E finalmente
venne la primavera, o ciò che per essa passa a Skyrim.
Il freddo era
quello di sempre, tuttavia la fertile pianura attorno a Whiterun doveva
conoscere verità precluse agli uomini, o trarre sostentamento da luoghi
al di
là di questo mondo: non si spiegavano altrimenti i germogli che avevano
cominciato ad arrampicarsi senza preavviso su ogni stelo, ramo e spiga,
o i
giunchi che spuntavano attorno a quasi ogni specchio d’acqua degno di
questo
nome. Quell’improvviso rinnovarsi però, non riusciva ad incuriosire i
Nord, né
in verità l’aveva mai fatto: a loro andava bene così. Come molte altre
cose a
Skyrim, anche quella veniva accettata senza porsi troppe domande,
accontentandosi di constatare ancora una volta l’avvicendarsi delle
stagioni.
Di fronte ai fiumi che si liberavano della loro scorza di gelo, non perché, ma quindi, era ciò su cui la
mente dei Nord rifletteva: era primavera,
come dimostrava il nuovo verde che cercava di affermarsi, dunque…
Non tutti erano
così indifferenti a quell'avvicendarsi però: a Whiterun, c’era perfino
qualcuno
a cui quell’effimera primavera del Nord cambiava abitudini… o quanto
meno,
aiutava a mettere in nuova luce.
“…Mio
Thane?”
Come altri suoi
concittadini, Lydia non aveva mai posseduto un gatto: occuparsi di
quegli
altezzosi felini era quasi sempre privilegio degli anziani della città,
le cui
case o botteghe venivano elette a tappe temporanee da quegli sprezzanti
nomadi
con la coda. Inoltre, come molti altri Nord Lydia preferiva i cani,
anche se
non aveva mai potuto possederne uno: questo, a causa della sua povertà
prima di
entrare a servizio come huscarlo. Ricordare i momenti spesi con i
levrieri dello
Jarl comunque, riusciva sempre a strapparle un sorriso...
L’Argoniano
che il destino le aveva dato da seguire come Thane non era di certo un
cane, e
di sicuro nemmeno un gatto: anche se possedeva una lunga coda, era pur
sempre
dotata di squame nere e acuminate come i denti di una sega. In verità,
benché Coda
Spezzata fosse della stirpe degli uomini bestia, non era nemmeno un
animale,
come le aveva dimostrato più e più volte...
Tuttavia…
tuttavia in quel momento Coda Spezzata le ricordava davvero molto un
gatto che
si fosse appena abbuffato di panna: ed era dire molto, considerando che
l’Argoniano era rivestito di squame nere e possedeva due coppie di
corna sulla
testa che svettavano dal suo generalmente inespressivo volto scaglioso.
Coda
Spezzata inspirò rumorosamente ad occhi chiusi prima di risponderle,
avvicinando
la mano piena al suo volto da lucertola:
“Lydia?”
chiese poi, guardandola di sbieco con un solo occhio da rettile,
azzurro come
un topazio.
“Che cosa…
sarebbe?” chiese umilmente la giovane Nord, osservando a sua volta
l’ultimo prodotto
della postazione alchemica del suo Thane: un oggetto oblungo come una
punta di
lancia, color avorio e solcato da irregolari graffi purpurei.
“Qualcosa la
cui mancanza si sentiva a Skyrim.” rispose criptico l'Argoniano,
passandoglielo
al volo.
Coda
Spezzata rimase ad osservarla impassibile, mentre imitava goffamente i
suoi
gesti e si portava l’oggetto al volto, annusandolo sospettosa. Lydia
non lo
deluse nemmeno un po’: il volto della Nord si aggrottò in fretta quando
comprese tutte le implicazioni della risposta di Coda Spezzata:
“Mio Thane…
questo è sapone!” fatto con il grasso
dei troll che aveva squartato, probabilmente.
“All’erba
medica.” rincarò senza esitare Coda Spezzata.
Per quanto a Lydia fosse stata data una
posizione privilegiata per imparare a conoscere l’Argoniano, la giovane
donna
del Nord non era l’unica ad essersi accorta di come l’avvicendarsi
delle
stagioni sembrasse aver energizzato l’ultimo Thane del feudo. I modi
dell’Argoniano non erano davvero cambiati, né nessuno avrebbe saputo
indicare
con precisione un singolo particolare inconsueto rispetto a ciò che
avevano
imparato ad aspettarsi: tuttavia, l’energia che lo pervadeva era
evidente… o
forse a Whiterun la sua diversità era stata finalmente accettata, ed
era
guardato quindi con meno sospetto. Probabilmente era proprio quello il
punto:
l’Argoniano e i cittadini di Whiterun si erano dati il tempo di
conoscersi a
vicenda. Ormai non solo da molti era tollerato; è impossibile mantenere
intatti
i propri pregiudizi di fronte a qualcuno che si preoccupa in modo così
evidente
della prosperità di ogni singolo cittadino del feudo, e della città di
Whiterun
più in generale, prima della propria; ma alcuni avevano perfino
scoperto, non
senza una certa sorpresa, di aver iniziato a fare affidamento su
quell’Argoniano. Difficile dire con precisione quando questo fosse
iniziato, o da
cosa: erano stati tanti piccoli particolari, tante piccole storie e
vicende,
che i pettegolezzi si erano assicurati di spargere rapidamente in ogni
angolo
della città.
