Mentre Kaori è ammalata e Ryo deve farle da infermiere, il
passato ritorna e questa volta sembra non sia per vendicarsi, ma lui
non ne è convinto. O sono solo paranoie?
Fan Fiction “Ryo-Centrica”. Inizialmente avevo
pensato a due FF diverse ma poi ho deciso di unirle e crearne una sola.
Per farlo ci ho messo un po' più del previsto.. ^_^
Spero vi piaccia e, soprattutto, spero di non aver scritto troppe
assurdità.
Curare il passato.
Aveva cominciato a piovere all'improvviso.. Un violento acquazzone
l'aveva sorpresa mentre tornava a casa. Si era messa a correre per
potersi riparare al più presto, ma quando finalmente era
arrivata nel portone del palazzo era fradicia.
Rabbrividendo dal freddo, era entrata in casa e si era tolta gli abiti
bagnati. Aveva fatto una doccia calda, ma continuava a sentire freddo.
Aveva preso una calda coperta e vi si era avvolta sdraiandosi sul
divano. Si sentiva così stanca.. Lottò con se
stessa per cercare di non addormentarsi. Doveva aspettare Ryo, sarebbe
tornato da un momento all'altro. Si sforzò sinché
poté di restare sveglia, ma poi le forze l'abbandonarono e
crollò.
Ryo salì le scale con lentezza. Non era ubriaco, ma si
sentiva strano. Aveva come una sensazione di morsa allo stomaco. Era
talmente fastidiosa che non aveva bevuto quasi niente. Alla fine,
stordito da quella sensazione, aveva deciso di tornare a casa. Aveva
dovuto aspettare che il temporale diminuisse, perché non
aveva nessuna voglia di infradiciarsi.
Aprì la porta silenziosamente. Chissà se Kaori
è sveglia, si chiese pensando alla sua dolce socia. Entrando
nel salotto la vide stesa sul divano che dormiva, ma c'era qualcosa di
strano. Si avvicinò per guardarla meglio. Il suo viso era
arrossato e sembrava sudata. Le sfiorò la fronte con la
mano. Scottava.
“Kaori..” la chiamò cercando di
svegliarla.
Lei non rispose e mugugnò qualcosa di incomprensibile.
Cercò di prenderla in braccio per portarla nel suo letto,
quando lei aprì gli occhi e lo guardò confusa.
“Ryo.. Sei tu?” mormorò con voce
impastata.
“Certo che sono io! Chi pensavi che fossi? Il principe
azzurro?” domandò lui sarcastico.
“Ma tu sei il mio principe azzurro..”
replicò la ragazza stringendosi a lui poco prima di ricadere
addormentata.
Ryo sussultò dalla sorpresa per un secondo, e poi sorrise.
In fondo anche lei era la sua principessa.. La portò nella
sua camera da letto e la adagiò delicatamente. I suoi
vestiti erano fradici di sudore. Doveva toglierglieli assolutamente.
Fece un profondo respiro prima di trovare il coraggio di spogliarla
delicatamente. Aveva desiderato tante volte di toglierle i vestiti uno
a uno, ma non certo perché lei era malata!
Le infilò un pigiama e la sistemò con dolcezza
sotto le coperte. Rimase a guardarla per qualche secondo sino a che lei
non aprì di nuovo gli occhi.
“Ryo.. Che ci fai nella mia camera?”
domandò debolmente.
“Ti ho portato nel tuo letto. Hai la febbre. Che è
successo? Sei rimasta sotto la pioggia?”
“Io.. Stavo rientrando a casa quando ha iniziato..”
replicò mettendosi una mano sulla fronte. “La mia
testa.. Mi scoppia..”
“Per via della febbre. Ora pensa solo a riposarti.”
“Ok.. Però..” iniziò lei
bloccandosi subito dopo.
“Che c'è Kaori? Hai bisogno di
qualcosa?” chiese lui in maniera apprensiva.
“Ecco io.. Ti prego resta con me stanotte. Non voglio restare
sola.”
Lui le sorrise e le si sedette accanto.
“Certo che resto. Non ho nessuna intenzione di lasciarti
sola.” le confermò sdraiandosi accanto a lei.
La strinse tra le sue braccia e la guardò addormentarsi.
Kaori continuò a sudare per la febbre per tutta la notte.
Per due volte Ryo le tolse gli abiti fradici e glieli
cambiò, ma dopo un ora erano nuovamente zuppi. Alla fine, la
lasciò dormire con indosso solo la biancheria intima e la
coprì accuratamente con le coperte.
Quando arrivò il mattino, la sentì ancora
scottare e cominciò a preoccuparsi seriamente.
Perché la febbre non le scendeva? Le misurò la
temperatura e vide che rasentava i 40°. Corse alla cassetta del
pronto soccorso per controllare se avevano qualche medicinale adatto,
ma non ve n'erano. Non sapeva cosa fare.. Il panico cominciò
a invaderlo. Prese in mano il telefono e fece il primo numero che gli
venne in mente.
“Pronto?” rispose una voce femminile.
“Miki, Kaori sta male, non so che fare!” la
implorò Ryo non appena riconobbe la voce della bella barista.
“Sta male? Cos'ha?”
“La febbre altissima. È tutta la notte
così.. Io.. Non so cosa fare per fargliela
scendere!” esclamò lui senza rendersi conto che
stava urlando.
“Ok Ryo, ora calmati. Non avete nessun medicinale?”
“No, ho controllato.. Niente di adatto.”
“Hai chiamato Doc?”
“No, io.. Non ci ho pensato..”
“Ok, non ti preoccupare. Vado da Doc e gli chiedo qualche
medicinale e poi ti raggiungo.”
“D'accordo.. Grazie Miki..”
“Figurati. Se riprende i sensi falle mangiare e bere
qualcosa.”
“Ok..”
Dopo aver chiuso il telefono, si sentì leggermente
più tranquillo. Tornò a controllare Kaori,
continuava a sudare e ormai anche il suo letto era fradicio. Con
premura, ed evitando di guardare il corpo della sua socia
più del necessario, la avvolse in una coperta e la prese in
braccio. La portò nella sua camera e ve la
adagiò. Lei continuava a essere incosciente anche quando lui
la infilò con delicatezza sotto le coperte. Con dolcezza le
accarezzò i capelli umidi. Era carina dopotutto. Le guance
arrossate le davano un aria indifesa. Subito dopo aver formulato un
tale pensiero si diede dell'idiota. Che cosa andava a pensare? Kaori
stava male e l'unica cosa che riusciva a pensare era che era carina? Se
lei fosse stata in grado, gli avrebbe dato una super martellata da 10000t
con su scritto “Stronzo!” Inoltre, lei forse in
quel momento sembrava essere dolce e indifesa, ma lui l'amava per la
sua forza, la sua determinazione, il suo coraggio e la sua
testardaggine. Non avrebbe mai amato una Kaori differente. Le si
sdraiò accanto posizionandosi su un fianco in modo da
poterla vedere in viso.
“Ti prego, riprenditi.. Non sopporto di vederti
così..” le sussurrò abbracciandola.
Nel sonno lei si strinse a lui e appoggiò il viso
nell'incavo della sua spalla. Ryo poteva sentire la sua guancia e le
sue labbra calde sulla sua pelle. Anche se sapeva che non era il
momento, quell'innocente contatto lo eccitò.
Avrebbe voluto tenerla fra le braccia in un altra occasione. Si
trattenne dal baciare quelle labbra calde e rosse a pochi centimetri
dalla sua bocca e si allontanò leggermente da lei. Il corpo
di Kaori, però, continuava a cercare il suo e gli si strinse
ancora addosso.
“Oh.. Qualcuno mi aiuti..” implorò lui
con gli occhi al cielo. Non sapeva per quanto avrebbe potuto
controllarsi.
Come se qualcuno avesse ascoltato la sua preghiera, qualche secondo
dopo suonò il campanello. Si allontanò da lei con
circospezione, per evitare che lei sentendo che si allontanava si
stringesse di più. Finalmente lontano dalla sua amata socia,
fece un sospiro e si diresse ad aprire la porta. Come immaginava era
Miki.
“Come sta? Si è svegliata?”
“Sempre uguale.. Continua a dormire.” rispose con
rassegnazione all'amica mentre le faceva strada verso la sua camera da
letto.
“Come mai dorme nel tuo letto?” domandò
incuriosita e con uno strano tono malizioso l'amica.
“Il suo ormai era fradicio..” replicò
Ryo apparentemente senza notare l'allusione della barista.
Appena furono nella camera da letto, Miki raggiunse l'amica e le
tastò la fronte con aria preoccupata. Dalla borsa estrasse
un cofanetto e lo aprì all'interno vi erano delle siringhe.
“Che cos'è?”
“Me le ha date Doc. Ha detto che erano la medicina
più potente che aveva per far abbassare la febbre violenta.
Bisogna fargli una puntura ogni 6 ore. La prima posso fargliela io, tu
sei in grado di farle le altre?”
“Sì, certo.” replicò lui con
tono assente.
Miki preparò l'ago e poi scoprì Kaori. Quando
vide che aveva indosso solo la biancheria intima alzò un
sopracciglio per la sorpresa e poi guardò Ryo con aria
interrogativa.
“Ehm.. Non potevo continuare a cambiarle i vestiti ogni
ora..” si giustificò lui sentendosi un po
imbarazzato.
L'amica non replicò, ma emise un leggero sospiro seguito da
un fugace sorriso. Con del cotone e del disinfettante
strofinò la liscia pelle della natica di Kaori e poi vi
infilo con decisione e delicatezza l'ago. Il tutto si era svolto in
pochi secondi e poi aveva provveduto a coprire nuovamente l'amica.
“Devo fargliela.. Cioè, quello è
l'unico punto in cui posso..” balbettò Ryo poco
dopo.
“A cosa ti riferisci?”
“Alla puntura.. Io devo.. Fargliela lì?”
“Oh..” capì improvvisamente la barista.
“Sì, Ryo. Quello è l'unico
punto.” confermò cercando di trattenere un
sorrisino malizioso.
Lui non rispose, ma fece qualche passo nervoso per la stanza.
“Ryo, se hai bisogno di mangiare, fare una doccia o dormire,
posso stare io con lei.” disse Miki comprensiva mentre si
sedeva accanto a Kaori.
