19 - Hansel
Lo
so che probabilmente molte di voi aspettavano il matrimonio, ma al
momento l'ispirazione mi ha dato questo e non volevo far passare troppo
tempo.
Un capitolo sul matrimonio lo
pubblicherò presto, (promesso!) e poi lo
sposterò più indietro (oppure farò un
flashback, ancora non lo so!).
A presto!
- Hansel -
Talisia Black e Hansel Black Grimm
27 Dicembre 1998, Inghilterra, Londra, ospedale San Mungo, reparto maternità
Talisia Black avrebbe ucciso Brian Grimm.
Su questo non aveva il minimo dubbio. Lo avrebbe torturato a morte,
facendogli soffrire le pene dell'inferno - così come le stava
soffrendo lei in quel momento - e poi lo avrebbe ucciso.
Per l'ennesima volta strinse quel maledetto bastone di plastica con
tutta la forza che possedeva, mentre vedeva la levatrice affannarsi
inutilmente al suo fianco. "NON MI SERVE QUELLO! VOGLIO SOLO MIO
MARITO!" Urlò con tutta la forza che aveva in gola, prima di
piegarsi in due per il dolore.
"Ma..." Provò a contestare la donna.
"STIA ZITTA!" Ululò di nuovo lei.
Se Brian non fosse arrivato nell'arco di due secondi, gli avrebbe torto il collo.
Possibile che sapesse eliminare con un solo gesto della mano tutti quei
demoni ma non sapesse sorpassare dei semplici guaritori?
Lo avrebbe ammazzato, poco ma sicuro. Era anche colpa sua se si trovava in quella situazione.
"Signora Grimm, glielo ripeto per l'ultima volta. Veicoli il suo dolore
verso il parto e non disperda le energie per cose inutili."
Ripetè l'infermiera pazientemente.
"COL CAZZO!" Ululò di nuovo lei, prima che una smorfia di dolore le attraversasse il viso. "NON HO LA MINIMA" Fitta "INTENZIONE" Fitta più dolorosa "DI PARTORIRE" Fitta ancora più forte "SENZA DI LUI" Puro dolore.
Oh lo avrebbe ammazzato di sicuro! Prima la metteva incinta, poi la lasciava da sola a partorire.
Brian, incazzato nero, estrasse la bacchetta e la puntò contro
l'uomo di fronte a lui. "Mi faccia passare subito o le faccio saltare
la testa." Dichiarò risoluto. Aveva provato con le buone, ma non
avendo ottenuto risultati aveva deciso di cambiare metodo.
Con la forza aveva sempre ottenuto tutto.
Vide il guaritore di fronte a lui sbiancare - essere minacciati da un
Grimm non era la migliore delle situazioni auspicabili - e cercare di
controbattere balbettando "Ma... ma lei è un purosan..."
Il cacciatore però non lo lasciò finire. Sapeva
perfettamente cosa stava per dire l'uomo. La stessa cosa che gli aveva
riferito sua suocera Kayla. Lui, Brian Grimm, era un purosangue. E non
era costume che gli uomini purosangue assistessero la moglie durante il
parto. Dovevano solo restare fuori, ad aspettare che il guaritore
uscisse e annunciasse la nascita avvenuta.
Ma in quel momento a Brian non gliene fregava assolutamente nulla di quello che il suo status avrebbe richiesto da lui.
Voleva solo andare da Talisia e accertarsi con i suoi occhi che stesse bene.
Che creasse pure scandalo questo suo comportamento!
Con un gesto della mano, impedì al guaritore di terminare la
frase. "VOGLIO.ANDARE.DA.MIA.MOGLIE.ADESSO." Ringhiò,
prendendolo violentemente per il camice "Ha diciassette anni, sta partorendo e sarà sicuramente terrorizzata."
Per rendere il messaggio ancora più chiaro, lo trascinò
ad un millimetro dal viso. "ADESSO!" Ripetè sbraitando.
"SONO.STATO.ABBASTANZA.CHIARO?"
"Da... da questa... parte." Affermò a quel punto l'uomo balbettando, non appena Brian lo lasciò andare.
"Ci voleva tanto?" Borbottò lui in risposta, di pessimo umore, affrettandosi a seguirlo.
