Capitolo 1 - Lothric
«Credimi, è l’unica persona capace di insegnare al Principe
come utilizzare la propria abilità. Lothric è ormai pronto al passo successivo,
deve essere indirizzato verso la via del fuoco, deve comprenderla, deve guardare
le fiamme e vederne l’essenza, utilizzarle, deve imparare a governarle per poi
infine diventarne un tutt’uno».
Le parole del Serpente
Primordiale si ripetevano in quel modo da ormai diverse settimane ma la Regina
non era ancora convinta. Dopo quello che le aveva raccontato riguardo alla
convergenza del tempo e dei mondi, aveva paura a fidarsi delle persone. I mali
di ogni epoca erano adesso concentrati in un’unica era, e la paura di veder
spegnere la Prima Fiamma definitivamente la tormentava incessantemente.
«Oceiros mi ha raccontato che cosa c’è “oltre”. È un mondo amorfo, non voglio
veder crescere i miei figli in una terra in cui non è possibile distinguere la
vita dalla morte» disse lei con le lacrime agli occhi pronte a rigarle il viso
angelico.
«Cara mia, noi siamo già vissuti in un mondo del genere. Quando i non-morti
hanno cominciato a infestare le nostre terre, fare questa distinzione era già
diventato impossibile. Fidati di me, come sempre, e vedrai che creeremo la
nostra nuova età del fuoco». Nel suo essere a volte ambiguo, Frampt non l’aveva
mai delusa.
«D’accordo ma prima dovrà presentarsi al cospetto mio e di Oceiros».
«Quando il fuoco si era spento a Lothric, Oceiros aveva
vissuto sulla propria pelle gli orrori dell’era oscura. Aveva provato a salvare
il suo regno, cercando di combattere le creature dell’Abisso, ma da solo era
consapevole che l’unico destino che potesse attenderlo era la dannazione
eterna. Oltre alla maledizione dei non-morti, l’oscurità aveva devastato
lentamente ogni creatura sopravvissuta all’assenza della luce, ma in quel mondo
incolore, senza sentimenti, senza amore, senza guerra, senza odio, senza pace,
la neutralità perenne del tempo avrebbe consumato anche il più glorioso dei
sovrani. Il Re era stato avvertito, lui sapeva a cosa sarebbe andato incontro
ed aveva provato ad opporsi allo spegnimento della prima fiamma. Non aveva però
avuto il coraggio di vincolarla, avendo letto le grandi storie del passato di
gloriosi guerrieri dall’anima immensa, era consapevole che la propria non
sarebbe stata degna».
«Mio padre non avrebbe mai gettato in questo modo la spugna, avrebbe cercato
qualcuno degno, avrebbe fatto qualsiasi cosa per non far spegnere la fiamma…»
Il giovane principe amava farsi raccontare quelle storie, e quella in
particolare l’aveva sentita una miriade di volte. Puntualmente però, il suo
maestro interrompeva il racconto, dicendo che avrebbe potuto sentirne la fine
solo una volta che sarebbe diventato abbastanza grande.
«Ti prego, adesso sono pronto, non sarò mai un cavaliere valoroso come mio fratello
ma sono più saggio, tu mi ha reso così. Adesso posso capire».
Sulyvahn sorrise a annuì: «Si Lothric, adesso lo sei». Lo stregone si alzò e si
diresse verso una delle alte finestre del castello, guardando il mondo unito in
un vortice che adesso si presentava come un universo su cui poter allungare le
mani.
«Tuo padre conobbe Gundyr, un valoroso cavaliere che accettò di essere il suo campione,
giurando di provare a completare il suo incarico fino alla fine dei suoi giorni.
Avrebbe affrontato un viaggio alla ricerca di anime abbastanza potenti da poter
sacrificare alla Prima Fiamma, per vincolarla per sempre».
«E che cosa è successo? È riuscito a farcela?» Lothric, a differenza di Lorian,
aveva sempre mostrato uno spiccato interesse per la storia e lo studio in
generale.
«Gundyr purtroppo perse la sua guida, la guardiana del fuoco che avrebbe dovuto
aiutarlo ad attraversare le terre del regno, e…» - Sulyvahn sospirò - «con il
suo fallimento la fiamma si spense».
Il giovane principe venne colto da brividi di paura: «e nacque l’era oscura?»
«Esatto» - confermò lo stregone - «ma adesso sei abbastanza grande da capire
che l’oscurità, l’Abisso che tuo padre ha conosciuto, non deve essere temuto».
Lothric sembrò confuso e coprendosi il viso con la lunga manica, tossì
rumorosamente per alcuni secondi: la sua condizione fisica sembrava peggiorare
col passare dei giorni.
«Il fuoco è potente, giovane Lothric, ma è nell’Anima Oscura che risiede il
vero potere. È l’oscurità ciò che deve essere compresa, e tuo padre nel suo
“ciclo” non c’è riuscito».
Il principe rimase qualche istante in silenzio a riflettere su quelle parole.
Non era mai stato abituato a una realtà del genere, suo padre e sua madre gli
avevano sempre parlato della gloriosa era del fuoco e di come l’Abisso fosse il
male principale da cui fuggire.
«Quando i mondi e le ere si sono unite, i tuoi genitori hanno rivisto la luce e
adesso vogliono vincolarla per l’eternità. Ma tu è questo che vuoi? Vuoi
davvero essere il loro strumento?» Sulivahn si fece serio.
«Voglio rimanere solo maestro… per oggi va bene così».
Lo stregone sorrise e annuì: «Ci vediamo domani, mio principe» e uscì dalla
camera reale.
Da quando la campana era suonata, da quando il tempo si era fuso convergendo i
mondi in un’unica grande era in cui passato e futuro si incontravano, ogni uomo
aveva fatto esperienza del proprio vissuto, pronto a sfruttare la conoscenza
della propria vita, mettendola a disposizione dei nuovi elementi che adesso
perimetravano la terra di Lothric. Sulyvahn celò un sorriso mentre percorreva
il corridoio esterno, consapevole che la via intrapresa al castello l’avrebbe
portato a godere del suo nuovo piano.
«È il momento Frampt».
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