Capitolo 11 -
Past follows you forever
Erano passati diversi giorni da quando Kathrine e Kevin erano
tornati da Parigi. I due ragazzi erano stati di nuovo trascinati dal vortice
della loro vita quotidiana, ed era abbastanza difficile per loro avere tempo
per qualcos’altro. Kathrine era costantemente impegnata con lo spettacolo,
ormai mancavano poche settimane, e sarebbe andato in scena, quindi trascorreva
parecchio tempo in teatro a fare prove su prove. Quando terminava poi era
talmente stanca da andarsene a letto, senza rivolgere la parola a nessuno, anzi
scagliando anatemi a chiunque si azzardasse solamente a dirle una mezza frase.
Per giorni, non vide null’altro che il suo Romeo, ossia Danny Tetsuo della
terza C, e l’insegnante di letteratura. Non che poi avesse questa voglia
infinita di vedere qualcun altro. Da quando era tornata da Parigi, le sembrava
che il mondo fosse cambiato e che lei non fosse stata ammessa a tutta questa
bella scenata di rivolgimenti e rivoluzioni. I primi erano, come sempre, i suoi
genitori. Ryan e Strawberry erano sempre stati due genitori molto apprensivi,
si preoccupavano costantemente e spesso in maniera eccessiva, scatenando nella
povera Kathrine reazioni di stizza e fastidio. Ci litigava un giorno sì e
l’altro anche, quando li veniva in testa di farle domande assurde o di
piantarle grane su dove andava, con chi andava e quando tornava. Ma, se mai
questo era possibile, le cose erano anche peggiorate da quando era tornata da
Parigi. Quella sera stessa, alla presenza anche di Ghish e Blanche, aveva
dovuto raccontare tutto quello che aveva fatto, visto e visitato a Parigi. Con
particolare attenzione, per chi aveva visto. Era stata ore a ripetere
che, a parte Salima e Riad, lei non aveva conosciuto nessuno, ma niente,
insistevano, chiedendole se non si fosse scordato qualcuno con presunta
indifferenza, ma in realtà con ben evidente preoccupazione. Aveva dovuto anche
dare i nomi fittizi dei quattro compagni che erano venuti con lei, e stavano
quasi per chiederle il numero di scarpe, l’estratto conto dei genitori e il
gruppo sanguigno. Davvero non li capiva più… il paradosso poi era che la situazione
si ripeteva ogni santissimo giorno. Finito il capitolo PARIGI, c’era sempre
quello VITA DI TUTTI I GIORNI, ovviamente lunghissimo. Ormai per quanto poteva,
evitava di incontrarli, e se ne scappava in camera sua, evitando i loro
interrogatori, e per la prima volta nella sua vita, considerando quanto amava
suo padre, si chiese come mai
Ryan non se ne tornasse a S.Francisco. In questo modo almeno,
sua madre avrebbe perso il suo più grande alleato. Nel pianeta degli
stramboidi, poi, Kathrine avrebbe sicuramente accresciuto ancora di più la
popolazione, aggiungendovi anche quei due amici dei suoi, Ghish e Blanche.
All’inizio le erano stati abbastanza simpatici, certo si vedeva che erano molto
preoccupati per il figlio, ma le sembravano dei tipi a posto. Ghish, poi, nei
momenti in cui non era malinconico, era anche abbastanza spiritoso e spesso lei
e Miky a tavola si erano scapicollati dalle risate; Blanche invece era
decisamente più riflessiva e aveva sempre un’aria triste che nonostante gli
scherzi del marito, non le passava mai. Praticamente passava le ore nella sua
camera con le serrande abbassate, stesa a letto con un fazzoletto bagnato sulla
fronte. Sapeva che i suoi erano molto legati a loro, anche se non aveva ancora
capito bene come si erano conosciuti, dicevano per lavoro, quindi aveva dedotto
che doveva essere stato per il celeberrimo Caffè mew mew. Tra l’altro,
conoscevano anche i genitori di Grace e Nick, quindi le sembrò logico che
l’origine di tutto fosse quella. Insomma, la cosa strana era che anche loro due
erano decisamente cambiati, da quando era tornata. Avevano partecipato agli
interrogatori dei suoi, non in veste di spettatori, ma facendole anche loro
tutta una sfilza di domande sulle sue nuove conoscenze, a cui lei non aveva
risposto male solo perché era effettivamente molto educata e perché poi c’erano
i suoi, che le avrebbero dato il tormento eterno. Ma che cavolo hanno tutti?
Si chiedeva senza risposta. Il culmine poi lo aveva raggiunto solo due giorni
prima. Non sapeva neanche lei come si era trattenuta; stava scendendo a
colazione e, come era accaduto pochissime volte, Blanche era seduta anche lei
in cucina, e sorseggiava pensosamente un tè. Appena era entrata, si era
limitata a sollevare pigramente gli occhi azzurri, sempre rossi e cerchiati.
Kathrine l’aveva salutata, e si era affannata ad ingurgitare il suo cappuccino,
prima che le chiedesse qualcosa. Troppo tardi. Mentre allungava il braccio per
prendere la caraffa di succo di frutta, Blanche era scattata all’improvviso,
afferrandole il polso e stringendoglielo con forza, gli occhi che roteavano
quasi folli nelle orbite.
Si era lamentata leggermente, ma lei non aveva allentato la
presa.
“Che c’è?!” aveva chiesto con una nota di irritazione nella voce
Kathrine, già infastidita dal probabile ed ennesimo ritardo a scuola, ormai
decisamente nervosa per la stretta molesta.
Blanche non l’aveva lasciata, mentre le chiedeva dove aveva
preso il braccialetto che indossava. Kathrine l’aveva guardata senza capire. Certo
che questa è proprio pazza…! Si era limitata a sussurrare che l’aveva preso
da Parigi, non provvedendo a specificare che gliela aveva regalato Kevin. Non
era assolutamente necessario saperlo, e poi nessuno sapeva che Kevin Shirayuki
non solo era stato un suo compagno di viaggio, ma era stato il suo unico
compagno di viaggio.