Molto più
facile era dire chi: Hulda per esempio, la padrona della Giumenta
Bardata, si
era resa conto di fare affidamento sull’oro che l’Argoniano portava
alla sua
locanda con la sua sola presenza, pur saltuaria che fosse. Un Argoniano
nella
migliore locanda di Whiterun era pur sempre uno spettacolo inconsueto,
e anche
se veniva spesso additato e spiato come un animale esotico, ben pochi
facevano
seguire alle parole i fatti. Da quando poi Uthgerd aveva ricominciato a
spaccare crani a pugni, anche le chiacchiere e i velati insulti verso
l'uomo
rettile si erano fatti sempre più radi, mentre a chi la accusava di
simpatizzare per una lucertola su due zampe, la ferale mercenaria del
Nord rispondeva
di andare ad uccidere draghi e non morti sulla cima delle loro
montagne, il
requisito minimo se si voleva confrontarsi alla pari con il valore
dell’Argoniano. Una storia quella, che aveva soppiantato il liuto di
Michael
fin dalla prima volta in cui era stata raccontata: le più antiche e
onorate
canzoni del Nord non valevano la storia di cosa, e di come, Coda
Spezzata,
Lydia, Uthgerd e Jenassa avessero ucciso sulla cima del picco maledetto
di
Shearpoint, tornandone tutti in un solo pezzo, anche se erano arrivati
molto
vicini al non tornare affatto. L’Argoniano non schermiva, ma nemmeno
sottolineava, il ruolo che Uthgerd dipingeva per lui nei racconti, ma
privatamente
trovava che ciò che fosse davvero valso la pena di quell’avventura,
piuttosto
che le gesta in sé, fosse stato il carro carico delle ossa e delle
scaglie del
drago su cui erano tornati in città… e i volti delle guardie quando li
avevano
visti arrivare. E anche se Uthgerd tendeva a sottovalutare nei suoi
racconti il
non morto che il drago era apparso vegliare sulla cima del picco di
Shearpoint,
così come del resto aveva fatto ai tempi (e sì che l’aveva quasi uccisa
diverse
volte!), Coda Spezzata ne era ancora preoccupato, e interessato: la
maschera con
cappuccio di quello stregone non morto, Krosis, che così difficile era
stato da
abbattere (più del drago in effetti, ed era dire molto), era un
prezioso
artefatto, che l’Argoniano custodiva per il momento in una nicchia
segreta ricavata
nella cantina della sua casa.
Coda
Spezzata avrebbe imparato molto da essa e grazie ad essa: in effetti,
più di
quanto avrebbe potuto mai immaginare…
Ovviamente non
erano solo la locandiera della città, Lydia ed un pugno di mercenari
gli unici
a cui Coda Spezzata avesse, se non già cambiato la vita, almeno aperto
la
mente. L’Argoniano aveva attraversato la vita di molti a Whiterun,
senza
distinzione particolari fra le classi sociali: alcuni comuni cittadini
gli
dovevano già un debito d’onore, ma sembrava che perfino il clan dei
Guerriero
Nato corteggiasse il nuovo thane del feudo, anche se per il momento
Coda
Spezzata era riuscito a rifiutarli senza offenderli. Le ragioni delle
sue
riserve a proposito erano facili da capire, e da approvare: per quanto
uno
straniero, Coda Spezzata sapeva benissimo che il facoltoso clan del
Nord era
interessato a lui per motivi di prestigio, influenza e potere politico,
piuttosto che onore; fastidi quelli (e altri simili) che l’uomo rettile
aveva
sperato di essersi lasciato alle spalle a Cyrodiil…
Gli intrighi
che non risultavano in vittime, ma solo nel guadagno di influenza
personale,
erano giochi ridicoli per l’Argoniano: come il suo huscarlo gli aveva
fatto
notare, Coda Spezzata era una persona pratica e diretta, rispetto ai
Nord
almeno. Terribilmente efficiente
invece, erano le parole usate per descriverlo da qualcuno in un passato
ormai
irrilevante, perché precedeva Skyrim: inutile per Coda Spezzata
preoccuparsi
del colore della piuma sul proprio cappello, quando si deve tagliare
una testa,
così come della lucentezza della propria lama…
Inoltre,
l’aiuto che Coda Spezzata dava liberamente al prete della città per
assicurarsi
che gli scheletri sbiancati dal tempo di antichi Nord tornassero al
loro eterno
riposo, invece di rivolgere le armi con cui erano stati sepolti contro
i vivi
(una scusa che a quanto pareva lo faceva apparire pio agli occhi di
alcuni suoi
concittadini), era l’occasione perfetta per istruire Lydia nella sua
personalissima
versione di taumaturgia da combattimento: dopo un inizio un po’
difficile,
comprensibile dato il modo con cui aveva scelto d’insegnarle, Coda
Spezzata
poteva dirsi soddisfatto del risultato. Specie perché gli offriva la
possibilità di insegnare a Lydia come meglio colpire, uccidere e
menomare contro
avversari che non potevano lamentarsi e che difficilmente costituivano
un vero
pericolo.
