Note
dell'autore :
dopo
tanta inattività torno a scrivere qualcosa. Questa volta un
flash,
un unico capitolo.
Spero
di riuscire a intrattenervi per questa manciata di minuti,
saluti
il
vostro amabile Lupoide di quartiere
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Seduto
sulla banchina della metro, Rico attendeva il suo treno senza ansia
nè trepidazione ma solo con la noia che cerchia gli occhi di
chi
ricomincia a lavorare dopo la pausa pranzo. La voce metallica e
gracchiante di uno speaker troppo lontano annunciò l'arrivo
della
vettura in 30 secondi mentre i Metallica lasciavano il posto a un
pezzo molto lento e acustico dei Creed sparato ad alto volume
direttamente nelle orecchie del ragazzo. Sbuffò mentre,
distrattamente accompagnato da un accordo, in un secondo di
lucidità
cominciò a riorganizzare il suo pomeriggio di lavoro e la
conseguente serata.
"Alle
18:30 il contratto in ufficio...ho ritirato la perizia? Sì,
sì...è
da stamattina che continuo a ripetermelo...l'hoi ritirata sabato dal
notaio ed è tutto pronto. Anche se andasse per le lunghe per
le
20:30 sono fuori sicuramente, potrei addirittura riuscire a passare a
prendere al Super sotto casa a prendere una bottiglia di
Merlot...così stasera con Tina ci vediamo un bel film con in
mano
due bicchieri..."
Lo
sferragliare dei freni della metro interruppe il flusso dei suoi
pensieri ma soltanto per una manciata di secondi, il tempo di
portarsi di fronte alle porte della vettura. Completamente preso dal
dubbio se fosse realmente il Merlot il vino che la sua lei preferiva
neanche si accorse della folata di aria condizionata che lo travolse
quando le porte si aprirono.
"Forse
era il Negramaro? No, no...un rosso sicuramente! Anche
perchè i
bianchi non le piacciono e poi su queste cose è
particolarmente
permalosa...già me la immagino mentre mi dice : - Ti stai
confondendo con qualcun'altra! A me il Merlot non piace! "
Completamente
assorto da questo pensiero neanche si accorse di aver riprodotto
l'espressione schifata di Tina ogni volta che gli diceva una cosa del
genere.
"Gni
gni gni!" - concluse pensando che avrebbe preso del Cannonau e
se proprio non le fosse piaciuto lui si sarebbe potuto buttare
sull'alcolismo. Un sorriso sancì l'accordo che aveva trovato
con sè
stesso.
Un'altra
cosa di cui non si era accorto era l'odore di marcio che pervadeva il
vagone, come se un uovo rancido fosse stato lasciato sotto uno dei
sedili per settimane, ma il retrogusto era dolciastro. Mentre
prendeva posto non si accorse neanche che quell'odore aveva
addirittura una consistenza e se non fosse stato per il fatto che era
talmente concentrato nel progetto di una bella serata avrebbe notato
che quella puzza si appiccicava sulla pelle, vischiosamente creava
una membrana invisibile e appiccicaticcia.
Ai
Creed subentrarono i Led Zeppelin e capì che quella canzone
l'avrebbe accompagnato alla sua fermata. 9 minuti esatti di viaggio,
9:33 di canzone che così gli avrebbe fatto da colonna sonora
anche
per le scale mobili.
"Chardonnay!"
Sorrise
beandosi del ricordo di una vecchia conversazione che aveva avuto con
Tina quando stavano iniziando a frequentarsi.
"Dai
cazzo!"
Nell'esultare
al ricordo si voltò e notò la persona seduta due
posti più in là
rispetto a lui. Un uomo di mezz'età con una camicia rosa e
un paio
di pantaloncini color sabbia indossati sopra un paio di mocassini.
