Tu m'as promis
Tu
m’as promis
Tu
m'as promis, et je t'ai cru
Tu mi hai promesso, e io
ti ho creduto
Una figura avvolta in un mantello nero con il cappuccio tirato sopra la
testa, varcò l'imponente cancello di Malfoy Manor.
Avanzava decisa con portamento fiero ed elegante, ma non era possibile
distinguere nulla a parte la sagoma, nell'oscurità della
notte senza luna.
Dava comunque l'impressione di conoscere bene il posto, visto che
oltrepassò a passo spedito i giardini, che sembravano
immobili come in attesa di qualcosa che dovesse succedere da un momento
all'altro, imboccando il viale principale che l'avrebbe condotta al
portone d'entrata.
Ed infatti nel giro di qualche minuto risalì il viottolo che
portava al Manor, posto su una leggera altura rispetto alla campagna
circostante, in una posizione predominante, come si addice ad un vero
Malfoy.
La figura si avvicinò al massiccio portone di legno e
bussò con decisione. Le venne ad aprire il padrone di casa,
che rimase alquanto sorpreso riconoscendo la persona davanti a lui che
nel frattempo si era tolta il cappuccio.
"Pansy..." disse quasi in un sussurro, come se stesse guardando un
fantasma.
"Ciao Draco" rispose lei con una voce bassa e graffiante, che l'uomo
ricordava di non averle mai sentito quando si frequentavano a scuola.
"Posso entrare?"
"Eh? Ah si certo...". Draco si fece da parte per far entrare la sua
ospite che dopo aver varcato la soglia iniziò a guardarsi
intorno e a studiare l'ambiente.
"Non è cambiato molto rispetto a come me lo ricordavo"
esclamò dopo una breve ricognizione, rompendo il silenzio che
si era venuto a creare tra i due.
Draco non sapeva proprio cosa dire. Non si aspettava di vederla, visto
che la ragazza aveva lasciato il Paese subito dopo la fine della scuola.
Durante gli ultimi mesi dell'anno scolastico, Draco si era innamorato
di Astoria Greengrass, che lo ricambiava, ed aveva mollato in malo modo
la povera Pansy, sua fidanzata storica a quei tempi.
Dopo la sua partenza non aveva più avuto notizie della
giovane, le sue lettere erano rimaste tutte senza risposta, ed alla
fine aveva smesso di cercarla, convinto che si fosse rifatta una vita e
che vivesse felice in qualche parte del mondo senza di lui.
Certo,
riconosceva che non si era comportato con lei nel migliore dei modi, ma
non poteva continuare a stare con lei se nel suo cuore amava un'altra
ragazza.
Non poteva immaginare invece che Pansy, che si sentiva usata e gettata
come una scarpa vecchia, avesse covato il suo immenso rancore fino a
quel momento.
"E così domani ti sposi" gli chiese di nuovo con quella voce
aspra di chi ha urlato e urlato e urlato per sfogare la rabbia e la
frustrazione, fino a sputare perfino i polmoni.
"Già - rispose semplicemente Draco con un'alzata di spalle - Con Astoria.
Sicuramente ti ricorderai di lei".
"Oh certo che mi ricordo di lei. La piccola e incantevole sorella di
Daphne" disse iniziando a girare attorno a Draco, sfiorandolo con un
dito dalla lunga unghia color sangue, mentre lui restava lì
impalato incerto sul da farsi. Non capiva le intenzioni della ragazza,
e soprattutto non la riconosceva.
Non aveva più nulla della Pansy vivace e spontanea, a volte
un po' ochetta, che lo seguiva ovunque come un cagnolino ai tempi della
scuola.
I suoi occhi scuri, marcati da una spessa linea di matita nera e
appesantiti da un ombretto grigio scuro, non ardevano più di
ammirazione per lui, ma avevano un che di profondo ed allo stesso tempo
inquietante. La bocca carnosa come una volta, era però tinta
di un rossetto rosso sangue, quasi come un vampiro che avesse appena
finito di dissetarsi. E l'impressione era esaltata dalla linea compatta
dei suoi denti candidi che esibì in una specie di ghigno
malizioso a totale beneficio del biondo ancora piantato nell'imponente
salone d'ingresso che l'indomani avrebbe varcato per andare a sposarsi
con la sua Astoria.
