20th August 2013
Non sapeva ancora come fosse riuscita a trascinare Mia a
quella premiére. La gente era assiepata davanti le transenne
dell'Empire Cinema di Londra come se fosse in attesa per una svendita
dell'ultimo modello di I-phone e Leicester Square sembrava un campo di
battaglia durante il fatidico momento dell'assedio: pugni che volavano,
gomitate sulle costole che arrivavano da ogni dove, insulti rivolti
persino ai cugini di quarto grado e richiami ancestrali lanciati a
decibel illegali. Senza contare gli odori emanati da quelli che, per
ottenere un posto anche solo vagamente decente, avevano dovuto
campeggiare sotto il poco amichevole clima londinese per tre giorni e
tre notti. Lexi poteva sentire chiaramente quel mix di fragranze
assolutamente nauseabondo dato da panini imbottiti e unti del
McDonald's, lacca per capelli e “Feel The Rush”, il
profumo della band per cui era lì.
“Mi sa che questa volta non me la caverò con un
semplice cd per farmi perdonare...” pensò Lexi e
proprio in quel momento una Mia alquanto imbufalita diede voce ai suoi
pensieri.
-Non pensare neanche lontanamente che un misero cd dei The Cure, anche
se in versione deluxe o introvabile, possa ripagarmi per questa
tortura!! Tu come minimo dovrai fare la spesa per i prossimi cinque
mesi e lavare i piatti da qui al resto della tua misera vita!! Senza
contare che, in caso ne avessi bisogno, potresti anche rammendarmi i
calzini!! Nonostante le urla agghiaccianti che le ragazzine e le mamme
attorno a loro stavano emettendo, Lexi riuscì perfettamente
a sentire che cosa le sarebbe toccato sopportare per il resto dei suoi
giorni di convivenza con la sua migliore amica e la cosa non la
entusiasmava più di tanto: se entrambe fossero andate avanti
di quel passo, nell'arco di dieci anni sarebbero state ancora loro due,
sedute sul divano a guardare Britain's Got Talent, in un piovoso sabato
sera, circondate da gatti famelici e annegate in un mare di gelato e
brownies, con lei intenta a rammendare i calzini di Mia.
-Lexi, mi stai ascoltando?!?!
-Sì, ti sto ascoltando... E mi sembri alquanto esagerata! E'
solo un po' di folla!
-Lexi ho appena rischiato la vita a causa di un energumeno di
centottanta chili che cercava di fare una foto al bodyguard di questa
stupida band!!
-Zitta, se invece non vuoi essere linciata da un'orda di fan impazzite!
E comunque non sono una stupida band... Te l'ho già detto un
sacco di volte...
Vide gli occhi dell'amica roteare verso l'alto e un'espressione
sconsolata come a dire “che cosa ho fatto di male per
meritarmi questo” stamparlesi sulla faccia. Lexi
riportò la sua attenzione sulle vetrate illuminate
dell'imponente edificio davanti a lei, oltre il tappeto rosso ingombro
di persone vestite di tutto punto e decisamente indaffarate, per poi
incantarsi a guardare estasiata quell'enorme scritta a caratteri
cubitali che recitava “ The Rush: Our Lives”. Un
moto di orgoglio si impossessò di lei, neanche fosse stato
suo quel docu-film che sarebbe uscito nelle sale di tutto il mondo
nell'arco di dieci giorni. Neanche fosse stata la sua di vita ad aver
subito un cambiamento radicale in meno di tre anni, facendo arrivare
quei cinque giovani uomini ad uno straordinario successo planetario,
comprovato da premi, record e concerti sold out. Era ancora persa nel
suo deliro da fan, quando una massa di qualcosa come tre volte il suo
peso le si scaraventò addosso, tanto da farle temere che la
transenna con cui stava facendo amicizia ormai da più di
sette ore, avrebbe ufficialmente dato forfet, facendola spiaccicare al
suolo.
-Ehi!! Guarda dove metti quel sedere flaccidoso che ti ritrovi!!