“Io.. Le ho promesso che sarei rimasto con lei.”
“Ma puoi riposarti un attimo. Non resterà sola
nemmeno un secondo, te lo prometto.”
“D'accordo..” acconsentì lui dirigendosi
fuori dalla stanza. Sulla porta si fermò per un attimo e si
voltò a guardare ancora una volta la sua socia che dormiva,
e poi si decise a uscire dalla stanza.
Si diresse al bagno e quasi senza pensarci, si spogliò ed
entrò nella doccia. L'acqua calda lo rilassò e
cominciò a sentirsi più lucido. Cominciava a
rendersi conto che quando aveva chiamato Miki lo aveva fatto
perché era stato preso dal panico. Era così ovvio
che avrebbe dovuto chiamare Doc..
Quando si trattava di Kaori perdeva il suo proverbiale sangue freddo.
Non era mai successo per nessun altro. Sospirò uscendo dalla
doccia e si guardò allo specchio. Aveva un aria distrutta,
non aveva dormito un solo minuto quella notte. Era troppo occupato a
controllare Kaori.. Aveva decisamente bisogno di un caffè.
Dopo essersi vestito, si recò in cucina e
soddisfò il suo bisogno di caffeina. Dopodiché si
reco in camera della sua amata socia. Premurosamente, le
cambiò le lenzuola e le riordinò la stanza.
Quando sarebbe stata meglio avrebbe sicuramente preferito stare tra le
sue cose. Una volta terminato, si decise a tornare da lei. Appena
aprì la porta vide Miki che le sedeva accanto accarezzarle
la fronte e sorridere.
“La febbre comincia a scendere?”
“Sì, ora è meno calda. La medicina
comincia a fare effetto. Potrebbe svegliarsi tra poco.”
Come se volesse assicurarsene, anche Ryo le tastò la fronte.
In effetti non scottava più come quella notte. Come se lo
avesse riconosciuto, in quel momento Kaori riaprì gli occhi.
“Ryo..” sussurrò appena lo vide.
“Kaori!” esclamò lui non sapendo che
altro dire.
“Io.. Mi sento così debole..”
“La febbre ti ha debilitato molto.”
commentò Miki con un sorriso. “Ora devi mangiare e
reidratarti. Ryo perché non le prepari una buona
colazione?”
“Io, veramente..” cercò di obbiettare,
ma poi si fermò. “D'accordo.”
acconsentì in fine.
In realtà non voleva lasciare Kaori soprattutto ora che si
era svegliata, ma poi si rese conto che era meglio allontanarsi. Non
era in grado di starle vicino in quel momento. Era troppo agitato. Lo
sguardo rassicurante di Miki lo convinse.
Scese in cucina e si mise a spremere del succo d'arancia che
preparò con cura su un vassoio, accompagnato da dei
biscotti. Sperando che lei riuscisse a mangiare nonostante fosse
così debole, si diresse al piano di sopra. Stava per entrare
in camera, quando sentì la voce della sua socia.
“Non è successo nulla Miki.. Ma,
figurati!” esclamava parlando con l'amica.
“Da quando Ryo si prende la libertà di spogliarti?
O di portarti nel suo letto?”
“Sono sicura che non l'ha fatto per le motivazioni che credi
tu..”
“Certo, continua a negare l'evidenza.”
replicò l'amica sarcastica. “Ma, tu non sogni
altro vero?”
“Miki.. Io.. Io so che non succederà mai. Lui non
mi considera una donna.”
“Non è vero. Si è imbarazzato solo
all'idea di doverti fare la puntura! Dovevi vedere che faccia
aveva..” ridacchiò la barista.
“Lui.. Mi dovrà fare la puntura??”
“Beh, sì. La prima te l'ho fatta io, ma le
prossime..”
“Oh..” esclamò semplicemente la sweeper.
Ryo era rimasto immobile ad ascoltare le due donne. Era evidente per
tutti che lui l'amava, tranne che per Kaori. Sospirò.. Certo
che aveva combinato un gran casino con lei. Nemmeno sapeva come c'era
arrivato. Quando aveva capito di provare qualcosa per lei aveva
cominciato a tenerla a distanza, ignorarla, insultarla e umiliarla, in
modo che né lei, né nessun altro capissero i suoi
veri sentimenti. Invece si era ingabbiato in una situazione ridicola.
Tutti sapevano che l'amava, tranne lei. Ora che forse avrebbe avuto il
coraggio di dichiararle i suoi sentimenti, lei non ci avrebbe mai
creduto.
Sospirò ancora prima di bussare alla porta. Una voce
femminile lo invitò a entrare. Lui si stampò in
faccia un sorriso e si avvicinò a Kaori con il vassoio in
mano.
“Spero vada bene.. Se vuoi qualcos'altro torno in
cucina.”
“No, è perfetto. Grazie.”
replicò la sua socia con un timido sorriso, poco prima di
sorseggiare il succo d'arancia con sguardo basso.
Ryo rimase a osservarla per un minuto. Era davvero contento di vederla
stare meglio. Avrebbe voluto baciarla per dimostrarle la sua gioia.
“Beh.. Io vado.” disse Miki riportandolo alla
realtà. “Ho lasciato Umi per troppo tempo solo.
Magari torno nel pomeriggio.”
“Grazie Miki, ma non devi..” le rispose Kaori.
“Ora sto meglio, non è necessario.”
“Tornerò lo stesso a vedere come va.”
La barista le fece l'occhiolino sorridendo e si allontanò.
Ryo le fece strada sino alla porta. Avrebbe voluto dirle qualcosa in
merito alla conversazione che aveva udito, ma non sapeva da che parte
cominciare.
“Ryo, ricordati che la puntura va fatta ogni 6 ore. Per
qualsiasi cosa chiama me o Doc. Ok?” gli ricordò
lei poco prima di uscire dall'appartamento.
“Sì.. Grazie Miki.”
“Di nulla.. Capisco che deve essere stato straziante vederla
stare male e non poter fare nulla per aiutarla.”
Avrebbe voluto risponderle che era stato molto più che
straziante. Si era sentito così impotente.. Se fosse stato
necessario avrebbe donato il suo cuore per lei e invece non poteva fare
altro che guardarla stare male. Non sapendo cosa dire, annuì
e la salutò. Tornò subito da Kaori e la
trovò che terminava con piacere i biscotti che lui le aveva
portato.
“Avevo una fame..” aggiunse una volta terminato.
“Vedo.. Ma è meglio così, significa che
ti senti meglio.”
“Mi fa ancora male la testa, ma credo di essere comunque
più lucida rispetto a prima, giusto?”
“Sì, decisamente.”
“Ryo.. Grazie per tutto.” aggiunse lei abbassando
lo sguardo. “Spero di non aver detto o fatto qualcosa di
stupido a causa della febbre alta.
“Niente per cui ti debba preoccupare..”
“Quindi qualcosa ho combinato!”
“No.. Hai solo vaneggiato un po..”
“E cosa ho detto?”
“Non ricordo.. Non si capiva. Avevi la bocca impastata dalla
febbre.” mentì lui. Non voleva metterla a disagio.
“Ho rimesso in ordine la tua stanza, quindi se preferisci
tornarci..”
“Grazie, sei molto gentile. In effetti credo che mi sentirei
più a mio agio nel mio letto..” replicò
lei cercando di alzarsi, ma poi si rese conto di indossare solo la
biancheria intima e si ricoprì immediatamente arrossendo.
“Ecco io.. Avrei bisogno dei miei vestiti..”
balbettò lei imbarazzata.
“Beh.. Ti ho già vista seminuda, ti ho spogliato
io dopotutto.. E comunque lo sai che non mi fai effetto..” la
prese in giro con un sorriso divertito.
“Maledetto cafone!” urlò lei colpendolo
con un martelletto da 1t. “Ringrazia che non sono in forma
altrimenti ti avrei fatto di peggio!”
Ryo si massaggiò il bernoccolo e ridacchiò.
“Scherzavo! Non hai senso dell'umorismo Kaori!”
“Senso dell'umorismo un corno!! Tu non fai che
insultarmi..” lo rimproverò lei con uno strano
tono tremante.
Si maledì. Aveva esagerato, e lei non stava bene, non
avrebbe dovuto farla arrabbiare.
“D'accordo, scusami. Volevo solo sdrammatizzare.. Ecco,
copriti con questa.” concluse dandole una coperta.
“Ma forse è meglio che resti qui sinché
non stai meglio.”
“Preferisco tornare nella mia stanza..”
rifiutò lei coprendosi con la coperta e alzandosi in piedi.
Evidentemente, però, aveva preteso troppo da se stessa, Ryo
la vide ondeggiare e la prese al volo prima che cadesse a terra.
“Stai bene? Ti sei alzata troppo di fretta.. Hai rischiato di
svenire.”
“Io.. Mi gira la testa..”
“Ovviamente.. Sei sicura di non preferire restare
qui?”
“Sì, voglio andare nel mio letto..”
Ryo sospirò e, dopo averla avvolta nella coperta la prese in
braccio.
“Ma che fai? Io non ho bisogno di questo! Posso
farcela..”
“Non mi è sembrato. Sei una sciocchina, hai
rischiato di svenire per pura testardaggine.”
“Io sciocca?? Lasciami andare maledetto idiota! Io non ho
bisogno di te!!”
“L'evidenza dimostra il contrario.” concluse lui
lapidario mentre entrava nella camera di Kaori. Delicatamente la
adagiò sul letto e la coprì con cura.
“Ora dovresti restare a letto. Se ti serve qualcosa chiedi a
me.”
“Ma io..” cercò di obbiettare lei
evidentemente a disagio.
“Niente ma.. Se non fai così non guarirai mai. Ora
vado a prepararti un sano brodo per pranzo. Tu riposati e chiamami se
hai bisogno di qualsiasi cosa. D'accordo?”
“Tu.. Mi prepari il brodo?? Mi stai facendo da
balia?”
“Se vuoi definirmi così..”
ridacchiò lui. “In realtà mi sto solo
occupando di te, come tu hai fatto con me negli ultimi anni. Anche se
mi rendo conto che non posso certo ricambiare appieno.”
Kaori non replicò, ma voltò il viso dall'altra
parte per nascondere il rossore sul suo volto.
“Non ho fatto niente di speciale in fondo. Non devi
ricambiare nulla Ryo.”
“Sì che devo. Inoltre voglio farlo.”
