Labbra

di Dreamer In Love
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Labbra
 
La ragazza si avvicinava lentamente alzando minacciosa il pugno che sarebbe andato a colpire la testa del capitano. Si trovavano sul ponte della nave, dove Rufy, correndo a perdifiato cercando di catturare una mosca, aveva rovesciato uno dei vasi che contenevano gli alberi di mandarino. La ciurma, abituata ai grattacapi tra i due, aveva continuato nelle solite faccende senza prestar loro attenzione.
- Si può sapere cosa diavolo avevi in mente? -, sbraitava intanto la navigatrice. – Te lo dico io cosa! Niente! Il vuoto! –
Rufy sentiva distrattamente quelle parole, abituato agli sproloqui iracondi di Nami, e si concentrò sulla ruga, tra le sopracciglia curate, che rendeva il suo volto accigliato. Gli occhi nocciola splendevano alla luce del sole di mezzogiorno: occhi furbi, da gatta, e densi come il miele. Passò, poi, al naso elegante fino ad arrivare alle labbra carnose che si muovevano imperterrite per insultare. Le aveva osservate anche in altre occasioni: sorridere, bere, mangiare, corrucciarsi dubbiose, masticare una matita, ammiccare a Sanji e urlare ordini a destra e a manca per manovrare la nave. Le trovava belle, appetitose, ma, quando erano rivolte a lui, erano sempre arrabbiate. Il capitano era deluso da se stesso: si era ripromesso che avrebbe sempre reso la sua navigatrice felice. Doveva fare qualcosa per risolvere la situazione e, poi, era curioso di vedere cosa ancora sapeva fare, quella bocca.
Rufy prese il volto di Nami tra le mani che, sorpresa, si fermò all’istante. Lo avvicinò al proprio per posare un casto bacio sulle labbra. Erano morbide, calde, e, come immaginava, saporite: di salsedine e di sole, con un leggero retrogusto di mandarino. La navigatrice si sciolse tra le sue braccia, chiudendo gli occhi.
Si allontanò dopo qualche secondo, gentilmente, mentre la rossa, smarrita, iniziava ad agitarsi.
- E questo? -, chiese mentre, con mano tremante, si copriva la bocca esplosa in un sorriso.
Il capitano sfoderò uno dei suoi ghigni sghembi, soddisfatto dell’impresa.
- Mi andava. -, disse semplicemente.
Si girò su se stesso e fece qualche passo verso la pianta caduta. Allungò un braccio per rimetterla in verticale e si accucciò per raccogliere la terra sparsa sul ponte. Si voltò nuovamente verso Nami che, dopo lo spiazzamento iniziale, irritata da quel bacio ingiustificato e, soprattutto, dalla sua stessa reazione, aveva ritrovato la voce per insultarlo.
- Questo conferma che tu in testa non hai nulla! Non pensi mai alle conseguenze…-
- Oh! Ti sbagli. -, la interruppe nuovamente Rufy. – Ho per la testa solo le tue labbra. -
Poi, se ne andò lasciando la ragazza sola, pietrificata da quella risposta. Era ormai giunto all’entrata della cucina quando sentì Nami, alle sue spalle, ridere di gusto e sorrise tra sé: non sarebbe più bastato osservarle, non ora che le aveva assaggiate, quelle labbra.
 




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