storia
Epilogo
Zio Jesse bussò delicatamente alla porta della stanza di Daisy, aprendola poi
lentamente, "Daisy, cara, come ti senti?"
Daisy aprì gli occhi.
Si era addormentata e non se ne era nemmeno resa conto.
Sbadigliano si mise a sedere sul letto, "Mi sento un po’ meglio, zio Jesse,
grazie".
Zio Jesse sorrise, "Mi fa piacere. Io e i tuoi cugini usciamo a fare compere,
ma c’è qualcuno che è ben contento di tenerti compagnia mentre noi siamo fuori",
e così dicendo zio Jesse aprì del tutto la porta, facendo entrare Enos.
Daisy trattenne il respiro, arrossendo.
Enos teneva il cappello tra le mani, e guardava per terra, "Ciao Daisy. Ho
incontrato Lulu e mi ha detto che eri a letto con l’influenza, così…..".
Zio Jesse richiuse la porta alle spalle del ragazzo.
Erano da soli nella stanza.
Daisy non sapeva cosa dire; era passata ormai una settimana da quella notte.
Una settimana nella quale non si erano mai incontrati, entrambi impegnati ad
evitarsi.
"Come stai?", Enos provò a rompere il silenzio.
Seduto su una sedia accanto al letto di Daisy continuava a torturare il
cappello che aveva tra le mani, guardando per terra.
Daisy si sforzò di sorridere, "Va un po’ meglio. Mi riprenderò".
Enos annuì.
Ancora silenzio.
Daisy ripensò a come se ne era andata via quella mattina, lasciando da solo
Enos mentre dormiva; da allora si erano evitati l’un l’altro, per non affrontare
quanto era accaduto quella notte.
Enos sospirò, diventando sempre più rosso, "Daisy…… io….. ecco……. devo
chiederti scusa".
Daisy lo guardò sorpresa, "Scusa? E perché?"
Enos si sforzò di continuare, sempre più rosso in volto, "Quella notte…. io……
avevo la febbre. E’ tutto così confuso…… Non so come sia iniziato…. ma….. poi al
mattino tu non c’eri più…….e ……", ormai aveva il viso rosso quasi come un
pomodoro, "spero di non essermi comportato…. insomma….. non so esattamente come
sia iniziato….. ma spero di non averti…. ", un altro sospiro, "Ho fatto qualcosa
di… strano? Era la mia … prima…..".
Daisy lo guardò stupefatta, "Enos, tu credi che io me ne sia andata a quel
modo per colpa tua?".
La ragazza soffocò una risata imbarazzata, e Enos la guardò stupito, "Non sei
arrabbiata con me?".
Daisy scosse la testa e si fece seria, "Quella mattina me ne sono andata
senza aspettare che tu ti svegliassi perché mi vergognavo. Insomma, mi sembrava
di essermi approfittata di te".
Enos era sempre più stupito, "Approfittata? Ma siamo stati in due a…..",
arrossì nuovamente.
Daisy distolse lo sguardo da lui, ma continuò a parlare, "Quella notte tu mi
hai baciato, è vero, ma avevi la febbre alta, eri confuso. Io avrei potuto….
evitare di infilarmi nel tuo letto. Sono stata io a…… Io credevo che tu mi
evitassi perché reputassi deplorevole il mio comportamento".
Ci fu di nuovo silenzio: entrambi si rendevano conto che nell’ultima
settimana si erano evitati per un malinteso.
Lentamente la tensione si sciolse.
"Quindi….. non ho fatto niente di strano…… e non sono stato un disastro?"
Questa volta fu Daisy ad arrossire, "No…… è stato…… bello".
Enos trasse un respiro di sollievo, sorridendo, "Sono contento che tu non sia
arrabbiata con me. Forse adesso è meglio che vada, non voglio che tu ti
stanchi".
Si alzò dalla sedia ma Daisy lo fermò prendendolo per mano e tirandolo verso
di sé.
Una scena già vista.
"Non andare via. Stai ancora qui per un po’".
Enos annuì e si sedette sul letto di fianco a lei.
"Zio Jesse e i ragazzi staranno fuori per un po’", Daisy lasciò la
conclusione della frase in sospeso.
Enos sentì il battito del suo cuore accelerare, "Sei sicura?".
Lei gli rispose con un bacio.
Quello che seguì dopo diede loro la conferma che la loro relazione era
definitivamente cambiata.
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