Quando arrivò in sala parto, trovò una scena ai limiti
dell'assurdo. Sua moglie stava strillando a chiunque le capitasse a
tiro che non aveva la minima intenzione di partorire. Il tutto
alternato da maledizioni.
Sarebbe stato quasi comico, se non avesse percepito la sofferenza che
lei stava provando in quel momento trasparire dal viso in tutta la sua
potenza. Se avesse potuto, avrebbe trasferito tutto quel dolore su di sè. Ma non poteva.
"Black!" La chiamò dolcemente avvicinandosi. Con un gesto deciso
le fece sollevare la schiena e si posizionò dietro di lei.
"Credo che sia un po' tardi per non voler partorire." Commentò
ironico.
Vide il volto della ragazza modificare espressione più volte nell'arco di pochissimo tempo. Stupita per esserselo trovato davanti - anzi dietro - all'improvviso. Felice per averlo finalmente lì al suo fianco. Gelosa per le occhiate languide che aveva comunque ricevuto da alcune infermiere appena messo piede lì dentro. Arrabbiata perchè "Dove diavolo sei stato fino ad adesso?". E infine sofferente per ciò che stava passando.
"Ti odio!" Riassunse, piegandosi di nuovo per il dolore.
Ma aveva già lasciato andare il bastone - che la levatrice le
aveva messo in mano quando le contrazioni erano aumentate - preferendo
arpionare le braccia del marito, iniziando a stritolargliele.
Esattamente come si erano promessi di fare. Brian non emise un fiato.
"Ti amo anch'io." Le rispose, depositandole un bacio sui capelli
sudati. "Comunque ero fuori. Stavo cercando di entrare, ma hanno
provato ad impedirmelo." Spiegò.
"Beh meno male che sei riuscito." Commentò lei, aumentando la presa di fronte ad una nuova fitta. L'uomo era lì da pochi minuti, ma non sentiva già più le braccia. "Stavo già programmando come ucciderti." Confessò quando anche quell'ennesima contrazione finì.
Il Grimm non potè trattenersi dal ridacchiare. "Carino da parte
tua. Nostro figlio non è ancora nato e tu vuoi già
renderlo orfano?"
L'imprecazione che seguì, gli fornì la risposta.
"Black?" Chiese di nuovo dopo un po', mentre un pensiero gli attraversava la mente.
"Che vuoi?" Fu la risposta simil ringhio che ottenne dalla donna,
boccheggiante. "Nel caso tu non te ne sia reso conto... STO
PARTORENDO!"
"Perchè non urli?"
"CHE CAZZO DI DOMANDE FAI BRIAN?" Ululò lei in risposta. Come diavolo faceva a dire certe boiate suo marito? Stava urlando da quando aveva messo piede in quella maledetta sala parto.
"Mi sono espresso male." Dichiarò lui con tono pacato. "Non intendo maledizioni o imprecazioni, amore. Intendo... perchè non urli per il dolore? Aiuta a veicolarlo e anche ad accettarlo."
Prima che sua moglie potesse dargli una risposta, la levatrice
intervenne. "Le contrazioni durano ormai trenta secondi l'una e ne ha
una al minuto." Li informò. "E' proprio sicuro di voler restare
qui signor Grimm? Non sarà un bello spettacolo."
Brian non riuscì neanche ad informare la donna che di sicuro
cacciando aveva assistito a spettacoli peggiori di quello. Talisia,
dopo aver stretto le sue mani con forza - probabilmente aveva le ossa
rotte a quel punto - minacciò sia lui che la levatrice. "Se
Brian esce, la prima a farne le spese sarà lei. Poi, a casa,
faccio il resto." Sibilò senza fiato.
L'uomo non riuscì proprio a trattenersi. Aveva le ossa di
entrambe le mani rotte - oltre quelle delle braccia - e sua moglie che
quasi non riusciva a parlare a causa del dolore, ma nonostante tutto
scoppiò a ridere. "Fossi matto!" Esclamò "Con tutta la
fatica che ho fatto per entrare? No, il mio posto è qui." Si
oppose. "E Black... per Merlino, Morgana e i quattro fondatori... urla!