“Chi te l’ha venduto?!” la incalzò ancora Blanche, stringendola
ancora più forte. Fu allora che Kathrine si staccò abbastanza violentemente
dalla sua presa, scappando via e dicendo che era in ritardo per la scuola,
lasciandola con un palmo di naso. Adesso anche avere un braccialetto era un
crimine passabile della corte marziale? Quando era tornata da scuola, Blanche
le aveva chiesto scusa, incalzata da Ghish, ma adesso Kathrine se poteva
evitarlo, non rimaneva sola con lei. Come se non bastasse, l’aveva anche
sentita bisbigliare al marito parole come “strane vibrazioni” e “sento la sua
presenza”; che fosse veramente pazza?! Sembrava che vivesse dentro Dragon Ball,
dove i sayan sentivano le aure e le vibrazioni.
Comunque, il pianeta stramboidi era in rapida crescita
demografica e si stavano tenendo le elezioni per la carica di presidente
onorario; i candidati erano Grace Mitsuki, Chiyo Aoyama e Kevin Shirayuki.
Degli ultimi due non era stupita, quelli non erano mai stati molto normali, ma
Grace! La sua Grace, la sua migliore amica! Non ci voleva nemmeno pensare!
A quanto pareva, mentre era a Parigi con Kevin, lei e Daniel
avevano legato molto; legato insomma era un pallido eufemismo. Erano
appiccicati come la colla! Erano, come si dice in gergo, più che amici, ma meno
che fidanzati, e stavano lì tutto il tempo a tubare, a ridere, a parlottare
come due perfetti imbecilli. Di come questo fosse successo in meno di una
settimana, Kathrine lo ignorava beatamente. Sapeva solo che erano stati messi
in punizione assieme dalla prof di letteratura e si erano quindi messi a
chiacchierare del più e del meno, mentre riordinavano le infinite schede
dell’archivio studenti. Poi, esauriti gli argomenti, avevano trovato il loro enorme
punto in comune, Kathrine e Kevin e la loro tragicomica situazione. Insomma,
avevano fatto amicizia, ridendo di loro due e del fatto che sia Grace che
Daniel fossero convinti che i due in realtà si piacessero molto. Kathrine non
trovava antipatico Daniel, anzi sembrava un tipo a posto, al contrario del suo
cugino stramboide, per questo almeno per il momento non lo collocava nella
popolazione del pianeta dei malati di mente. Ma forse ci sarebbe anche
arrivata. Grace se ne stava tutto il santissimo giorno o appiccicata a Daniel,
oppure con lo sguardo cuoriforme. Guardava un cane e diceva: “A Danny
piace molto questa razza di cani…”. Prendeva un gelato ed era tutto un: “Danny,
avrebbe preso la nocciola con il cioccolato…”. Persino respirare non andava più
bene nella maniera che non era quella di Danny. E guai a farglielo
notare! Sbuffava e rispondeva: “Kitty, io ti ho sopportato fino alla noia,
quando stavi con C.J.! E adesso che sono innamorata, mi neghi questo
piacere?!”, e via sensi di colpa e rimorsi. Il peggio era però, quando lei si
scusava e Grace rispondeva che sicuramente potevano condividere la gioia di
essere innamorate, se lei finalmente avesse ammesso che le piaceva Kevin.
“Immagina che bello uscire tutti e quattro assieme!” ribatteva
la ragazza castana, sbattendo le ciglia.
Kathrine si limitava a replicare che era bello come avere un
incontro ravvicinato del terzo tipo con E.T., l’extraterrestre, e se ne andava
alle prove della recita, mentre Grace riprendeva a sbuffare.
Alla fine di quei colloqui con Grace, Kathrine rimaneva a
pensare a quanto quello che sperasse la sua migliore amica, era completamente
assurdo. A parte l’impossibilità ovvia di non essere innamorata di Kevin, c’era
anche l’aggravante del fatto che Kevin praticamente non le parlasse più. Appena
erano tornati da Parigi, il ragazzo si era trincerato dietro un ostinato muro
di silenzio. Aveva persino rinunciato a prenderla in giro, come sempre, e a
battibeccare con lei. La evitava come la peste, Kathrine se ne era accorta:
ogni volta che si incontravano, lui cambiava strada con nonchalance oppure
fingeva di non vederla oppure, se proprio vi era costretto, la salutava
velocemente con un’alzata di capo e niente più. Il motivo di questo
comportamento era chiaramente un mistero. All’inizio, la ragazza bionda aveva
pensato che fosse dovuto a quella cosa… la confidenza di quello che le
era successo un anno prima e che lei gli aveva fatto a Parigi. Forse provava
pena per lei, chissà… ma poi aveva capito che la cosa era diversa. Doveva
esserci dell’altro. Lui si era cominciato a comportare stranamente non dopo
quell’episodio, ma successivamente. Esattamente da quando avevano lasciato casa
sua. In quei momenti, quando la sua mente ricollegava il comportamento di Kevin
alla visita nella casa dei suoi genitori, si mordicchiava nervosa il labbro
inferiore e malediceva il fatto che fosse svenuta come una pera cotta e che
quindi non avesse potuto assistere a quella che doveva essere stata una cosa di
portata tale da farlo repentinamente cambiare. Intanto, quando si ritrovava a
pensarci troppo a questa storia, scuoteva furiosamente il capo, dicendosi che
se lo doveva aspettare e che in fondo non gliene importava proprio niente.
Quella medesima riflessione seguiva a ruota un’altra, che la sua mente però
negava ancora più apertamente delle precedenti. Kathrine ricordava
perfettamente in ogni secondo una risposta a quelle sue riflessioni, che però
si rifiutava per principio di analizzare. Kevin adesso usciva stabilmente con
Chiyo. E la risposta più ovvia al suo comportamento, poteva essere che Chiyo
avesse imposto a Kevin di non frequentarla più. Oddio non che Chiyo se ne
facesse accorgere… come degno cittadino onorario del pianeta dei folli, Chiyo
da quando usciva con Kevin era diventata uno zuccherino. L’aspettava all’uscita
da scuola, l’accompagnava a casa, la ricopriva di attenzioni e complimenti.