Lei si voltò nuovamente e lo guardò in viso.
Sembrava sorpresa ed emozionata e sorrise.
“Allora, grazie Ryo..”
Lui la guardò negli occhi e per un attimo si
sentì smarrire. Avrebbe voluto trovare il coraggio di
parlarle e di chiarire meglio i suoi sentimenti, ma non riusciva a
trovare le parole.
Lo squillo del campanello lo salvò dall'imbarazzo. Dopo aver
rivolto un rapido sorriso alla sua socia, si diresse ad aprire la
porta. Si trovò di fronte Saeko con un sorriso ammaliatore.
“Ciao Ryo! Posso entrare, vorrei parlarti.”
“Ciao Saeko, entra pure, ma se sei qui per offrirmi un
lavoro, la risposta è no.”
“Ma Ryo, come sei prevenuto. Sono appena arrivata, non ti ho
neanche detto di che si tratta e tu mi stai già dicendo
no..”
“Senti, già normalmente ti direi di no,
perché son stufo di lavorare gratis, in più Kaori
sta male, quindi non ho nessuna intenzione di lasciarla sola.”
“Davvero? Cos'ha Kaori?”
“Ha la febbre molto alta.”
“Capisco.. Beh è un vero peccato. Volevo solo
dirti che ho conosciuto una persona che vorrei presentarti.”
“E chi sarebbe?”
“Te lo dirò un'altra volta, visto che sei
impegnato a curare Kaori..” replicò lei allusiva.
“Saeko, non sei spiritosa. Kaori sta davvero male..”
“D'accordo.. Ti credo.” disse la poliziotta
tornando seria. “Comunque, la persona che ho conosciuto
potrebbe chiarire alcuni aspetti del tuo oscuro passato.”
“Cosa?” chiese lui più incredulo che
sorpreso. “E come potrebbe?”
“Beh.. Ti spiegherà lui stesso quando lo
conoscerai. Ora ti lascio a fare l'infermiere. Dai un bacio a Kaori da
parte mia. Ciao!” si dileguò uscendo dalla porta
d'ingresso.
Ryo rimase perplesso a guardare la porta chiusa. Qualcuno che aveva a
che fare con il suo passato? Chissà che aveva voluto dire
Saeko. Il suo passato era meglio se restava passato.. Ogni volta
che riemergeva era solo per torturarlo. Finalmente aveva
raggiunto un semi-equilibrio nella sua vita. Non voleva che fosse
distrutto dal suo ingombrante passato.
Sospirando, tornò nella camera di Kaori e la
trovò addormentata. Le sfiorò la fronte. Era
ancora calda, ma non come la notte prima. Tornò in cucina e
si occupò di prepararle il pranzo come promesso. Ogni
mezz'ora tornava a controllarla e si sentiva meglio nel vedere che la
febbre non saliva più come prima.
Quando finalmente fu tutto pronto, lentamente portò il
vassoio da Kaori. Con una rapida occhiata all'orologio si rese anche
conto che era quasi ora della fatidica puntura. L'idea per poco non gli
fece rovesciare il brodo bollente. Si fermò per un attimo a
riprendere la calma e poi finalmente entrò nella camera
della sua amata socia.
Lei dormiva ancora. Appoggiò il vassoio sul comodino e poi
le si sedette accanto. Le sfiorò la fronte, la temperatura
cominciava a risalirle, era proprio necessario farle quella dannata
puntura.
“Kaori?” la chiamò scuotendole
leggermente la spalla. “Forza, ti ho portato da
mangiare..”
“Ryo..” bofonchiò lei ancora
addormentata. “Perché mi tratti
così?”
Si irrigidì nel sentirle fare una simile domanda. Anche nel
sonno, lui la faceva soffrire.
“Kaori, svegliati..” riprovò a chiamarla.
“Ryo, perché non mi ami?”
continuò lei vaneggiando.
Sospirò. Certo che l'amava, più della sua stessa
vita, ma era tutto troppo difficile. La scosse ancora leggermente, ma
lei continuava a dormire. La febbre si stava nuovamente impossessando
di lei. Con mano incerta, prese una delle siringhe portate da
Miki. Scoprì Kaori e fece un profondo respiro per
controllarsi. Non era facile guardare il suo corpo seminudo e
contenersi. La fece voltare su un fianco e le disinfettò una
natica con dolcezza. Si impose di mantenersi distaccato mentre le sue
mani sfioravano quella pelle liscia e calda.. Preparò la
siringa e finalmente le fece l'iniezione. Una volta
terminato, la coprì nuovamente e poi si allontanò
il più possibile dal letto. Le diede le spalle mentre
cercava di riprendersi. Dopo un paio di minuti,
ritrovò il suo abituale autocontrollo e poi si
avvicinò nuovamente a Kaori e provò nuovamente a
svegliarla. Lei dischiuse leggermente gli occhi e lo guardò
con aria confusa.
“Finalmente! Non volevi svegliarti! Ti ho portato il
brodo.”
“Io.. Non mi va..”
“Avanti, ti fa bene..” insistette lui aiutandola a
sedersi sul letto. “Ce la fai a reggere il vassoio?”
“Io.. Non lo so.”
“D'accordo.. Ci penso io.” concluse lui con un
sorriso comprensivo.
Si sedette accanto a lei e con premura iniziò a imboccarla.
“Non sono una bambina..” protestò lei
irritata.
“Non l'ho mai pensato, ma in questo momento sei debole. Non
c'è niente di male nel farsi aiutare.”
spiegò lui mentre le riempiva la bocca con il cucchiaio.
“Senti chi parla..” obbiettò lei appena
ingoiato il brodo. “Sei tu quello che è troppo
orgoglioso per ammettere quando ha bisogno di aiuto, non io!”
Invece di risponderle lui le infilò nuovamente il cucchiaio
pieno in bocca per zittirla.
“Vuoi smetterla?” si ribellò lei dopo
aver nuovamente ingoiato a forza il brodo. “Lascia, mangio da
sola.” affermò strappandogli di mano il vassoio e
iniziando a mangiare per conto suo.
“Va bene..” acconsentì lui alzandosi e
dirigendosi fuori dalla stanza.
“Dove vai?”
“Visto che puoi mangiare da sola, vado via.”
“Ma... Non devi.. Cioè, puoi restare se
vuoi..” balbettò lei fissando il brodo che le
restava nel piatto.
“Kaori, mi stai chiedendo di
restare?”domandò lui con tono ironico.
“No.. Cioè..”
“Perché se me lo chiedi gentilmente rimango, ma
devi implorarmi!” la provocò ridendo.
Un martello da 5t volò in mezzo alla stanza e lo prese in
piena faccia. Kaori si stava riprendendo ed era evidente dalla
grandezza dei suoi martelli.
“Vattene al diavolo maledetto idiota!! Non ti chiederei di
restare nemmeno se fossi l'ultimo uomo sulla terra!” gli
urlò contro lei furiosa.
Ryo si staccò quel martelletto dalla faccia che ora aveva
preso una forma schiacciata.
“Ma un giorno mi spiegherai dove nascondi questi maledetti
martelli?” chiese massaggiandosi la faccia che aveva assunto
un colore violaceo.
“Se tu non dicessi idiozie non dovrei tirarli
fuori..” replicò lei irritata.
“Ti preferivo quando dormivi.. Eri meno
pericolosa..”
Lei lo guardò stupita e incredula e poi abbassò
il viso.
“Sei proprio un idiota..” lo rimproverò
con voce tremante.
Ryo si maledì. Stava piangendo! Si avvicinò a lei
e le si sedette accanto. Con un gesto affettuoso le prese il mento fra
le mani e le alzò il viso.
“Scusami.. Ho detto una vera cretinata..
Perdonami.” la implorò dolcemente. “Io
ti preferisco sveglia e in forma, anche se mi prendi a
martellate!”
“Davvero?”
“Certo, altrimenti non saresti tu..” la
rassicurò lui con un sorriso.
Rimase a guardarla e si immerse nel castano dei suoi occhi. Kaori
ricambiava il suo sguardo e, contrariamente al solito, non sembrava
intenzionata ad abbassarlo intimidita. Le labbra rosse di lei erano una
forte tentazione. Ryo le si avvicinò, voleva baciarla come
se da questo ne dipendesse la sua vita. I loro visi si trovavano a solo
una decina di centimetri l'uno dall'altro e i loro sguardi erano sempre
incatenati. L'avrebbe realmente baciata? Erano tanti anni che si
imponeva di non farlo, ma ora.. Improvvisamente tutte le sue remore
sembrarono vuote e inutili.
Si avvicinò a lei ancora di qualche centimetro, ma il suono
del campanello lo riportò alla realtà. Si
allontanò immediatamente e uscì dalla stanza.
Stava davvero per baciarla.. Forse anche lui non stava bene.
Ancora scombussolato, si diresse alla porta d'ingresso. Aprendola si
trovò davanti a un uomo sulla quarantina, alto
più o meno come lui e con dei grandi occhiali da sole sul
viso.
“Buongiorno. Lei è Ryo Saeba?”
“Dipende. Lei chi è?” replicò
lui sospettoso. Quel tizio aveva un aria familiare, ma non riusciva a
ricordare quando l'aveva incontrato.
“Sono Daisuke Sasakawa, l'avvocato della famiglia Sasakawa.
Credevo che l'ispettore Saeko Nogami le avesse parlato di
me..”
“Mi ha accennato qualcosa.. Si accomodi.” lo
invitò Ryo ripensando alle enigmatiche parole di Saeko.
Si sedettero nel divano uno di fronte all'altro. I due uomini avevano
una corporatura molto simile. L'avvocato Sasakawa era più
vecchio e meno atletico, ma probabilmente era stato molto simile a Ryo
in gioventù. Quando si tolse gli occhiali da sole, la loro
somiglianza fu ancora più sconvolgente. I loro occhi erano
talmente simili che Ryo per un attimo ebbe la sensazione di guardarsi
in uno specchio. Chi diavolo era quell'uomo?
“Vedo che è sorpreso..” notò
l'uomo di fronte a lui. “Speravo che l'ispettore Nogami le
avesse anticipato la situazione.”
“Mi dice chi è e che cosa vuole da me?”
esclamò esasperato.
“Io da lei non voglio nulla. Sto facendo delle ricerche per
la famiglia e avevo bisogno di incontrarla per appurare se lei ne fa
parte o meno.”
