Alistair 2
Team Blondies
2.0
Alistair
“Some
are preachers, some are gay,
Some are addicts, drunks and strays,
But not a one is turned away, when it’s family.
Some are lucky, others ain’t,
Some are fighters, others faint
Winners, losers, sinners, saints, it’s all family.”
Family, Dolly Parton.
“Duncan
è
tornato.”
Non appena venne
informato del ritorno del suo maestro –
più simile a un padre
che a un compagno d’armi – Alistair
pensò di andare a salutarlo, ma si interruppe vedendolo in
compagnia di una giovane dai capelli scuri – la nuova recluta,
si disse – e di re Cailan.
Il sovrano era in tutta
la sua regale dignità e bellezza
– sempre che si potesse chiamare tale, Alistair non ne era
del tutto convinto – e si limitò a osservarlo in
silenzio, soffermandosi sui capelli biondi del re e sul sorriso
gioviale che adesso stava riservando al comandante dei custodi grigi e
alla ragazza, sulla cui spalla era poggiato un bastone magico.
Stando ai racconti di chi
aveva conosciuto re Maric, Cailan e suo padre
si somigliavano molto e – come invece sosteneva Teryn Loghain
con un certo disappunto – tendevano a dare sempre una
possibilità a ogni persona, vedendo nel prossimo del buono
che forse non c’era. Tutti però convenivano sul
fatto che re Maric fosse stato un padre gentile e amorevole.
“Chissà
come sarebbe stato un suo abbraccio...”
Guardando le fiamme del
fuoco in accampamento, Alistair si
ridestò da quell’onda di ricordi sopraggiunti
repentini.
Avvertì un
tocco gentile sulla sua spalla, e prima di
rendersi conto di chi potesse essere quella mano, poté
capirlo vedendo degli indomabili ricci che gli sfiorarono il viso.
«Alistair, stai
bene?» chiese Sheridan,
osservandolo attentamente, la crocchia di capelli sciolta e il viso
stanco.
Il guerriero
notò apprensione negli occhi verdi della maga,
e si accorse che gli sorrideva, incoraggiandolo a parlare; per quanto
non fosse lui il destinatario – gli bruciava ancora, quella
ferita, ma lei aveva fatto la sua scelta, e lui l’avrebbe
accettata, perché era l’unica cosa sensata da fare
– dei sorrisi più belli di Sheridan, Alistair
sapeva bene che, al di là delle urla e delle litigate, la
giovane era capace di mostrare una gentilezza senza pari.
«Secondo te
Cailan sapeva di avere un
fratellastro?» domandò a bruciapelo alla custode,
in un sussurro che lei poté a malapena udire.
«Non saprei; vi
è mai capitato di parlare in
privato, da soli? Ha mai fatto qualche allusione?» chiese
lei, pragmatica come sempre, andando al nocciolo della questione, la
stessa questione per la quale Alistair non aveva risposta alcuna.
«No, purtroppo; avrei potuto farmi avanti, ma
non...» non riuscì a terminare la frase, e si
strinse nelle spalle, sconsolato.
«Mi dispiace
tanto» disse Sheridan, sedendosi
accanto a lui e ravvivando il fuoco, intristendosi a sua volta, cosa
che fu notata dal giovane.
«Adesso sono io
a rammaricarmene, non avrei dovuto
parlarne» e Alistair si alzò per andare a montare
il primo turno di guardia, ma fu strattonato da Sheridan che,
prendendogli il polso, lo invitò ad accomodarsi nuovamente.
«Tranquillo, ma
considera questo: abbiamo una nonna, uno zio
brontolone, una sorella allegra e una più scontrosa, un
bambino giocherellone, un pagliaccio...» fece, Sheridan
indicando i loro compagni – Zevran compreso, il pagliaccio –
«e ci sono anche io. Non sono la persona migliore del mondo,
ma tengo a te. Vedimi come una sorella, o come un’amica, se
può farti piacere. Non c’è famiglia
più bella di quella composta dalle persone che scegliamo
nella nostra vita come amici. E tu sei parte della mia
famiglia.»
«Forse hai
ragione» concordò Alistair,
il cuore in quel momento più leggero e sereno.
«Io ho
ragione, almeno in questo caso» lo canzonò
Sheridan che gli scompigliò i capelli.
«Ehi, abbi un
po’ di rispetto per i miei
capelli!» era fintamente seccato, lieto che, anche in quei
momenti così seri, si potessero ritagliare dei momenti
più scanzonati.
«Prima lezione
per il fratello minore: le brave sorelle
maggiori devono sempre dare fastidio ai fratellini» Sheridan
rise, e riuscì a contagiare anche Alistair.
“Famiglia,
eh?”
[500 parole]
Note autrice: che
dire? L'ho rifatto! Ci sono cascata di nuovo. Parlare dei biondini
è un mio problema, mi sa. Salve, sono Barbara, e ho un
debole in generale per i biondini (Bull è figo lo stesso
anche se non è biondo, e infatti credo sia una delle mie
pochissime eccezioni di uomini/personaggi che non sia biondo per cui ho
un debole).
Tempo fa vi proposi in trecento parole cinque ritratti di cinque
biondini (ovvero in questa piccola
raccolta) e adesso sono tornata con cinquecento parole
(proprio per provare a restare nel range di una flashfic, la mia sfida
di essere stringata) e stavolta i biondini saranno sei. Ci
sarà anche Cole che, sebbene abbia parlato di lui qui
e qui,
merita a pieno diritto uno spazietto nel #TeamBlondies (prima non lo
avevo inserito perché con lui sono prolissa, sempre).
Ho ammesso di non avere molta simpatia per Alistair, ma in contesti
malinconici riesco a farmelo piacere, anche perché io sono
una persona che ama la malinconia e del sano angst. Il concetto della
famiglia scelta e non quella che abbiamo come "imposta" è
uno dei miei leit-motif, ma credo davvero in quello che ha detto
Sheridan.
Conto di aggiornare settimanalmente o di sabato o di domenica, quindi
avremo un piccolo appuntamento fino a quando non avrò
parlato dell'ultimo biondino. Chi mi conosce lo sa, sono una fanatica
dell'ordine alfabetico, quindi capirete facilmente di chi si
parlerà volta per volta.
Alla prossima settimana! :D
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