Lexi sentì una mano aiutarla a rialzarsi da quella posizione
decisamente poco consona, in cui era piegata a metà sul duro
ferro della transenna, con i piedi a dieci centimetri da terra:
pensò che i salami si dovessero sentire esattamente
così per metà della loro vita. La donna alquanto
nerboruta e indubbiamente infastidita dalla frase di Mia si
avvicinò pericolosamente alla faccia pallida della sua
migliore amica, pronta con ogni probabilità a schiacciarla
come un moscerino. Lexi pensò di intervenire in soccorso di
Mia, ma uno dei bodyguard presenti sul tappeto rosso si
voltò nella loro direzione e con fare minaccioso,
arrivò giusto di fronte alle due contendenti. I capelli
biondi con le punte blu di Mia stavano svolazzando leggermente a causa
degli sbuffi di rabbia che le uscivano dalle narici, mentre le labbra
sottili e pittate di rosso fuoco si contraevano in un ghigno che
prometteva tutto, eccetto una resa veloce. La sua avversaria, alta
più o meno come due volte Mia e larga almeno cinque volte
lei, stava solo aspettando un'altra parola della ragazza per scattare e
fare di lei del delizioso ragù di ventiduenne di
Southampton.
-Che succede qui?
-Questa sottospecie di armadio a tre ante con spazio per le coperte ha
deciso di fare una frittata della mia migliore amica!
Lo sguardo severo dell'uomo in nero si posò su Lexi che,
dopo avergli lanciato un sorriso imbarazzato della serie “io
non centro nulla”, si rese conto essere uno dei bodyguard dei
ragazzi, Cal. Voleva urlare, saltargli addosso, chiedergli qualche
curiosità sui ragazzi, addirittura solo dirgli che
apprezzava tantissimo il fatto che si occupasse della sicurezza del suo
Lucas.
“Che poi non è nemmeno mio... Soprattutto ora che
c'è questa fantomatica Sophia che gli gira attorno... Ma
dico: perché non capisce che io sarei la donna perfetta per
lui?! Oddio, mi sembro una dodicenne in crisi ormonale...”.
-Signorine io direi che sia il caso di darsi una bella calmata... -
Signorine?! Ma se questa ha le dimensioni di un ariete da sfondamento!
-Ora ti distruggo, piccola nanerottola!!!
Lexi abbandonò i suoi pensieri non proprio maturi sul
“suo” Lucas per concentrarsi finalmente sulla scena
che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi: una Mia fuori modo
infervorata stava tirando per i capelli una montagna di donna
altrettanto arrabbiata, che non si tratteneva dal tentare di strapparle
tutte le ciocche blu che si ritrovava in testa. Cal afferrò,
da oltre le transenne, la figura minuta di Mia per la vita,
allontanandola così dalle grinfie di quella megera
ingigantita, facendo sì che la gente attorno si spostasse di
qualche passo per evitare i calci che quella pazza aveva cominciato a
lanciare in direzione di Mia.
-Ora basta!! Lei- disse indicando la donna- venga con me...
Assisterà all'uscita dei ragazzi da un'altra postazione... E
tu- disse indicando Lexi- cerca di controllare i bollenti spiriti della
tua amichetta...
Lexi vide Mia lanciare uno sguardo di fuoco al bodyguard che, intanto,
l'aveva rimessa con i piedi a terra, per poi allontanarsi con
“l'armadio a tre ante con spazio per le coperte”.
Dopo che si fu sistemata il gilet scozzese che aveva sopra i vestito
maniche corte nero ed ebbe sbattuto un paio di volte a terra i fidati
anfibi neri, Mia decise di degnare Lexi della sua attenzione per
incenerirla sul posto, neanche fosse stata un mashmellow da cuocere su
un falò.
-Sappi che ora dovrai anche partecipare a tutte le cene con mia madre
che ci saranno nei prossimi vent'anni...
E quella era decisamente una punizione. Lexi avrebbe tanto voluto
soffermarsi a riflettere su come avrebbe fatto a trovare delle scuse
plausibili per saltare tutte quelle cene imbarazzanti e assolutamente
frustranti con la madre decisamente troppo perfetta di Mia, ma
un'esplosione di urla le fece intuire che il momento era arrivato.