Pareva inoltre
che restare a guardarlo mentre spaccava vecchi scheletri con pugni
carichi di
magia taumaturgica risultasse divertente alla giovane donna del Nord…
***
Ma lo
scaglioso Thane non si era preoccupato solo dei semplici cittadini di
Whiterun,
più o meno facoltosi che fossero: c’erano perfino alcuni mercanti,
ancora non
molti a dire il vero, il cui viso si illuminava quando le corna e la
coda
dell’Argoniano attraversavano la soglia delle loro botteghe. C’era
Arcadia
naturalmente, presso cui l’Argoniano acquistava o rivendeva ingredienti
in numero
sorprendente: sembrava che non ci fosse fondo all’appetito alchemico di
Coda
Spezzata, e tra lui e l’anziana imperiale si era instaurata in fretta
una
rispettosa e divertita rivalità professionale. Arcadia inoltre, aveva
dovuto
ammettere almeno a sé stessa che se anche possedeva più esperienza
dell’Argoniano, Coda Spezzata aveva una base teorica molto più vasta,
ma nonostante
questo l’uomo serpente tendeva ad affidarsi ad ingredienti specifici al
limite della
pedanteria, laddove invece Arcadia sapeva di poter sostituire un
ingrediente o
diluire le sue misture, cosa che per un alchimista è ben diversa
dall’annacquare, come del resto aveva cercato di convincerlo più e più
volte...
Tuttavia, Coda
Spezzata si era dimostrato ogni volta ostinato nel non accettare
compromessi
sulle sue misture: sembrava quasi ossessionato dalla ricerca di maggior
purezza
per i suoi già potenti filtri, una necessità aveva spiegato ad Arcadia,
dato
che la sua costituzione rendeva inefficaci dosi troppo diluite.
Anche Ysolda
doveva molto all’Argoniano, anche se l’origine e la natura della loro
complicità non era qualcosa che la bella Nord dai capelli rossi potesse
confessare apertamente ai suoi concittadini (come del resto già
avveniva per
molte altre cose): questo perché alcuni dei traffici a cui si… prestava, arricchivano almeno quanto
compromettessero, come aveva dimostrato al nuovo thane la raccolta e il
commercio al limite del legale della linfa dell’Albero Dormiente. Di
conseguenza, per Ysolda la discrezione era spesso necessaria, se non
d’obbligo,
così come l’arguzia necessaria a trovare argomenti abbastanza
convincenti, per
eventuali testimoni, da continuare a far passare i suoi traffici sotto
silenzio. Questa volta, Ysolda era stata fortunata: per quanto
l’Argoniano si fosse
rivelato… decisamente più onesto di quanto la donna del Nord avesse
creduto
lecito aspettarsi da lui, Coda Spezzata non era sordo al dolce richiamo
del
rischio e del proibito, specie fino a quando nessuno si faceva davvero
male. In
effetti, quella era stata la prima cosa che avevano scoperto di avere
in comune
e il modo concordato tra loro perché i segreti di Ysolda rimanessero
tali al
resto della città possedeva solo benefici… e per di più enormi.
In una terra
come Skyrim, dove curiosità e intelligenza erano doti raramente
possedute e
ancor di meno apprezzate, Ysolda aveva avuto l’unica colpa di averne in
eccesso.
Proprio come Coda Spezzata, seppur per motivi diversi, anche Ysolda si
sentiva
spesso un’esclusa: naturale che negli anni la donna del Nord avesse
coltivato…
particolari entusiasmi, il solo modo che avesse trovato per bandire la
noia, un
vero anatema per lei, e soddisfare la sua mente. A sua discolpa, va
ammesso che
giocare i suoi compatrioti più ottusi era spesso fin troppo facile:
detto
questo però, nemmeno Ysolda aveva saputo davvero a cosa andava incontro
quando
aveva scherzosamente offerto il suo accordo a Coda Spezzata… una vaga
aspettativa
forse, ma non un’idea precisa.
Come aveva
già fatto, con altre e in altri luoghi, l’Argoniano l’aveva educata in
fretta.
