Oltre il muro e le apparenze - 30 days OTP challenge RusAme

di Marauder Juggernaut
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28 Facendo qualcosa di ridicolo - Richieste di restituzione




Alfred era dell’opinione che non ci fosse nulla di meglio di un giorno weekend soleggiato. Trovava splendido alzarsi a un’ora considerata universalmente indecente come l’una e mezza del pomeriggio dopo aver passato un’elettrizzante nottata a girare per le strade della città fino alle quattro del mattino.
Non riusciva a togliersi dalla bocca il sorriso, Alfred.
Gli slanci di esaltazione potevano toccare picchi di felicità incredibili e la solitudine della casa vuota gli permetteva di fare ciò che desiderava.
Anche le cose più ridicole.
Indossò i calzini bianchi di spugna sia per non sentire il contatto con il pavimento freddo sia per avere un’aderenza minore alle assi del parquet; li tirò fino quasi al ginocchio.
L’unica camicia abbastanza lunga che lo coprisse fino alle cosce non era nemmeno sua: perfetta per l’occasione. Ringraziò mentalmente il russo che non l’aveva ancora richiesta indietro.
Con un sorriso compiaciuto, scese al piano di sotto vestito unicamente di calzini, boxer e camicia.
Con passo sicuro si avvicinò all’impianto hifi del soggiorno, impostando il disco dei Ram Jam, alzando il volume e correndo fuori dalla stanza prima che la canzone iniziasse.
Scivolò sulle calze nella sala non appena sentì il primo accordo di Black Betty.
Al secondo accordo, imitò i movimenti delle dita sulla tastiera della chitarra, chiudendo gli occhi, ispirato da quel lapsus concertistico di air guitar.
Saltò sul tavolino non appena il cantante cominciò il testo, seguendo in playback le parole della canzone, sentendosi come sul palco del Madison Square Garden.
All’assolo centrale della canzone si inginocchiò sul tavolo muovendo forsennato le dita nell’aria sentendo nelle orecchie il boato di approvazione di 20000 spettatori…
…e un sarcastico applauso alle sue spalle.
L’americano gelò all’istante, voltando meccanicamente la testa con ancora con la musica che continuava in sottofondo.
Una chiave gli colpì la coscia scoperta.
Lo sguardo sorpreso e terribilmente divertito di Ivan lo fece arrossire d’imbarazzo su tutto il viso.
« Devi cambiare posto dove mettere le chiavi, Jones, sotto lo zerbino è troppo facile… ».
America boccheggiò alcuni istanti, non riuscendo ad articolare una parola sensata che lo aiutasse a uscire dalla vergogna.
Ivan si avvicinò lentamente, incrociando le braccia al petto senza smettere di sorridere supponente: « Allora, Amerika, mi ridai la mia camicia? ».






N.d.A.
Ecco il 28 e terzultimo capitolo della raccolta, spero vi abbia divertito! Personalmente, io ce l'ho come headcanon che America ogni tanto sia abbastanza esaltato da fare air guitar. E sicuramente diventa bordeaux se Russia lo scopre.
Per chi non ha una buona memoria, le parole di Ivan fanno il verso a quelle di Alfred nel capitolo 21.
Grazie ancora a TwoSpecialUnicorns per la recensione e a domani con il ventinovesimo e penultimo capitolo. 29 facendo qualcosa di dolce.
A domani

Marauder Juggernaut.




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