Kathrine sorrideva, però anche il livello di sopportazione nei confronti di
Chiyo decresceva a vista d’occhio. La figlia di Mark aveva evidentemente la dote
innata di rendersi odiosa, anche quando era carina e gentile.
La conseguenza di tutta questa situazione era che Kathrine
trascorreva tutto il suo tempo a teatro, cercando di stare quanto più lontana
possibile dalla sua famiglia e dai suoi amici. Perlomeno, le restava Nick, che
per sua fortuna era rimasto uguale a prima. Però Nick, con suo sommo
dispiacere, non aveva molto tempo da dedicarle. Aveva gli allenamenti al club
di basket e non poteva saltarli praticamente mai; si stavano avvicinando i play
off e Nick era il playmaker della squadra della scuola.
Mancavano cinque giorni alla festa della scuola e esattamente
trentacinque al debutto di “Romeo e Giulietta”.
Kathrine era esausta e l’unica cosa che voleva era buttarsi a
capofitto nel suo letto.
Ma evidentemente non era la sua giornata fortunata.
Era appena uscita dal cancello della scuola che una voce
argentina la richiamò indietro. Si voltò pigramente, trattenendo uno sbuffo di
impazienza. Dietro di lei, appoggiati languidamente al muro dell’ingresso, c’erano
Kevin e Daniel che parlottavano tra loro, il primo sempre più ombroso, il
secondo invece apparentemente sereno. Accanto a loro, una da una parte e
l’altra da quella opposta, sostavano anche Grace e Chiyo. Se un giorno le
avessero detto che quelle due sarebbero uscite assieme, non ci avrebbe mai
creduto; a quanto pare, Grace aveva realizzato il suo sogno dell’uscita a
quattro. Senza di me, ovviamente.
Scacciò la fitta allo stomaco e li salutò stancamente.
“Hai finito le prove?” le chiese Chiyo, sbattendo le ciglia,
praticamente incollata al braccio di Kevin che stava studiando attentamente un
albero di ciliegio.
“Sì, mezz’ora fa…” rispose velocemente, chiedendosi che cavolo
volessero da lei.
“Noi stiamo andando al – Sugar pie-, vuoi venire con noi?” replicò
Grace sorridente, abbracciando Daniel.
Li guardò, inarcando un sopracciglio. Dalle labbra le sfuggì un:
“Non dirai sul serio?!”.
Grace e Chiyo sgranarono gli occhi e mormorarono: “Perché, che c’è?!”.
Le spalle di Kathrine si afflosciarono su sé stesse, mentre la
biondina diceva caustica: “E che sarei io, il terzo o il quinto incomodo?!”.
“Ma non dire sciocchezze!” ribatté con enfasi Chiyo, scuotendo
la testa “Non ci vediamo da così tanto tempo!”.
“Sì, ma io sarei stanchissima…”.
“Dai, non fare la pigrona!” sorrise Grace. La pigrona, la
pigrona?!!! A lei??!! Voleva vedere chiunque altro a ripetere dieci volte di
fila “O Romeo, O Romeo…” e tutta la solita solfa per colpa di un
faro che non funziona bene, di una spada che si impiglia nella scenografia o di
Danny Tetsuo che non sa ancora nemmeno un quinto della sua parte! Nemmeno uno
con la pazienza di Buddha e il corpo di Rocky Balboa, sarebbe uscito illeso.
“Sentite, sono davvero stanca e sarò
anche pigrona, ma sto morendo di sonno! Quindi, ciao, ci vediamo domani!”
mormorò acidamente, voltandosi per tornarsene a casa.
“Possibile che tu debba essere sempre
fare l’imperatrice della situazione?”.
“Toh!” eruppe Kathrine, voltandosi
verso la voce fin troppo conosciuta. Si portò una mano dietro l’orecchio e sussurrò
con espressione fintamente stupefatta: “La voce di Kevin Shirayuki! Erano anni
che non la si sentiva su questo pianeta!”, poi cambiò mimica, ritornando alla
faccia precedente, quella acida e stanca.
Sibilò velenosa come un serpente:
“Torna a guardare il tuo albero, Shirayuki. E lasciami in pace…”.
Si voltò nuovamente su sé stessa,
pronta ad andarsene, poi la voce soffice di Grace la fece fermare.
“Scusami, Kitty… non avrei dovuto
insistere… è solo che è davvero da un sacco di tempo che non parliamo un po’…
ma sei così stanca non fa niente, facciamo un’altra volta…”.
Kathrine sorrise finalmente e disse
piano: “Va bene, vengo… ma solo per un po’… ho davvero voglia di una bella
fetta di torta…”.
“Mandorle e carote?” ammiccò Grace,
staccandosi da Daniel e prendendo sottobraccio l’amica.
“Ovviamente… ma siccome sono una
pigrona, me la vai tu a prendere!” sorrise Kathrine, incamminandosi con Grace.
Le due continuarono a parlare
giocosamente, punzecchiandosi, mentre a tratti Kathrine raccontava a Grace le
novità degli ultimi giorni. A breve distanza, le seguivano gli altri tre.
Chiyo, al suono di una suoneria
gioiosa, si staccò dal braccio di Kevin, recuperando il suo trillante cellulare
dalla cartella.
“Mamma!” rise felice, mentre rimaneva
indietro, impegnata a parlare con sua madre che la chiamava dalla Germania e
che non sentiva da qualche giorno.
Approfittando della telefonata,
Daniel si avvicinò furtivamente a Kevin che se ne stava in silenzio, lo sguardo
azzurro fisso davanti a sé. Quasi
sembrava non essersi accorto della presenza del cugino, né del fatto che Chiyo
si fosse staccata da lui.