Davvero molto in fretta, e la
preziosa lezione, che al solo ricordarla accelerava il suo respiro,
accendeva
fuoco nel suo centro più intimo e le colorava il volto della stessa
sfumatura
dei suoi capelli, sarebbe stata ripetuta ogni volta necessaria.
Benefici
enormi… sì.
E com’era
piacevole poter contare sulla discrezione di qualcuno di così…
specie quando sapeva essere così…
O per gli
Dei! Ysolda mentiva a sé stessa e lo sapeva perfettamente, perché era
più che
esperta nell’arte della menzogna: se l’avesse saputo prima, non avrebbe
esitato,
né avrebbe scherzato con lui la prima volta. E ora che aveva compreso
esattamente cosa Coda Spezzata fosse e potesse essere lontano da occhi
e luci
indiscrete, Ysolda sapeva benissimo che era stato lui a catturare la
sua mente,
il suo spirito e la sua stessa carne, non viceversa. Non importava poi
molto di
cosa cercasse di convincersi: Ysolda sapeva che anche solo per la
speranza di
altre notti come quella, sarebbe accorsa ad ogni schiocco della sua
coda… come
aveva potuto esitare a riguardo fino
ad allora?
E allo
stesso modo, sapeva che ora non sarebbe mai più potuta tornare
indietro...
Di molta più
innocente gratitudine e meraviglia, qualcosa di simile poteva dirsi
anche di
Carlotta Valentia: da quella fatidica occasione in cui sua figlia era
scivolata
sul selciato di fronte alla casa del nuovo Thane, Coda Spezzata era
lentamente maturato
in un amico per lei. Sua figlia invece ci aveva messo molto meno tempo:
in ogni
alba spesa in città, occasioni davvero rare per il più errabondo dei
Thane di
Whiterun, Coda Spezzata non aveva mai fatto mancare una parola gentile
per lei,
né un incoraggiamento o un cenno verso Mila. Le sue non erano mai
futili
civetterie, piuttosto vero interesse, e proprio perché era sincero, le
sue
parole scaldavano il cuore della madre imperiale più di tutte le
canzoni dello
sciocco bardo della Giumenta Bardata. Tanto, che a volte Carlotta non
poteva
fare a meno di porsi delle domande curiose…
Coda
Spezzata naturalmente non avrebbe mai potuto sostituirsi alla figura
paterna
che sua figlia aveva perso: tuttavia, l’Argoniano sembrava capace di
lenire un
bisogno che Carlotta vedeva riflesso negli occhi di sua figlia ogni
volta che
la bambina spiava padri altrui. Un bisogno quello, a voler essere
sinceri, che
faceva provare a Carlotta una grande frustrazione di fronte alla sua
impotenza
di soddisfarla.
Fortunatamente,
sembrava che l’Argoniano sapesse elargire senza sforzo ciò che più Mila
desiderava da lui: non che servisse molta fatica comunque nel dare ad
una
bambina senza padre ciò che quasi non aveva il coraggio di desiderare…
e molto altro
ancora. Scoperto ad esempio che Mila non sapeva quasi né leggere né
scrivere,
eredità di una madre che a sua volta aveva imparato da sé tra un
acquirente e
l’altro, l’Argoniano aveva gentilmente preteso di potersi accollare il
compito
di completare l’educazione della piccola imperiale: se non altro, aveva
affermato, per poterla meglio istruire su come prendersi cura del
giardino che
stava preparando sul retro di Breezehome, la sua casa. Grata, Carlotta
aveva
approvato e continuava a farlo: saper far di conto era una dote
imprescindibile
per una mercante come lei, e quindi anche per Mila, ma saper leggere e
scrivere
poteva essere almeno altrettanto importante.
Carlotta non
era ricca, ma nemmeno così povera da non poter desiderare una vita
migliore per
la sua unica figlia. Dopotutto, come Coda Spezzata stesso le aveva
fatto
notare, Arcadia non poteva vivere per sempre, e Mila sarebbe potuta
diventare
sua apprendista quando avesse avuto l’età, per poi un giorno ereditare
l’esercizio: la sua bambina aveva la mentalità giusta per eccellere in
qualcosa
del genere, così l’aveva rassicurata Coda Spezzata… e Arcadia nessun
erede. Ma
per poter ottenere un giorno qualcosa di simile, Arcadia di certo non
doveva
preoccuparsi di come arrivare alla fine della settimana e probabilmente
ormai
nemmeno dell’anno, era necessario che Mila imparasse almeno a leggere e
scrivere… e una conoscenza erboristica di base, unita a quella del
preparare pozioni,
poteva solo esserle d’aiuto in quel senso.