"Suvvia Draco, ti sembra questo il modo di accogliermi? Dopo tanto
tempo che non ci vediamo non mi fai neanche entrare in casa tua?" gli
disse con finta ingenuità una volta tornata di fronte a
lui, percorrendogli la mascella delicatamente con la sua unghia
tagliente.
Draco, di voltò alla sua destra e fece strada alla ragazza
verso il salotto.
"Cosa ti posso offrire?" le chiese con voce neutra.
"Un firewhiskey con ghiaccio, grazie" e si accomodò
all'angolo del divano, proprio accanto a quella che sapeva essere la
poltrona preferita di Draco. Proprio dove si sarebbe consumato di
lì a poco il suo diabolico piano. Al solo pensiero, i suoi
occhi arsero per un attimo di un fuoco sinistro. Il fuoco della
vendetta. Che purtroppo l'uomo, dandole le spalle, non notò.
Draco la raggiunse, le porse il firewhiskey e posò il suo bicchiere
sul tavolino, sedendosi sulla sua poltrona proprio come Pansy aveva
previsto.
"Allora Pansy, cosa ti porta qui da me?" le chiese sospettoso. Non gli
faceva piacere quella visita e non vedeva l'ora che lei se ne andasse.
"Il tuo matrimonio, Draco caro..." gli rispose con voce suadente.
"Incarceramus!"
esclamò poi decisa.
"Pansy, ma che diavolo stai facendo!" chiese Draco con una nota di
panico nella voce mentre sentiva funi e catene immobilizzarlo contro la
poltrona.
Tu m'as promis le soleil en hiver et un arc en el ciel
Tu m'as promis le sable dore j'ai recu una carte postale
Tu m'as promis le ciel et la terre et une vie d'amour
Tu m'as promis ton coeur ton sourire mais j'ai eu des grimaces
Mi hai promesso il sole in inverno e un arcobaleno
Mi hai promesso la sabbia dorata, ma ho ricevuto una cartolina
Mi hai promesso il cielo e la terra ed una vita d'amore
Mi hai promesso il tuo cuore e il tuo sorriso, ma ho ricevuto solo smorfie
"Che c'è Dracuccio, non ti piace questo giochino?" chiese Pansy con finta innocenza.
"No Pansy, non mi piacciono
più i tuoi giochini! E adesso liberami e vattene da casa mia!"
rispose con veemenza Draco che si dimenava tentando in qualche modo di
liberarsi.
"Suvvia Draco, rilassati, tanto io non scappo!" e si lasciò andare ad una risata crudele.
"Si può sapere cosa vuoi?"
chiese l'uomo che aveva smesso di dimenarsi, ritrovando un'apparenza di
calma e facendo lavorare febbrilmente il suo cervello.
"Cosa voglio? Semplice, quello che mi
spetta! La mia vendetta! Mi hai usata, ti sei divertito con me, e
quando ti sei stufato mi hai gettata via come un giocattolo rotto.
Ma forse sono stata solo questo per
te, vero Draco? - gli chiese montandogli a cavalcioni e tirandogli i
capelli in modo che la guardasse negli occhi, quegli occhi in cui
splendeva la luce della follia - Un giocattolo e nulla più..."
gli alitò sensualmente nell'orecchio annusando la pelle del suo
collo.
Gli lasciò i capelli e si rialzò in piedi.
"Tu mi hai illusa, - riprese quindi a
parlare con voce piatta - hai preso da me tutto quello che hai potuto,
con promesse vuote, senza alcun valore, che non hai avuto scrupoli ad
infrangere.
Hai spazzato via tutti i miei sogni come sabbia trascinata via dal vento. E per questo ti odio!"