Daniel sospirò e sussurrò: “Dovresti
smetterla, Kivar… davvero…”.
“Di far, che?” chiese Kevin,
sbattendo due volte le palpebre.
“Di ignorarla…”.
“Chi?”.
“E dovresti smetterla anche di fare
il falso idiota… lo sei già abbondantemente…” replicò a voce stavolta più alta
Daniel.
Kevin rise, decidendo di smetterla
almeno con la seconda cosa.
“Te l’ho detto, no? Te l’ho detto che cosa è successo a
Parigi…” rispose velocemente Kevin.
“Sì che me l’hai detto…” sospirò Daniel “Kathrine è la
leggendaria Creatura di Luce… difficile da credersi…”.
Lo sguardo di entrambi si concentrò sulla ragazza bionda davanti
a loro, che rideva gioiosa.
Bellissima, intelligente, vivace, con un sarcasmo che le veniva
fuori come niente.
Eppure, oltre che la speciale ragazza che era, era anche una
creatura speciale. Sembrava così… normale… ed invece non c’era niente
che non potesse fare.
“Già… la più potente creatura dell’Universo è Kathrine Shirogane…
ed è davvero una Chiave…” bisbigliò ancora Kevin, una risata amara sulle labbra
“E pensare che la definivo così solo perché sembrava essere la chiave per il
mio passato… e invece… potrebbe esserlo per qualsiasi cosa…”.
Daniel sorrise con comprensione, poi commentò piattamente: “Mio
caro cugino, lei sarà anche una Chiave, una Creatura di Luce, la cosa più rara
dall’inizio della vita, l’essere più potente al mondo, e bla, bla, bla… ma sai
che altro è?”.
“Che altro?” chiese Kevin quasi allarmato dalla possibilità che
ci fosse qualcosa di peggio.
“In primis, è una ragazza…” rispose Daniel, scalando con le dita
un ipotetico punto primo di una fantomatica lista “E le ragazze non amano
essere ignorate, specie da uno con cui sono state in vacanza da sole per cinque
giorni a Parigi…”.
Kevin lo guardò, sospirando: “E poi?”.
“E poi la ragazza in questione sarà anche quello che vuoi, ma è soprattutto…
Kathrine Shirogane…” concluse sorridendo Daniel, prima di aggiungere: “E se
la conosco anche solo la metà di quanto la conosci tu, credo che ti caverà gli
occhi la prossima volta che non le rivolgerai la parola…”.
Kevin sospirò ancora, aveva perfettamente ragione. Anzi su un
punto aveva torto marcio: Kathrine non gli avrebbe mai cavato gli occhi. Almeno
non prima di avergli buttato addosso un litro di acido solforico…
Daniel andò a raggiungere Grace e Kathrine, lasciando indietro
il cugino a riflettere. Dopo qualche attimo, Kevin fu affiancato a sua volta da
Chiyo, che aveva finito di parlare con la madre.
Lo abbrancò di nuovo per il braccio, sorridendo. Poi gli chiese:
“Che hai? Sei strano… a che stai pensando?”.
La risata di Kathrine sembrò saturare l’aria attorno a lui.
Sorrise nervosamente e si affrettò a replicare: “A niente… era tua madre,
vero?”.
Chiyo annuì con energia, stringendosi più forte a lui. Doveva
avergli bloccato la circolazione del braccio.
“La mamma mi ha parlato di una scuola per design meravigliosa
che c’è a Berlino…” rispose Chiyo, le guance rosse per l’eccitazione “Vorrebbe
che io ci andassi…”.
“Sarebbe bello…” le sorrise Kevin con affetto.
“Già, sarebbe bello… ma almeno per ora non se ne parla…” riprese
la ragazza mora, visibilmente più scoraggiata.
Kevin intuì il motivo del suo cambiamento d’umore e disse
sottovoce: “Tuo padre…”.
Chiyo alzò le spalle, i suoi occhi verde giada erano pieni di
lacrime, ma la ragazza si sforzò di sorridere, non appena risollevò lo sguardo.
Kevin l’attirò più vicina a sé, baciandole la tempia e sussurrandole: “Andrà
tutto bene…”.
Tra le sue braccia, Chiyo arrossì, sorridendo, mentre il suo
braccio lo stringeva a sua volta attorno alla vita.
“Bene!” disse alla fine staccandosi da lui “Che facciamo domani
sera?”.
Kevin le sorrise, mentre Chiyo faceva le sue varie proposte.
Anche se era cominciata in modo decisamente opportunista da parte sua, quella
con Chiyo si era trasformata in una bellissima amicizia. Certo, Kevin sapeva
perfettamente che l’interesse della ragazza non era disinteressato, ma al
momento cercava di non dare peso all’attrazione che sapeva avere Chiyo nei suoi
confronti. Era una ragazza molto fragile, in lotta continua con il padre.
Sentiva molto la mancanza della madre e spesso era invidiosa di Kathrine e
Grace; insomma non era certamente un tipo facile. Eppure da quando uscivano
assieme, lei sembrava un po’ più serena, magari aveva bisogno solo di una
persona che l’ascoltasse e che le stesse vicino, e lui lo faceva volentieri.
Traeva anche lui giovamento dall’idea che fosse utile a qualcuno, che la sua
permanenza sulla Terra non fosse solamente l’emblema del suo egoismo che stava
facendo una vittima dopo l’altra. Prima i suoi genitori e Delet, poi Kathrine.