Per questo,
quando era possibile, Mila imparava a leggere e scrivere direttamente
dall’Argoniano su testi di erboristeria e alchimia, gli stessi in
effetti con i
quali istruiva Lydia sul medesimo argomento. Era diventato uno
spettacolo
quasi… comune, durante le giornate che il Thane passava in città
almeno, vedere
il possente Argoniano seduto su una panca fuori dalla sua casa, con
Lydia alla
sua destra e Mila a sinistra recitare in coro i versi in rima baciata
del testo
della “Canzone degli Alchimisti”. Un falso storico, aveva spiegato ad
entrambe
Coda Spezzata, perché quel libro che parlava di Dwemer di certo non era
stato
scritto dagli elfi delle profondità: da qualche parte però, si doveva
pur
cominciare. Inoltre, per poche che fossero le indicazioni precise che
quel
testo conteneva, erano comunque sempre corrette. E anche se procurarsi
diamanti
rossi, erba blu e septim d’oro da fondere liberamente era ancora un po’
troppo
difficile per la semplice figlia di una fruttivendola, Coda Spezzata
sperava
che per quando Mila ne fosse stata in grado, la bambina avrebbe già
posseduto
le conoscenze per preparare un filtro per aumentare la propria
intelligenza con
ingredienti più semplici da reperire…
***
Fin da
quando l’Argoniano era giunto a Skyrim però, coloro che più di ogni
altro
avevano prosperato grazie a lui erano senza dubbio Ulfberth Orso
Guerriero e
sua moglie Adrianne Avenicci. Al punto, che il fabbro del Nord aveva
scoperto,
non senza un’enorme dose di sorpresa e contro ogni logica personale,
che la
rara presenza di Coda Spezzata alla Vergine Guerriera gli era
diventata…
gradita. Questo, perché i riflessi d’oro sporco della corazza di
metallo elfico
del nuovo Thane, una vista che molti briganti del feudo avevano
cominciato ad
associare alla morte in persona, era figlio delle forge della Vergine
Guerriera:
nessun altro, oltre a Coda Spezzata, il suo huscarlo e la coppia di
fabbri,
conosceva a Skyrim il segreto della forgiatura di quel capriccioso
metallo.
Ma conoscere
il segreto di una tecnica è ben diverso dal padroneggiarla
completamente: per
Ulfberth e Adrianne, modellare da soli il metallo elfico era per ora
impossibile. Questo perché, per quanto una volta correttamente
amalgamati ferro,
pietra di luna e mercurio l’abilità richiesta non fosse molto maggiore
di
quella necessaria a forgiare l’acciaio; prepararli richiedeva molta più
attenzione
di quanto i due fabbri avessero creduto necessaria fino a quel momento:
al
confronto, perfino il corundum era semplice come un gioco di bambini.
Un’altra
ragione questa, per cui le rare visite dell’Argoniano alla Vergine
Guerriera
erano così gradite ai due coniugi: anche a causa di un certo orgoglio
professionale, Ufberth e Adrianne desideravano emanciparsi in fretta da
quel
loro scaglioso maestro della forgia, in modo da condividere da pari lo
stesso
segreto.
E così, nel loro
tempo libero e tra una rara visita dell’Argoniano e l’altra, la coppia
si era
messa d’impegno a forgiare sbarre di metallo elfico da far giudicare al
loro
mecenate. E ogni volta, l’Argoniano era sempre inflessibile con loro
sui
risultati ottenuti, perché quando tecnica, arte o scienza erano
argomenti di
conversazione, Coda Spezzata non sembrava capace di scendere a
compromessi:
Ulfberth e Adrianne non avrebbero accettato nessun altro modo,
nonostante
questo li facesse a volte sentire entrambi come apprendisti al loro
primo
giorno.
“…Non va
eh?” lo anticipò Ulfberth, osservando l’Argoniano fissare le loro
ultime sbarre
di metallo elfico.
Un'altra
cosa che l’uomo del Nord aveva notato durante quelle rare visite, era
che Coda
Spezzata non esternava mai i suoi sentimenti, solo il suo pensiero: né
il suo
volto scaglioso, né il suo sguardo o la sua coda, sembravano capaci di
trasmettere anche solo una traccia delle segrete correnti del suo
cuore; ma a
chi dubitava esistessero, bastava ricordare come avesse ingaggiato
Uthgerd. A
sua volta, Adrianne aveva invece ricevuto conferma da Lydia che Coda
Spezzata,
e tutti gli Argoniani più in generale, serbavano senza malizia il loro
spirito,
perché il loro volto e quei loro scagliosi lineamenti rendevano
difficile esternare
emozioni in modi che elfi, uomini o perfino i Khajiit potessero capire.
In risposta
alla domanda del fabbro, Coda Spezzata scosse lentamente la testa,
brandendo il
metallo color oro sporco in una mano e avvicinandosi all’incudine della
Vergine
Guerriera: quando calò il braccio con violenza, la sbarra, lunga quando
il
braccio di Adrianne e che aveva richiesto un’intera nottata insonne per
essere
completata, si spezzò in due parti con un suono tintinnante. Non era la
prima
volta che succedeva, e a voler essere sinceri nemmeno la ventesima, ma
mentre
Ulfberth e Adrianne abbassarono la testa frustrati, non una smorfia si
disegnò
sul volto scaglioso di Coda Spezzata: nemmeno quando, dopo essersi
avvicinato
il metallo sbreccato al volto, ci appoggiò sopra la sua lingua bifida.