Aspettava quell'esatto istante da praticamente una vita. Quell'istante
in cui finalmente i suoi occhi nocciola si sarebbero scontrati con
quelli dello stesso identico colore di lui e tutto avrebbe assunto un
significato. Quell'istante in cui Lucas Palmer avrebbe infine capito
come la sua anima gemella potesse essere solo ed esclusivamente lei:
Lexi Golder. Aveva impiegato tutta la mattina per scegliere che cosa
indossare, rovesciando il suo intero guardaroba sul letto bitorzoluto e
rovistando per tutto l'appartamento di Lexington Street che condivideva
con Mia, alla disperata ricerca della sua cintura preferita, per poi
scoprire che era finita dietro l'acquario con i pesci carnivori di
quella pazza che aveva per coinquilina. Tra tutto il caos che si era
generato sul pavimento di camera sua, era riuscita a rintracciare un
vestito leggero, maniche corte, con una stampa più o meno
optical, sui toni del marrone, del verde e del giallo, a cui aveva
abbinato la tanto sospirata cintura scamosciata nocciola, giusta sotto
il seno, delle scarpe in tipico stile inglese marroni anch'esse, in
abbinato alla piccola tracolla che aveva rubato qualche mese prima
dall'armadio di sua zia Daphne, a cui aveva “chiesto in
prestito” anche la collana lunga con l'acchiappa sogni, senza
cui non usciva più di casa. Avere una zia che del
sessantotto e di Woodstock aveva fatto la sua ragione di vita
comportava dei lati decisamente positivi, come un guardaroba pieno di
capi interessanti e un quantitativo indefinito di gioielli con storie
strabilianti alle spalle. Per completare il tutto, aveva anche deciso
di cedere alle insistenti richieste di Mia di permetterle un
“intervento di salvataggio”, come lo aveva definito
lei, suoi suoi capelli, che quindi, nonostante la pioggia incessante
che avevano sopportato per i tre giorni precedenti, erano raccolti in
una treccia morbida appoggiata sulla spalla, con alcuni boccoli castano
chiaro a caderle dalla parte opposta, per incorniciare il viso non
proprio sottile. Stava ancora ringraziando il cielo che il loro
appartamento fosse stato abbastanza vicino a Leicester Square da
permetterle di fare una doccia e poi darsi il cambio con Mia, come
avevano fatto negli ultimi tre giorni, quando un'ulteriore ondata
d'ansia la pervase. Quella premiere voleva dire tutto per Lexi e nulla
al mondo le avrebbe mai impedito di vedere Lucas e gli altri ragazzi
della band.
-Non ti agitare... E' solo l'ennesimo addetto a chissà quale
funzione che non possono svolgere loro da soli, perché
troppo famosi anche solo per respirare...
-Piantala Mia! Lo sai pure tu che loro sono rimasti gli stessi identici
ragazzi che erano tre anni fa,quando hanno vino Britain's Got Talent!
-Certo...
“Sono sempre quei cinque adorabili idioti che facevano i
video diary appollaiati su scale sempre diverse”...
-Smettila di farmi il verso!!
-Lo farei se non sentissi sempre le stesse identiche frasi uscire 24
ore su 24 dalla tua bocca!!
-Io non dico sempre le stesse cose!... Dico sul serio sempre le stesse
cose?!
-Sì... E sarei anche capace di sopportarlo, dato che ti
voglio bene come se fossi il mio amato paio di Doc Martin's... Se
però non parlassi costantemente di loro!!
Una ragazzina, che avrà avuto all'incirca dodici anni,
cominciò a saltellare vicino a lei e ad urlare ad una madre
sempre più stremata, che quello appena uscito non era solo
uno dei tanti personaggi appartenenti all'entourage che seguiva la band
dovunque nel loro tour mondiale, bensì si trattava di Pablo,
il loro primo addetto alla sicurezza, nonché ombra dei
ragazzi. Dove c'erano Lewis, Hugh, Nate, Zack e il suo Lucas, c'era
anche Pablo. Più o meno come per Mia e quel consunto paio di
anfibi neri che erano sempre appiccicati ai suoi piedi, tanto che Lexi
era quasi sicura di averla anche vista andare a letto con quei cosi
addosso, ma non aveva mai trovato il coraggio di chiedere conferma.
-Deve mancare poco...
-Come scusa?
