ancora niente?» chiese cospiratore, come se stesse
macchinando chissà cosa.
«Ti avevo detto di non parlare. Lo sapevo che non avrei
dovuto dire nulla» sospirò la maga, portando le
ginocchia al petto.
«Scusa, Delia» il nano era tentato di posarle una
mano sulla spalla, per farle capire che non era sua intenzione burlarsi
della sua rivelazione, ma non lo fece. L’aveva respinta poco
prima, e non sarebbe stato giusto cercare un contatto con la persona
con cui avrebbe potuto averne anche più profondo, ma che non
aveva voluto.
«Non preoccuparti, mi passerà, come mi
farò passare questa fissazione. Dai, è
così chiaro che scherza!» esclamò, e
dalla voce della ragazza Varric capì che credeva davvero in
quello che diceva.
«Delia…» iniziò Varric, non
sapendo cosa dire di preciso: era bravo con le parole, ma non gli era
mai capitato di rincuorare qualcuno per un’infatuazione
assurda, a parte il Biondino quando perse la testa per Hawke
– senza che lei si fosse approcciata al mago con
l’intenzione di flirtarci – ma non era un caso
analogo; se Anders si era immaginato una casa e tanti bambini maghi
senza che Muirne gli avesse dato corda, Delia e il qunari stavano
sempre a scherzare, e tra loro si avvertiva una certa tensione... sessuale,
come minimo.
«Sei una bella ragazza, e sei anche molto in gamba, chi
potrebbe resisterti?»
«Chiunque, tu per primo lo hai fatto!»
esclamò lei in uno scatto, l’enfasi unita alla
rabbia che le fecero tirare una lingua di fuoco contro il cielo
«Scusami, Varric, non dovevo, sono solo confusa»
fece poi, osservandosi tristemente i piedi.
In quel momento Delia appariva tanto tenera quanto fragile; non
sembrava affatto la donna intraprendente e coraggiosa che tutti
ammiravano e tutto quello che Varric voleva fare era abbracciarla, per
farle sentire la sua vicinanza: nessuna parola da lui detta
l’avrebbe aiutata, e forse un gesto avrebbe potuto fare molto
di più. Prima che però potesse muoversi per
cingerla, fu lui a essere avvolto dalle braccia di Delia, la testa che
poggiò sul suo petto. Il nano le carezzò i
capelli, stringendola a sua volta e lasciando che fosse lei a sfogarsi;
se fosse bastato a farla sentire meglio sarebbe rimasto così
anche tutta la mattinata a parlare con lei.
«L’Inquisitrice alle prese coi sentimenti come una
fanciulla alla prima cotta; usa questa faccenda nel nuovo libro per
Cassandra, magari riesci a renderlo più comico di quanto non
lo sia» si derise, certa che il Toro non avrebbe mai
ricambiato le sue attenzioni «che brava leader, non
è vero? Una ragazzina che s’infatua per qualcuno
che non la considera. Ha più possibilità mio
fratello con Dorian, che ricambia le sue attenzioni, per quanto sia
introverso.»
Varric rise e cullò la ragazza: «Io credo che tu
piaccia davvero a quel marcantonio, e forse ho capito perché
comunque sia non si avvicina a te in quel modo: forse ti vede come una
persona irraggiungibile. Anche io l’ho pensato, a dirti il
vero, sai?»
Delia alzò il capo e si ritrovò a fissarlo, gli
occhi spalancati: «Perché sono lady Trevelyan? Se
pensi questo, Varric, hai preso una bella tranvata in testa. Io non
sono una lady.»
«Mettiamo da parte il tuo cognome, che è motivo
per cui la gente comune può trovarti inavvicinabile, ma
considera che sei l’Inquisitrice. Sei il capo qui, e che ti
piaccia o no, in un modo o nell’altro tutti hanno un
atteggiamento reverenziale nei tuoi confronti.»
«Ma non lo voglio!» in quel momento Delia
– anziché Hawke – gli ricordò
Merrill, un po’ ingenua e a tratti infantile, e Varric
ridacchiò tra sé.