“Tre
errori.” esalò poi, con quella sua voce che sembrava il suono della
risacca
sulla sabbia o la mola lenta sul filo di una spada: “…Due vostri.”
aggiunse poi
piegando la testa di lato, un’espressione quasi incuriosita…
O divertita,
difficile capirlo per Ulfberth e Adrianne: senza Lydia a fare loro da
interprete, o quanto meno suggeritore, era difficile capire cosa
davvero
l’Argoniano cercasse di esprimere.
Soppesandolo
nella mano, Coda Spezzata riportò verso di loro il frammento di
metallo,
invitandoli ad osservare assieme a lui più da vicino: anche alla luce
di una lanterna, fu facile per l’occhio esperto
dei due fabbri notare come
l’interno di quella loro sbarra fosse irregolare e disomogeneo. Invece
di un
continuo ed uniforme insieme, assomigliava in effetti a tante schegge
d’oro
sporco di sfumature lievemente diverse, impilate poi le une sulle
altre: un
aspetto scabro e fragile, che non si sarebbe mai potuto accostare al
vero
metallo elfico.
“Le scaglie
del fabbro.” pronunciò Coda Spezzata, toccando i bordi di diverse
sfumature: “…Il
cinabro è stato ridotto da te, vero Adrianne?”
Una delle virtù
che Ulfberth aveva imparato ad apprezzare nell’Argoniano era la sua
schiettezza, e il fatto che mirasse subito al punto: l’uomo del Nord
però, lo avrebbe
apprezzato di più se Coda Spezzata non fosse spesso sembrato a
conoscenza di
fatti a cui non aveva assistito... ma solo agli dei era concesso di
avere
tutto.
“Aye… hai
tirato ad indovinare? O è merito della tua magia?” rispose Adrianne,
dopo aver
scambiato uno sguardo con suo marito.
“No. Uova
marce: l’odore da cui si viene avvolti quando il mercurio è separato
dal
cinabro. Nella mia esperienza, non gli è mai permesso di restare a
lungo su una
donna.” esalò l’Argoniano, ma vedendo il cipiglio di Ulfberth farsi
vagamente
minaccioso, a causa di alcuni modi in cui quella frase particolare
poteva
essere interpretata, Coda Spezzata si sentì in dovere di spiegarsi
meglio:
"...Dall’alchimia,
ai suoi praticanti sono donati almeno un buon naso e un’astuta lingua.”
pronunciò
solenne, prima di far brevemente saettare la sua lingua bifida tra le
labbra,
cosa che riuscì a strappare un sorriso ad Adrianne e a spianare la
fronte di
Ulfberth.
Perché forse
era stato proprio grazie a quella sua lingua, che Coda Spezzata era
riuscito
per la prima volta a far sembrare il suo aspetto buffo piuttosto che
straniero:
era successo alla Giumenta Bardata, quando tornati da Shearpoint
Uthgerd lo
aveva fissato a lungo, un braccio al collo e l'altra mano intenta a
sorreggere
il più immenso boccale di sidro che Hulda avesse mai servito, ormai già
vuoto
per un terzo. Con lentezza, in modo da farsi capire anche attraverso la
cortina
dell'alcool, l'Argoniano aveva chiesto alla mercenaria, con otto dita
su dieci
spezzate, diverse costole spaccate, una clavicola incrinata e una
scapola
scheggiata, se ci fosse qualche problema. Uthgerd ci aveva pensato
molto a
lungo, prima di rispondere: la mercenaria aveva passato lo sguardo su
quel
volto scaglioso privo di orecchie ma dotato di corna, con tutti quegli
spuntoni
che lo difendevano perfino dalle testate, e poi aveva fatto la sua
domanda.
"Ma alla fine, sei un uomo? O una bestia?"
aveva chiesto con un'ebbra chiarezza che aveva richiesto il giusto
miscuglio di
stanchezza, spossatezza fisica e alcool in circolo.
Coda
Spezzata aveva fatto attendere a sua volta una risposta, prima di
emettere un
sospiro soffocato attraverso le narici e affermare:
"Ssssono un uomo." tirando fuori
quanto più possibile quella sua lingua bifida e sibilando come un
pitone
gigantesco.
Inutile dire
che le risate non si erano fatte attendere, specie di fronte alla
faccia di
Uthgerd nell'ascoltare una simile risposta: quella notte, in cui per la
prima
volta Coda Spezzata era stato dei loro, era stata anche la prima in cui
l'Argoniano aveva dimostrato di saper ridere di sé stesso. E di certo
aveva anche
dimostrato che Coda Spezzata possedeva il senso del tempo: ciò che
aveva appena
fatto alla Vergine Guerriera, era riuscito a far ricordare ad entrambi
i fabbri
di quella notte alla Giumenta Bardata, quando erano tornati da
Shearpoint con
un carro carico di ossa di drago e i corpi a pezzi.
