Quando ti guardo, rinasco nei tuoi occhi

di jortinifeels
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"Smettila, ti ho detto che non lo so. Sono persona meno adatta per parlare di sentimenti." Mormorai frugando impazientemente tra le tasche del giubbotto in cerca delle mie Malboro "Pensa ad esempio cosa avresti fatto tu al posto mio, se ti fossi innamorato davvero senza sapere come confessarle i tuoi sentimenti. Pensa a te e a Martina." "Io e Martina non siamo più un cazzo." Sbottai risoluto infilando una sigaretta tra labbra, mettendo finalmente a tacere il mio bisogno di nicotina mentre il moro sfoggiando un sorriso da orecchio a orecchio puntò i suoi occhi sulla rossa che avanzava verso di noi "Tutto bene, Cande?" Le domandò premurosamente Ruggero nel vedere il viso sconvolto della ragazza che scosse il capo di rimando "Non potrebbe andare peggio di così, Rugge." La voce le tremava e i suoi occhi iniziarono a luccicare mentre l'italiano le cinse le spalle con un braccio "Cos'è successo?" "Martina." Mi irrigidii all'istante non appena quel nome arrivò alle mie orecchie accompagnato da delle lacrime che la rossa riversò sulla maglia del mio amico che la teneva stretta al suo petto  "Cosa le è accaduto?! CAZZO CANDE, PARLA." Gridai guadagnandomi una pessima occhiata da parte del mio migliore amico. Stavo per perdere del tutto la pazienza e lo stomaco che si contorceva e i pianti di Candelaria non mi aiutarono a restare calmo. "Se i vicini non avessero chiamato la polizia non che cosa ne sarebbe stato di lei." Deglutii mentre Ruggero cercava di calmarla senza risultati. Quelle parole furono come una lama piantata nel petto. "Suo padre la picchiava, Jorge. Non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con me, ma succedeva già da un po'." Non ci stavo capendo nulla. I miei occhi iniziarono a vedere sfocato e mille immagini di lei con addosso le mani di sue padre e con lividi ed ematomi in ogni parte del corpo si affollarono nella mia mente "Ora dov'è?" Mi sforzai di rivolgermi alla rossa con un tono più pacato possibile per evitare le occhiate intimidatorie di Ruggero che non smetteva nemmeno per un secondo di cullarla tra le sue braccia. E in quel momento volevo fare la stessa con Tini, il desiderio di stringerla forte al mio petto e farle capire che non l'avrei abbandonata un'altra volta si rafforzò quando le mia gambe si mossero meccanicamente per andare verso di lei accompagnato da Ruggero e da Candelaria.



Tini Pov



Ero ancora lì, accucciata in un angolo del salotto con il corpo tremante e dolorante, il viso sporcato di trucco e inumidito dalle lacrime tra le mani e il labbro inferiore stretto tra i denti per trattenere i singhiozzi. Ero lì immobile, o almeno ero quello che sembrava all'apparenza mentre io ero da tutt'altra parte con la mente, i bei ricordi furono sostituiti dai flashback dei miei momenti peggiori, sarebbe bastato soltanto alzarmi una manica della felpa per ricordarmi di quella mattina, di quei giorni, di quel periodo di merda che sembrava senza fine. Alzai lo sguardo e tutto mi apparve più sfasciato del solito, mi sentivo rotta dentro.

Spostai lo sguardo sui miei zii, entrambi seduti di fronte a me, con  Ezequiel che stringeva forte la mano alla zia Claria con il volto inondato dalle lacrime. Non riuscivo a sostenere lo sguardo di mia zia, i suoi occhi erano stracolmi di dolori, tanto quanto i miei. Ezequiel si alzò cautamente e iniziò a camminare verso la porta non appena il fastidioso suono del campanello riempì la stanza. La curiosità mi assalì quando vidi il viso di mio zio cambiare, i muscoli rilassarsi, così come quelli di mia zia quando lo raggiunse prima di chiudersi la porta alle spalle.



Jorge Pov



Non appena Ezequiel aprì la porta dal suo sguardo potei percepire chiaramente l'atmosfera tesa che c'era in casa in quel momento. Sospirò prima di lanciare un occhiata veloce alla moglie che lentamente si stava avvicinando. Gli occhi accesi e il sorriso raggiante di Clara si erano spenti e la vitalità che sprizzava da ogni poro sembrava svanita. Sforzò un sorriso e la vidi rilassarsi lievemente non appena incontrò il mio sguardo. Lasciò passare Candelaria e Ruggero e  invitò il marito ad accompagnarli prima di chiudersi la porta alle spalle. Le rivolsi uno sguardo confuso prima che prese la parola "Non puoi farti vedere da lei così. Le faresti ancora più male." Mormorò con gli angoli della bocca ancora curvati in un lieve sorriso "Le voglio stare accanto, Clara." "Lo so, ma a modo tuo. Non fare come gli altri, sii diverso. A Martina sei sempre piaciuto per questo."





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