Un
inquietante corridoio buio e stretto dai muri dipinti del colore del
legno morto che la polvere insozzava e che le svariate scalfitture
profonde indebolivano. Appesi a queste architetture ruvide, un'
infinità di ritratti di donne, tutte uguale tranne il colore
del loro vestito. Sennò, era la stessa posizione con le
braccia incrocciate, la stessa testa legermente inclinata verso la
destra e gli stessi occhi aperti di cui lo sguardo acuto
attraversavano l' anima della bambina dalla gonna plissettata rossa
per intravederci tutto lo spavento che si ammucchiava ad ogni nouva
tela di donna.
Questa
bambina, era Ib che nonostante i suoi nove anni e la sua esperianza
incompleta del mondo affrontava le numerose personificazioni della
paura mentre altri sarebbero facilmente diventati pazzi e si
sarebbero suicidati. Per descriverla brevemente, le sue gambe coperte
da scuri collant aderenti e calzate da scarpe comuni tra le scolare
giapponesi risuonavano nella lunga galleria spaventosa. La sua gonna
copriva quel poco di carne che le calze non nascondevano. La sua
camicetta bianca e il suo foulard le attribuivano una specie di
aspetto borghese. Quelli contrastavano con la giacca blu rovinata che
portava sopra, di cui le maniche e la schiena si strappavano, che
alcuni qualificherebbero di abito da teppista. Una sottile bocca e un
nasetto le si disegnavano sul volto, raggiunti da due grandi occhi
rossi scuri caricati da un chiarore grigiastro che tradiva la sua
insecurezza mentale. Lunghi capelli castani le scorrevano lungo la
schiena e tenava saldamente nella mano destra una rosa carminio priva
di spine. Soltanto tre petali spuntavano dall' estrimità dello
stelo. Nell' altra mano impugnava un accendino d' argento che teneva
come una pistola, il police sull' interruttore che espelleva una
fiamma gracile che tagliava l' oscurità, e le altre quattro
dita sul serbatoio della benzina.
Ad
un tratto, un bagliore luccicante sorse dall' fondo dell'
interminabile corridoio, a qualche decina di metri dalla sua attuale
posizione. Si precipitò con uno slancio fulmineo verso questa
fonte di luce. Vide un uomo familiare per terra, adossato ad un muro,
le gambe piegate, una inchiodata al pavimento e il ginocchio dell'
altra puntava il soffitto. Il suo capo abbassato coltivava corti
capelli viola. Il suo sguardo era vuoto, rimaneva di lui una
connessione di membra senza possibilità di muoversi. Intorno a
lui, sparpagliati, dei petali di rose blu così come un piccolo
bastoncino verde.
Ib
impaurì nel vedere questo e sentendo una risata infantile
rialzò il capo per ammirare un quadro differente da tutti
quelli che aveva visto fin qui. Si trattava di una ragazzina della
sua stessa età, di certo, dai lunghi capelli biondi. Una
corona di fiori gialli la circondava. Portava un vestito verde che
scendeva fino alle sue ginocchia. Si ostentava sul viso un sorriso
subdolo e machiavellico che travolse Ib di brividi gelidi. Sotto
questo dipinto, una targa svelava il titolo di essa. Leggendolo, la
piccola fu scossa. Ecco quello che era scritto : “Garry è
morto!”
Improvvisamente
sentì rumori sordi dietro di lei. Si svoltò e constatò
con terrore una marea di busti di donne che le venivano incontro
strisciandosi grazie alle loro mani.
Al
momento quando la prima di loro sfiorò la fronte della sua
preda, Ib si svegliò, ansimante e in lacrime, nuotava nel suo
pigiama per via del proprio sudore. Non fece in tempo a comprendere
che aveva vissuto un sogno, la porta della camera si spalancò
talmente veloce che urtò il muro e lasciò che sua madre
entri, l' aria preoccupata.