"... In
ogni caso, il cinabro è stato ben lavorato."
"Non è
stato difficile." rispose orgogliosa Adrianne: no, non era stato
difficile,
specie con la struttura che avevano messo a punto seguendo le
indicazioni
dell'Argoniano.
Fondamentalmente,
una distilleria in pietra, piuttosto che legno o bronzo, costruita per
poter
arrostire, e poi ricondensare, quel minerale rosso chiamato cinabro.
"Si può
sperare che i miei avvertimenti sulla pericolosità del mercurio siano
stati ben
compresi?"
"Lo
chiedi sempre." rispose lievemente stizzito Ulfberth.
"Non si
dovrebbe?" ribatté l'Argoniano: "...A Cyrodiil, il cinabro è estratto
solo dai condannati alla lenta morte."
Lavori
forzati in verità, ma data la tossicità del mercurio e dei suoi vapori,
raramente chi finiva ad estrarre il cinabro dalle cave dell'impero
tornava
libero: a Cyrodiil, il cinabro non era necessariamente rosso solo per
lo zolfo
che conteneva...
Tuttavia quel
minerale era anche ottimo per separare l'oro dalle impurità in cui
spesso si
trovava: che una bottega di fabbri comprasse cinabro non era poi così
strano.
Whiterun si sarebbe al massimo chiesta se la Vergine Guerriera non
intendesse
espandere finalmente gli affari, tutto qui, mentre il segreto della
forgiatura
del metallo elfico sarebbe rimasto tale.
"Hai
ispezionato tu stesso la vecchia botte di pietra che usavamo per
conciare le
pelli!"
"Vero."
concesse l'Argoniano quietamente: "...Ma non si può semplicemente
smettere
di preoccuparsi."
Frase questa
che li avrebbe stupiti, se fosse stata la prima volta in cui
l'Argoniano
pronunciava qualcosa del genere: Adrianne e Ulfberth invece, avevano
avuto
tempo non solo di conoscerlo, ma anche di imparare che solo perché la
voce di
Coda Spezzata non era in grado di far capire cosa provasse, ciò non
voleva dire
che non parlasse seriamente. I due fabbri però, raramente ponderavano a
cosa
questo implicasse: era più facile accettare una simile preoccupazione
quando che
non sembrava associata ad alcuna emozione.
"...In
ogni caso un buon lavoro. Ma il metallo è stato raffreddato troppo
rapidamente.
Il primo errore."
"Come
sarebbe troppo rapidamente?" chiese
Ulfberth.
"Trovare
la giusta temperatura che permetta alla pietra di luna di essere unita
al ferro
e al mercurio non è la sola difficoltà. Se la temperatura si fa
precipitare
troppo presto, si creano queste scaglie: il metallo si rapprende, prima
di
unirsi."
Ulfberth si
tirò la barba con violenza a quella notizia:
"Quindi...
se l'avessi lavorata ulteriormente avremmo finalmente ottenuto del
metallo
elfico?"
"No. È
stato usato ferro con troppe impurità."
"È il
ferro che usiamo di solito..." protestò Adrianne.
"Sì. E
no. Viene forgiato ottimo metallo dalla vostra Vergine Guerriera, da
nessuno
questo può essere messo in discussione. Ma mentre per il vostro acciaio
questo
ferro si può dire adatto, il metallo elfico deve essere forgiato con
ferro
quasi puro." spiegò Coda Spezzata.
"Come
facciamo a sapere la differenza?" chiese Ulfberth.
"Due
modi." rispose quasi sorridendo l'uomo lucertola: "...Un cubo
perfetto di ferro puro, con ogni lato di un piede, pesa un fiato più di
491
libbre. Si può calcolare di conseguenza se il peso di un lingotto è
quello
corretto per farne metallo elfico."
"...Oppure?"
chiese Adrianne dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte:
decisamente
non qualcosa che si aspettava di sentir uscire dalle fauci di Coda
Spezzata.
L'Argoniano
sospirò lieve prima di rispondere:
"Oppure,
si può arroventare il ferro fino a farlo diventare liquido, ed
eliminare le
impurità che galleggiano sulla superficie rovente."
"Non
ricordo di aver avuto tutti questi problemi quando abbiamo fatto la tua
corazza."
meditò Ulfberth, stropicciandosi la barba.
Se avesse
potuto, forse a quel punto Coda Spezzata sarebbe arrossito:
"...Si
arride a colui che comincia per le prime volte." si schermì.
"E ha
aiutato l'aver avuto un maestro artigiano a dare ordini." aggiunse
Adrianne
con un sorriso, a cui suo marito fece eco con un Aye!
dei suoi.
