Peter Pan & Miss Rottermeier

di reggina
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Era stata una fortuna aver trovato in periferia, lontano dal cemento grezzo del Giappone moderno, una minka tradizionale da plasmare a proprio nido d'amore. Jun e Yayoi vi si erano trasferiti con lo slancio e l'entusiasmo di tutte le giovani coppie bramose di fare progetti insieme.

Quell'edificio in bambù, carta e paglia, semplice e minimalista, era il loro rifugio dalle brutture del mondo: erano diventati un'unica figura, che cammina a passi uguali, ed anche passare i weekend abbracciati a letto o le sere a coccolarsi sul divano all'occidentale, davanti alla tv, erano un modo legittimo e divertente per passare il loro tempo insieme.

Sentivano di star facendo qualcosa, anche quando non facevano niente, per il semplice fatto di avere qualcuno con cui condividerle.


Quella sera di fine estate, forti della loro intimità e confidenza decennale, se ne erano rimasti in silenzio sui tatami: Yayoi, con addosso una t-shirt di Jun che ne sformava le forme delicate, era intenta a sottolineare pagine e pagine di appunti, con una ruga di concentrazione e dinamismo che aveva provocato il ragazzo. Dopo aver condiviso tutto, anche le cose più imbarazzanti, era impossibile per lei non indovinare quello sguardo malizioso.

"Sei proprio un soffio di primavera, come dice il tuo nome!"

Subito dopo, mentre Yayoi arrossiva alla lusinga, Jun aveva smorzato quel contegno aulico iniziando a torturarla di solletico sotto i piedi. Conoscevano bene tutti i punti deboli uno dell'altra e, ben presto, si erano ritrovati a ridere a crepapelle.


Era stato il trillo del telefono a ristabilire un contatto con la realtà. Quella vera, quotidiana e a tratti dura.

Jun aveva percepito una nota stonata, quasi un brivido, mentre alzava la cornetta e al contempo cancellava i residui di quella serata festosa e tranquilla. Yayoi, nel loro legame metafisico, aveva registrato il suo cambio d'umore e aveva tenuto gli occhi incollati sulla sua figura elegante.

"Jun Misugi!"


Una brutta notizia arriva all'improvviso, squarcia il cielo di carta, e ti costringe a guardare quello che c'è fuori e dentro di te. Jun ci aveva convissuto fin da quando era bambino e, adesso, quella consapevolezza si era fatta più netta quando una voce inattesa e spezzata aveva parlato dall'altro capo.

"Misugi, sono Kojiro Hyuga. Sono in ospedale!"





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