“-Ib,
stai bene?” disse. “Ti abbiamo sentita urlare dalla
nostra camera. Che cos' è successo?”
Sua
figlia le ripose che aveva simplicemente fatto un incubo e che c' era
nulla di cui preoccuparsi.
“Bene,
allora me ne posso andare quieta. Se non ti senti bene o se hai paura
non esitare a venire a trovarci.” riprese.
Detto
questo, la trentenne partì, richiudendo delicatamente la porta
la cui rallentava il muovimento con una mano, l' altra tenendo la
maniglia per impedirla di sbattere.
Una
volta la mamma fuori dalla stanza e il ritmo cardiaco di Ib stando
tornando alla normalità, avvertì una presenza che
penetrò all' interno del suo letto. Una cupola di copertura si
formò e questa misteriosa cosa si avvicinò all' ospite
assonnato del letto. Finalmente, ce l' ebbe fatta, quello che si
trovava fra le lenzuola raggiunse le sottili gambe di Ib. In preda
alla paura di quest' invintato sconosciuto e non desiderato, chiuse
gli occhi e si irrigidì. Le era venuto un batticuore
incredible al punto che il cuore le potrebbe saltare fuori dal petto
e lasciare inerte la persona che ebbe servito per più anni
con, a mo' di segno di partenza, un enorme buco da cui zampillerebbe
lo stesso liquido rubicondo di quello che usciva dalla bocca dell'
adulto dai capelli viola.
La
coperta si sollevò, scoprendo l' identità della
presenza tanta temuta. Era solo una ragazzina bionda con il pigiama
verde. I suoi occhi blu riflettevano il volto di Ib come uno
specchio. Questa ragazzina, era Mary.
“-Sorellona”
disse “so che hai mentito alla mamma. Cos' è realmente
accaduto? Di cos' hai sognato?”
Le
narrò lo strano incubo sinistro in modo molto dettagliato e
realista. Da Mary non fuggì alcun' emozione, né
sorpresa, né compassione, neanche timore e ascoltava la sua
coetanea in un silenzio da chiesa.
“-Ancora!”
Esclamò mentre provava a soffoccarsi le labbra con le mani per
fare in modo che i loro genitori che dormivano nella stanza vicina,
non le potessero sentire. “Da quando siamo tornati da questo
museo ogni notte fai sempre lo stesso brutto sogno. Comincio a
preoccuparmi per te, Sorellona.”
Costei
annuì con la testa e per schivare i perenni pianti della sua
sorellina la rassicurò con un abbraccio lungo e caloroso
precisandole che non era nulla di più di un sogno e che fra
qualche giorno le sarebbero passati di mente questi traumi orinici
virtuali.
“-Va
bene.” concluse Mary asciugandosi le lacrime.
Ib
afferrò calmamente la sua coperta, se mise sul lato sinitro,
quello che permetteva di vedere attraverso la finestra attraversata
da raggi lunari. La sua sorellina, ricoperta dalla sua coperta,
continuò a fissarla senza che se ne rendesse conto. Singhiozzi
soffocati risalivano lungo la sua gola.
“-Ib”
pensava Mary “mi dispiace. È colpa mia si ogni volta che
ti addormenti vivi ancora gli eventi successi nella galeria di Papà.
Non dovresti ricordare tutto questo. Non capisco come mai lo puoi
rivedere quando dormi. Ah! Dev' essere stato lui. Questo maledetto
adulto di Garry. Come osi tormentare mia sorellona ancora e ancora!
Soltanto uno di noi poteva scappare ed eri troppo debole!
Guarda
come sta! Vuoi che soffra per tutta la vita? Vuoi che ogni volta che
chiuda gli occhi le torni in mente la tua morte? No, non la farai
così. Ti proibisco di farle del male, mi rimane solo lei.”
Mary
si voltò. Una foga vendicativa la bruciava, impedendola di
prendere sonno, tentativo già compromesso dalle gocce d' acqua
che si formavano alle code dei suoi occhi.
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