"Crucio!" strillò con rabbia puntando la bacchetta contro l'uomo che iniziò a contorcersi sotto gli spasmi di dolore.
"Crucio! Crucio!" strillò ancora, e ancora, e ancora, finché l'uomo non perse i sensi.
Allora si sedette comodamente sul
divano contemplando la sua opera e aspettando che Draco si riprendesse
per poter continuare con il suo piano.
Tu m'as promis le cheval aile que j'ai jamais eu
Tu m'as promis le fil d'Ariane mais tu l'as coupe
Tu m'as promis les notes de Mozart pas des plats casses
Tu m'as promis d'etre ta reine j'ai eu pour sceptre un balai
Mi hai promesso il cavallo alato che non ho mai avuto
Mi hai promesso il filo di Arianna ma poi l'hai tagliato
Mi hai promesso le note di Mozart non il rumore di piatti rotti
Mi hai promesso che sarei stata la tua regina ma per scettro ho avuto solo una scopa
A poco a poco Draco riprese i sensi.
Aveva la sensazione che il suo corpo fosse trafitto da migliaia di aghi
incandescenti che penetravano nella sua carne bruciandola da dentro.
Sentiva la testa scoppiare e gli
occhi come se volessero uscirgli dagli orbite che gli inviavano solo
veloci flash di ciò che lo circondava, lasciandolo quasi
totalmente cieco.
Il cuore batteva aritmico, come se minacciasse di fermarsi da un momento all'altro.
Un fischio fortissimo nelle orecchie lo rendeva quasi sordo. Un forte senso di nausea lo sconvolgeva.
Ed una risata. Quella risata che non lo abbandonava e che gli faceva gelare il sangue nelle vene.
Ad un tratto la risata cessò e
quando si sentì abbastanza padrone del suo corpo, si
azzardò ad aprire gli occhi.
Vide Pansy, sdraiata sul divano come se fosse una matrona romana comodamente adagiata su un triclinio.
Ma l'aspetto era quello di una dark
lady. Il viso pallido, che risaltava col pesante trucco dai colori
scuri, era incorniciato da lunghi capelli neri, lisci e lucenti, che le
arrivavano fino alla vita.
Il collo era coperto da una fascia di velluto impreziosito con perle nere.
Il corpo fasciato da un aderente abitino di pelle nera. E le gambe coperte da alti stivali neri, di pelle lucida.
"Bentornato Draco - gli disse con
voce da gattina - sai mi stavo annoiando senza di te" finì
mettendo su un finto broncio.
"Cosa vuoi da me Pansy?" la voce
ridotta ad un sussurro, mentre tentava di far entrare aria nei polmoni
che non ne volevano sapere di fare il loro dovere.
"Te l'ho già detto Draco, voglio la mia vendetta!".
Si alzò in piedi con un balzo felino e si portò davanti alla sua vittima.
"Devi soffrire esattamente come ho offerto io! Crucio!".
Draco riprese a contorcersi davanti a lei.
"Mi hai lasciato senza farti nessuno scrupolo, mi sono sentita come uno straccio vecchio! Crucio!"
Pansy osservò il risultato della sua opera.
"Mi hai promesso un mondo dorato. Mi hai promesso di sposarmi. Mi hai promesso che saremmo stati felici insieme.
E io ti ho creduto. Mi sono concessa
a te. Sei stato il primo ragazzo con cui ho fatto l'amore. Ma per te
è stato solo sesso..." terminò amaramente ripensando alla
loro storia.
"Crucio!".
"Pansy... Aaah!.... As...aspetta"
disse Draco come poté, ansimando, in evidente debito di
ossigeno. Riuscì però ad attirare l'attenzione della
ragazza che lo guardò invitandolo tacitamente a continuare.
"Dimmi... dimmi cosa vuoi. Ti darò... tutto quello che vuoi..."
