Jealousy
– gelosia
Diana
si asciugò gli
occhi con un gesto rabbioso.
«Sei
la solita stupida!» esclamò, parlando a se stessa.
«Tu qui a
sfacchinare per entrambi e lui in giro a divertirsi. E il bello
è
che gli hai anche creduto quando ti ha detto che Billy aveva bisogno
di un favore.»
Mentre
parlava le immagini dell'episodio accaduto qualche ora prima
tornarono a torturarla.
Martin
era venuto di corsa a cercarla in cortile dove lei stava
chiacchierando con Jenni, si era seduto giusto il tempo di riprendere
fiato per dirle che doveva dare una mano a Billy e dopo l'avrebbe
raggiunta per fare insieme la ricerca di scienze e poi era fuggito
via.
Qualche
minuto dopo lei si era accorta che aveva dimenticato il cellulare,
così aveva salutato l'amica e si era messa alla sua ricerca.
Era
stato allora che li aveva visti.
Martin
stava andando verso il parcheggio e, abbarbicata al suo braccio,
c'era una biondina, sicuramente più grande di lui, vestita
in modo
sexy e forse anche mezza ubriaca, a giudicare da come barcollava.
Si
era sentita il mondo crollarle addosso ed era corsa via senza farsi
vedere.
Scrollato
il capo per allontanare quei cupi ricordi, si rimise a lavoro.
Per
dieci minuti batté freneticamente sui tasti sibilando
improperi a
mezza bocca in direzione del suo amico.
Dopo
una rilettura veloce, per accertarsi che non ci fossero errori,
stampò il frutto della propria fatica.
Aveva
appena finito di firmarlo quando un lieve picchiettio alla finestra
attirò la sua attenzione.
Aprì
l'anta senza neanche guardare chi fosse, non ne aveva bisogno. Quella
era l'entrata abitualmente usata da Martin per venirla a trovare dopo
il coprifuoco.
«Cominciavo
a pensare che avrei dovuto anche falsificare la tua firma oltre a
fare la ricerca da sola.» sibilò, dandogli le
spalle.
«Scusa,
il problema di Billy ha richiesto più tempo del
previsto.»
«Si,
un problema biondo con tacco dodici. Almeno non mentirmi.»
rimbeccò
Diana, sbattendo i fogli della ricerca sul petto del ragazzo.
«Ci
hai visto?» chiese lui, grattandosi la nuca e ridacchiando.
«Avevi
dimenticato il cellulare.» spiegò lei, indicando
l'oggetto poggiato
sulla scrivania.
«Oh
grazie!» esclamò lui, recuperandolo e
approfittando della
superficie piana per firmare il compito. «Comunque era
davvero
quello il problema, Nikky, la cugina dodicenne di Billy.»
«Ma
mi prendi per scema!» urlò Diana, esasperata.
«No,
ha davvero dodici anni ma ha rubato l'esoscheletro terrestre della
sorella venticinquenne ed ha deciso di farsi un giretto qui da noi e
non sarebbe tornata a casa se non le avessi fatto fare un piccolo
tour della Terra. Volevo chiedere il tuo aiuto ma con te c'era
Jenni!»
Ripensando
all'andatura della ragazza comprese che non era ubriaca,
semplicemente non aveva mai portato i tacchi.
Si
sentì molto stupida per la sua reazione e le venne da ridere
ma lo
sguardo divertito che lesse negli occhi di Martin la gelò
sul posto.
«Non
mi aspettavo una scenata di gelosia da parte tua,
però!» esclamò,
punzecchiandola.
A
quella battuta, Diana si sentì arrossire mentre un sorriso
compiaciuto si dipingeva sulle labbra di lui.
«Ok,
ok adesso vai via!» urlò, spingendolo verso la
finestra.
«Ma
perché?» chiese Martin perplesso
«Ho
detto vai via!» urlò, spalancando la imposte.
Compreso
che in quel momento non avrebbe potuto ottenere nulla, il ragazzo
saltò sul davanzale e si dileguò nella notte.
Diana
aprì la porta della propria camera cercando di prepararsi
mentalmente ad una nuova giornata e, sopratutto, alle battutine di
Martin che, ne era certa, non sarebbero mancate.
