Mika
aveva una sua teoria sul colore e perciò si fissava
costantemente sui dettagli alla ricerca di tutte le sfumature che
più gradiva: le ragazze dovevano vestirsi con camicette
pesca, non andava pazzo per i jeans denim e il cielo doveva essere
sempre azzurro, come il mare. Avrebbe preferito vedere le pareti grigie
coperte dai graffiti e i giardini colmi di milioni di fiori profumati,
ma c'era una cosa su tutte che non sopportava, e questa era proprio la
spia luminosa rossa della batteria del suo telefono.
Lo
aveva preso per controllare il messaggio che gli era appena arrivato,
scoprendo di avere il cellulare scarico e di essere in ritardo.
L'ultima non era poi una novità per lui, sempre abituato a
correre ovunque. Nonostante l'imprevisto, si fiondò in
macchina e la fortuna volle essere dalla sua parte, perché
sul sedile anteriore c'era un caricatore portatile da inserire
nell'accendisigari.
In
breve arrivò nel luogo della conferenza stampa. Ad
attenderlo c'era una squadra di persone che eseguivano ordini come
marionette e si ritrovò spaesato, finché qualcuno
non gli mise una mano sulla spalla.
"Ma
chi si rivede!"
"Elio"
esclamò Mika, facendo un passo all'indietro per guardarlo
completamente. "Sono felice che anche tu è qui".
"Tutti
pronti?" domandò qualcuno dalla voce squillante. Era
Alessandro Cattelan, un po' distante da loro, ma lo salutarono comunque
con la mano per farsi notare. "Mika!" disse subito lui, i suoi occhi si
illuminarono. "Elio" continuò per non escluderlo.
Fece
loro un gesto con la mano, poi scomparve dietro un paramento. A lui ed
Elio si aggregò qualcuno vestito quasi completamente di nero
e con così tanti colori sulla pelle: era Fedez e Mika
notò subito il taglio di capelli fresco.
"Ciao"
lo salutò. Fedez, in tutta risposta, lo fissò
solamente per un secondo, distolse lo sguardo e abbozzò un
sorriso impacciato.
"Ciao"
bofonchiò, mangiandosi la maggior parte delle vocali.
Furono
chiamati per l'intervista e la luce che li avvolse era di un tenue
arancione, forse per colpa di tutto quel rivestimento in legno e le
lampade ad alto consumo, ma Mika avvertì una sorta di
energia positiva in quell'ambiente e si rilassò, seppure
avrebbe dovuto concentrarsi per comprendere tutte le domande e le
risposte altrui... e magari non fare qualche strafalcione!
Filò
tutto liscio e un pensiero balzò nella sua testa a pochi
secondi dalla fine della conferenza stampa. Ci aveva riflettuto durante
i giorni precedenti perché si sentiva tremendamente in colpa
per tutto quello che era successo l'anno prima ad X-Factor, perciò negli ultimi
minuti a scambiarsi saluti sembrava particolarmente agitato, ma in
realtà l'ansia era scaturita dal non doversi dimenticare
assolutamente quello che doveva dire a Fedez.
"Usciamo
a bere?" chiese.
Fedez
fu preso in contropiede e si bloccò all'istante, guardandolo
fisso negli occhi. Mika notò una strana sfumatura gialla
nelle sue iridi nocciola e abbozzò un sorriso sghembo. Il
rapper gliene mostrò uno di rimando e annuì,
aggiungendo: "Certo, va bene... Ehm..." - si grattò il lobo
sinistro e cercò le parole a terra - "Conosco un posto io".
Si
scambiarono una nuova occhiata e un nuovo sorriso, poi si divisero per
prendere ognuno le proprie cose e si ritrovarono nei pressi dell'auto
del più giovane.