Ryo scattò in piedi nervoso. Cos'era questa storia?
“Non so di che parla. O mi spiega tutto immediatamente o
è pregato di andarsene.”
“Le posso spiegare tutto, ho anche la documentazione
necessaria.” confermò l'uomo aprendo la sua
valigetta e tirandone fuori dei documenti. “Sono qui a nome
del membro anziano della famiglia, Ieyoshi Sasakawa, che da anni
è alla ricerca di ciò che è rimasto
della sua discendenza.”
“Non vedo come questo mi riguardi.”
L'avvocato tirò fuori una foto dalla valigetta. Era un
ritratto di famiglia. Rappresentava una famiglia di tre persone. Un
uomo sulla trentina, una donna dai lunghi capelli e un bambino di circa
3 anni. La foto era vecchia e sbiadita, ma l'uomo nella foto somigliava
molto a Ryo. E quella donna era così familiare.. Non poteva
essere!
Alzò lo sguardo sorpreso verso l'avvocato che gli sorrideva
compiaciuto.
“Ero certo che la foto le avrebbe detto più di
mille parole.”
“Ma come.. Non è possibile..”
balbettò confuso.
“La famiglia nella foto, Josuke e Juri Sasakawa e il loro
bambino, è scomparsa anni fa durante un disastro aereo.
Pensavamo che nessuno di loro fosse sopravvissuto. Poi, per un puro
caso, abbiamo sentito parlare di lei..”
“Quale sarebbe stato il “puro caso”? Come
avete saputo di me? Non è una cosa che racconto a
chiunque..”
“Io l'ho incontrata circa un mese fa, ma non credo che lei mi
abbia notato. Usciva dal commissariato in compagnia dell'ispettore
Nogami e ho riconosciuto subito in lei i tratti tipici della nostra
famiglia. Ho passato l'ultimo mese a fare ricerche e alla fine con
l'aiuto dell'ispettore Nogami finalmente riesco a
incontrarla.”
“Ammettendo che creda a tutto ciò.. Che cosa
volete da me?”
“Vogliamo solo che si riunisca alla famiglia.
Ieyoshi Sasakawa vorrebbe riabbracciare suo nipote.”
“E lei avvocato? Che rapporto di parentela ci sarebbe fra
noi?”
“Io.. Io sono il fratello minore di Josuke quindi sono.. Suo
zio.”
Ryo lo osservò incredulo. Allora erano realmente
imparentati. Questo spiegava la grande somiglianza tra loro. C'erano
ancora troppi punti non chiari, inoltre aveva appena avuto troppe
informazioni tutte insieme. Aveva bisogno di riflettere..
“Incontrerà Ieyoshi Sasakawa?”
“Devo pensarci. Le farò sapere..”
replicò dubbioso mentre continuava a osservare la foto
sbiadita di quella famiglia. “Una sola domanda. Se realmente
sono un membro della famiglia, qual è il mio vero
nome?”
“Ryoichi Sasakawa, ma tutti la chiamavano Ryo.”
Annuì, osservando quella foto. La sua memoria aveva molte
lacune, in fondo era solo un bambino all'epoca, ma poteva essere vero.
L'avvocato gli consegnò un biglietto da visita e si
alzò per andarsene.
“Spero ci chiamerà.” concluse l'avvocato
dirigendosi fuori dalla porta. Ryo lo seguì macchinalmente e
poi chiuse la porta alle sue spalle. Sospirò. Non poteva
essere.. Era tutto così assurdo.
Quando si voltò vide Kaori. Era in piedi avvolta in una
vestaglia a pochi metri da lui.
“Cosa fai qui? Torna a letto..” le chiese
preoccupato.
“Chi era quell'uomo? Ti somigliava..”
“Non ne sono sicuro, ma potrebbe essere.. Un mio
parente.”
“Un tuo parente? Ma io credevo che..”
“Lo credevo anche io. Ora però non è
importante. L'importante è che tu torni a letto, sei malata
non puoi andartene in giro così..” la
sgridò bonariamente mentre la prendeva in braccio e la
riportava nella sua camera.
Una volta adagiata fra le coperte, si allontanò per uscire
dalla stanza, aveva bisogno di riflettere.
“Dove vai?” lo fermò lei con tono
preoccupato. “Ti va di parlarne?”
“No, Kaori, non mi va..”
“Ma almeno resta qui.. Ti prego, non escludermi.”
Ryo si bloccò sulla porta. Era vero la stava escludendo
dalla sua vita, ma non poteva ancora condividere con lei quello che
stava passando. Aveva bisogno di chiarire ciò che stava
provando prima di potersi aprire con lei, se mai ci fosse riuscito..
“Se vuoi restare qui in silenzio per me va bene, ma ti prego
non ignorarmi.” continuava lei con tono dolce.
Si voltò e la guardò. I suoi occhi imploranti lo
convinsero. Tornò accanto a lei e le si sdraiò
accanto abbracciandola. Lei non si oppose e si strinse maggiormente a
lui. Era bello per una volta potersi aggrappare a lei per ricevere
conforto. Il calore del suo abbraccio lo faceva sentire in pace. Si
rilassò fra le sue braccia sino ad addormentarsi.
Il sonno lo stava abbandonando, ma ancora non riusciva a riaprire gli
occhi. Decine di pensieri lo invasero. Che giorno è oggi? Ho
qualche impegno? Perché Kaori non mi ha svegliato?
Stiracchiandosi la sua mano si poggiò qualcosa di morbido.
Sembrava quasi.. Aprì gli occhi per assicurarsene, e si rese
conto che aveva la mano su un seno femminile. Improvvisamente
ricordò di essersi addormentato con Kaori. Alzò
lo sguardo sul viso di lei e vide che lo guardava imbarazzata
e sicuramente stava per tirare fuori un martello.
Scattò indietro e mise le mani avanti in segno di resa.
“Ehm.. Perdonami Kaori, ti giuro che non era
intenzionale..” si scusò inchinandosi
più volte per dimostrare il suo pentimento.
“Non importa..” replicò lei
sorprendendolo. “Lo so che non era intenzionale.”
Ryo la guardò stupito e notò che aveva uno
sguardo triste. L'aveva nuovamente ferita. Non riusciva proprio a
evitarlo.
“Kaori..” la chiamò anche se non sapeva
esattamente cosa dire. “Io..”
Lo squillo del campanello interruppe quel momento di estremo imbarazzo.
Sollevato, si recò ad aprire la porta e si trovò
di fronte Miki e Umi.
“Come sta?” chiese immediatamente la barista.
“Meglio, le medicine fanno effetto..” rispose Ryo
facendole strada.
L'amica raggiunse Kaori e le si sedette accanto. I due uomini rimasero
sulla porta a osservarla.
“Vuoi da bere Umi?”
“Sì, perché no..”
“Oggi ho proprio bisogno di bere qualcosa di
forte.” aggiunse Ryo con un sospiro.
I due uomini si diressero in cucina e Ryo versò due
bicchieri di whisky senza ghiaccio.
“E questa?” domandò il gigante vedendo
la foto della famiglia Sasakawa sul tavolo.
“Quella.. A quanto pare è la mia famiglia. L'ho
saputo solo qualche ora fa.” lo informò Ryo prima
di scolarsi l'intero bicchiere di whisky in un solo sorso.
“Capisco.”
Il gigante rimase a fissare la foto con aria pensierosa mentre
sorseggiava il suo bicchiere.
“Stai attento.. Informati bene.” aggiunse con tono
serio Umi.
“Lo so, potrebbe essere una diabolica trappola ben
architettata.. Ho intenzione di indagare, ma non ne ho ancora avuto il
tempo.” concluse mentre prendeva in mano la bottiglia per
versarsi dell'altro liquore. Il gigante lo fermò.
“Non esagerare. Ricordati che devi occuparti di
Kaori.”
“Io.. Hai ragione.” ammise lasciando la bottiglia.
“Lei lo sa?”
“Gliel'ho accennato, ma non ho voluto stressarla troppo
raccontandole tutto.. Inoltre, non mi sentivo di
parlargliene.”
Il gigante non replicò e finì di svuotare il suo
bicchiere. I due uomini rimasero seduti uno di fronte all'altro senza
parlare, entrambi pensierosi.
Dopo una decina di minuti, Miki e Kaori fecero il loro ingresso nella
stanza. Ryo notò che la sua socia si era lavata e vestita
con l'aiuto premuroso dell'amica. Almeno il compito di aiutarla nel
fare una doccia non sarebbe toccato a lui, pensò con
sollievo. Ora si era sdraiata nel divano mentre Miki la copriva
dolcemente con una coperta.
“Grazie!” rispose dolcemente la sua bella socia.
“Di nulla, ora però io e Umi dobbiamo andare. Non
possiamo tenere chiuso il Cat's Eye troppo a lungo..” li
informò la bella barista. “Ryo non preoccuparti
per la puntura di Kaori, ci ho pensato io. Tu dovrai rifargliela a
mezzanotte.”
“Ok..” rispose Ryo deglutendo a fatica. Guardando
di sottecchi Kaori la vide arrossire.
Aveva almeno qualche ora di tempo per prepararsi al fatto di doverla
vedere ancora mezzo nuda.
Accompagnò Miki e Umi alla porta e quando tornò
da Kaori la trovò che stava osservando con attenzione la
foto dei suoi presunti genitori.
“Ryo, ma..” iniziò lei appena si rese
conto del suo rientro nella stanza. “Questi sono..”
“Sì, sembra che siano i miei genitori.”
“La somiglianza è sconvolgente. E il bambino.. Sei
tu?”
“Sì..”
Kaori sorrise e lo guardò con occhi lucidi.
“É la prima volta che vedo una tua vecchia
foto..” si giustificò commossa.
“Beh.. Anche per me è la prima volta.”
aggiunse lui sedendosi nel divano accanto a lei. “Solo che..
Ho ancora parecchi dubbi.”
“Non credi sia vero?”
“Già.. Voglio informarmi bene. È tutto
così strano, temo ci sia sotto qualcosa.” la
informò con tono preoccupato.
“Fai bene, ma non esagerare. Non lasciare che sia la paranoia
a parlare, magari hai veramente trovato la tua famiglia, non rischiare
di perderla per dei semplici sospetti.”
