Blood in my eyes

di SkyDream
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-Blood in my Eyes-
-Introduzione-

 
Non ti capitava spesso, è vero, ma come tutte le persone avevi momenti di debolezza.
Che poi, a esser sinceri, non si potrebbe nemmeno definire tale. Solamente non avevi tempo e voglia di occuparti di qualcosa di differente da “quel” caso.
I pensieri e i ragionamenti si susseguivano creando un movimento simile a quello delle onde del mare che si infrangono contro la costa per poi tornare indietro.
Stavi seduto con la sedia in bilico su due piedi, tenevi una matita in mano e fissavi il soffitto cercando una soluzione.
Era cominciato tutto un paio di mesi prima, durante una notte tranquilla, un uomo aveva ucciso una donna con una pistola stordente che però non aveva lasciato alcun segno sulla pelle, solo un trattino blu sotto la nuca.
Da lì erano cominciate le indagini, avevi contattato persino Agasa cercando di capire come una pistola stordente potesse uccidere.
Erano passate notti in bianco, pattugliamenti a tutte le ore e misteri sempre più fitti da risolvere. Eppure, proprio grazie a te, un uomo si era tradito da solo rivelando la presenza di una banda pericolosa che stava mettendo a punto una macchina sperimentale delle torture.
Per l’occasione avevano chiamato la banda Blue Spread, poiché tutte le vittime presentavano un trattino blu.
La pistola stordente in realtà era un emanatore di microonde capace di uccidere un essere umano premendo solo un tasto.
 
«Posso entrare?» Abbassasti lo sguardo e la sedia, guardasti tua madre negli occhi e notasti il suo sguardo colmo d’ansia.
«E’ successo qualcosa?» Chiedesti posando la matita, tua madre entrò e si sedette sul letto avvicinando le mani.
«Speravo che fosse tuo padre a dirtelo, ma credo che saperlo da me ti farà meno male».
Shizuka ti guardò con tenerezza e ti sfiorò una mano.
«Partirai per Kyoto, starai due mesi a studiare in una scuola di recupero.»
«Cosa?»
«I tuoi insegnanti si sono lamentati dei tuoi scarsi risultati, tuo padre si è arrabbiato e ha già preparato tutto. Sarai ospitato da un amico di famiglia, non dovrai preoccuparti di mantenerti.»
Le onde di pensieri si arrestarono di colpo, tutto sembrò fermarsi, statico. Immobile.
Immobile come la polvere che da giorni si accumulava sui sopramobili della tua stanza, che oscurava le foto e persino il quadrante dell’orologio da parete.
«Sai bene che non è assolutamente vero, mi sono impegnato e ho ottimi voti. Mamma lo sai perfettamente perché mi sta mandando a Kyoto!» Sbottasti cercando di non mostrare le mani che tremavano.
«Non è tutto. Promettimi che non correrai via.»
«No, non dirmelo…non può essere vero.»
Eppure, Heiji, lo temevi. Eri certo che avrebbero preso queste misure per la tua sicurezza.
Tua madre prese un respiro profondo, ma tu stavi già scattando dalla sedia, i nervi tesi e il sudore che già ti imperlava la fronte.
Non avevi bisogno di sentirlo dire per capire cosa ti stava comunicando.
«Non potrai sentire né i tuoi compagni, né Kazuha.»


Angolo autrice
Ed eccomi qui, altra storia di Heiji e Kazuha che non era in cantiere. Ma si sa, l'ispirazione è bastarda e basta pochissimo per far scattare la molla dello scrittore.
Avete presente quel prurito alle mani che sembra dire " scriviii, scriviii", ecco ^^"

Ottimo, spero di riuscire in questa sfida! 

Bacini e biscottini!
-SkyDream-

 




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