Già Kathrine… come comportarsi con lei? Da quando aveva saputo che cosa era
Kathrine in realtà, qualcosa in lui era cambiato. No, stava mentendo, mentiva
anche a sé stesso. Mentiva enormemente. Lui ripensava sempre alla scena del suo
sogno, solo a quella, con l’aggiunta di un tocco di realismo fornito dalla
prova che Herik e Melissa avevano cercato, aprendo quel portale con il sangue
di Kathrine davanti ai suoi occhi. L’aveva messa in pericolo decisamente troppo
e, quello che risuonava peggiore, era che non era riuscito a fare niente per
impedirlo. Chi diamine era lui per mettere in pericolo la vita di una ragazza
innocente? Era tormentato da paure che non lo lasciavano mai in pace. E se il
sogno si fosse avverato? E se Herik e Melissa avessero voluto impadronirsi del
potere di Kathrine? Se per lei era rischioso richiamare i suoi ricordi? Herik
gli aveva detto che le Creature di Luce potevano morire, se aprivano portali
troppo imponenti, e lui non aveva la minima idea di che cosa si nascondesse
nella sua mente. Poteva metterla in pericolo solo per sapere chi era veramente?
Poteva farlo, essendo così maledettamente incapace? Intanto la teneva a distanza,
incerto su che cosa fare. Arrivava anche a pensare di tornare dai suoi, ma era
allora che il latente potere di Kathrine ridava ulteriore nitidezza ai suoi
sogni e ai suoi ricordi. Ormai conosceva alla perfezione il volto di Elissa e
Leon, ma non riusciva ancora a capire chi fossero. Per il primo, provava odio
nei suoi ricordi e sogni, ma sentiva anche di esservi legato, lo aveva
accostato ad un fratello la maggior parte delle volte che lo aveva ricordato.
Per la seconda, avvertiva desiderio, ma senso di colpa per esso, quasi che
fosse una bramosia sporca. Non riusciva a capirci più niente e intanto Kathrine
ormai non gli parlava più, se non per insultarlo.
Che stupenda situazione, ma se io me ne stavo
bello e tranquillo su Nemesi… pensò sospirando, mentre entravano nel Sugar Pie.
Si sedettero ad un tavolo, Grace e Kathrine di fronte a lui,
Daniel e Chiyo. Le due ragazze, a quanto
pare, erano presissime dalla loro conversazione, che riguardava tale Natalie
della sezione F che si era lasciata con il suo ragazzo.
Kevin stava leggendo il menù, indeciso su che cosa prendere,
quando sentì il cicaleccio delle due amiche finire all’improvviso. Ringraziò
Dio che il discorso fosse finito, e sollevò lo sguardo. Sia Kathrine che Grace
stavano guardando l’ingresso con aria sospettosa. Kathrine era leggermente
impallidita, mentre Grace stringeva le mani attorno ad un tovagliolo di carta.
“Che è successo?” chiese Daniel, preoccupato, ma le due lo
ignorarono beatamente.
I tre allora si voltarono verso la porta, non c’era niente di
strano, il solito viavai. Almeno agli occhi di Kevin e Daniel… infatti Chiyo
invece annuì con comprensione, sospirando. Poi mormorò: “Katy, stai calma, mi
raccomando… credo che stia venendo qui…”.
“CHI?!!” eruppero sia Kevin che Daniel, che non ci stavano
capendo nulla.
Kathrine aveva sorriso a Chiyo, poi aveva chiuso gli occhi e
aveva mormorato con aria di sufficienza: “Non vi sembra di sentire puzza di
carogna?”.
“A me no…” rispose Daniel ingenuamente, mentre Kevin gli dava
una gomitata.
“Hai ragione, Kitty… questo posto è caduto proprio in basso…”
ribatté Grace velenosa, la voce più alta, come se volesse farsi sentire da
qualcuno di preciso.
Anche Chiyo sembrò reggere il gioco: “Adesso fanno entrare
proprio tutti… che schifo!”.
“Sarà meglio cercarci un altro posto, eh? Che ne dite?” disse
Kathrine gaia, ma a Kevin non era affatto sfuggito come gli occhi scuri della
ragazza si fossero riempiti di scintille verdi. Come quando era arrabbiata.
Sia Chiyo che Grace annuirono, mentre i due ragazzi ancora non
ci capivano niente. Rimasero seduti ad osservare le tre che si alzavano dal
tavolo, finché finalmente capirono l’oggetto di tante battutine.
Infatti, quando Kathrine si era alzata ed aveva oltrepassato il
loro tavolo, seguita da Grace e Chiyo, qualcuno l’aveva fermata. Anche Daniel e
Kevin si alzarono velocemente, affiancandosi alle tre ragazze, presagendo che
qualcuno stesse dando loro fastidio.
Ma in realtà il misterioso assalitore non era minimamente
interessato a Grace e Chiyo, ma solo a Kathrine. L’aveva presa per il polso e
la stava trattenendo. Kevin era già pronto a scagliarsi su di lui, mollandogli
un cazzotto in faccia, quando Kathrine sputò fuori con rabbia queste parole:
“Lasciami stare C.J.! Lasciami o ti prendo a calci!”.
C.J… che razza di nome imbecille… questo fu il contemporaneo
pensiero di Daniel e Kevin, sentendo Kathrine. Ma la seconda cosa che i due
pensarono fu diversa: se Daniel pensò a che genitore crudele potesse chiamare
in quella maniera il proprio figlio, Kevin ricordò distintamente di aver già
sentito parlare di questo ragazzo. C.J…. dove cavolo l’aveva sentito? A
guardarlo, il ragazzo non gli ricordava nulla: era sicuramente più grande di
loro, doveva avere almeno venticinque anni. Aveva la tipica faccia del biondino
che fa impazzire tutte le ragazze, una specie di incrocio tra Leonardo di
Caprio e James Dean. Capelli spettinati con ciuffo ribelle sulla fronte, occhi
verde chiaro, fisico scolpito da nuotatore professionista. Indossava una
camicia azzurra ed una giacca elegante, sopra dei jeans scuri. La mano libera
dalla presa sul polso di Kathrine stringeva una valigetta di cuoio nero.
