Dedico
questa fanficion a tutte le persone
innamorate
come me. Non permettete che
nessuno
vi giudichi o vi dica come amare e
chi
amare. L'amore è una cosa astratta e
imprevedibile,
non si può decidere la persona che
ti
ruba il cuore.
C’è
chi si fissa a vedere solo il buio. Io
preferisco contemplare le stelle. Ciascuno
ha il suo modo di guardare la notte.
Victor
Hugo
Quella
sera Alec e Magnus erano usciti per fare una tranquilla passeggiata
mano nella mano.
Era
buio, non c'erano molte persone in giro. Ogni tanto si vedeva qualche
coppia di adolescenti camminare mano nella mano accanto a loro.
I
mondani potevano vederli quella sera, però. Lo stregone era
riuscito a convincere il Lightwood a rendersi visibile, l'unica cosa
ce desiderava era un'uscita normale con il suo splendido ragazzo.
In
quel momento si ritrovò a ringraziare l'evoluzione e il
progresso della mente umana che gli permetteva di tenere per mano il
suo ragazzo.
Certo,
c'erano e purtroppo sarebbero sempre rimaste persone con la mentalità
chiusa che avrebbero sempre immaginato l'amore di coppia tra un uomo
e una donna. Magnus odiava gli stereotipi. Ma scacciò quel
pensiero.
In
quel momento le uniche cose che contavano erano la mano calda del suo
Alexander che premeva contro il suo palmo, e l'amore che provava per
lui.
Dio,
se lo amava.
Quel
Nephilim era entrato nella sua vita come un esplosione vulcanica.
Inaspettata, spaventosa, ma bellissima.
Magnus
aveva sempre cercato l'amore, e non aveva mai messo di farlo. Molti
gli avevano spezzato il cuore, ma lui s era sempre ripreso. A volte
con fatica, ma ce l'aveva sempre fatta.
I
secoli passavano però, e pino piano smise di cercarlo, ma con
quel Lightwood capì che l'amore non va cercato: è lui
che ti trova.
Stavano
camminando per Central Park, quando decisero di fermarsi.
Si
accostarono di lato, sul prato, e si sdraiarono per terra.
La
luna quella notte era quasi piena, e baciava la pelle candida dello
shadowhunter facendolo sembrare un angelo.
Non
che non lo sembrasse sempre, chiaro, ma la luna regalava al ragazzo
un pallore quasi disumano, ma a modo suo bellissimo. Inoltre gli
faceva risaltare gli occhi, quelle due pozze blu con cui Magnus
faceva l'amore solo a guardarle.
-Le
stelle sono bellissime sta notte- sussurrò Alec, mettendosi
sdraiato su un fianco per guardare l'altro in faccia.
-Tu
lo sei di più- quell'affermazione fece colorare le guance
dell'ultimo di un rosso adorabile, e Magnus si ritrovò a
ringraziare ancora una volta persino l'Angelo Raziel, per avergli
donato il più bello dei suoi discendenti.
Continuarono
a guardare le stelle e ogni tanto lo stregone indicava all'altro
delle costellazioni inesistenti.
-...e
quella è la costellazione del porcellino d'India- Il nephilim
rideva e guardava il compagno con una luce diversa, quella che aveva
quando dimenticava i problemi e tutto il resto. Quando c'erano solo
loro due.
Magnus
amava quella risata, debolmente accennata ma che gli faceva
illuminare il volto.
Non
rideva spesso ma ogniqualvolta che il Nascosto riusciva a farlo anche
solo sorridere, sentiva i fuochi d'artificio nel petto ed era come se
fosse l'artefice di un piccolo miracolo.
Gli
prese la mano e poi gli disse:
-Hai
le mani gelate. Hai freddo? Se vuoi possiamo tornare a casa...-
Alec
avvicinò il volto a quello dell'altro ragazzo, i loro nasi si
sfioravano quasi.
-Basterebbe
il calore del tuo corpo- e come suo solito arrossì. Erano rare
le volte in cui flirtava o esprimeva apertamente i suoi sentimenti, e
ogni volta arrossiva.
Allora
lo sguardo del più grande si intenerì e circondò
il fidanzato con un braccio, attirando il suo corpo a se, come una
calamita.
Si
ritrovarono Magnus che accarezzava la guancia di Alexander, e
l'ultimo con la testa nascosta nell'incavo del primo.
E
restarono lì, sotto le stelle a baciarsi e ridere per un tempo
indefinito, ma a loro non imporava.
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