Una notte da dimenticare

di Alice95_
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Il mattino dopo, Castle stava lanciando i pancake in cucina quando il telefonò cominciò a squillare, prendendolo alla provvista e interrompendo il suo canticchiare sottovoce. Alexis era corsa di sopra a rinfrescarsi, come diceva lei, e lui dovette mordersi la lingua per non ridere. Era sicuramente un termine che aveva acquisito da sua nonna. Raggiunse il telefono, sicuro sarebbe stata sua madre.

“Buongiorno madre”, quasi cantò al telefono, non in grado di contenere il suo mood, però incontrò silenzio.

“Uhm, sono Kate”. La sua voce sorpresa arrivò dopo un po’, leggermente esitante. “Ti disturbo?”.

“Oh”, lasciò cadere la spatola, altrettanto sorpreso, non si aspettava una sua chiamata oggi, e immediatamente si preoccupò fosse successo qualcosa a Jamie. “Hey, Kate, è tutto ok?”.

“Hey”, lei sorrise piano. “Era quello che volevo chiederti. Volevo solo sapere come stavano andando le cose con Alexis, ma a giudicare dal tuo buon umore, deduco ci sia stato qualche miglioramento?”.

“Si, un gran miglioramento”, disse lui, e Kate sentì il sorriso nella sua voce, sentendo le sue labbra sollevarsi automaticamente. “Non appena abbiamo attaccato lei è scesa e abbiamo parlato”.

“E’ bellissimo Castle”. Era felice per loro, e lui fu contento di sentirla così preoccupata riguardo ad Alexis. Oltre a sua madre non era abituato a vedere qualcun altro fare un gesto gentile, quando si trattava di sua figlia. Nemmeno la sua ex moglie.

“Si, penso fosse più arrabbiata del fatto di non essere stata coinvolta fin dall’inizio che per la notizia in sé. Mi sono scusato e le ho spiegato perché non glielo avessi detto subito, lei sembra aver capito”.

“E come si sente ad avere una sorellina più piccola?”, forse non era affar suo, Alexis era la figlia di Castle, ma voleva sapere, aveva bisogno di sapere se Alexis stesse bene.

“Le ci vorranno un paio di giorni per abituarsi all’idea, venire a patti con tutto questo, ma sono abbastanza sicuro che sia molto emozionata. E’ già preoccupata del fatto che non potrebbe piacere a Jamie”, confessò, non sicuro se stesse oltrepassando un limite con Kate condividendo quelle cose, ma si sentiva così bene ad avere qualcuno con cui parlare, qualcuno che capiva.

“Sono sicura che Jamie adorerà Alexis”, disse Kate dolcemente, in qualche modo poteva capire le insicurezze di Alexis, avendone tantissime pure lei. “Da quello che mi hai detto, è la migliore sorella che Jamie potesse avere”.

“Grazie Kate”, sospirò lui, la voce scossa dall’emozione, “Significa molto”.

Quando lei non rispose, Castle credette di aver detto troppo. Ma lei era riuscita a toccare un tasto dolente con il suo supporto. Aveva sempre fatto tutto da solo, anche quando Meredith viveva ancora con loro, era lui che si prendeva cura di Alexis, doveva gestire tutto lui. Quando aveva bisogno di aiuto si era sempre cercato di confidare con sua madre ma la maggior parte delle volte aveva sempre agito d’istinto. Per Alexis aveva sempre desiderato una figura materna da amare, una simile a Kate.

Non voleva danneggiare il loro rapporto andando oltre, non voleva danneggiare quello che erano riusciti a creare nelle settimane passate. Non aveva idea di cosa fossero, oltre che i genitori di Jamie, ma sperava stessero cominciando a essere amici e non voleva rovinare tutto quello perché non la faceva sentire a suo agio. “Beh, avremo un giorno padre-figlia, forse la porterò fuori dalla città per un paio d’ore”.

“Sembra perfetto”, disse Kate. “Siamo ancora d’accordo per domani? Se preferisci trascorrere del tempo insieme ad Alexis lo posso capire. Non voglio farla sentire sola o abbandonata ora che è a conoscenza di tutto”.

“No, no. Siamo ancora d’accordo. Alexis sarà a una festa di compleanno, me ne parla da settimane, figurati”. La rassicurò, ma sperava non mancasse molto tempo per arrivare al giorno in cui non avrebbe più dovuto dividere il tempo tra le sue due figlie.