Ryo sorrise guardando lo sguardo dolce che aveva la sua compagna.
Riusciva a inculcargli più fiducia..
“Come ti senti?” chiese per cambiare argomento.
“Meglio. Le medicine fanno effetto. E tu, come ti senti? Vuoi
parlarne?” replicò lei riportandolo all'argomento
che aveva cercato di evitare.
“Io.. Sto bene.”
“Andiamo Ryo, non c'è bisogno che fingi con me.
È ovvio che questa storia ti ha scosso..”
insistette lei non credendo alle sue parole.
“Ancora non ho avuto il tempo di rifletterci.. Quindi per ora
no.”
“Vuoi dire che non hai provato nulla quando hai saputo di
avere dei parenti in vita? O quando hai visto in faccia quell'uomo che
ti somigliava in maniera impressionante?” dubitò
lei guardandolo con sufficienza.
“Io.. Sono stato sorpreso, ma nulla di
più.” rispose lui cercando di mantenersi freddo.
Non voleva ancora dare sfogo a ciò che provava, almeno sino
a quando non chiariva questa faccenda.
“Ryo.. Se hai bisogno di uscire e andare a indagare su questa
storia, vai pure. Io posso stare da sola.”
“No, non ti lascio sinché non sei completamente
guarita.” si rifiutò lui immediatamente.
“Non è necessario.. Starò sdraiata qui
e non mi muoverò. Vai pure.”
“No. Domani, forse.” continuò Ryo deciso.
“Ne sei sicuro? Non voglio che rinunci a scoprire la
verità sulla tua famiglia solo perché io sono
malata.”
“Sì, sono sicuro. Loro potranno anche essere miei
parenti, ma io ho già una famiglia e sei tu. Il resto
può aspettare..”
Kaori lo guardava sorridendo e i suoi occhi si inondarono di lacrime.
“Io.. Tu mi consideri la tua famiglia?”
“Ma certo!” esclamò lui sorpreso da una
simile domanda. “Pensavo fosse ovvio..”
Improvvisamente lei si avvicinò a lui e lo
abbracciò. Dopo lo stupore iniziale, Ryo sorrise e la
strinse a se. Era così bello sentire il calore del suo corpo
contro il proprio e i suoi morbidi capelli contro il suo viso. Avrebbe
fatto qualsiasi cosa per lei. Pur di averla vicino e ammirare il suo
sorriso era disposto a fare l'impossibile.
“Ryo.. Io.. Quello che mi hai appena detto mi ha reso molto
felice, ma credo che tu debba andare..”
“No Kaori, te l'ho già detto..”
“Non protestare..Vai o mi arrabbierò. È
per il tuo bene, hai bisogno di conoscere il tuo passato.”
insistette lei risoluta. “Non costringermi a tirare fuori un
martello!”
“Cosa?” si spaventò lui allontanandosi
da lei con una smorfia di paura. “I martelli no, ti
prego!” la implorò inchinandosi.
“Allora non obbiettare, vai e basta!”
Ryo sospirò e le sorrise. Lei si stava preoccupando per lui,
come sempre, anche a costo di rimanere sola.
“D'accordo, ma solo perché me lo chiedi tu.. E
solo se viene qualcuno a farti compagnia..”
“Va bene, ma ho già abusato fin troppo della
pazienza di Miki, magari Mick..” ipotizzò la sua
socia.
“NO!” esclamò lui d'istinto.
“Magari può venire Reika o Kasumi, ma Mick
è meglio di no..”
“E perché mai?” domandò lei
incuriosita.
“Mick non è affidabile.. E poi voglio che venga
con me..” cercò di giustificarsi lui.
“Ryo.. Non sarai geloso?” chiese Kaori divertita.
“Cosa? Geloso io? Ma starai scherzando.. Non vedo
perché dovrei..” mentì lui fingendosi
offeso.
Lei sorrise e lo abbracciò ancora. Aveva temuto l'arrivo di
un mega martello e invece lei sembrava felice. Non era arrabbiata..
“Vorrei venire io con te.. Verrei anche in capo al mondo se
solo me lo chiedessi. Mick non mi interessa minimamente, lo
sai.” gli sussurrò dolcemente all'orecchio.
“Oh Kaori..” replicò lui stringendola
più a sé.. “Io..” Si
bloccò all'improvviso non riuscendo ad andare oltre.
Era così difficile da dire? Erano solo tre minuscole
paroline e quello era il momento giusto. Nella sua testa sentiva
ripeterlo all'infinito, ma la sua bocca non riusciva a pronunciarlo.
Avrebbe voluto gridare “Io ti amo!” con tutta il
fiato che aveva in gola, eppure sembrava che non fosse in grado di
articolare quelle parole.
Si allontanò da lei il tanto sufficiente per guardarla in
viso mentre con una mano le carezzava una guancia. Se solo avesse
trovato il coraggio di dire qualcosa..
Fu allora che accadde qualcosa di totalmente inaspettato. Lei si
avvicinò a lui e lo baciò sulle labbra. Esitante,
assaggiò il labbro di Ryo come se avesse paura che fosse
avvelenato. Lui ne fu sorpreso, ma non si scostò,
lasciò che lei lo assaporasse per qualche secondo, e poi
ricambiò il suo bacio prendendo dolcemente possesso della
sua bocca delicata. La attirò a sé lasciando che
i loro corpi aderissero perfettamente mentre le loro bocche
continuavano a cercarsi febbrilmente.
Quando si separarono per riprendere fiato, Kaori chiuse gli occhi e
posò la fronte sul petto di Ryo. Sembrava esausta. Lui si
sentì in colpa, non doveva farla stancare.
“Perdonami..” mormorò mortificato.
“E di cosa Ryo?” chiese lei finalmente alzando il
viso e sorridendogli. “Perché dovrei
perdonarti?”
“Tu.. Tu non stai bene, dovresti riposare.” disse
lui cercando di recuperare la lucidità.
“Credi che ti abbia baciato solo perché sto male?
Non è così.” replicò lei con
sguardo ferito.
“Io.. Lo so, ma non voglio che ti stanchi..”
spiegò lui guardandola negli occhi con preoccupazione.
“Va bene.. Tornerò a letto se questo
può tranquillizzarti. Ora però devi andare a
scoprirne di più sulla tua famiglia.”
Non aggiunse altro, ma la prese in braccio e la riportò
nella sua camera da letto. Nel breve tragitto, aveva sentito Kaori
stringersi a lui più forte che poteva ed era riuscito a
percepire il suo cuore battere molto velocemente. Sentì una
punta di delusione quando dovette staccarsi da lei per adagiarla sul
suo letto.
“Sai, io.. Non devo andare per forza. Sono sopravvissuto
tanti anni senza i miei parenti, posso farlo ancora qualche
giorno..” spiegò mentre le spostava un ciuffo di
capelli dalla fronte con estrema delicatezza.
“Ryo, vai pure a scoprire il tuo passato, ma poi torna subito
da me..” lo incoraggiò lei con un sorriso.
“Certo che tornerò da te..”
replicò lui poggiando la sua fronte su quella di Kaori e
immergendosi nei suoi occhi nocciola.
Non voleva andare, avrebbe voluto restare con lei e tenerla fra le
braccia per sempre, ma lei aveva ragione. Avrebbe sbrigato quella
faccenda e poi sarebbe tornato sereno da lei. Fece un profondo
sospirò e poi si allontanò con uno sforzo.
Rischiava di non riuscire più ad allontanarsi da lei.
Uscì dalla stanza e si diresse al telefono. In pochi minuti
aveva preso accordi con il suo amico americano per indagare sulla
famiglia Sasakawa. In seguito telefonò a Reika e le chiese
di venire a fare compagnia a Kaori. La ragazza arrivò
mezz'ora dopo e lui poté uscire di casa dopo un rapido
saluto alle ragazze.
“Allora mi vuoi dire che succede?” chiese
l'americano sedendosi di fronte a lui in un bar. “Al telefono
non sei stato molto chiaro.”
Ryo non replicò, ma gli passò il ritratto che
l'avvocato Sasakawa gli aveva consegnato.
“Porca...” esclamò Mick appena la vide.
“Ma.. È possibile?”
“Sì, è possibile, ma ancora non sono
convinto.”
I due uomini si diressero al commissariato di Polizia poco distante e
si presentarono di fronte a Saeko.
“Cosa fate qui?” si sorprese lei trovandoseli di
fronte con aria tanto seria. “Che succede?”
“Saeko, ho bisogno di più informazioni.”
esordì Ryo fissandola con aria minacciosa.
“Certo, lo immaginavo.”
La poliziotta aprì un cassetto chiuso a chiave e ne
tirò fuori un fascicolo piuttosto grosso e glielo
consegnò.
Sfogliandolo, Ryo vi trovò più informazioni di
quanto avrebbe immaginato. C'era la storia e la fedina penale di ogni
componente della famiglia e una serie ritagli di giornale che
riguardavano i Sasakawa. In particolare, i giornali aveva parlato
ampiamente dell'incidente aereo che circa trent'anni prima aveva
causato la morte di Josuke e Juri Sasakawa e il loro bambino.
Era presente una foto del membro anziano della famiglia, Ieyoshi
Sasakawa padre di Josuke, al funerale tenutosi sotto gli obbiettivi
della stampa.
Confuso da tutte quelle informazioni, Ryo si sedette continuando a
osservare la foto di quell'uomo che sembrava essere suo nonno.
“Saeko, da quanto lo sai?”
“Un mese.. All'incirca.”
“E perché io lo so solo ora?”
“Sapevo che avresti voluto avere maggiori informazioni. In
questo mese ho lavorato a quel fascicolo in ogni mio momento libero.
Tutto sembra corrispondere..”
“Di cosa si occupa la famiglia Sasakawa?”
“Possiedono una catena di ristoranti e degli hotel.”
“Contatti con la Yakuza di qualche tipo?”
“No, non ne ho trovato traccia. Pare che Ieyoshi Sasakawa sia
un uomo all'antica, una sorta di samurai dei giorni nostri.. Gestisce
ben cinque associazioni filantropiche e ogni anno dona una borsa di
studio per l'estero allo studente migliore della città
.”
Ryo non replicò. Erano una famiglia agiata e sembravano
onesti. Era tutto troppo perfetto.. Forse era arrivato il momento di
conoscere il famoso “nonno”.
