Elena

di KayS
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Elena stava seduta sul copriletto di seta scarlatta di un vecchio baldacchino. I ricami d'oro - piccole frange raccolte in aurei ciuffi - accarezzavano il pavimento della stanza da letto pendendo proprio da quello sfarzoso lenzuolo. Elena, arricciandosi capricciosamente con le affusolate e lattee dita i vaporosi capelli biondi, osservava la propria immagine riflessa nell'alto specchio a parete. Ora un ciuffo le cadeva sul viso; ora scivolava sul bianco seno scoperto; ora inseguiva la delicata curva delle natiche. La luce della luna penetrava bieca nella stanza, colpendo i vasi in maiolica, gli arazzi medievali ed i putti marmorei contemplanti dalle mensole. L'odore delle camelie anelava in deboli cerchi annunciandone la prematura morte ed Elena, nel suo nobile pallore, allungava il dorso voluttuosamente. Un passo di donna capriccioso risuonò nella blanda aria estiva. Il suono, dilatato e orchestrante, proseguiva rapido e presuntuoso annunciando la dama irriverente nel suo ingresso. Ella entrò, bruscamente si sfilò il corpetto e si gettò sul materasso, col viso incipriato gonfio di rabbia e lacrime, entrambe in attesa di sgorgare l'una dal petto all'animo, le altre attraverso gli occhi dal sentimento alle luminose ciglia e alle calde gote. Elena, nuda, ritta nella propria postura osservò compassionevole. Invisibile alla padrona di casa le scivolò al fianco e abbassò la mano - prima incastrata tra i riccioli biondi - dal collo ai capezzoli rossi per raggiungere infine il fianco dolente della dama affranta. Questa sussultò, si guardo attorno timorosa, così Elena interruppe la tenerezza e tacque.




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