Insomma, a Kevin non diceva proprio nulla. Poi come un lampo si accese la spia
luminosa nel suo cervello. Certo, C.J.! Era l’ex di Kathrine! Gliene aveva
parlato quando gli aveva raccontato di quel spiacevole episodio che le era
accaduto un anno prima, proprio una sera in cui lui non era andato con lei in
piscina. Ci aveva preso anche sul fatto che era un nuotatore allora… deglutì
leggermente, non se lo immaginava così. Immaginava un povero sfigato, un
ragazzino insomma, lo aveva raffigurato nella sua mente molto simile a Nick.
Invece, quello era praticamente un uomo fatto e finito.
“Che cavolo vuoi ancora, Christopher James?” chiese irritata
Grace, mentre Kathrine aveva cessato di dimenarsi e stava guardando con odio
puro il ragazzo biondo. A Kevin e Daniel, venne da ridere. Ecco da dove veniva
quel nome assurdo, C.J…. il suo nome completo era perfino peggiore e non lo
credevano possibile.
“Voglio parlarti, Katy…” sussurrò con voce suadente o
pseudotale. Guardava Kathrine come se fosse un topolino nella sua trappola.
Kevin si ritrovò a stringere i pugni, senza nemmeno rendersene conto. Gli stava
dando sui nervi.
“E io no… lo vedi come è semplice risolvere le cose…” sorrise
falsamente Kathrine, per poi aggiungere “Te ne puoi anche andare adesso, no?
Ciao C.J.!”.
Il ragazzo chiaramente non ne voleva sapere: “Smettila di fare
la bambina!”.
Senza minimamente scomporsi, Kathrine ripeté a voce più bassa,
ma anche tremendamente più tagliente: “E tu smettila di fare il primate! Oh, ti
prego perdonami! Tu sei un primate! Sei già arrivato al pollice
opponibile?”.
Finalmente lui la lasciò andare e Kathrine si massaggiò il polso
indolenzito. Poi recuperò la sua cartella e fece per uscire, seguita a ruota da
Grace e Chiyo.
Era già arrivata alla porta, quando C.J. disse a voce alta per
farsi sentire anche da lei: “Scappa pure, amore… ma sappi che sto per tornare a
scuola… mi mancavi così tanto… sarà tutto come ai vecchi tempi…”.
Kathrine rimase immobile all’ingresso, la mano ghiacciata sulla
maniglia di metallo come se fosse bloccata. Sbatté le palpebre un paio di
volte, poi finalmente uscì con le sue amiche.
C.J. sorrise tra sé e sé e se ne tornò al suo posto, non prima
di aver lanciato uno sguardo ai due tipi che erano con la sua ex ragazza. Uno
dei due sembrava stranamente contrariato. Sogghignò … che illuso, non sapeva
che tra poco lui si sarebbe ripreso la sua Katy e con tutti gli interessi. E né
lui, né nessun altro ci avrebbe potuto fare niente.
“Dai, dimmelo che vuoi sapere di Kathrine e C.J., non me la
prendo mica, sai?” sorrise Chiyo, il braccio stretto attorno a quello di Kevin
che la stava accompagnando a casa. Da quando erano usciti dalla gelateria,
Kevin se ne stava in silenzio. Non che per Chiyo questo non fosse normale, ma
di solito non capiva perché alle volte si chiudesse in silenzio e non parlasse
per ore. Credeva che pensasse ai suoi e non voleva intromettersi. I genitori
erano sempre una brutta bestia, e lei ne era l’esempio vivente. Ma stavolta era
fin troppo intuibile che aveva il ragazzo. E non c’entravano niente i suoi
genitori, ma Kathrine. Chiyo non era stupida. Lo aveva capito subito che Kevin
ci teneva moltissimo a Kathrine. All’inizio, la cosa le aveva dato fastidio, ma
da quando lei e Kevin si vedevano, non ci dava più importanza. Kevin voleva
bene a Kathrine, e allora? Voleva bene anche a lei e questo era palese. Questo
al momento le bastava. Sospirò, mentre studiava il suo profilo corrucciato, gli
occhi blu accesi dal sole che moriva di fronte a loro, rendendo il cielo rosa
di confetto e i capelli di entrambi colati di liquido oro rosso. Non era vero,
non le bastava più essere solo sua amica e lo sapeva benissimo. Stava diventando
difficile stargli accanto, sapendo che molto probabilmente lui non era
interessato a lei, se non come amica. Sopportava la situazione a stento ormai,
ma la sopportava, lacerando e strappando di giorno in giorno il sentimento che
provava per lui, come un lenzuolo lercio. Sopportava perché in nessuna misura
poteva permettersi di perderlo. Non riusciva nemmeno a ricordarsi come aveva
fatto prima di lui. Kevin era come un raggio di sole, qualcuno che illuminava a
giorno tutta la rabbia e tutto il dolore che aveva dentro. Sotto il suo calore,
tutto sembrava diventare rivestito di luce, anche quello che con la luce non
aveva niente a che vedere. Dopo anni, non conosceva più l’invidia per Kathrine
e questo sapeva essere un autentico miracolo. Non poteva rinunciare a lui, ne
aveva bisogno per sopravvivere. Era come se avesse svoltato un angolo e ormai
fosse cosciente di non poter tornare indietro. Ma aveva ancora la necessità che
lui le stesse vicino per superare il prossimo angolo.
Sospirò ancora, prima di chiamarlo a voce più alta, dato che lui
sembrava non averla sentita.
“Figurati che me ne importa…” ribatté lui scorbutico, ma Chiyo
capì che era tutto il contrario dalla tensione che permeava il bicipite del
braccio di Kevin.
“Sì, sì, va bene, non ti interessa…” rispose Chiyo
accondiscendente “Ma dato che ce ne stiamo in silenzio, te lo dirò giusto per
dire qualcosa… e se poi davvero C.J. tornerà a scuola, lo verrai a sapere lo
stesso…”.
“Fa come ti pare…” rispose sbrigativo Kevin, fingendo il
disinteresse che non aveva.