La ragazza dai capelli mezzi blu stava tranquillamente divorando senza
un minimo di ritegno una sottospecie di panino vegetariano da cui stava
collassando a terra un'enorme foglia di lattuga, minacciando di
sporcare di olio qualsiasi cosa avesse toccato.
-Ma che cavolo fai?!
Lexi non poteva credere ai suoi occhi.
-Mangio, mi sembra evidente...
-Non puoi mangiare ad una pemiere!!
-Punto primo: noi non siamo ad una premiere, siamo spiaccicate su delle
transenne da tre estenuanti giorni, tanto che prima uno degli operai
che hanno montato il palco mi ha salutato, chiamandomi per nome...
Secondo: ad una premiere si può mangiare dato che le
telecamere sono puntate su quel maledettissimo tappeto rosso e non su
di me e il mio invitante panino...
Lexi non trovò nemmeno la forza di risponderle, dato che
l'istinto di ridere era assolutamente incontrollabile.
Scoppiò in una fragorosa risata che le fece guadagnare
più di qualche sguardo sconcertato dei presenti.
-Va bene, va bene... Lo trovi divertente... Allora: cos'è
che avevi detto, prima di proibirmi di mangiare?
-Che stanno arrivando. Se Pablo è qui, vuol dire che manca
poco all'arrivo di Lucas... Cioè, voglio dire: all'arrivo
dei ragazzi!
“Ed ecco che Mia ricomincia con gli sguardi
multi-significato...”.
-E quell'occhiataccia che dovrebbe significare?
-Che: uno, provo tanta pena per te... Due, da quanto ho capito in mezzo
ai tuoi deliri delle ultime tre settimane, sto tipo dovrebbe essere
fidanzato... Tre, quando mi ridarai la mia migliore amica?
Perché sinceramente comincia a mancarmi...
-Cretina!
Le diede una leggera pacca sulla spalla, almeno secondo i suoi
standard, dato che riuscì a far ondeggiare pericolosamente
il corpo non proprio giunonico di Mia, dando così il colpo
di grazia a quella foglia di lattuga, che si spiaccicò
platealmente davanti ai loro piedi.
-Ehi!! Quella era la mia insalata!! Costa un occhio della testa a
cespo!
-La smettessi di comprare cose biologiche e ti decidessi a farti
intossicare da conservanti chimici e chissà cos'altro, come
il resto del mondo, sarebbe tutto più semplice... Comunque
Lucas sembrerebbe aver trovato una nuova ragazza, ma questo non implica
che non possa accorgersi di come quella giusta sia io...
-Lexi, lo sai vero che...
-Lo so che lui non sa nemmeno della mia esistenza, non ancora almeno...
Dai, Mia... In fin dei conti abbiamo la stessa età, abbiamo
vissuto nella stessa città per la prima parte della nostra
vita, abbiamo frequentato le stesse scuole a Southampton, avevamo pure
degli amici in comune alle superiori! E poi io corrispondo in tutto e
per tutto al suo ideale di ragazza... Insomma, io lo guardo negli occhi
e lo capisco... So di essere giusta per lui da molto prima che
diventasse famoso...
Lexi guardò un'altra volta verso la fine di quel tappeto
rosso, dove già pronte ad attendere con gli sportelli aperti
c'erano cinque Range Rover nere, che avrebbero accompagnato i ragazzi
all'after party, solo dopo che avessero fatto una mezzora di autografi
con le fan che erano stati impossibili nella calca della prima sfilata
sulla passerella, quello stesso pomeriggio. Pablo gliel'aveva
confermato non appena anche Zach, il più ritardatario dei
cinque, aveva varcato le porte del teatro per assistere alla
proiezione.
“Il problema è proprio questo: a me lui piace da
prima che diventasse famoso...”.
Lexi era completamente cotta di Lucas Palmer da ormai qualcosa come
4015 giorni (ora in più ora in meno), ovvero dall'esatto
momento in cui aveva visto un bambino di undici anni, appena compiuti,
varcare la soglia della sua classe di italiano, il primo giorno di
scuola media, con i suoi capelli castani alzati in una piccola cresta,
lo zaino di Toy Story sulle spalle e un sorriso disarmante e
indicibilmente dolce ad incurvargli le labbra sottili.
