Lasciando andare il passato
Guidare
l'auto che suo padre aveva finito di ricostruire per lui era un
piacere, ma da quando aveva lasciato la cittadina avvertiva un senso di
vuoto, di solitudine. Forse era perché aveva finalmente fatto pace con
suo padre, dopo diciassette anni di silenzioso rancore. O forse perché
tornare a Stillwater aveva riportato a galla lo struggente ricordo di
Shannon come l'aveva conosciuta, giovane e luminosa, piuttosto che
della donna sorridente ma triste per il troppo tempo che trascorrevano
divisi a causa del suo lavoro.
Soltanto li, nella cittadina in cui
era cresciuto e dove aveva conosciuto il grande amore della sua vita,
si era reso conto di essere pronto a lasciar andare il passato e
metterselo alle spalle. Un sorriso amaro, più simile ad un ghigno,
apparve per un attimo sulle sue labbra. Per essere il miglior agente
del Servizio Investigativo della Marina si era dimostrato decisamente
lento ad imparare la lezione. C'erano voluti tre divorzi, diverse
relazioni con donne a cui non avrebbe nemmeno dovuto avvicinarsi, come
Jenny Shepard e Hollis Mann e infinite ore spese nello scantinato a
costruire barche che non avrebbero mai visto il mare. Anni sprecati ad
illudersi di poter riavere quella vita che era finita per sempre il
giorno in cui Shannon e Kelly erano morte. Ed ora che la rabbia che lo
aveva accompagnato per tutti questi anni si era affievolita,
improvvisamente, si sentiva solo.
Forse avrebbe dovuto portare qualcuno con sé durante
il viaggio di ritorno. Ma conoscendo la sua squadra...
Abby
avrebbe trovato la stazione radio più rumorosa possibile, Ziva avrebbe
insistito a voler guidare l'auto, McGee avrebbe fatto la bella statuina
aggrappato alla maniglia sopra al finestrino e DiNozzo lo avrebbe
irritato a morte con le sue inutili chiacchiere e di quelle ne aveva
già abbastanza, dato che due settimane non gli erano bastate per
trovare un appartamento di suo gusto dove trasferirsi.
Sospirò,
ricordando di una giovane profiler che sapeva sempre quando era il
momento di tacere. Kate Todd era stata una compagna ideale per i viaggi
in auto, disposta a discutere dei casi in corso o di quelli irrisolti
alternativamente a momenti di confortevole silenzio.
Strinse più
forte il volante, preso da un senso di rabbia impotente per il modo in
cui la sua vita era stata stroncata da un bastardo vendicativo. Erano
trascorsi più di tre anni da allora ma Kate aveva lasciato un ricordo
indelebile in tutti quelli che l'avevano conosciuta.
L'insegna di
una stazione di servizio a pochi chilometri da dove si trovava,
attrasse la sua attenzione. Si sarebbe fermato a prendere un caffè.
Tony
stava cercando di guidare senza prestare troppa attenzione ai suoi
compagni, ma non era facile. Abby gridava per sovrastare il rumore
della musica che ascoltava in cuffia e Ziva, essendo seduta accanto a
lui e rivolta all'indietro, gli gridava nelle orecchie per rispondere.
McGee per fortuna interveniva soltanto quando Abby lo colpiva sul
braccio, distogliendolo solo temporaneamente dallo schermo del
computer. In quel momento invidiava Gibbs, solo su quel gioiellino di
macchina, senza nessuno a disturbarlo.
L'improvvisa vibrazione che
avvertì sul fianco interruppe i suoi pensieri. Automaticamente sganciò
il cellulare dalla cintura e rispose senza nemmeno guardare il display,
non aveva dubbi su chi stesse chiamando.
- DiNozzo, fermati alla
prossima stazione di servizio, - si sentì ordinare, prima di avvertire
l'inconfondibile click della comunicazione interrotta.
- Allora, cosa voleva Gibbs? - chiese Ziva che aveva
riconosciuto la voce.
Tony
glielo disse scrollando le spalle, chiedendosene lui stesso il motivo.
Di solito era piuttosto rapido nell'immaginare cosa volesse da lui il
capo ma in questo momento, con il caso chiuso e i colpevoli consegnati
alle autorità locali, non aveva proprio idea di cosa avesse in mente.
Cinque minuti più tardi svoltò e andò a parcheggiare davanti al piccolo
caffè annesso alla stazione, accanto all'auto di Gibbs. L'ex marine li
stava aspettando appoggiato alla carrozzeria, una tazza di caffè in
mano.
Tony scese dall'auto sorridendo e stirandosi come un
gatto.