Senza aggiungere altro, Ryo prese il fascicolo e se ne andò
seguito da Mick. Salirono in auto e partirono verso la residenza
Sasakawa. Vi si parcheggiarono di fronte e rimasero a osservarla. Era
imponente.
“Certo che, con tutte le famiglie con cui potevi scoprire di
essere imparentato, ti è capitata una delle più
ricche!” esclamò Mick ridendo.
“Congratulazioni amico! Appena erediti mi fai un
prestito?”
“Non dire sciocchezze Mick..” lo
rimproverò restando serio. Non trovava nulla di divertente
in quella situazione.
Si avvicinarono al grande cancello ferrato e suonarono il citofono. Una
voce metallica rispose mentre una lucina si accendeva a dimostrare il
funzionamento di una videocamera.
“Chi desiderate?”
“Sono Ryo Saeba e sono qui per vedere il signor
Sasakawa.”
Uno strano brusio provenì dal citofono prima che la voce
metallica gli desse il permesso di entrare.
Appena entrati si trovarono in un immenso giardino. Una strada selciata
portava alla gigantesca villa che si riusciva a scorgere anche
dall'esterno del muro di cinta.
Ryo e Mick si avviarono a piedi e nell'ingresso vennero accolti da un
maggiordomo in livrea.
“Il signor Sasakawa l'attendeva con ansia. Vi invita ad
accomodarvi nel salotto, vi raggiungerà
immediatamente.”
Ryo e Mick entrarono in un salone riccamente arredato. Sopra un enorme
camino era stato posizionato un ritratto identico alla foto che aveva
visto Ryo. Era tutto così surreale.. Non poteva essere vero.
Aveva realmente ritrovato la sua famiglia? Perché in tutti
quegli anni non aveva mai sentito parlare della famiglia Sasakawa? Se
erano una famiglia così importante, perché non li
aveva mai sentiti nominare?
“Buonasera..” li salutò una voce
tremante costringendolo a voltarsi.
E fu così che si trovò di fronte a Ieyoshi
Sasakawa, suo presunto nonno.. Era un uomo piuttosto alto, quasi quanto
lui, in gioventù non doveva essere molto diverso da Ryo. Il
suo viso segnato dalle rughe aveva una smorfia di dolore mentre i suoi
occhi si riempivano di lacrime.
“Josuke..” disse e traballò rischiando
di svenire dall'emozione, ma il suo pronto maggiordomo lo sostenne
aiutandolo a sedersi.
“Scusatemi.. Tu sei proprio identico a Josuke. Sei
sicuramente mio nipote.. Il mio piccolo Ryoichi!”
Sospirò e si sedette di fronte a quell'uomo anziano che non
riusciva a smettere di piangere per la commozione provata.
“Io.. Sono solo Ryo. Non sono suo nipote. Anche se noi siamo
parenti, io non posso essere ciò che lei desidera.”
“Io capisco.. Tu sei un uomo adulto, hai una tua vita, ma
sono così felice di averti ritrovato prima di morire..
Volevo solo vederti. Non ti chiederò nulla.”
Ryo sentì una strana sensazione di calore al petto.
Quell'uomo lo faceva sentire strano. Vederlo commosso per il solo fatto
di averlo incontrato, gli provocava un ondata di emozioni che non
riusciva a definire. Sentiva dell'istintivo affetto per quell'uomo..
Cercò di dominarsi per trovare la forza di dire
ciò che doveva.
“Signor Sasakawa.. Io faccio una vita molto pericolosa,
nessuno deve sapere che c'è un legame fra noi o lei potrebbe
essere in pericolo.”
“Lo so.. Mi è stato riferito. Vorrei averti
trovato prima, forse ora non saresti costretto a vivere
così..”
“Io non sono costretto, lo faccio perché
è la cosa giusta oltre che l'unica che so fare..”
“Sono molto orgoglioso di te.. E lo sarebbe stato anche
Josuke..”
La voce dell'uomo tremò ancora quando nominò il
nome del figlio scomparso.
“Ryo, io non voglio nulla da te e non divulgherò
la nostra parentela, ma permettimi di inserirmi nel mio testamento.
Voglio che tu abbia qualcosa da questa famiglia.. Sarà
sempre poco in confronto a quello che avresti dovuto avere..”
“Io non ho bisogno di nulla..” rifiutò
con un gesto noncurante della mano.
“Allora metterò i tuoi eredi nel testamento, ma ti
inserirò comunque.. Dimmi, hai figli?”
domandò sorridendo il vecchio.
“No.. Non sono nemmeno sposato.”
“E come mai?”
“La mia vita non mi permette di avere dei legami..”
spiegò Ryo con un sorriso affettuoso verso quell'uomo che si
preoccupava per lui senza conoscerlo realmente.
“Capisco.. Allora ti inserirò nel testamento, poi
ne farai ciò che desideri.”
Ryo non sapeva che dire, era tutto così incredibile..
“Signor Sasakawa, io avrei una richiesta. Se lei permette
vorrei essere certo al 100% della nostra parentela con un esame del
sangue.”
“Certo, mi sembra corretto. Anche se io ne sono
già più che certo..”
acconsentì il vecchio con uno sguardo affettuoso.
L'imbarazzo cominciava a essere eccessivo per lui, quindi Ryo si
alzò per andarsene.
“Allora possiamo provvedere nei prossimi giorni. Ora
però devo andare..”
“Così presto?” si deluse il vecchio.
“Restate per una tazza di thè..”
“Mi spiace, devo proprio andare.. Sarà per un
altra volta.” concluse avviandosi
all'uscita.”Grazie.”
L'uomo li salutò con sguardo triste e li guardò
andare via.
Quando furono in auto, Ryo si tenne la testa fra le mani, gli sembrava
così pesante ed era molto confuso. Aveva ricevuto troppe
informazioni per un giorno solo. Inoltre, non desiderava altro che
tornare da Kaori.
“Tutto bene?” gli chiese Mick che era rimasto in
silenzio per tutto il tempo.
“Sì.. Sono solo stanco. È meglio che
torni a casa.” rispose mettendo in moto l'auto e partendo.
Rientrò in casa con passo lento. Poggiò l'enorme
fascicolo sul tavolo e poi si diresse in camera della sua socia.
Attraverso la porta sentiva della musica provenire dall'interno e le
voci sommesse di Kaori e Reika. Sembrava stessero guardando la tv.
Bussò discretamente e aprì la porta appena ebbe
risposta.
Kaori era sdraiata sotto le coperte con aria stanca mentre Reika le era
seduta accanto con in mano il telecomando.
“Finalmente sei tornato!” lo rimproverò
l'amica alzandosi e lanciandogli il telecomando.
“Scusa.. Prima non ho potuto..” si
giustificò lui prendendolo al volo.
“Visto che sei qui, io vado.. Guarisci presto
Kaori!”
La ragazza uscì dalla stanza senza aspettare risposta e i
due rimasero soli.
“Come è andata?” domandò la
voce flebile di Kaori.
Ryo la raggiunse e dopo un sospiro le si sedette accanto. Si immerse
nel nocciola dei suoi occhi e sorrise. Era felice di essere finalmente
tornato da lei.
“Bene, credo.. Pare sia tutto vero, ma solo un esame del
sangue mi darà la piena certezza.”
“Certo.. E tu come stai?” chiese con preoccupazione
la sua socia.
Ryo le si avvicinò e le prese il viso fra le mani. Era
così bella e dolce..
“Ora che sono qui con te, sto bene.”
affermò prima di baciarla.
Si sdraiò accanto a lei e la strinse a sé. Aveva
sentito la sua mancanza anche per il poco tempo che erano stati
lontani. Stringerla nuovamente a se lo fece sentire meglio.
“Ho bisogno di te..” le sussurrò
all'orecchio appena si separarono per prendere fiato.
Kaori gli accarezzò la ruvida guancia e gli sorrise con
occhi velati.
“Anche io ho bisogno di te, più di quanto tu possa
immaginare.” replicò lei baciandolo con dolcezza
all'angolo della bocca.
A quel punto l'autocontrollo che Ryo aveva mantenuto per tutto il
giorno cedette. Si aggrappò a lei in posizione
“koala” e cominciò a palparle il seno.
Il suo mokkori aveva bisogno di sfogarsi!
“Ryo!” urlò lei presa alla sprovvista.
“Ma che fai?”
“Kaori-chan.. Facciamo mokkori, vedrai che poi starai meglio!
È la cura di ogni male!” insistette con faccia da
maiale mentre tentava di baciarla.
Un martello chiodato da 100t lo colpì facendolo finire con
la testa contro il muro.
“E ti pareva.. Ti si da un unghia e tu ti prendi tutto il
braccio.. Sei sempre il solito maniaco!”
“Ma.. Mia dolce Kaori, io credevo che anche tu lo
volessi..” bofonchiò cercando di togliere la testa
dal muro.
“Ryo, nonostante quello che dichiari, non capisci
assolutamente nulla di donne!” lo rimproverò lei
tornando a nascondersi sotto le coperte.
Ryo si massaggiò il vistoso bernoccolo sulla fronte e poi le
si avvicinò. Lei gli dava ostinatamente le spalle. Le si
sdraiò accanto e la abbracciò. La
sentì rilassarsi qualche secondo dopo. Lui
affondò il viso nell'incavo della sua spalla e si immerse
nel profumo dei suoi capelli. La desiderava da morire, ma
effettivamente aveva esagerato.. Con Kaori era tutto diverso.
Rimasero immobili, entrambi svegli, ma completamente assorti
nell'ascoltare il respiro dell'altro, restando abbracciati per un tempo
che non avrebbero potuto calcolare. A ridestarli fu il rumore dei loro
stomaci vuoti che reclamavano attenzione.
“Mangiamo qualcosa, è meglio..” decise
lui alzandosi dal letto.
Vide Kaori rabbrividire appena i loro corpi furono separati. Anche lui
aveva sentito una strana sensazione di freddo avvolgerlo non appena
l'aveva lasciata. Si avvicinò nuovamente a lei e la prese in
braccio.
“Ma, Ryo! Che fai?”
“Non voglio lasciarti sola..” spiegò
mentre la portava in cucina.
“Ma io posso camminare..” obbiettò lei
sorridendo.
“Preferisco prenderti in braccio.”
confessò lui baciandole la fronte.