L'aveva seguito dovunque, aveva frequentato i corsi opzionali
più impensabili pur di vederlo (memorabile era ancora la
volta in cui platealmente, davanti l'intera classe, il professore del
laboratorio di falegnameria le aveva chiesto che cosa ci facesse nel
suo corso una che non aveva la più vaga idea di come fosse
fatto un seghetto e lei aveva trovato il coraggio di rispondergli che
si era sempre sentita “in contatto” con il legno...
I suoi compagni avevano riso per venti minuti e lei era finita dal
preside). Una volta aveva pure cercato di fare il provino per una sorta
di gruppo di cheerleading, pur di poter avere qualche
possibilità in più di parlare con lui, che era
stato il capitano della squadra di basket della loro scuola dal secondo
anno. L'unico ostacolo che aveva ucciso i suoi sogni proprio sul
nascere era stata la sua irreversibile scoordinazione patologica, unita
ad un'avversione insormontabile per gli shorts della divisa. Quando era
andato a Britan's Got Talent, con quel suo amico metà
indiano, Zach, Lexi aveva pensato a come fosse semplicemente perfetto
su quel palco, con un microfono in mano e la sua voce controllata ed
emozionante amplifica in un'arena enorme. Poi a loro erano stati
aggiunti altri tre ragazzi, Hugh, Lewis e Nate, tutti e tre
presentatisi come solisti. Era così che si erano formati i
The Rush e da quella loro prima esibizione l'amore di Lexi per loro, ma
soprattutto per Lucas, era aumentato a dismisura. Certo, nel frattempo
era cresciuta, aveva avuto altre cotte, così come Lucas era
finito sulle prime pagine di tutti i giornali di gossip per i suoi
flirt e le sue presunte relazioni più o meno stabili.
Così come alcuni giorni prima della premiere era venuto a
galla che avesse trovato una nuova fiamma con cui condividere la sua
fantastica vita, ed ancora una volta quella ragazza non era Lexi.
Eppure, da quando la fama era diventata parte intrigante della sua
vita, Lexi aveva sviluppato l'insana convinzione che immerso in tutto
quel frastuono, lui avesse bisogno della sua piccola parte di
“normalità” e chi meglio della ragazza
della porta accanto, che gli era stata vicina sin dall'infanzia e che
lo conosceva per quello che era veramente?
-L'unico problema è che in undici estenuanti anni di
stalkeraaggio tu non gli abbia mai rivolto la parola... Ma che dico?
Non sei nemmeno mai riuscita ad entrare nel suo spazio vitale!
“Aspettate un attimo: ma cos'è questa voce
fastidiosa che interrompe i miei filmini mentali? Ah sì, la
simpatica della mia migliore amica sta dando aria alla bocca per
l'ennesima volta...”.
Adorava Mia con tutta sé stessa, ma per quanto riguardava
quella faccenda non c'era modo di trovare un accordo tra le loro
opinioni decisamente contrastanti: Mia era assolutamente convinta che
dovesse piantarla con tutta quella storia e andare avanti con la sua
vita, trovandosi un ragazzo che la conoscesse seriamente, mentre Lexi
sentiva che la sua vita, perlomeno sentimentale, era legata in qualche
strana maniera a quella band, o meglio a quel ragazzo carismatico e
dolce per cui aveva sopportato tre giorni di pioggia torrenziale e
tutte le lamentale estenuanti di Mia.
-Grazie per il tuo continuo supporto Mia... Veramente: come farei senza
di te che mi ricordi costantemente come il destino mi sia sempre stato
avverso nelle questioni di cuore?
-Mamma mia come sei tragica! Lo sai vero che al
“tuo” Lucas piacciono le ragazze solari e che
prendono la vita con leggerezza??
Fece finta di non aver notato le virgolette con cui aveva enfatizzato
quel “tuo” piuttosto ironico e le rispose come una
vera invasata avrebbe fatto, o anche come una ragazza perdutamente
innamorata avrebbe potuto fare, infondo la differenza non era proprio
così evidente.
-Con lui al mio fianco sarò solare come il sole e leggera
come una piuma...