“Va bene… allora come avrai intuito, C.J. era il fidanzato di
Kathrine…” iniziò Chiyo con voce calma e tranquilla “So che può sembrare
strano, considerato che hanno dieci anni di differenza, ma è andata proprio
così. Sono stati assieme un anno e mezzo e si saranno lasciati poco più di un
anno fa. Da aggiungere che Kathrine avrà perso un anno e mezzo della sua vita,
rimanendo con lui. Ma non glielo dire mai… lei è fermamente convinta che C.J.
sia stato importante per lei e che l’abbia aiutata a crescere. In cosa non lo
so, e nemmeno credo di volerlo sapere… C.J. arrivò nella nostra scuola più o
meno tre anni fa, io ero al secondo, mentre Grace, Nick e Kathrine al primo. Si
era appena laureato e venne in qualità di tirocinante; seguiva le lezioni di
letteratura con il prof di allora, Kawashima. Appena entrò in classe, ci fu una
carneficina… credo che solamente due o tre nella scuola non si dichiararono
follemente innamorate di lui alla fine del suo primo giorno, comprese Kathrine
e Grace”.
“E te, scommetto…” commentò Kevin, interrompendola.
“Ho detto due o tre, no? E ci stavo anche io… non mi è mai
piaciuto…” rispose Chiyo convinta.
“Che c’è? Non ti piacciono i biondini con la faccia da attori?”
chiese Kevin ironicamente, credendo che Chiyo volesse solo non ammettere che
anche a lei piaceva C.J. .
“No, assolutamente…” rispose Chiyo, poi trovò il modo perfetto
per zittirlo, prima di continuare: “A me piacciono molto di più i mori… ma
lasciamo abbondantemente perdere…”. Si strinse più forte al suo braccio,
mentre Kevin deglutiva a fatica, e finalmente riprese: “Kathrine e Grace erano
entrambe perse di C.J., fu l’unica volta che le vidi in rotta tra di loro, ma
ben presto la cosa si ridimensionò, almeno per Grace. Come ti ho detto, C.J.
aveva schiere di ammiratrici, l’ora di letteratura era ogni volta una battaglia
tutta al femminile. Non credo di aver mai visto tanto interesse per
Shakespeare, durante il semestre in cui c’era C.J.. Tutte si affannavano come
delle pazze a rispondere, quando c’era in classe Christopher James Callaway. Il
buon vecchio Kawashima ringraziava solo che fosse agli sgoccioli della sua
carriera, so per certo che C.J. gli era stato raccomandato caldamente da un suo
parente. I Callaway sono ricchissimi ed molto influenti, una sorta di Shirogane
inglesi. Ma C.J. aveva lasciato l’Inghilterra per fare esperienza di vita e per
questo era in Giappone.
“Comunque, Grace perse quasi subito l’interesse per C.J. : è una
ragazza molto romantica e si sapeva fin troppo bene che C.J. si stava ripassando
tutto l’Istituto, ovviamente femminile… pensa che le poche ragazze ancora sane
di mente e i ragazzi lo chiamavano “The Libertine”, perché ne aveva anche due o
tre alla volta… a Grace non andava giù questo aspetto del suo carattere e
quindi lo lasciò perdere ben presto. Invece, per Kathrine il caso fu diverso.
Si fissò sull’idea che lei sarebbe stata quella che l’avrebbe messo in riga e
che lo avrebbe cambiato. Aveva davvero perso la testa per lui, e poi Kathrine
ama le sfide, e questa in effetti era una sfida di una portata colossale. C.J.
si era infatti messo con almeno venti ragazze e con una professoressa…”.
“EH?!!” chiese Kevin più scioccato che geloso “Con ventuno
ragazze?! Ma come cavolo ha fatto?!”.
Chiyo scrollò le spalle: “Non lo chiedere a me, te lo ricordi il
mio preambolo all’inizio? E ne mancano ancora tre: Kathrine ed altre due… ma
aspetta che adesso ci arrivo…”.
Kevin tacque, più che mai convinto che l’aggettivo “The
Libertine” gli calzasse effettivamente a pennello.
“Allora, per Kathrine, C.J. era diventato un’ossessione. Era il
suo primo amore e avrebbe fatto di tutto per averlo. Non so alla fine come ce
la fece, considerando che a quei tempi era timidissima, ma ce la fece. Lei e
C.J. si misero assieme, e lui la piantò con tutte le sue storielle. Fecero
coppia fissa per un anno e mezzo, anche se C.J. a causa della relazione con
Kathrine, fu trasferito in un’altra scuola. Kathrine lo amava moltissimo e per
C.J. sembrava lo stesso…”.
“La tradiva?” chiese Kevin, presagendo il resto. Ancora si
ritrovò a stringere i pugni. Era inutile, quando c’era di mezzo Kathrine,
riusciva sempre a perdere le staffe.
Chiyo sorrise malinconicamente, intuendo a sua volta il forte
legame che Kevin aveva con l’amica. Sospirò, poi proseguì: “Facile da capirsi,
vero? Comunque, non lo sapemmo subito, quello che ti sto dicendo, lo abbiamo
saputo solo un anno fa quando abbiamo ricostruito tutta la storia… quando C.J.
si mise con Kathrine, stava contemporaneamente con due ragazze. Una era Kelly
Miyazawa, se ne andò l’anno scorso; l’altra la conosci… hai presente Ayane
Fuitsuki? Quella che va in terza D?”.
Kevin non ebbe bisogno di soffermarcisi troppo, era una bella
ragazza e l’aveva già notata. Annuì, ricordando nello stesso istante quando
fosse irrimediabilmente cretina. Aveva avuto modo di notarlo in un’assemblea,
quando lei aveva parlato come capo delle cheerleaders. Il suo discorso era
pieno di risatine vezzose, frasi sgrammaticate e battito di ciglia nere di
mascara.