Non voleva interrompere il contatto fra di loro, voleva continuare a
tenerla stretta a sé per tutto il tempo possibile.
La adagiò delicatamente sul divano e poi si diresse in
cucina.
“E ora, avrai una dimostrazione del mio grande talento
culinario!” annunciò con aria seria, ma ottenne
solo il risultato di far scoppiare a ridere Kaori.
Contento di vederla ridere, cominciò a correre avanti e
indietro prendendo ingredienti a caso dal frigorifero e mettendo a
soqquadro ogni angolo della cucina.
“Ma che fai?” chiese la sua socia non riuscendo a
trattenere le risate.
“Ti preparerò una cena favolosa..”
“Ed è necessario distruggere la cucina?”
“Tranquilla..” replicò lui con sguardo
strafottente. “Lo sai che io non fallisco mai!”
La sua socia non replicò, ma soffocò a fatica una
risata, ignorando il disastro che stava combinando.
Ryo continuò ad armeggiare dandole le spalle. Quando si
voltò soddisfatto con il risultato delle sue fatiche, Kaori
non era più sul divano, ma si era alzata e aveva raggiunto
il tavolo dove stava il fascicolo sulla famiglia Sasakawa e lo stava
sfogliando. Poggiò il piatto che aveva in mano e la
raggiunse.
“Che ne pensi?” le domandò con tono
preoccupato.
“Io sono convinta che sia realmente la tua famiglia. La
somiglianza è incredibile, persino con tuo nonno..”
“Oggi sono andato a conoscerlo, lui è convinto che
io sia suo nipote, dice che sono identico a suo figlio. Vuole persino
aggiungermi nel suo testamento..”
“Deve essere stata una bella emozione.. Avrei voluto
esserci.”
“Tu c'eri.” rispose lui mentre la fissava con
dolcezza. “Tu sei sempre con me, in ogni cosa che faccio, in
ogni mio pensiero..”
La vide sorridere arrossendo, le si sedette accanto e le prese il viso
fra le mani. Prese possesso della sua bocca con passione malcelata
mentre le mani tremanti di lei gli circondavano il collo.
La sue mani scesero lentamente carezzandole il collo, le spalle, la
schiena, sino a raggiungere la sua vita e la attirò a
sé. La desiderava sempre più, ormai era evidente
anche per lei che ne sembrava felice, ma imbarazzata allo stesso tempo.
A riportarlo alla realtà fu il suono che proveniva dallo
stomaco di Kaori. Aveva dimenticato la cena! Che stupido.. Si
allontanò da lei e le sorrise.
“Perdonami, tu hai fame. Ecco..” si
scusò avvicinandole il piatto che aveva preparato.
Appena lo vide, lei scoppiò in una fragorosa risata.
“Perché ridi?”
“Perché hai combinato un casino solo per preparare
un omelette..” spiegò lei senza riuscire a
smettere di ridere.
Contagiato dalla sua risata, anche Ryo si lasciò andare
divertito.
“Sì, in effetti ho esagerato..” ammise
mentre si grattava la testa con sguardo imbarazzato. “Sono un
vero disastro in queste cose.”
“Comunque grazie per tutto quello che fai per me..”
aggiunse lei abbassando lo sguardo verso il piatto e iniziando a
mangiare.
“Figurati, farei tutto per te..” replicò
Ryo la imitandola in silenzio.
Ore dopo, erano entrambi sdraiati sul divano. Kaori si era addormentata
poggiando la testa sul petto di Ryo, esattamente all'altezza del suo
cuore. Gli aveva detto con un sorriso che ascoltare il suo battito
regolare la rilassava.
Lui era rimasto immobile a guardare il suo viso rilassato e aveva
ascoltato la regolarità del suo respiro mentre le
accarezzava i capelli. Era molto stanco e avrebbe voluto addormentarsi
anche lui fra le sue braccia, ma doveva resistere almeno sino alla
mezzanotte per fare la puntura a Kaori. L'idea lo innervosiva non poco,
quindi non sarebbe comunque riuscito a dormire.
Quando finalmente le due lancette dell'orologio arrivarono al numero
12, Ryo tentò di alzarsi dal divano senza svegliare Kaori,
ma lei percepì subito che lui si stava allontanando e si
strinse a lui ancor prima di aprire gli occhi spaventati.
“Dove vai?” chiese ansiosa.
“Vado a prenderti la medicina. È l'ora della
puntura.”
“Oh.. Sì, certo.” acconsentì
lei lasciandolo andare.
Tornò un minuto dopo da lei con in mano l'occorrente. Appena
la guardò in viso, capì che sarebbe stato
più difficile della volta precedente. Ora lei era sveglia.
Fece un profondo respiro prima di raggiungerla.
“Ecco.. Tu dovresti.. Spogliarti.” la
invitò cercando di non guardarla più del
necessario.
“Ok..” accettò lei con tono incerto
mentre si sbottonava i pantaloni e li faceva scivolare a terra
rimanendo in slip. “Così va bene?”
“Ehm.. Sì, certo. Sdraiati.”
Kaori si sdraiò prona sul divano e affondò la
faccia in un cuscino. Ryo pensò che doveva essere molto
imbarazzata.
Chiuse gli occhi per qualche secondo per raggiungere la concentrazione
necessaria e poi si avvicinò a lei. Sfiorò la sua
calda pelle e la sentì tremare al suo tocco. Cercando di non
distrarsi, agì in maniera veloce ed efficiente. Il tutto
durò meno di un minuto, ma a lui sembrò esser
durato ore di angoscia. Si allontanò da lei e
riprese a respirare lentamente.
Con la coda dell'occhio vide Kaori alzarsi dal divano e raggiungerlo
con passo leggero.
“Tutto bene?” gli chiese con tono preoccupato.
“Hai una strana espressione..”
“Sì, sto bene. È solo che..”
“Cosa?”
“Non è facile per me farti da
infermiere..” ammise con un sospiro di rassegnazione.
Lei si strinse a lui gettandogli le braccia al collo. Sorpreso, rimase
immobile per qualche secondo, poi le cinse la vita e la strinse a
sé. Il desiderio crebbe in lui, non sapeva quanto ancora
avrebbe potuto resistere in quella situazione.
“Kaori.. Fai l'amore con me..” le
sussurrò all'orecchio in preda alla passione.
Per un attimo la sentì irrigidirsi fra le sue braccia.
Evidentemente aveva esagerato. Ora un enorme martello lo avrebbe
colpito, ne era certo. Chiuse gli occhi temendone l'arrivo, ma dopo
qualche secondo li riaprì stupito. Nessun martello era in
vista, e lei continuava a stare fra le sue braccia.
Si allontanò leggermente da lei per poterla guardare in
viso. Teneva gli occhi bassi e le sue guance erano arrossite. Posandole
una mano sul mento, le tirò in alto il viso e unì
le sua bocca a quella di Kaori. Le sue morbide labbra gli fecero
perdere quel poco di controllo che gli era rimasto. Le sue mani scesero
sino ai suoi fianchi e la tirò su lasciando che lei gli si
avvinghiasse addosso mentre ricambiava con entusiasmo i suoi baci. Con
lei fra le braccia si diresse verso la camera da letto iniziando a
salire le scale.
Lo squillo del telefono lo bloccò sul posto. Interrompendo
il bacio la guardò negli occhi e vi lesse delusione per
l'interruzione.
“Non dobbiamo rispondere..” disse mentre si
avvicinò ancora alle sue labbra, ma lei si scansò.
“Se chiamano a quest'ora deve essere importante.”
gli ricordò lei con un sorriso.
Ryo sbuffò e la lasciò scendere dalle sue braccia.
“D'accordo, ma se non è una vera emergenza chiudo
immediatamente e poi stacco il telefono!”
Lei rise mentre lui si allontanò verso lo squillo.
“Pronto?” rispose svogliato come sempre.
“Ryo sono Saeko. Scusa se ti chiamo a quest'ora, ma si tratta
di Ieyoshi Sasakawa.. Gli hanno sparato.”
Entrò come una furia nel pronto soccorso. Saeko lo aspettava
con sguardo triste.
“Come è successo?” domandò
preoccupato e furioso al tempo stesso.
“Sembrerebbe un furto malriuscito, ma ci sono dei punti non
chiari. Sospettiamo che sia stato qualcuno della casa..”
“Lui come sta?”
“Non ha ancora ripreso conoscenza.. I medici dicono che
potrebbe non farcela.” comunicò la poliziotta con
tono grave.
La stanza d'ospedale era fredda e vuota come se l'aspettava. Si sedette
accanto al letto in cui giaceva quell'uomo che molto probabilmente era
suo nonno. Lo aveva conosciuto solo poche ore prima, non avevamo un
legame, eppure vederlo in quelle condizioni lo faceva star male. Quasi
senza rifletterci mise la sua mano sopra quella di Ieyoshi.
“Chiunque ti abbia fatto questo la
pagherà..” promise con rabbia prima di alzarsi
dalla sedia e uscire dalla stanza.
“Dov'è suo figlio? Perché non
è qui?” chiese furioso a Saeko che lo guardava
perplesso.
“Suo figlio?” replicò lei confusa.
“Sì, l'avvocato, dov'è?”
“Non è ancora arrivato. Non sapevo fosse suo
figlio..” si sorprese la poliziotta. “Avevo capito
che erano parenti, ma non credevo fosse suo figlio!” gli
urlò dietro Saeko, ma Ryo se n'era già andato.
C'era qualcosa che non lo convinceva, doveva vedere quell'uomo. Quella
mattina gli aveva dato il suo biglietto da visita in cui era presente
il suo indirizzo di casa. Vi si diresse immediatamente.
Abitava nell'attico di un elegante palazzo in un quartiere esclusivo.
Quando suonò il campanello, si ritrovò nuovamente
di fronte a quell'uomo che gli somigliava sorprendentemente.
“Suo padre è in ospedale, perché non
è con lui?” lo rimproverò entrando
dentro l'appartamento senza aspettare di essere invitato.
“Ho parlato con il medico al telefono, andrò da
lui domattina, ora ho altro da fare..” rispose Daisuke
Sasakawa con tono piatto mentre si versava da bere.
“Le altre cose le può fare in un altro momento,
suo padre ha bisogno di lei ora!” insistette Ryo incredulo.
L'avvocato cominciò a ridere freddamente.