"Non hai capito Draco, non mi interessa quello che hai da offrirmi! Avrei solo voluto stare con te! Ma tu hai rovinato tutto"
"Va bene, va bene... aspetta - le
disse mentre riprendeva finalmente fiato - Potremmo sempre tornare
insieme... Annullerò il mio matrimonio... Ma adesso lasciami
andare..."
"Certo, così appena libero mi
ammazzerai con la tua bacchetta, anzi con le tue stesse mani! - si
lasciò andare ad una risata isterica - Mi credi davvero
così ingenua? Accecata dall'odio, magari. Ma non certo ingenua!"
"No, davvero te lo prometto!"
"Ancora promesse Draco? Non ti sono bastate quelle che hai già infranto? Crucio!" e l'uomo biondo davanti a lei riprese a contorcersi.
Je ne sai pas ce qui se passe
Mais je sais pourqoui on m'appelle
"Mademoiselle pas de chance"
Non so cosa succede
Ma so perché mi chiamano
"Signorina cattiva sorte"
Il pesante orologio a pendolo che era
lì in salotto scandì la mezzanotte con il suo suono
solenne, immutato attraverso i secoli, che aveva accompagnato le
giornate della famiglia Malfoy per generazioni. Quella famiglia il cui
ultimo rampollo stava ora davanti a lei, in suo completo potere.
Mezzanotte, l'ora dei fantasmi. E delle streghe. Era dunque arrivata la sua ora.
Era il momento di porre fine ai giochi e di ottenere ciò per cui era andata da lui.
Di raggiungere la sua vendetta.
Avrebbe finalmente sedato la voce che fino a quel momento aveva urlato
dentro di lei, consumandola giorno dopo giorno.
"Lo sai che non ho mai concesso a nessuno una seconda opportunità?" gli chiese retoricamente.
Tu es foutu
GAZZETTA DEL PROFETA Domenica 16 maggio 2004
Una foto del salotto di Malfoy Manor
invaso di Auror campeggiava in prima pagina, sotto il titolo a
caratteri cubitali: "Trovato morto l'ultimo discendente dei Malfoy".
Più sotto il giornalista forniva i primi dettagli trapelati dalle indagini che gli Auror stavano conducendo.
"Il corpo di Draco Lucius Malfoy è stato rinvenuto stamattina nel suo salotto.
La tragica scoperta è avvenuta
ad opera del signor Blaise Zabini, testimone di nozze della vittima,
che in data odierna avrebbe dovuto prendere in moglie la signorina
Astoria Greengrass.
Non si conosce il colpevole del
delitto. Si sa solo che il signor Malfoy, ultimo discendente della sua
nobile e antica casata, è stato raggiunto
dall'Anatema-che-Uccide, mentre era ieri sera nella sua dimora.
Maggiori dettagli nella pagina di Cronaca".
La donna appallottolò il
giornale e lo gettò in un cestino, si sistemò meglio il
cappuccio del mantello nero che le copriva la testa e parte del viso ed
inforcò un paio di occhiali scuri.
Iniziò a camminare per la
stazione facendo ticchettare i suoi tacchi sul pavimento di pietra,
dirigendosi verso uno dei binari.
Madame's Space:
Sinceramente non so da dove sia venuta questa shot, anche abbastanza
breve per i miei canoni, visto che sto lavorando a due longfiction
completamente diverse da questa.
Mi è
capitato per caso di ascoltare la canzone di In Grid e via via che
seguivo il testo, la storia prendeva forma davanti ai miei occhi.
Una Pansy
molto dark che si vendica per ciò che Draco le ha preso quando
erano a scuola, infrangendo tutte le promesse che le aveva fatto e
tutti i sogni che lei aveva costruito sul loro futuro.
Sinceramente
non so quale sia il risultato visto che contrariamente al mio solito la
storia è stata scritta di getto e pubblicata senza ripensamenti.
Spero solo che le fan di Draco non mi lancino tante maledizioni... Ringrazio tutti coloro che hanno letto fin qui...
A presto, madamina
Disclaimer: I personaggi citati non mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K. Rowling
La storia non è scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento
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