-
Ti siamo mancati, capo? - chiese rimanendo a distanza di sicurezza. Non
aveva ancora ricevuto scappellotti da quando era tornato dall'incarico
in mare e voleva riuscire ad evitarlo ancora per un po' se possibile.
-
Dai le chiavi a Ziva, tu prosegui con me. Voglio rivedere il caso
Henderson, - rispose Gibbs con un tono che non ammetteva repliche.
Il
resto del gruppo, avute le chiavi dell'auto di servizio, si affrettò ad
entrare nel caffè. Gibbs gettò la tazza ormai vuota nel cestino lì
accanto e risalì in macchina, impaziente di ripartire.
Tony guardò
per un momento verso il caffè con una punta di rimpianto, poi si
affrettò a salire a sua volta e ad allacciare la cintura di sicurezza,
mentre il capo già stava partendo.
Viaggiarono in silenzio per qualche minuto, poi Gibbs
decise che ne aveva abbastanza dell'espressione imbronciata del giovane.
-
Dietro al tuo sedile c'è un sacchetto. Vedi di non lasciare briciole in
giro o questo fine settimana la ripulisci dentro e fuori.
Il giovane
non badò alla minaccia, si sporse per prendere il sacchetto e un
sorriso gli illuminò il viso quando vide le ciambelle e la soda.
- Grazie capo, sapevo che non mi avresti lasciato
morire di fame!
Gibbs
si limitò a grugnire in risposta, mascherando così un sorriso. Era
facile far contento DiNozzo, il giorno prima era sembrato un ragazzino
davanti all'albero di natale solo per l'inattesa opportunità di fare un
giro per Stillwater e scoprire qualcosa del suo passato. In effetti la
curiosità del giovane era il motivo per cui inizialmente non aveva
voluto portarlo con sé. Ma la prima sera, a tavola con suo padre, Ziva
e McGee, si era reso conto che gli sarebbe piaciuto presentare al suo
vecchio anche il resto della squadra. Per questo, invece di avvalersi
del recalcitrante aiuto della polizia locale, aveva fatto venire Abby e
Tony. E poi il giovane gli avrebbe tenuto il muso per così tanto tempo
che avrebbe finito per rinunciare alla risoluzione di non dargli
scappellotti.
DiNozzo nel frattempo si stava godendo lo spuntino
il più lentamente possibile, mentre cercava di ricordare il caso che il
capo voleva rivedere. Finita l'ultima ciambella si leccò le dita e,
automaticamente, posò lo sguardo sulle mani di Gibbs, strette sul
volante. L'ex marine aveva mani grandi e forti, callose a causa di
tutto il lavoro manuale che amava fare. Quelle mani, capaci di uccidere
e al tempo stesso di costruire dal nulla una barca, lo affascinavano e
gli ispiravano una moltitudine di fantasie che era sempre più difficile
tenere nascoste. Si chiedeva quanto ci avrebbe messo a cacciarlo da
casa sua e dal team se avesse saputo che talvolta fantasticava su di
lui in termini ben diversi da quelli di un capo, un collega o un amico.
Doveva trovare in fretta un posto in cui trasferirsi o sarebbe
diventato matto a cercare di reprimere l'attrazione che provava da
sempre per l'altro uomo.
Per scacciare quei pensieri dalla sua mente
attaccò a parlare, ricapitolando il caso Henderson. Gibbs lo
interrompeva di tanto in tanto, con domande e supposizioni proprie fino
a quando non ebbero più nulla da dire in proposito ed entrambi si
rifugiarono nel silenzio.
La cosa successiva di cui Tony si rese
conto era una mano che, posata sulla sua spalla, lo scuoteva con
fermezza. Aprì gli occhi e si guardò attorno, confuso. Infine posò lo
sguardo su quello di Gibbs, sorpreso di trovarvi un'espressione che non
sapeva decifrare al posto di quella infastidita che si era aspettato.
- Avanti DiNozzo, è ora di andare a dormire in un
letto comodo, - gli disse lasciandolo andare.
Il
giovane deglutì e cercò di scacciare i pensieri che quella mano calda e
la frase appena udita avevano risvegliato. Si affrettò a scendere
dall'auto, prendere il proprio bagaglio e a scappare in casa,
intenzionato a farsi una doccia gelata per calmarsi.
20 aprile 2009
Note: grazie a
tutti quelli che hanno letto la prima storia, in particolare a quelli
che l'hanno messa tra i loro preferiti o tra le storie da seguire:
spero di non deludervi!
x Lights: grazie
di esserti avventurata a leggere questa storia e per averla recensita
così entusiasticamente! La verità è che l'avevo già scritta in parte,
prima che Joy mi convincesse a farla diventare una slash, quindi è
davvero molto "blanda", spero di riuscire a non farti fuggire a gambe
levate quando le cose si faranno più intense! ^__^
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