 

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Tornò a cucinare i pancakes quando Alexis scese di corsa le scale per unirsi alla colazione.

“Ti sei rinfrescata?”, chiese, mettendo un piatto di pancake e un bicchiere di spremuta davanti a lei.

“Si”, Alexis sorrise, “Ma puoi farmi una treccia prima di andare via?”.

“Certo”, annuì, sedendosi accanto a lei e iniziando a mangiare. Entrambi si concentrarono nel loro posto in un confortevole silenzio, una volta finiti i suoi pancake Castle le chiese, “Quindi, cosa vuoi fare oggi zucca?”.

Alexis finì di masticare il suo boccone, pensando alla sua domanda, “Possiamo andare al museo?”.

“Al museo?”, sospirò, “Pensavo potessimo fare qualcosa all’aperto”.

“Sta piovendo”, dichiarò Alexis come dato di fatto, la testa di Castle si girò per guardare fuori dalla finestra e constatare che in effetti aveva cominciato a piovere. Forse avrebbe dovuto controllare le previsioni del tempo prima di fare piani per andare in campagna.

“Ok, hai vinto. Museo sia, in quale vuoi andare?”, chiese, prendendo la sua tazza di caffè.

“National History Museum?”, suggerì Alexis.

“Di nuovo?”, quasi piagnucolò.

“E’ uno dei miei preferiti”, si strinse nelle spalle. “E pure uno dei tuoi”.

Aveva ragione. Sorridendo, annuì, “Ok. Ti concedo il National History Musem se tu mi concedi una maratona di film questa sera”.

Alexis posò la sua forchetta, guardandolo seriamente, aggrottando la fronte e ricordandogli Marlon Brando ne “Il Padrino”, alla fine gli allungò una mano per stringergliela, “Affare fatto”.

“Sapevo di averti fatto un’offerta che non potevi rifiutare”, replicò con la sua migliore imitazione di Brando, prima di stringerle la mano per sigillare l’accordo.

 

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La settimana seguente volò, Castle divise il suo tempo tra Alexis e Jamie, trascorrendo del tempo insieme alla più piccola prima o dopo la pausa pranzo di Kate e con Alexis sempre dopo scuola. Aveva detto a Jamie di Alexis e di sua madre, ma non era sicuro avesse capito. Forse era troppo per una bambina di due anni la cui famiglia era stata solo sua madre fino a quel momento. Avrebbe capito quando si sarebbero ritrovati tutti insieme, ne era sicuro.

“Papà?”, Alexis era in piedi sulla soglia della sua camera e lui la guardò sorpreso, girandosi a controllare la sveglia. Era mezzanotte passata.

“Hey Alexis, perché sei ancora sveglia? E’ tardi”.

“Non riesco a dormire”, sospirò lei, non muovendosi dalla porta.

Lui mise il libro che stava leggendo sul comodino e picchiettò lo spazio vicino a lui, “Vieni qui”.

Alexis corse, salendo sul letto accanto a lui e il suo braccio avvolse le sue piccole spalle per farla avvicinare. Rimase in silenzio, sapendo che sua figlia avrebbe parlato quando sarebbe stata pronta.

“La voglio conoscere”, disse finalmente così piano che non era sicuro di aver capito.

“Jamie?”, chiese per essere sicuro, abbassando la testa per essere più vicino a lei.

“Si, la voglio conoscere. Si può fare?”, i suoi occhi blu lo guardarono, insicuri ed esitanti.

“Certo che si può fare zucca”. La baciò sulla testa. 

“Quando?”,.chiese rannicchiandosi più vicina a lui, il sonno la stava già prendendo.

“Presto”, le promise prima che si addormentasse.

Spegnendo le luci, si ritrovò al buio, mise le coperte su di loro e cominciò a pensare. Probabilmente sarebbe stato meglio chiamare Kate al mattino, sapere quale pensava fosse il modo migliore per farle incontrare. Ma poi un altro pensiero lo colpì, sapeva che era l’occasione perfetta. 






 

Ciao a tutti.... sono un'amica di Alice che la sosttuisce e le pubblica i capitoli tradotti mentre lei è in vacanza, per non lasciare la storia ferma per troppo! 
Enjoy. 
S.

 




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