«Lo so, lo so, eppure
è così. Sei rispettata, ma anche temuta, sei
ammirata e benvoluta; pensaci: fai tanto per le persone e sei retta e
giusta, come possono pensare le persone di essere degne della tua
attenzione? Vedila in quest’altro modo: se tu fossi stata tra
i maghi del Circolo che si sono uniti all’Inquisizione e ti
fossi presa una sbandata per un Inquisitore che non sei tu, non avresti
pensato anche tu che non avrebbe mai considerato te, una
“semplice” maga? Quando si ricoprono posizioni al
vertice, purtroppo si viene messi sul piedistallo, anche se tu non lo
vuoi. Accadde lo stesso a Hawke quando le diedero il titolo di Campionessa: se
Isabela non la avesse conosciuta da prima probabilmente non si
sarebbero mai avvicinate» spiegò il nano.
«Davvero è successo anche a Hawke?
Effettivamente…» la ragazza
soppesò le parole del ladro, riflettendoci su «Non
credo che avrei avuto occasione di interagire molto con un Inquisitore,
sarei stata una dei tanti alleati, non che mi sarebbe spiaciuto
comunque;
grazie, Varric, potresti aver ragione. Ma questo non spiega una cosa:
io e Bull siamo in confidenza, non sono lontana per lui.»
“Un’altra
cosa da considerare. Forse è
davvero cretino e basta, Delia, e se dovessi avere delle prove a
sostegno di questa tesi te le darei immediatamente.”
Cercando di ragionare – il freddo di Skyhold aiutava non poco
– Varric disse: «Un conto è essere
amici, un altro paio di maniche è pensare di aver a che fare
con gli amici a letto.»
«Tu però ci hai pensato con Hawke e non
negarlo.»
“Benedetta
ragazza, perché pensi sempre
così tanto? E come potrei negartelo, ormai?”
«Però non è mai accaduto nulla, mia
cara ragazza. Proprio perché ho sempre pensato che potesse
essere
uno sbaglio sconfinare e rovinare tutto» ammise amaramente.
«Varric, mi spiace tanto» si ritrovò a
dire Delia, che ricevette una carezza sul viso dal nano e Varric
sciolse l’abbraccio, non voleva rischiare di approfittarne.
«Prova a pensare che il Piccoletto
abbia fatto la mia stessa
riflessione e tutto non ti sembrerà più
così assurdo.»
Delia, ora più serena e
calma, si alzò e gli diede un bacio sulla fronte:
«Se non parli a Hawke e non le dici cosa pensi, lo
farò per te, non appena la incontro di nuovo. Non bisogna
mai farsi
sfuggire l’occasione.»
«Ricordalo anche tu, allora, non voglio sentirti parlare di
gettare la spugna col colosso qunari che ti guarda come se volesse
divorarti. Tu intanto fai un tentativo e nel caso in cui dovesse andar
male, puoi trovare qualcuno migliore e che ricambi
il tuo interesse, no? Una vecchia canzone dice: trovi un altro
più bello…»
«Che problemi
non ha!» continuò Delia
canticchiando «Me ne ricorderò; buonanotte,
Varric, dormi bene. E grazie.»
«Per cosa?»
«Per esserci, e per essere mio amico: per me è
importante.»
E dandogli le spalle, non senza salutarlo nuovamente,
l’Inquisitrice tornò ai suoi alloggi, il mantello
che non la rendeva più invisibile come quando la
incontrò nel cuore della notte, dato che a breve sarebbe
sorto il sole, mentre Varric non riusciva a smettere di sorridere,
anche se l’allegra ebbrezza data
dal liquore si era del tutto dissolta.
“Muirne e
io… a quanto pare quella streghetta di
Delia ci ha visto giusto. Ma non glielo dirò mai,
c’è Isabela con lei e con lei Hawke è
felice. Tanto mi basta per essere felice a mia volta.”
Il
nano non smise di guardarla camminare fino a quando non la vide
diventare un punto minuscolo che si dirigeva alla torre principale;
dopo alcuni attimi la luce negli alloggi di Delia si spense e Varric
decise di andare a riposare a sua volta.
Stava per tornare nella propria camera, quando si sentì
chiamare da qualcuno che aveva ancora voglia di fare conversazione.
«E così non sei andato a dormire con
l’Inquisitrice, Varric, hai voluto aspettarmi?»
chiese il Toro di Ferro chiudendo alle sue spalle la porta della
taverna.
«Sono un gentiluomo, io, non mi permetterei mai di avere a
che fare con una donna che non mi desidera.»
«Non lo metto in dubbio, e nemmeno io farei una cosa del
genere. Stavo scherzando. L’Inquisitrice è andata
a dormire, vedo.»
«Sì, era parecchio stanca, e adesso lo sono anche
io» Varric voleva sapere dove volesse andare a parare.