-Basta, io ci rinuncio! Tu sei stata da Matt e ti sei lasciata
convincere a prendere quelle schifezze sintetiche con cui ultimamente
si diverte... Altro che ripetizioni sulla storia dell'Impero
Giapponese... Questa è l'unica spiegazione plausibile...
Per un decimo di secondo Lexi si sentì quasi in colpa per
tutto quello stress psicologico che aveva fatto subire più o
meno involontariamente a Mia negli ultimi undici anni di vita, poi
però le venne in mente come ora sarebbe stata costretta a
subirsi tutte le cene di famiglia dell'amica e quel briciolo di
compassione svanì immediatamente. Un boato veramente
assordante di urla si fece largo nei timpani già messi a
dura prova di Lexi, facendole intuire come fosse arrivato sul serio il
suo momento. Le porte in vetro dell'edificio davanti a loro si aprirono
con uno scatto deciso e la prima testa ad uscire fu quella di Zach,
accompagnato dalla sua novella futura moglie, Page: il matrimonio era
stato fissato per la primavera successiva e si presentava
già come uno degli eventi più attesi dell'anno.
Cappotto in cotone nero, che gli arrivava fino a metà gamba,
gilet di pelle con sotto una semplice maglietta bianca, pantalone nero
e Doc Martin's: se non fosse stato per metà indiano, sarebbe
benissimo potuto essere il fratello gemello di Mia. Il sorriso
strabiliante di Zach l'abbagliò per un attimo, ma venne
immediatamente riscossa dalle iridi azzurro ghiaccio di Lewis che
fecero capolino oltre la spalla del modello orientale. Con la sua
giacca doppiopetto nera, arrotolata sugli avambracci per permettere
agli stravaganti tatuaggi di far la loro comparsa, i pantaloni neri
tirati su, neanche avesse dovuto guadare il Tamigi, e i capelli castani
scompigliati sulla fronte in un acconciatura alquanto improbabile,
Lewis sembrava appena sceso dalla passerella della nuova collezione di
Topman e Lexi non poté fare a meno di pensare che fosse
semplicemente bellissimo. Ma, altrettanto bella e invidiabile era la
sua fidanzata storica, Ellie, una studentessa universitaria che aveva
sopportato di tutto pur di stare assieme a quell'eterno Peter Pan, che
l'amava come nessun altro al mondo. Vederli camminare mano nella mano
ad un'occasione pubblica era praticamente un miracolo, dato che
più e più volte avevano rischiato parecchio a
causa della gelosia delle fan, ma per Lexi era un motivo di gioia
ulteriore: erano perfetti assieme.
“Non capisco perché la gente trovi strano il fatto
che sia felice per le fortune che capitano nella vita di
altri...”.
Subito dopo, comparve oltre la soglia del cinema Hugh e il livello di
grida ed urla si fece
assolutamente insostenibile: lui era il preferito e quello
più popolare. A dimostrazione del fatto c'erano gli oltre
diciassette milioni di follower su Twitter, le incalcolabili copertine
scandalistiche che lo riguardavano e la sua netta predominanza come
protagonista principale di tre quarti delle fanfiction pubblicate sulla
band. A Lexi dispiaceva un poco che gli altri ragazzi fossero spesso
messi in secondo piano da tutto quell'interesse morboso per il
più giovane della band, soprattutto durante le interviste:
aveva ventuno anni e il mondo che pendeva dalle sue labbra carnose.
“Va bene: è oggettivamente bello e la sua voce non
ha nulla da invidiare a nessuno... Però la cosa bella
è che lui sia seriamente rimasto il ragazzo semplice che era
prima...”.
Fasciato nella sua camicia nera a cuoricini bianchi, con la giacca a
evidenziargli le spalle larghe ma non eccessive, i pantaloni skinny
neri a slanciare ancora di più la sua figura alta e magra, e
quegli orribili stivaletti di camoscio marrone che non si toglieva mai
(“Mia può dirmi quello che vuole, ma ha un sacco
di cose in comune con questi ragazzi...”), sembrava la
versione hipster del principe azzurro. Aiutato indubbiamente da quegli
occhi verdi e da quelle fossette adorabili che gli si formavano ogni
qualvolta sorridesse sinceramente, sembrava davvero appena uscito da
una favola. E purtroppo per la salute del cuore delle sue fan, lo
faceva molto spesso.