“Kelly era una ragazza intelligente…” continuò Chiyo al cenno di
Kevin “O meglio era una ragazza orgogliosa… appena seppe di lui e Kathrine, lo
mollò senza complimenti. Con Ayane, le cose proseguirono per due mesi; ma poi evidentemente C.J. capì che stava scherzando
con il fuoco e troncò con lei. Ayane sembra stupida, sembra un’oca senza
speranze, ma posso assicurarti che non è così… finge come poche, tutto per
essere popolare e per conquistare le attenzioni dei ragazzi. È una vera e
propria arrampicatrice sociale, le piace circondarsi di persone ricche e
influenti. Ha tentato di farsi amica anche Kathrine, le avrebbe fatto comodo
avere come amica l’ultima degli Shirogane, ma non ce l’ha fatta. Da allora,
Ayane e Kathrine sono nemiche per la pelle. Quando C.J. preferì Kathrine a lei,
andò fuori di matto. Ricordo che iniziò a sbraitare come una pazza durante
l’ora di fisica… poi le cose andarono a posto. Dopo una settimana circa, Ayane
sembrava essersi calmata. Ma non era affatto così…
“Ayane era semplicemente andata di filato da Kawashima a
raccontare tutta la storia della relazione di Kathrine con C.J. . Nonostante la
raccomandazione e tutto il resto, Kawashima fu costretto a cacciarlo, dopo che
Ayane fece convocare il consiglio d’istituto. Le cose comunque sembrarono
andare meglio, ormai Ayane non poteva più intromettersi, che altro avrebbe
potuto fare di peggio? Ma non avevamo fatto i conti con –The Libertine-… C. J.
appena arrivò nella nuova scuola, riprese la sua vecchia vita, rassicurato dal
fatto che Kathrine non potesse vederlo. Dopo una serie di storielle brevi,
sembrò mettersi in maniera relativamente seria con una di loro, Carys Kiota.
Con lei praticamente faceva lo stesso che con Kathrine, fingeva di stare solo
con lei e la trattava come la sua ragazza, salvo mollarla per andare da Kathrine.
Carys non era quella che si definisce una brava ragazza… lei e Kathrine erano
l’opposto. Carys era per dirla in modo gentile, una specie di teppista di
strada. Ti basta sapere che il suo guardaroba era completamente di pelle nera e
borchie, adorava gruppi heavy metal con nomi tipo Mutilator ed aveva un’enorme
moto nera… insomma, era una tosta…”.
“Fammi indovinare…” proseguì, interrompendola Kevin “Carys venne
a sapere della storia con Kathrine?”.
“Esattamente…” continuò Chiyo, la sua voce si velò di una vena
di ironia “Ma ovviamente THE LIBERTINE non poteva mettere fine al suo bel
giochetto… inventò una chiacchiera colossale per Carys, mentre Kathrine
chiaramente non sospettava nulla. Disse a Carys che Katy era una sua ex, che
erano stati assieme per qualche tempo e che lei continuava a metterlo alle
strette, perché voleva tornare con lui. Quello che però non aveva messo in
conto era che Carys era persa di lui, ma che era anche una di quelle che non te
la fanno passare liscia, se qualcosa va storto. Organizzò una spedizione
punitiva contro Kathrine, chiamando una banda di tipacci… per fartela breve, un
giorno l’aspettavano fuori da scuola per farla nera. Per nostra fortuna, quello
stesso giorno C.J. era venuto a prendere Kathrine e, insomma, Carys li vide in atteggiamenti
abbastanza ovvi. Alla fine, fu lui ad essere picchiato…”.
Kevin si ritrovò a reprimere un piccolo sorriso soddisfatto,
mentre Chiyo terminava il suo racconto: “Chiaramente Kathrine ci capì poco
quanto niente… aveva pensato solamente a dei delinquenti o roba simile, e C.J.
non si preoccupò ovviamente di chiarire le cose in nessun modo, assecondando
l’interpretazione che lei aveva dato. Se Carys lo aveva lasciato, non voleva
mica perdere il suo giochetto con Katy… per sua sfortuna, Carys non era
assolutamente una persona arrendevole. Sapendo che a scuola c’era il rischio di
incontrare C.J., scovò il suo numero di telefono e chiamò Kathrine a casa. Si
incontrarono in piscina, approfittando del fatto che quel giorno C.J. non
sarebbe venuto. Insomma, per fartela breve, Kathrine seppe tutto quel giorno…
non fece fatica a crederle, come puoi immaginare. Il giorno dopo, si lasciarono
e C.J. se ne andò dal Giappone. Credevamo che fosse tornato a casa sua, ma
evidentemente eravamo stati troppo ingenui. Alla fine, è qui che è tornato…”.
Kevin annuì silenziosamente con il capo, Kathrine doveva essere
stata davvero male, e tutto per colpa di quella sottospecie di invertebrato. Ad
un tratto, si sentì gelare nella schiena, una strana sensazione che gli aveva preso
la bocca dello stomaco, costringendolo ad un collegamento mentale a cui prima
non era arrivato. Stava quasi per chiedere delucidazioni a Chiyo, ma sarebbe
dovuto essere troppo preciso e raccontarle, quindi, ciò che Kathrine gli aveva
confidato a Parigi su quello che le era successo un anno prima, la tentata
violenza. Si era ricordato della circostanza in cui Kathrine si era trovata da
sola fuori dalla piscina… Era inverno, e un giorno C.J. , lui si chiamava
così, non poté venire perché aveva l’influenza. Io ci andai lo stesso perché
dovevo vedere una mia amica, che mi doveva dire una cosa importante. Era
Carys, la ragazza che doveva incontrare? Era stato per vedere lei che Kathrine
aveva rischiato quello che, solo per un caso, non le era successo?
Sospirò, continuando a camminare, gli occhi fissi sul sole ormai
sparito all’orizzonte, la presenza silenziosa e greve di Chiyo accanto. Decise
di non chiedere niente a Chiyo, né tantomeno a Kathrine.
Solamente perché aveva paura, un’enorme e folle paura.
Paura di trovare motivi ulteriori per odiare in maniera
sviscerale Christopher James Callaway.