“Mio padre non ha mai avuto bisogno di me. Quando mi guarda
gli si legge negli occhi che preferirebbe che fossi morto io e non
Josuke!” esclamò con rabbia. “Mi ha
costretto a diventare avvocato perché non mi ritiene
all'altezza di guidare l'azienda di famiglia..”
“Ed è per questo che gli hai sparato?”
domandò Ryo con tono glaciale.
L'uomo lo guardò con sorpresa. Probabilmente non si
aspettava di venire scoperto.
“Io non gli ho sparato..” si giustificò
l'uomo con tono meno sicuro.
“Sai l'odore di polvere da sparo non resta solo nelle mani,
ma anche nei vestiti e nei capelli e non basta una semplice doccia per
eliminarlo. Tu ne sei impregnato.”
“Io mi alleno al poligono..”
“Non è vero.. Se così fosse
avrei sentito questo odore su di te anche stamattina e avresti i calli
da pistola sulle mani e non li hai. E invece hai un taglio nella mano
creato dal contraccolpo, come i pivellini.” spiegò
con freddezza Ryo mentre guardava quell'uomo con disprezzo.
L'uomo rimase in silenzio a guardarlo con odio. Era furioso per essere
stato scoperto così facilmente.
“Tu.. Maledetto! Non permetterò che il vecchio ti
lasci ogni cosa! Tu non fai parte della famiglia, sei solo un
mercenario..”
“Io non voglio nulla da voi, come ho già detto a
tuo padre. Siete stati voi a cercarmi. E poi ero un mercenario,
è vero, ma non ho mai sparato a un vecchio indifeso come hai
fatto tu. Non sono mai stato così vigliacco. Se siamo
veramente parenti, me ne vergogno.”
“Il vecchio si era finalmente rassegnato a nominarmi unico
erede e poi compari tu.. Il giorno che ti ho visto con l'ispettore
Nogami ero con mio padre. Io ti avrei tranquillamente ignorato, ma lui
è stato ossessionato dall'idea che tu fossi suo nipote..
Sono stato costretto a cercarti, ma speravo che una volta scoperto chi
sei mio padre abbandonasse le sue idee di riconciliazione. E invece hai
mandato tutto in frantumi! Non mi toglierai quello per cui ho lavorato
tutta la vita!” urlò l'uomo con rabbia afferrando
il bicchiere di liquore e lanciandoglielo in viso.
Ryo sorpreso ne rimase temporaneamente accecato e non riuscì
a difendersi quando l'altro lo ferì a una spalla con un
coltello e poi lo prese a pugni. Cadde a terra mentre lo prendeva a
calci allo stomaco togliendogli il fiato.
Per un attimo riuscì a vederlo e bloccò un calcio
facendolo cadere a terra e vi si avventò per prenderlo a
pugni a sua volta, ma lui era caduto accanto alla sua Python e la
impugnava.
“Divertente.. Il grande City Hunter ucciso dalla sua stessa
arma.. Una morte che dimostrerà a tutti che la tua grande
fama era immeritata.” rise l'avvocato con tono strafottente.
Con una mossa fulminea, Ryo afferrò il coltello da terra e
lo lanciò alla mano dell'uomo ferendolo e facendogli cadere
l'arma. Raccolse immediatamente la pistola e gliela puntò
alla fronte.
“Ho davvero voglia di ammazzarti, parenti o non parenti. Sei
proprio un pezzo di merda.. Io elimino la feccia come te da questa
città, ma non posso permettere che tuo padre perda un altro
figlio. Se ti risparmio è solo per lui e poi
perché non meriti nemmeno il piombo della mia
pistola.”
Lo costrinse ad alzarsi in piedi, lo legò con quello che
trovò e poi lo trascinò in auto. La sua mano
sanguinava e l'aveva tamponata con un fazzoletto.
Mise in moto l'auto e partì di gran carriera e vide l'altro
stupirsi quando si trovarono di fronte all'ospedale.
“Perché siamo qui?” domando Daisuke
sorpreso.
“Non certo per medicarti la mano.. Devi parlare con tuo
padre!” gli rinfacciò Ryo tirandolo fuori
dall'auto a forza e costringendolo a camminare.
Pochi minuti dopo si ritrovarono di fronte a una Saeko incredula..
“Te lo affido. È stato lui a
sparargli..” spiegò Ryo con tono schifato.
“Ma.. Cosa..”
“Ti chiedo solo il favore di dargli il tempo di stare con il
padre prima di arrestarlo.”
“D'accordo.” acconsentì la poliziotta.
L'avvocato Sasakawa aveva perso la sua sicurezza e si sedette accanto
al letto in cui giaceva suo padre. Con riluttanza prese la mano del
vecchio fra le sue.
“Padre, perdonami..” disse con tono apparentemente
dispiaciuto.
Il vecchio si mosse e mormorò qualcosa e il figlio
scattò in piedi.
“Padre!” esclamò sorpreso.
“Daisuke..” mormorò il vecchio.
“Daisuke, figlio mio..” ripeté quando
riconobbe l'uomo di fronte a se.
“Padre.. Mi dispiace, sono stato un pazzo..” si
scusò ancora l'avvocato con le lacrime agli occhi per aver
visto il padre felice di vederlo.
L'uomo anziano sorrise verso il figlio e tentò di alzare una
mano per accarezzarlo, ma era troppo debole. Ryo si
allontanò in silenzio lasciando che i due si riconciliassero.
Quando tornò a casa era ormai vicina l'alba. Prima di
rientrare era passato al pronto soccorso a farsi medicare la spalla e
ora finalmente poteva tornare dalla sua dolce socia. La
trovò addormentata sul divano con una morbida coperta a
tenerla al caldo. Nonostante la ferita alla spalla gli facesse ancora
male, la prese in braccio e la portò nella propria camera da
letto. Non aveva nessuna intenzione di passare la notte lontano da lei.
La distese delicatamente sul letto e la coprì con
attenzione. Si spogliò lentamente e poi la raggiunse sotto
le coperte e la abbracciò. Ora si sentiva finalmente bene.
Quella lunga e assurda giornata era finita e respirando il profumo dei
suoi capelli si sentì improvvisamente in pace.
“Ti amo..” riuscì a sussurrarle mentre
le baciava la fronte.
Probabilmente a dargli il coraggio di dire quelle parole era il fatto
che lei dormisse. Non sarebbe mai riuscito a dirlo se avesse avuto di
fronte i suoi grandi occhi color nocciola. Chiuse gli occhi esausto.
Era rilassato e pronto a prendere sonno.
“Anche io ti amo..” lo risvegliò la voce
di Kaori.
Spalancò gli occhi e la vide sveglia che gli sorrideva.
Rimase sconcertato. Pensava che lei dormisse, se avesse saputo che era
sveglia forse non lo avrebbe mai detto..
“Kaori, credevo dormissi..”
“Per fortuna sono sveglia o non ti avrei mai
sentito..” spiegò invece lei con un sorriso prima
di avvicinarsi a lui e baciarlo con estrema dolcezza.
Quel bacio riuscì a dirgli tutto ciò che
desiderava sapere. Lei lo amava, lo desiderava e sarebbe stata per
sempre sua. La attirò a sé e lasciò
che la passione li travolgesse. Si spogliarono con foga, desiderosi di
sfiorare la pelle l'una dell'altro. Quando la vide nuda di fronte a
sé, mentalmente ringrazio il Dio che gli aveva permesso di
avere l'amore di quell'angelo perfetto. Si chinò su di lei e
la baciò con passione mentre le sue mani la accarezzavano
febbrilmente. Le sue labbra scesero a baciarle il seno, la pancia,
l'ombelico e poi più giù sino al suo punto
più caldo. I gemiti di piacere di lei lo facevano impazzire.
Non riuscendo più a controllarsi, entrò in lei e
i loro corpi fusi insieme iniziarono a muoversi all'unisono, come se si
conoscessero da sempre, fino a raggiungere il piacere desiderato.
Stremati e appagati, si addormentarono abbracciati mentre l'alba
avvolgeva la città.
Una settimana dopo, Ryo entrò nella villa Sasakawa e venne
accolto da un Ieyoshi sorridente seduto su una sedia a rotelle.
“Ryoichi!” esclamò felice di vederlo.
“La prego, io sono solo Ryo..” specificò
imbarazzato. “Sono venuto per vedere come sta e per
consegnarle questi.” disse porgendogli una busta.
L'uomo prese la busta e ne tirò fuori dei fogli. Erano i
risultati delle analisi del sangue. Da quei documenti era
più che evidente che Ryo era realmente nipote di Ieyoshi
Sasakawa.
“Lo sapevo, ne ero certo..” commentò il
vecchio con gli occhi velati.
“Nonostante ciò, io non posso entrare a far parte
della sua famiglia. Purtroppo ovunque vado attiro guai, e non voglio le
capiti nulla.” specificò Ryo con tono serio.
“Lo so, ma ho comunque già provveduto a inserire
te e i tuoi eventuali eredi nel mio testamento. Avrai tutto
ciò che sarebbe spettato a Josuke.”
“Non è necessario..” obbiettò
ancora.
“Insisto. Se mai avrai una famiglia potrai dargli tutto
ciò che meritano.”
“A proposito di famiglia. Che ne è di
Daisuke?” domandò incuriosito.
“I miei avvocati se ne stanno occupando. Non
abbandonerò mio figlio, anche se ha cercato di uccidermi. So
che è colpa mia, l'ho trascurato in questi anni e lui
credeva non l'amassi. Devo farmi perdonare.”
Ryo sorrise. Lui avrebbe fatto la stessa cosa. Anche se era cresciuto
lontano dalla sua famiglia, riconosceva di avere molte cose in comune
con suo nonno.
“Ogni tanto potrei venire a vedere come sta.. Se per lei va
bene.” disse quasi senza pensarci.
“Ma certo! Sarò felice di vederti..”
acconsentì il vecchio con un sorriso commosso.
“Vorrei presentarle qualcuno.. Si tratta di.. Beh, lei
è la mia socia, ma recentemente è diventata anche
la mia.. Fidanzata.” balbettò imbarazzato.
“Fidanzata? Bene! Ne sono felice.. E sono certo che
è una bellissima donna, dopotutto buon sangue non
mente!” esclamò il vecchio con faccia da maniaco.
Ryo rise divertito. Sì, decisamente erano parenti!
FINE
|