Signora dai vicoli scuri

di eergy
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Cammina da sola. Scende le scale, si inoltra tra i vicoli. Prima a destra, poi a sinistra e ancora a destra. Si  lascia guidare dalle gambe, dal naso, dalle orecchie.

Ha chiuso gli occhi, ferma al centro di un piccolo spiazzo che le si è aperto innanzi. Non le importa di chi  potrebbe vederla, le importa poco anche di quel suo corpo terrestre.

Cosa ha indossato quella mattina? Forse una gonna, sente il vento di marzo accarezzarle le gambe.

Apre gli occhi e ricomincia a camminare. Si rigira tra le mani un fiore bianco, un fiore di ciliegio, per  ricordare. Ricordare che aspettare non serve.

Gira ancora, scalcia un sassolino e osserva un gatto steso a sonnecchiare. Oggi non riesce a dar retta alla  ragione che le grida a gran voce di tornare a casa, che non può davvero essere sparita per tutto il giorno, senza  un biglietto, senza un messaggio, nemmeno a lui.

Ora è notte fonda, i lampioni occhieggiano qua e là facendola sentire meno sola. Svolta ancora una volta, a  destra o a sinistra, poco importa. In un momento di lucidità si guarda intorno cercando di capire dove è arrivata. Non si è persa, conosce quelle strade come i corridoi della propria casa, eppure la sorprendono sempre. Basta un nuovo fiore sbocciato su un balcone o un raggio di luna che illumina a tradimento questo o  quel dettaglio.

È stanca di camminare, di viaggiare, di incontrare e di salutare.

Il tempo è una ruota che gira, ma lei ce la mette tutta per fermarla, anche solo un istante, e godersi il  momento, un profumo, uno sguardo.

All'angolo successivo si infila in una strettoia tra due palazzi, l'ha scoperta per caso, molti anni prima. Il fiore  le cade da mano mentre se lo ritrova davanti, seduto con il suo basco nero e le mani in tasca su una panchina della piazzetta.

 

-Sapevo che saresti passata di qua-

 

Resta in silenzio, indecisa. Non può scappargli, l'ha trovata anche stavolta, senza nemmeno inseguirla. Non  può fare altro che sedersi accanto a lui; accavalla le gambe e poggia la testa allo schienale puntando lo sguardo sulle stelle che si intravedono in cielo.

Resta in silenzio, decisa a non mostrargli quanto di lei si è già preso.

Il tempo è una ruota che gira, eppure ora è riuscita a fermarla; chiude gli occhi lasciando che sia la notte a lavarle la faccia, consapevole che lui è ancora lì, accanto a lei. Una folata di vento smuove i cespugli sparsi qui e lì nelle aiuole. Il tempo riparte, gli prende la mano. 

Ora lo sguardo di lei contempla i suoi occhi marroni, profondi, in attesa.

 

-Andiamo a casa- 





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