Una
persona all'apparenza normalissima se non fosse stato per il suo
stato fisico. La pelle grigiastra copriva solo in parte il suo volto
che per ampi tratti rivelava i tessuti muscolari facciali dal quale
fuoriuscivano piccoli bigattini bianchi, a dimostrazione che la carne
sotto i pochi brandelli di pelle era completamente marcia. Aveva un
paio di cuffiette anche lui e, seppur non si riuscisse a distinguere
il bianco dell'orbita da quella che un tempo doveva essere stata
un'iride colorata, dava l'impressione di essere totalmente attento
nell'ascolto del brano che stava ascoltando.
Rico
non potè fare a meno di scrollare la testa velocemente come
a
volersi svegliare da un brutto sogno ma tutto ciò che lo
circondava
rimase al suo posto e, anzi, sembrò ridere del suo futile
tentativo.
-
Sh-shignore shta bene?
Sopra
al brano dei Led Zeppelin nelle sue orecchie sentì una voce
proveniente dalla sua destra. Una ragazza lo guardava stando in piedi
affianco a lui.
Non
sembrava avere un'espressione preoccupata, anzi, a onor del vero, non
sembrava avere nessun tipo di espressione poichè anch'ella
era nello
stesso stato del signore con la camicia rosa.
-
S-sì...grazie... - si limitò a bisbigliare
fissando il pavimento.
In
risposta, la ragazza, la cui maglia era strappata sulla zona
addominale e lasciava scorgere l'intestino crasso e gran parte di
quello tenue, si sedette al suo fianco occupando di fatto uno dei
tanti posti liberi della cabina.
Sentì
un conato di vomito risalirgli l'esofago mentre il tanfo della
putrefazione gli ottenebrava il raziocinio. Il fugace pranzo che
aveva trangugiato velocemente prima di tornare al lavoro, si
riaffacciò nella sua bocca facendogli sentire il sapore del
vomito
mentre la salivazione aumentava copiosamente.
-
E' a pima votta che pendo la meto C - gli rivolse nuovamente parola
la ragazza. Solo allora Rico capì che i suoi difetti di
pronuncia
erano dati dalla mandibola mezza scardinata che da un lato le
ballonzolava orribilmente.
-
Oh mio Dio ma che schifo! - non riuscì a trattenere il
commento che
fuoriuscì violento dalla sua bocca e si schiantò
violentemente in
faccia alla ragazza.
-
Meaduato - si limitò a rispondergli tirando fuori un libro
dalla
borsa appesa a quello che in passato doveva essere il suo avambraccio
ma che, tutto maciullato com'era, non rassomigliava a nulla che
avesse mai visto.
I
Led Zeppelin incalzarono il ritmo mentre le fermate della metro si
susseguivano avvicinandolo all'ufficio.
"E'
chiaro che non vogliono farmi del male...tranquillo. Ci siamo quasi!
Pochi minuti e sarò al sicuro!"
Subito
dopo lo speaker elettronico annunciò la sua fermata e Rico
si chiese
se avesse mai sentito un suono tanto soave in tutta la sua vita. Si
alzò di scatto dal suo posto e, cercando di apparire il
più normale
possibile, si posizionò davanti alle porte del treno.
l'immagine
riflessa nel vestro lo lasciò semplicemente inorridito.
Le
sue iridi avevano perso colore diventando tutt'uno con la cornea.
La
sua pelle, olivastra per natura, era di un colorito violaceo e sotto
alcuni punti si potevano distinguere delle pustole purulente di un
giallo acceso proprio alla base del collo, dove il colletto della
camicia creava pressione sui tessuti improvvisamente gonfi.
Un
brandello di carne si stava staccando proprio sotto la sua mandibola
e da questo un nugolo di blattini si accalcavano per poter entrare
all'interno del suo organismo.
-
Non capisci ragazzo?
Rico
scosse così violentemente la testa guardando la fonte della
domanda.
L'uomo con la camicia rosa lo fissava dal vuoto delle sue orbite con
un ghigno putrefatto sul suo volto.
Il
brandello di carne si staccò e percorse tutta la lunghezza
della
cravatta, come se questa fosse un'autostrada, prima di schiantarsi
sul pavimento del treno.
-
Siamo tutti morti che camminano...solo che ogni tanto ce lo
dimentichiamo.
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