La verità però,
era che ai tempi Coda Spezzata aveva drogato entrambi i fabbri con uno
dei suoi
elisir: funghi a bolla e linfa di Spriggan, che uniti assieme avevano
creato un
filtro della forgia. Adrianne e Ulfberth non se ne erano accorti,
perché
l'Argoniano l'aveva discretamente versato nelle caraffe che avrebbero
usato per
rifocillarsi dal calore della forgia. Nemmeno in quel momento però,
giudicando
quel loro lavoro, Coda Spezzata provava vergogna per ciò che aveva
fatto: aveva
avuto bisogno della migliore corazza che potesse essere costruita, e
dato che i
due fabbri che ora chiamava amici non si erano potuti rifiutare, tanto
meglio.
Fare la cosa
giusta non sempre voleva dire fare il bene... un concetto su cui
l'Argoniano
avrebbe meditato a lungo nei mesi a venire:
"Si
cerca solo di fare del proprio meglio." rispose ai loro complimenti.
Per fortuna
Ulfberth e Adrianne erano persone pratiche: con un semplice gesto della
mano
dell'una e un'alzata di spalle dell'altro, il loro esame poté
continuare.
"Avevi
detto tre errori."
"Sì. Ma
solo questi due vostri: raffreddato troppo presto e ferro troppo
ricco... Da
chi vi è stato venduto il sale?"
"Belethor
ovviamente." risposero in coro i coniugi: Coda Spezzata invece sospirò
di
fronte alla conferma dei suoi sospetti.
"Quel
Bretone disonesto... vi è stato venduto salgemma." spiegò l'Argoniano.
"...Fa
differenza?"
"Sì. E
no. Ne è stato avanzato?"
Il fabbro
del Nord annuì, uscendo dalla stanza e tornando poco dopo con un sacco
di sale
quasi vuoto che poggiò sul bancone: l'Argoniano ne raccolse una
manciata sulla
punta della sua daga, cominciando a spiegare la disonestà di Belethor.
"Il
sale che viene dal mare è uguale al sale che viene da sotto la terra...
se
entrambi sono purificati allo stesso modo." esalò Coda Spezzata,
gustando
brevemente i cristalli e annuendo: "...Sembra che dal Bretone sia
venduto
sale e gesso come fossero la stessa cosa."
"Quel
figlio di un cane e di un elfo!" imprecò Ulfberth violento, mentre i
muscoli si gonfiavano nelle sue braccia.
Un singolo
tocco della mano di sua moglie bastò però a calmarlo:
"Come
possiamo sapere la differenza prima di forgiare?"
Coda
Spezzata sorrise lievemente a quella domanda e avvicinò la punta della
daga
alla fiamma della candela: arroventandosi, sale e gesso produssero un
effimera
fiammella che si spense in fretta.
"Il
sale è arso con una fiamma gialla come il sole: salgemma ricca di
impurità sarà
tesa ad altri colori. A volte perfino sapori: più amaro che dolce. Il
consiglio
è che si compri il sale da altri mercanti, piuttosto che di nuovo da
Belethor."
"Ci
puoi scommettere!"
"...La
prossima volta confido che sarà creato perfetto metallo elfico." annuì
sereno Coda Spezzata.
"Sei
buono con noi."
"Più o
meno di quanto potrebbe sembrare?" chiese Coda Spezzata, con l'eco di
un
sorriso sul volto scaglioso.
"Aspetteremo
con ansia la tua prossima visita allora: quando pensi di tornare a
Whiterun?"
"Presto.
Dopo le mie ultime spedizioni..." che fra le altre l'avevano portato al
cospetto dei Barbagrigia: "... È arrivato il momento di accettare un
invito."
"E da
chi?"
"...Skyrim
è la prima terra dove la forza del mio braccio mi è apparsa
insufficiente.
Confido che tra i Compagni mi si potrà insegnare a migliorare."
Ben arrivati alla
fine di questa storia, che lo so, purtroppo è più breve della raccolta
precedente.
Il fatto è che molte delle scenette che racconto all'interno di questa
one shot, avrei tanto voluto metterle in Saraan Sul, ma per ragioni di
trama, ritmo del racconto, puntualità, non ce l'hanno fatta. Siccome
però, mi diverte molto scrivere di Coda Spezzata ho deciso di
pubblicare questo... chiamiamolo compendio xD, piuttosto che lasciare
queste scenette all'oblio della mia mente. Spero davvero vi sia
piaciuto.
Sfortunatamente, non penso scriverò di Coda Spezzata tra i Compagni, ma
ammetto che mi piacerebbe davvero molto fare una long fic di Coda
Spezzata al collegio di Winterhold...
Il tempo però, come sempre è un vero tiranno: spero che avrò qualcosa
da farvi leggere a proposito, prima o poi.
Love and Peace. |