Fandom:
Queer as Folk
Parte: 1/1
Personaggi:
Justin Taylor, Brian Kinney (menzione di Chris Hobbs)
Pairing: Justin/Brian
Rating: PG
Warning:
Post 5x13 e un briciolo di fluff
Note: Tempo
fa, ormai quasi cinque anni se non anche di più, pubblicai
questa fic da un altro account che poi ho cancellato. Da poco mi sono
dedicata nuovamente alla visione di questo meraviglioso telefilm ed ho
deciso di rimettere mano a questa piccola Shot che comunque mi piaceva.
E' senza pretese, ma sarebbe ovviamente gradito un vostro riscontro.
Bye.
Disclaimer: I
personaggi non mi appartengono, non ho alcun diritto e non scrivo a
scopo di lucro.
Justin
è sempre stato affascinato dal cielo: ama passare ore a
guardarlo.
Adora stare sveglio le
notte, fino al mattino,
per vedere l’alba
con i suoi colori pallidi, che
lenta illumina il cielo, quando luce
e ombra si
incontrano e brillano le stelle mentre le nuvole si tingono di
vermiglio.
Ama
osservare il tramonto, con le sue infinite sfumature di una miriade
di colori diversi. È
affascinato dal cielo notturno, dal nero profondo e avvolgente e
dalle stelle brillanti come diamanti, piene di mistero e custodi dei
desideri degli uomini. Potrebbe passare una giornata intera, con il
naso all’insù, ad osservare le variazioni
cromatiche dal mattino
alla notte, a guardare le nuvole spostarsi e mutare, a seguire il
tragitto degli stormi di uccelli neri, che cambiano forma, armoniosi
come una melodia.
A
New York, invece, quando alza la testa vede solo palazzi di cemento e
vetro.
Ma
ora
è sul tetto della
Kinnetik,
aspettando che Brian finisca di lavorare. Ha
le cuffie dell'mp3 nelle orecchie e una canzone che sul palato lascia
il retrogusto della malinconia inonda i suoi timpani, rendendolo
sordo a tutto il resto; non abbassa gli occhi a terra, non incontra
il profilo dei palazzi, anche se il collo comincia a dolergli, e per
qualche minuto non conosce altra realtà che non sia il
tramonto di
una fresca giornata di fine ottobre.
L’azzurro
pallido dell’orizzonte s’in scurisce, gradualmente,
fino a
diventare azzurro cielo e poi un lavanda scuro. Il sole non
è più
visibile, nascosto
dalla curva delle blu montagne lontane,
ma le nuvole sono ancora macchie di colore, simili a pennellate su
tela, di un rosa e arancione acceso. Justin si sente come se stesse
osservando un quadro, una bellissima, enorme, opera d’arte. Se
Dio esiste, pensa,
deve
essere per
forza un’artista. Il
cielo di quel giorno, probabilmente, è una delle sue opere
migliori,
e Justin si ritrova stupidamente a chiedersi se Dio abbia anche dato
un nome a questo dipinto.
Trasalisce
quando una cuffia viene improvvisamente sfilata al suo orecchio,
vorrebbe girarsi ma la sua schiena aderisce al petto di qualcuno e
una mano si
posa sul
suo fianco tenendolo
fermo.
Il momento di
smarrimento dura solo un attimo, perché poi un mento si
poggia sulla
sua spalla e il respiro inconfondibile di Brian s’infrange
contro
il suo orecchio.
-Cosa
ascolti,
Raggio
di Sole?- Brian si mette l’auricolare prima che Justin
risponda, e
fa una smorfia. –Ancora questa canzone tremendamente
romantica?-
Domanda, mentre le note di ‘Save
the last dance for me’ rimbombano
del suo orecchio destro.
Justin
si gira verso l’uomo, sorridendo come solo lui sa fare. E a
Brian
sembra che il suo piccolo raggio di sole abbia illuminato la sua
vita, colorandola, anche se fino a quel momento non si era accorto
che era tutto in bianco e nero.
-Io
amo
questa canzone!- Esclama il biondo, circondando il collo del suo
amante con le braccia. –Tra tutte le canzoni che abbiamo
ballato, è
quella che mi piace di più… Rappresenta noi
più di tutte le
altre.-
-Rappresenta
anche Chris Hobbs che ti spacca la testa.-
Justin
scuote energicamente il capo. –Rappresenta la prima volta che
hai
dimostrato davvero che tenevi a me. Rappresenta il mio sorriso
mentre, davanti a tutti, dimostravo chi ero veramente, con al mio
fianco la persona che amo. Non ha nulla
a che vedere con quel cazzo di Chris Hobbs! Non può rovinare
anche
il ballo più bello della mia vita!-
Brian
sorride e accarezza lentamente i capelli di grano di Justin.
Rimangono in silenzio, si osservano, si sorridono e senza
accorgersene hanno cominciato ad ondeggiare lentamente al ritmo della
musica.
Justin
si rende conto che la sua vita è proprio come quella
canzone.
Potranno essere gli altri a stringerlo e a farlo sorridere, mentre
sta a New York, ma non si dimenticherà in quali braccia
starà alla
fine, non dimenticherà gli anelli, le scuderie e la promessa
di
ritornare.
Quando
le loro labbra s’incontrano ,
per
Justin sentire il
sapore della lingua di Brian nella propria bocca è come
ricominciare
a respirare. Le loro sagome abbracciate si stagliano contro il cielo;
dietro di loro una nuvola rosa e arancione e una luna piena che
splende già, anche se il buio tarderà ancora ad
arrivare.
Justin
è certo che se questo fosse un quadro lo chiamerebbe
‘amore’.
Chissà che titolo gli darebbe Dio, invece.
Note conclusive: Io
sono una di quelle che vede il finale aperto in maniera positiva: ci
vuole un'ora e venti minuti di aereo per andare da New York a
Pittsburgh, e 5 ore di macchina. Non è una cosa
così incredibile, e sono sicura che dopo il primo periodo in
cui Brian si sarà fatto le sue brave seghe mentali Justin
gli avrà fatto capire che la sua residenza in un'altra
città non è un addio manco per niente.
Grazie per
aver letto fino alla fine.
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