«Quanta fretta, Varric! Non ti va di fare due chiacchiere con
me?»
«Non si può rimandare?»
«Sarò breve, promesso» alle volte il
qunari sapeva essere eloquente, e non solo con chi approcciava.
«E va bene» fece il nano sconsolato
«forza, cosa hai da dirmi?»
«Volevo solo dirti di prendere le cose più alla
leggera, Varric: ricorda che sotto la tunica, l’armatura e la
magia, Delia resta sempre una persona con dei bisogni.»
Adesso sì
che aveva capito cosa intendesse dire.
«E tu sai quali sono, dico bene?»
domandò Varric, più tagliente di quanto non
volesse esserlo nelle intenzioni.
“Direi proprio
di no, se non ti sei accorto che lei
è attratta da te mentre guardi la scollatura inesistente di
quella biondina, Ben-Hassrath dei miei stivali”
il ladro si
guardò bene dal dirlo – lui manteneva sempre i
segreti degli amici – ma non poté evitare di
pensarlo, sentendosi salire un istinto difensivo nei confronti della
sua amica: il Toro di Ferro era un ottimo guerriero e un compagno di
bevute formidabile, ma non avrebbe permesso a nessuno di far soffrire
Delia, tantomeno a lui.
«So una o due cose» disse il condottiero facendo un
verso «ma deve essere Delia a volerle chiedere. Fino a quel
momento vedremo cosa deciderà di fare. Tutto sta a lei, e a
nessun altro.» proseguì con una scrollata di
spalle.
“Quindi lui
sa, ma non vuole agire; che razza di
comportamento è mai questo? Lui non va tanto per il sottile
se deve approcciarsi a qualcuno. È assurdo!”
«Suppongo di sì» ribadì
laconicamente Varric, sentendosi all’improvviso esausto:
tutto quello
che ora voleva era ritornare in camera sua, dai suoi fogli vuoti. Nella
sua testa si erano susseguiti troppi pensieri, tutti troppo
velocemente, in un arco di tempo davvero molto breve. Erano accadute
anche troppe cose, a onor del vero, e sebbene ora alcune faccende gli
risultassero più chiare, Varric non contestava il fatto che
qualche sua certezza era crollata in una sola serata, nella stessa
serata. Si portò
una mano sugli occhi, per dar loro un po’ di sollievo e
sentì una pacca decisa e una mano grande sulla sua spalla,
nulla a che vedere col gesto delicato di Delia di prima.
«Dormiamoci su, domani le cose non ci sembreranno
così pessime come ora» disse il Toro, con il suo
tono più da compagnone.
«L’ho immaginata
nuda per tutto il fottuto giorno; non credo proprio che una dormita
potrebbe aiutarmi.»
“Certo, la mia
mente mi ha giocato lo scherzo di vederla con
gli occhi di Muirne, come desiderava anche il mio cuore, ma il viso e
le curve appartenevano a Delia e, se è davvero bella come
l’hanno figurata le mie fantasie, questo bastardo qunari
sarebbe doppiamente fortunato: perspicace, conturbante e buona come il
pane; cosa potrebbe volere di più?
Se però si prende gioco di lei, il Piccoletto si
ritroverà con una freccia di Bianca su per il culo quando
meno se lo aspetta.”
Il Toro di Ferro rise: «Potrebbe sorprenderti, ma funziona.
Anche io me la sono vista dinanzi gli occhi nuda e non sono riuscito a
pensare ad altro; perché credi che sia uscito dalla taverna
dando un dispiacere a quella cameriera ?»
«Perché sei troppo brillo per
funzionare»
lo prese in giro Varric.
«No, mio buon amico nano: nessuno, donna o uomo che sia,
vorrebbe mai un partner, anche occasionale, che mentre ti scopa pensa a
un’altra persona.»
“Figuriamoci
se non lo so; povera Delia, anche se mi ha detto
che sta bene, spero di non averle spezzato il cuore”
i
pensieri del ladro tornarono a quel bacio, passionale e avvolgente, e
continuava a sentirsi una merda umana, anche se
l’Inquisitrice
gli aveva detto che non era successo nulla per cui scusarsi.
«Se lo dici tu…» Varric cercò
di non darla vinta a quello stronzo fin troppo sveglio «Tutto
quello che conta per me è che Delia stia bene»
disse, come a voler mettere fine a quella chiacchierata surreale.
«E lo stesso vale per me. Dormi bene, Varric; nei prossimi
giorni ci aspetteranno o la città di Crestwood o Emprise du
Lion da
visitare.»