Non
dissero molto per tutto il tragitto. Fedez era preso dai vari messaggi
e notifiche, ma sembrava a disagio, esattamente come quando si erano
lasciati l'anno prima al banco dei giudici. Era una cosa che non gli
piaceva affatto di Fedez e voleva capire se poteva porre rimedio a quel
suo essere chiuso e freddo, perché dentro la testa di Mika
c'era una voce che gli urlava che Fedez era differente, più
estroverso.
Giunti
nel pub, presero un tavolo in una sala privata e ordinarono i loro
drink. Fedez sorseggiava qualcosa di verde e fece una faccia strana
dopo il primo sorso.
"Come
mi è venuto in mente?" esclamò, fissando il
bicchiere. "Non prendere la vodka alla menta! Sa di collutorio!"
"Ma
io ti sembro uno che beve quella roba?" replicò Mika.
Eppure
l'odore di menta proveniente dalle labbra di Fedez lo
attirò. Gli venne in mente un bosco, di quelli inglesi, dove
la verdura è fitta. Mika sentì una vibrazione,
qualcosa che gli diede una specie di forza. Risero assieme.
Forse
quello era il preludio dell'eccitazione che arrivò poi,
quando tornò a casa, ma Mika doveva ancora capirlo.
"Sai,
secondo me dovremmo fare una canzone insieme" disse ad un certo punto
il libanese.
Stava
ridendo e aveva bevuto molto. Fedez si era messo a suo agio, sorrideva
beatamente e si era aperto su vari argomenti, ma a quelle parole
diventò rigido come un palo.
"Su-sul
serio?" chiese Fedez. Aveva il timore di essere preso in giro, glielo
si leggeva negli occhi.
Mika
ragionò solo in quel momento su ciò che avesse
detto e cominciò a constatare i pro e i contro della sua
proposta. Fedez era un rapper, scriveva in italiano e fare una canzone
con una popstar internazionale
sarebbe stata un'occasione unica e vantaggiosa per lui. Mika, invece,
avrebbe avuto il suo tornaconto?
"Ma
sì" disse, sbattendo i palmi aperti sul tavolo. I vari
bicchieri tintinnarono. "Io ho detto e noi facciamo!"
"Va
bene, ne riparliamo da sobri e ad un orario decente" propose Fedez.
Entrambi
spiarono l'orologio, notando solo in quel momento fossero le tre del
mattino. Avevano veramente parlato così tanto senza far caso
al tempo? Mika si sentì un idiota a non essere diventato suo
amico prima.
Ritornarono
in macchina e per fortuna fu la guardia del corpo di Fedez a guidare,
mentre i due erano stesi sul sedile posteriore con la testa
all'indietro e un'espressione vaga sul viso.
Raggiunsero
la casa di Mika e la macchina si fermò davanti ad un
portone. Il libanese indugiò sull'andarsene e Fedez si
girò verso di lui. I loro nasi si sfiorarono per errore, ma
ciò che accadde successivamente fu voluto.
Fedez
lo aveva baciato. Un semplice bacio a stampo, durato il tempo di
mettere in ordine nella sua testa le parole "what the hell?", che proprio non sembravano
volersi infilare correttamente nella stessa frase.
Mika
si allontanò dolcemente e domandò: "C-che...?"
"Scusa...
Io..." farfugliò un Fedez paonazzo. "Curiosità,
ecco".
Si
salutarono, confusi e storditi. Mika si gettò sul divano
appena entrato nell'appartamento e si mise a pancia insù,
ammirando il panorama fuori dalla finestra, coi ricci morbidi che
cadevano sul pavimento.
Il
cielo era di un blu intenso, puntellato dalle stelle bianche e rare.
Quel colore lo rilassò e un sorriso si dipinse sul suo viso,
nonostante le guance gli facevano male per quanto avesse riso con Fedez.
E
fu proprio con l'immagine dei tatuaggi del rapper che gli toccava una
spalla che Mika si addormentò. Chiuse gli occhi e si
tuffò in un tripudio di colori.
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