E poi eccolo: Lucas. O per meglio dire: il ragazzo per cui Lexi aveva
perso la testa, quello per cui avrebbe dato ogni sua singola lacrima ed
ogni suo sorriso, quello per cui sarebbe stata disposta a rinunciare a
tutto, pure alla sua tranquilla vita da studentessa di storia,
nonostante odiasse con tutta sé stessa lo stare al centro
dell'attenzione... Forse avrebbe cambiato pure sé stessa in
quelle piccole cose che a lui non sarebbero piaciute, benché
le sarebbe costato molto a livello di orgoglio. Non era mai riuscita ad
andare oltre a quella cotta adolescenziale che si era trasformata in un
amore platonico ormai troppo forte per essere smontato da una semplice
mano di donna intrecciata alla sua.
“Aspettate un attimo: di chi è quella
mano?!”.
Intrecciata alla grande mano di Lucas c'era quella magra di una ragazza
bella da mozzare il fiato, cosa che non sfuggì a nessuno dei
presenti, Mia inclusa.
-Ammazza!! Quella tipa è una figa pazzesca!!
Lexi avrebbe tanto voluto rispondere a Mia con una delle sue battute
piccate, ma i suoi occhi non riuscivano a staccarsi dalla figura
muscolosa di lui. Indossava un paio di semplici pantaloni neri, un
giubbotto di pelle dello stesso colore con la zip obliqua allacciata
quasi completamente, che evidenziava i pettorali e le spalle ben
definiti, una camicia bianca abbottonata fino all'ultimo bottone, su
cui spiccava una sottile cravatta nera, a ricordare un po' il suo stile
di qualche anno prima, di quando era ancora un ragazzino e non uno
splendido uomo quale era diventato con il passare del tempo. I capelli
castani erano corti ai lati della testa e portati indietro in una
cresta composta da probabilmente una buona dose di gel. Aveva lasciato
la barba un po' incolta, che andava a descrivere perfettamente la curva
dura della mascella e che con il suo chiaro-scuro metteva ancora
più in risalto quelle labbra rosee che Lexi si era trovata a
contemplare più e più volte negli ultimi undici
anni di vita. Conosceva ogni minimo particolare di quel volto, ogni
piccola imperfezione ed ogni dettaglio speciale, come quella voglia
molto simile ad un cuore che gli impreziosiva il collo.
-Dico: Lexi, ma l'hai vista?! Quella farà sicuramente la
modella!!
-Fa le campagne per i costumi della Sunset...
Le rispose distrattamente, dato che la sua testa, ma
soprattutto il suo cuore erano tutti concentrati sul ragazzo che stava
sfilando davanti a loro.
-Ecco dove l'avevo già vista! Mica se le sceglie male il
ragazzo...
Lexi continuò a guardare in direzione di Lucas, che ora
stava facendo qualche foto con alcune fan, avendo sempre la tanto
invidiata Sophia alle sue spalle, sperando che lui si voltasse nella
sua direzione per riuscire finalmente a far avverare quello che sperava
essere il suo destino: abbagliarlo con un solo sguardo. Sembrava
risplendere di luce propria quel ragazzo, persino le sue scarpe laccate
sembravano brillare sotto i potenti riflettori che illuminavano a
giorno il red carpet e tutto era assolutamente e semplicemente
perfetto. Niente avrebbe rovinato quel momento. Il loro momento.
Il suo momento.
Poi un bagliore più forte catturò l'attenzione di
Lexi, che si voltò verso la sua sinistra. Tutto quello che
accadde dopo avvenne nell'arco di cinque secondi, ma a Lexi sembrarono
un'intera vita, tanto che forse, la vita, gliel'avrebbero cambiata
davvero. Una ragazza di circa vent'anni, con un'espressione mista tra
il terrorizzato, l'arrabbiato e il folle, a soli cinque passi da Lexi,
stava puntando una pistola lucida e terrificante verso il tappetto
rosso. No, non verso il tappeto rosso, verso Sophia, la nuova ragazza
di Lucas, quella che lui, proprio in quell'istante, stava prendendo di
nuovo per mano, mettendosi così in mezzo alla traiettoria
del proiettile che sarebbe a breve partito.