«Non me lo ricordare: tempo da cani da una parte e tempo da
cani dall’altra» commentò, pensando alla
pioggia incessante e al gelo perenne delle due zone.
«Se non altro a Emprise du Lion potremmo mettere le palle
nella neve se non riusciamo a smettere di pensare al capo.»
«Ecco, è una cosa che farei ora, non
poi.»
«Per ora basta solo dormire; in caso dovessimo vederla nuda
anche quando è imbacuccata fino alla punta dei capelli, ne
riparliamo.»
E si congedarono, separandosi per andare nei rispettivi alloggi,
supponendo – non senza avere ragione – che, per un
motivo o per un altro, prima di chiudere gli occhi, entrambi avrebbero
visto, almeno per un attimo, il volto di Delia che, ignara di tutto,
aveva iniziato a sonnecchiare prima di loro.
tabella fiori due
Fiori - Tanti altri
messaggi
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Digitale - Questa cosa non s'ha da fare |
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Achillea - Curare un amore spezzato |
Storie terminate:
1/25 |
Angolino
autrice: Wow.
Credo che questa sia la prima parola che possa dire dopo aver scritto
tutto questo. Era da tanto che non scrivevo un testo così
lungo e alla fine è successo un'altra volta.
Facciamo alcune piccole precisazioni. La tabella e il prompt utilizzato
provengono dalla challenge
floreale indetta da Torre di Carta (e se vi va dateci
un'occhiata). Come prompt ho scelto il terzo, e la debolezza della
carne e dell'anima sono... di tutti e tre i personaggi che appaiono.
Ho immaginato Delia (prima della romance con Bull) infatuata sia di lui
sia di Varric (e chi non ha voluto la romance con Varric? Chi non ci ha
mai pensato almeno una volta nella vita?), ma che Varric pensi a Hawke,
e la mia si chiama Murine, in romance con Isabela.
Vi dirò, aver sentito dire quel "tranqulla, non ho detto
nulla su di noi" e le opzioni di flirt con Varric se sei una Hawke, mi
hanno sempre dato da pensare che questi due non ce la raccontano
giusta. Da lì l'idea che Varric associ l'immagine di Hawke
alla mia Delia (perché per certi versi si somigliano
davvero) e boom! Almeno ha ammesso a voce alta che prova qualcosa per
Muirne.
La tensione sessuale tra Bull e Delia... e che ve lo dico a fare? Non
credo ci sia molto altro da dire.
Per il resto, dunque: Caderyn è il fratello della mia
Trevelyan ovvero l'altro Inquisitore canon delle mie storie: se uno
è Inquisitore l'altro si unisce all'Inquisizione e
viceversa; ho elaborato tutto il canon delle vicende e pian piano ve lo
proporrò. Il loro amore fraterno è quell'amore
fraterno che non ho mai avuto, quindi mi piace che loro siano uniti.
Su di lui ho scritto per ora Cymbidium,
la mia prima storia slash.
Quando parlo della faccenda ricordata da Varric ovvero di Hawke che
dice di apprezzare la sua lingua, l'ho detto in #TeamBlondies,
nella triple drabble dedicata a Varric.
Qui vediamo anche una Delia insicura, che non sa se può
piacere a qualcuno: ritengo che le insicurezze e le debolezze rendano i
personaggi umani, e spero di aver reso bene questo tratto di Delia, che
non è che sappia tanto del mondo, per quanto sia sarcastica
e alla mano, e come diventa amica per davvero con Varric.
La spiegazione fisica del bicchiere tutto pieno, l'uso della
Carrà nella storia (la canzone è "Tanti auguri"),
la faccenda dei preti pedofili (eh, io da qualche parte devo pure
mettere la polemica), sono rimandi voluti al nostro mondo.
Ho anche immaginato un soprannome per Delia, ovvero Macellaia per via
del fatto che è un chirurgo; Caderyn viene chiamato
Contadino, perché è un erborista: Varric
così scherza doppiamente con loro perché li
chiama con nomi di mestieri "comuni" dato che loro se ne sbattono del
loro rango.
Noi sappiamo che Solas apprezza le elfe, ma essendo Delia umana, Varric
suppone che Solas sia immune al fascino femminile, cosa che potrebbe
pensare chiunque.
Spero che la storia vi sia piaciuta. Grazie se siete arrivati fino a
qui, mi rendo conto che il tutto è parecchio lunghetto.
Alla prossima!
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