Storia di due amori perduti

di Stella Dark Star
(/viewuser.php?uid=849874)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Master&Commander
Lettera a Peter Miles Calamy
 
Ricordo ancora la prima volta in cui ti vidi. Quando mio padre Jack passò in rassegna l’equipaggio, e tu eri là, subito dopo gli Ufficiali. Ti diedi un’occhiata e me ne andai, ma il tuo volto rimase impresso in un angolo della mia mente.
Nei giorni seguenti non pensai a te, solo il tuo volto di tanto in tanto si affacciava e io subito lo scacciavo. Eppure quando ti rividi, il giorno della partenza, provai un sentimento. Qualcosa di caldo, di piacevole, qualcosa che allora non seppi spiegarmi. Lo stesso giorno, quando mi nascosi nella stiva della nave, da clandestina in cerca d’avventura quale ero, fosti tu a trovarmi. Fu allora che capii. La nostra complicità e il segreto che condividevamo ci aveva uniti. La nostra storia era cominciata ancora prima che lo capissimo. Quando venni sorpresa da un marinaio scelto e condotta da mio padre, tu subito accorresti in mio soccorso e ti offristi volontario per badare a me, per prenderti cura di me, per tenermi sotto controllo. Mai prigioniero fu più felice di me.
I tuoi sorrisi, le tue parole dolci, i tuoi sguardi luminosi e talvolta sensuali, mi hanno indotta a provare un sentimento ancora più forte, un sentimento che scalda il cuore e rafforza lo spirito.
E che sorriso sincero riesce a strapparmi il ricordo dei nostri incontri amorosi! Tu, da mattacchione qual eri, facevi correre un bel rischio ad entrambi quando durante i tuoi turni di guardia notturni mi portavi a prua. E lì, nascosti sotto un telo sdrucito, trascorrevamo ore tra baci e carezze. Erano quelli gli unici momenti in cui ci era concesso di stare a contatto, lontano da occhi indiscreti, unendoci corpo e anima. E quando, dopo l’amore, riemergevamo dal telo per rinfrescare i nostri corpi nella brezza notturna e ci trovavamo sotto quel cielo stellato, era tutto ancora più romantico.
Fortunatamente, quando in una di quelle notti perdemmo la cognizione del tempo e il piccolo Blackeney ci scoprì durante il suo turno di guardia, la cosa finì in una risata tra noi. Mantenne il nostro segreto, facendo onore alla sua tenera età.
Presto giunse il giorno del tuo passaggio di grado a Ufficiale. Oh eri così bello e virile che quasi mi togliesti il respiro. Ero così fiera di te nel vederti, nell’osservarti mentre tutti si congratulavano con te. Quel giorno ti vidi sbocciare e diventare un uomo.
Come vuole la tradizione, il sogno che stavamo vivendo era destinato a finire. Non potrò mai dimenticare quel tragico, quel dannato, quell’infame giorno in cui ti persi. L’attacco all’Acheron e l’arrembaggio. Tu avevi un preciso compito e lo seguisti eroicamente, con valore e coraggio. Ci eravamo appena scambiati il nostro ultimo bacio, ci eravamo appena sussurrati il nostro ultimo Ti Amo e io ti persi di vista nella confusione generale. Poco dopo tutto era finito.
Ti cercai disperatamente, ma di te trovai solo il tuo freddo corpo. Eri accanto ai corpi degli altri caduti. Non potevo rassegnarmi. Fino all’ultimo istante sperai in un miracolo, desiderai di poter vedere i tuoi splendidi occhi riaprirsi e guardarmi un’ultima volta. Mi sarebbe bastato un ultimo addio. Ma ciò non avvenne. Un grido straziante si levò dal profondo del mio cuore ed ecco che poi uscì dalle labbra, mentre una cascata di lacrime crollavano dai miei occhi per ricadere sul tuo giovane viso, a cui nemmeno il soffio della morte aveva tolto la sua bellezza. Avevi solo sedici anni. Come me.
Quel giorno non fui l’unica a soffrire, ma essendo una creatura femminile era inevitabile che fossi la più debole. Dopo il funerale, non permisi a mio padre di gettare il tuo corpo in mare. Mi accontentò. Ancora oggi, tutti ricordano le parole che ti dissi mentre piangevo sul tuo corpo.
“Non ci lasceremo mai. Ti amerò per sempre. E con te accanto vedrò crescere il nostro bambino.”
E così è stato, mio adorato Peter.
La tua lapide ricoperta di fiori blu che sbocciano ogni primavera, sorge come un monumento nel giardino della mia dimora. E’ il posto dove amo di più trascorrere il mio tempo, mentre i nostri adorabili bambini corrono e giocano tra le aiuole. Chi l’avrebbe mai detto? Due gemelli. Rose e Richard. Ricordo con piacere quella conversazione in cui avevamo fantasticato sul nostro futuro, sul nostro matrimonio, sui nostri figli. Tu buttasti lì quei nomi, così per scherzare, e io feci dello scherzo una promessa. Oggi i nostri bambini compiono quattro anni. Il tempo a volte passa così veloce. Sono loro che mi aiutano a vivere, che tengono sempre vivo il tuo ricordo. E ogni istante so che tu ci sei, che sei accanto a me, che non mi abbandoni mai. Il nostro amore vivrà per sempre.
 
Rebecca  Calamy-Aubrey




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3484523