Aveva
appena varcato la soglia quando vide il biondo dirigersi di gran
carriera verso di lei.
Per
sua fortuna il corridoio era piuttosto affollato e così
riuscì a
dileguarsi prima che lui riuscisse a raggiungerla.
Sapeva
bene quanto Martin odiasse stare seduto in prima fila e
così, per
tutto il giorno, i primi banchi delle aule la videro sempre presente
almeno fino al secondo esatto in cui suonava la campanella e lei
sgusciava fuori dalla classe con lo scatto di un centometrista per
poi trovare rifugio nei bagni femminili in attesa della prossima
lezione.
Per
tutto il giorno fu un continuo inseguirsi, senza alcun successo da
parte del biondo.
Finite
le lezioni, Diana si rifugiò nella biblioteca. Sapeva quanto
il suo
amico detestava quel posto, senza contare i diversi richiami ricevuti
dalla bibliotecaria, la signorina Pince. Non avrebbe rischiato di
farsi buttare fuori di nuovo.
Rassicurata
da questa prospettiva, Diana prese posto al suo solito tavolo,
posizionato alla fine di un corridoio cieco, nel punto più
lontano
dall'ingresso; disertato dagli altri studenti per la distanza dai
bagni e la mancanza di campo del telefonino ma amato da lei per la
sua tranquillità.
Era
a metà di un difficile esercizio di matematica quando
qualcosa di
frappose tra lei e la luce.
Alzati
gli occhi, si ritrovò davanti lo sguardo furente dell'amico.
«Ho
due cosette da dirti. Primo devi smetterla di sfuggirmi e secondo
devi finirla di interrompermi quando parlo.»
«Ma
io...» iniziò a balbettare Diana, esterrefatta,
alzandosi in piedi
e gettando uno sguardo in giro alla ricerca di una via di fuga.
«Che
ti ho detto? Ora ferma, taci e ascolta.» le
ordinò, parandolesi
davanti.
Stupita
dal suo atteggiamento, Diana si arrese lasciando ricadere le braccia
inerti lungo i fianchi e alzando gli occhi su di lui, non lo aveva
mai visto così arrabbiato.
Per
evitare che le sfuggisse di nuovo, Martin le poggiò le mani
sulle
spalle.
Rimase
qualche secondo immobile a fissarla per poi prendere un grosso
respiro, quasi si accingesse a fare qualcosa di particolarmente
faticoso.
«Ieri
ti ho detto che non mi aspettavo una scenata di gelosia da parte
tua.» iniziò, ammonendola con lo sguardo di non
interromperlo. «Ciò
che non sono riuscito a dirti è che ne sono stato felice
perché
almeno questo vuol dire che non sono solo io a essere geloso di
te.»
confessò, arrossendo vistosamente.
«Cosa
vuoi dire?» chiese Diana, confusa.
«Bé,
ecco...io pensavo di essere stato chiaro.» rispose Martin,
cominciando ad impanicarsi e ritraendo le mani dalle sue spalle.
«Si,
solo volevo essere certa di non aver di frainteso le tue
parole.»
Rincuorato
dalla risposta della ragazza, Martin riprese a sorridere.
«Se
vuoi io so come darti la certezza di non aver frainteso.»
ribatté
lui, facendola arrossire.
Rassicurato,
Martin portò una mano alla guancia di Diana e
l'attirò a se per poi
baciarla con passione mentre lei gli gettava le braccia al collo
rispondendo con entusiasmo.
La
ragazza aveva sempre amato la biblioteca ma da quel giorno per lei
quell'angolino della Torrington divenne il posto più bello
del
mondo.
Angolo
dell'autrice: In teoria dovrei essere impegnata nella
scrittura
delle one-shot per la Dartin week (tranquilli, le prossime due sono
già pronte) ma quelle le potrò pubblicare solo
quando EvelynWolfman
mi darà il via così, visto che i nostri
piccioncini mi mancavano
tantissimo, ho deciso di scrivere questa cosetta che spero vi sia
piaciuta.
A
presto.
Notteinfinita.
PS:Non
è un caso che la bibliotecaria si chiami Pince, è
un chiaro
riferimento alla bibliotecaria di Hogwarts.
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