NOTHING
KILLS A MAN
Di lui è
rimasto poco più che un guscio vuoto e crepato, dai bordi
taglienti e appuntiti che ti fanno sbocciare rose di sangue fra le
dita se ti azzardi a toccarli.
Ma Dean ne è
così sicuro, avvolto in quel torpore donatogli dal suo
fardello primordiale, che niente uccide un uomo, men che meno un uomo
che può uccidere tutto. Si è visto pararsi davanti
chiunque e nessuno ha avuto il miracolo di ricevere un po' di pietà,
ovvero l'ultima spiaggia di chi si è trovato sulla rotta di
una violenza inaudita ed inarrestabile.
Sembrano tutti certi
del fatto che, tuttavia, sia restio a ricordarseli, o che non gli
interessi. Ma Dean Winchester se li ricorda molto bene, uno per uno,
i loro occhi e le loro bocche storte in ghigni sprezzanti e braccia
tese ad aspettarlo all'inferno, vede cadaveri e nomi e ignoranza
dell'innocenza a infestare le sue notti come termiti. Sul fondo del
suo guscio ci sono ancora frammenti della sua anima in cui si
specchiano spettri e fantasmi.
Continua a
ripeterselo,
ogni volta che con
la coda dell'occhio vede i suoi sguardi morire nell'occlusione buia
dell'essenza demoniaca,
ogni volta che si
sorprende a non pensare a null'altro che a quei petali temerari di
sangue che colano dalla sua opera di macellaio,
ogni volta che
diventa debole e il guscio si crepa un altro po' e la consapevolezza
di quanto poco sia rimasto di lui lo assale,
niente uccide un
uomo.
Ma ogni volta,
come una serpe covata nel grembo delle sue stesse azioni, dei suoi
stessi assassinii e di quelle rare volte in cui la sua malata e
morente umanità l'ha percepita, torna uno spiraglio di verità
che lo riempie di paura. I pezzi scheggiati della sua anima pigolano
debolmente e un misto di collera e disgusto si riversano in ruggenti
maree per annegarli.
Non saranno mai i
suoi nemici, disseminati sul suo cammino, ad ucciderlo, non sarà
mai il suo precario e febbricitante stato fisico, non sarà
certamente l'acqua santa di Sam o le sue terapie, non di certo una
pallottola o un coltello nella carne, o un'arma speciale che possa
far fuori quelli come lui. Nemmeno la Morte lo ucciderà mai.
Perché Dean
lo sa troppo bene che la sua fine non si abbatterà su di lui
da fuori; la sua fine non sarà mai lo strappo di un cappio
attorno al collo a soffocarlo con la poca aria che gli rimarrà
nei polmoni.
Saranno infestazioni
di batteri e parassiti a mangiargli poco a poco i pensieri finché
non ne rimarranno che urlanti brandelli.
Sente gli incubi
bisbigliare, le allucinazioni cantilenanti muoversi e strisciare fra
le ombre nel buio delle sue palpebre, e come un bambino rassicura
l'abominevole omicida che freme sotto la sua pelle che niente uccide
un uomo.
Infatti.
Niente uccide un
uomo più in fretta della sua stessa mente.
NdA
non c'è
nulla di più divertente che giocare con la psiche dei cattivi,
perché non raccontiamoci balle, colpa sua o del Marchio che
fosse DemonDean era decisamente un cattivo.
Grazie a Trapdoor
dei Twenty One Pilots, in particolare al verso “nothing kills a
man faster than his own head” che ha ispirato la fanfiction.
Sono pessimo, lo
so. Non ne sono nemmeno così soddisfatto, sarà perché
sono le tre di notte.
-James.
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