“No! Colpirà lui! Non può
succedere!!!”.
La mente di Lexi sembrava correre come un treno, alla disperata ricerca
di una soluzione, mentre i riflettori illuminavano quella maledetta
pistola di riflessi sempre più inquietanti, mentre la mano
di quella pazza stava facendo sparare. Aveva dei residui di smalto
fucsia sulle unghie mangiucchiate e Lexi non sapeva nemmeno
perché l'avesse notato: forse per il contrasto che creava
con l'arma.
“Devo fare qualcosa... Ma cosa?! Perché diamine
nessuno si accorge di quello che sta succedendo?! Non vedono che
è vera?!?! Sono l'unica che qui abbia mai guardato
attentamente una puntata di CSI o di Castle?!... Avanti... Pensa Lexi,
pensa!!”.
Poi un'idea le balenò in testa, nello stesso momento in cui
uno scoppio assordante proruppe nell'aria attorno a loro e tutti i
presenti si abbassarono a terra, proteggendosi la testa. Tutti tranne
Lucas, Pablo e lei.
Il bodyguard si protese verso la pazza invasata che aveva appena
sparato, ma era decisamente troppo lontano per poter fare qualcosa. Le
gambe di Lexi scattarono da sole e in meno di un secondo
(“Sarò pure scoordinata, ma in velocità
ero la migliore...Nel salto agli ostacoli no,
però...”) si ritrovò davanti la canna
della pistola. Sentì qualcosa trapassarle la spalla
sinistra, lasciandole un dolore lancinante che le mozzò
completamente il fiato nei polmoni e facendo scendere una lacrima
solitaria sulla guancia. L'impatto la stava facendo voltare su
sé stessa, tanto che si ritrovò voltata verso le
vetrate ancora illuminate del cinema, e finalmente i suoi occhi si
scontrarono con quelli terrorizzati ed impauriti di un Lucas
assolutamente paralizzato da quella situazione surreale.
“Sono belli anche così...”.
C'era riuscita, aveva incrociato il suo sguardo con quello di lui,
certo, forse non nel modo in cui si era sempre immaginata, ma ce
l'aveva fatta. In vita sua era mai riuscita a fare qualcosa. Per un
secondo fu felice ed orgogliosa di sé stessa. Poi l'impatto
con il suolo freddo e bagnato dalla pioggia di Leicester Square
arrivò, con tutta la sua ineluttabile forza, tanto da far
rimbalzare il suo corpo a terra, prima di diventare quello che
sperò non essere il suo letto di morte.
“Mannaggia che pensieri tristi... Mia mi ammazzerebbe se lo
sapesse... Sempre che non lo faccia prima questa
pallottola...”.
Sentiva che le forze la stavano lentamente abbandonando e che le
riusciva sempre più difficile tenere gli occhi aperti e
prestare attenzione alle urla delle persone attorno a lei, agli ordini
che Pablo stava urlando, al pianto di Mia che arrivava sempre
più lontano... L'ultima cosa che vide furono un ciuffo
biondo leggermente scompigliato e due iridi celesti come il cielo
d'estate torturate in un'espressione di sgomento, apprensione e paura
che la fecero sorridere: gli occhi di Nate non avrebbero mai dovuto
prendere quelle sfumature, non gli si addicevano.
“Ma che diavolo si è messo addosso?? Come si fa ad
indossare un giubbotto da giocatore di football americano ad una
premiere?... Fortuna che hai quegli occhi che ti salvano,
Nate...”.
Questo fu l'ultimo pensiero che Lexi riuscì a formulare, poi
tutto divenne nero e freddo.
Come sarebbe stato da quel momento in poi.
Hi
sweethearts,
ho deciso -finalmente- di pubblicare questa perché mi
sentivo in colpa nel lasciarla rinchiusa in un'anonima cartella del pc.
Quindi ecco a voi la storia di Lexi, ovvero qualcuno che potresti
benissimo essere tu.... Grazie per essere arrivati a leggere fin qui:
lo apprezzo moltissimo e spero di poter conoscere la vostra opinione **
P.S. Gli aggiornamenti saranno uno alla settimana ^^
Rebecca Daniels xx
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