Che si fottano loro e le loro regole da purosangue del cazzo." Concluse
beccandosi un'occhiata scandalizzata della levatrice, che però
decise di concentrarsi su altro. "Se è così, spalanchi le
gambe del tutto. E segua il suggerimento di suo marito. Il dolore che
ha affrontato fino ad ora, sarà nulla, in confronto."
"Che prospettiva di merda."
Parecchio tempo - e parecchie urla - dopo, Talisia era stata spostata
su un letto in una stanza tutta per lei. Sapendo che era prossima a
partorire, i genitori avevano fatto una cospicua donazione all'ospedale
per esserne sicuri.
Aveva i capelli appiccicati alla testa, era sudata, dolorante ed era
completamente esausta. Ma non riusciva a staccare gli occhi di dosso da
suo figlio, che continuava a tenere testardamente tra le braccia.
Non se n'era voluta staccare neanche quando era arrivata la balia,
ingaggiata sempre dai suoi genitori, per fargli fare la prima poppata.
"E' mio figlio. Lo allatto io." Aveva decretato, sorda alle proteste di entrambi.
"Le donne purosangue non allattano i propri fi..." Aveva iniziato a spiegare sua madre paziente, prima di essere bloccata.
"Ho detto che lo allatto io. Ed è ciò che farò."
Indifferente alla presenza del padre - che era uscito dalla stanza
scandalizzato - aveva iniziato a slacciarsi la camicia, lasciando
libero il seno gonfio di latte. Poi ci aveva attaccato Hansel - quello
era il nome che avevano deciso - che aveva iniziato subito a succhiare
avidamente.
"Black!" La chiamò ad un certo punto Brian dolcemente.
La ragazza si girò lentamente verso di lui - aveva tutti i muscoli indolenziti. "Sì?"
"Perchè non dormi un po'? Sei esausta! Lo tengo io in braccio."
Si offrì, allungando le braccia verso il neonato.
Talisia rimase per qualche secondo in silenzio.
Suo marito aveva ragione, ovviamente, ma lei non riusciva a staccare
gli occhi di dosso dal neonato, che in quel momento era sveglio,
intento a fissarla. Aveva pianto pochissimo.
Era contenta di aver avuto un maschio. Brian - senza farne mistero - aveva detto chiaramente durante la gravidanza che avrebbe preferito una femmina, ma lei no.
Quel bambino aveva già due cognomi importanti a gravargli sulle
spalle. Una bambina sarebbe stata una preda troppo ambita. E avrebbe
avuto delle famiglie purosangue pretendenti la sua mano ancora prima di
imparare a camminare. Avrebbe subito pressioni infinite sia dalla
famiglia materna che paterna, che avrebbero cercato di controllarle la
vita sin dai primi vagiti. Come era stato fatto con lei.
Lei, Talisia, aveva avuto fortuna a trovare Brian, ma era stato un
caso. Se non ci fosse stata la Guerra, se i suoi non avessero deciso di
trasferirla negli USA, se non fosse arrivata tardi a lezione quel
giorno... tutto l'aveva condotta tra le braccia dell'uomo che adesso
poteva chiamare con gioia 'marito'. Un uomo che davvero amava. E che la
ricambiava in pieno. Ma una sua eventuale figlia sarebbe stata altrettanto fortunata?
"Secondo me ha preso i tuoi occhi." Commentò, prima di
arrendersi. Dormire un po' le avrebbe fatto bene. "Occhio alla testa!
Il braccio devi metterlo in..."
"Amore, so come prendere in braccio un bambino." La interruppe lui
divertito, piegandosi per prendere delicatamente il neonato tra le
braccia. Le sfiorò le labbra con un bacio, prima di sussurrarle
"Dormi adesso."
Quasi come per rispondere a ciò che le aveva appena detto,
Talisia sentì le palpebre farsi pesanti di colpo. "Quando
dovrà essere riallattato svegliami. Non voglio che lo faccia
qualcun altro." Riuscì a mala pena a bisbigliare.
"Dormi tesoro. Sei esausta." Ripetè lui dolcemente. "E non ti preoccupare: nessuno toccherà nostro figlio."
Prima di addormentarsi, Talisia sentì le labbra di Brian depositarsi di nuovo su di lei.
"Ti amo."
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