"Il destino di Artù"
Era come rincorrere il tempo. Ed essere lì lasciava
strascichi nella sua anima. Ma forse solo non era, forse nella unica e
vera realtà dalla quale lui era escluso in quel momento,
c'erano tutti stretti attorno a lui. La morte gli faceva solo
desiderare di ritornare nel dolore per vederla ancora una volta, per un
attimo di felicità che valeva una vita, o meglio che
consentiva la morte.
Eppure la fine non l'aveva sognata così. Nei suoi pensieri
più profondi era appendice di mani rovinate dal lavoro, di
occhi pieni di eventi vissuti, di parole ricolme di favole confuse. Ed
invece lo stava corteggiando troppo presto, con troppe pretese. Sentiva
i pensieri più carichi e si compiaceva di quella saggezza
mai sfoggiata prima. Ma la saggezza non riusciva a trovare le parole
giuste. Non individuava un termine appropiato per la parola "addio" che
contenesse l'infinite sfacettature di una vita di sentimenti.
Non essendo nè il primo nè l'ultimo con il lusso
di dosare il tempo si era convinto che una soluzione doveva esserci.
Che qualcosa di terreno riuscisse a esprimere quello che gonfiava il
suo cuore.
- Gwen. -
Aprì gli occhi, solo come quando era nato. Solo, con la
stessa morte accanto che gli aveva strappato la madre pochi minuti dopo
il suo primo vagito. Sorrise abbassando gli occhi appesantiti dalla
pioggia battente. Guardando le mani impregnate di sangue.
- Gwen. - sussurrò ancora.
Lei, avrebbe voluto accanto nient'altro che lei. E il passato
gli fece male più delle ferite mortali.
- Artù dai!! -
- Gwen ho una riunione e .. -
L'insolita giornata di sole, nel pieno dell'inverno Inglese, sembrava
un regalo per il loro primo anniversario di matrimonio.
- Merlino può sostituirti, e poi ci sono Lancillotto,
Parcival .. -
- ma .. non posso lo sai ..- tergiversò Artù con
un piede già giù dal letto. Il bagliore di sole,
che invadeva la camera, lo disorientava. Era presto, poco dopo l'alba,
e la notte prima gli impegni l'avevano trattenuto fino a notte fonda.
- non ti lascio andare, non oggi. -
Gwen sapeva come catturarlo. Gli strinse l'unica mano ancora appoggiata
al letto, riscaldandola tra le sue. E lui voltò lo sguardo
su di lei. Il suo vizio di dormire vestita solo di una leggera
vestaglia di pizzo, sotto una montagna di coperte, non poteva lasciarlo
indifferente. La scrutò, incupendosi appena, reagendo come
davanti ad un nemico che si dimostrava più forte di lui. Non
aveva abbastanza esperienza per frenare i suoi impulsi quando lei,
volutamente, avvicinava le braccia al busto ed evidenziava i seni
prosperosi. Deglutì, nervoso. Odiava perdere, anche se era
lei a batterlo.
- sono giorni che non stiamo un po' insieme. -
Allontanò lo sguardo. Per quanto l'amasse, Artù
"il Re" era venuto sempre prima di Artù "il
Marito".
La vide, nei suoi ricordi generosi verso la moglie che l'aveva tradito.
E tutta quella rabbia, accomulata nei mesi, si scontrò con i
numerosi errori che lui aveva commesso.
Se il suo sangue, avesse lavato via quel peso, avrebbe accettato anche
una morte prematura come quella. Sorrise. La felicità, per
lui, non era mai stata un'esigenza primaria.
Eppure avrebbe dovuto ricordarsi che solo non era mai stato.
- Mio Re, vi ho trovato finalmente ..-
Alzò piano lo sguardo, incatandolo con le mani sporche di
sangue. Artù "il Re" aveva sempre perso nei
confronti di Artù "la leggenda".
E della leggenda, che incarnava, solo Merlino conosceva i lineamenti.
- solo per una volta ..- sussurrò pregandolo con gli occhi -
.. Merlino. Solo per una volta .. -
Benchè l'illusione uccidesse più che la morte
stessa, Merlino, non aveva mai saputo dirgli di no. Si
inginocchiò, davanti al suo re, e perse le mani nei suoi
capelli biondi. Fronte contro fronte cambiare i ricordi avrebbe fatto
del male anche a lui.
Ma Merlino "la leggenda" prevalicava su Merlino "il mago".
- Artù dai!! -
- Gwen ho una riunione e .. -
L'insolita giornata di sole, nel pieno dell'inverno Inglese, sembrava
un regalo per il loro primo anniversario di matrimonio.
- Merlino può sostituirti, e poi ci sono Lancillotto,
Parcival .. -
- ma .. non posso lo sai ..- tergiversò Artù con
un piede già giù dal letto. Il bagliore di sole,
che invadeva la camera, lo disorientava. Era presto, poco dopo l'alba,
e la notte prima gli impegni l'avevano trattenuto fino a notte fonda.
- non ti lascio andare, non oggi. -
Gwen sapeva come catturarlo. Gli strinse l'unica mano ancora appoggiata
al letto, riscaldandola tra le sue. E lui voltò lo sguardo
su di lei. Il suo vizio di dormire vestita solo di una leggera
vestaglia di pizzo, sotto una montagna di coperte, non poteva lasciarlo
indifferente. La scrutò, incupendosi appena, reagendo come
davanti ad un nemico che si dimostrava più forte di lui. Non
aveva abbastanza esperienza per frenare i suoi impulsi quando lei,
volutamente, avvicinava le braccia al busto ed evidenziava i seni
prosperosi. Deglutì, nervoso. Odiava perdere, anche se era
lei a batterlo.
- sono giorni che non stiamo un po' insieme. -
Allontanò lo sguardo. La sua mano, stretta a quelle di Gwen,
era calda. Il sole, attorno a loro, rischiarava la campagna inglese.
- andiamo ..- disse stringendo la mano di lei, tirandola a
sè con una tale irruenza che Gwen pensò di averlo
adirato. E le braccia di lui la fecero sua.
Note dall'autrice: Vorrei ringraziare in questa sede Ramiza, Hikary e Bacinaru per gli stupendi commenti di "La sorte di Ginevra". La contentezza, leggendo che questa storia vi sia piaciuta, mi ha riempito di gioia, GRAZIE ancora :)
Dopo la "Sorte di Ginevra" e il "Destino di Artù" sono intenzionata a continuare, a prossimi sviluppi :)
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