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L’ANGELO E
LA VAMPIRA
Parte prima
Il
loro
primo incontro era avvenuto qualche secolo prima della venuta di
Cristo. Al tempo
lei era molto giovane, un’apprendista, e lui si
stupì molto quando la vide. Era
una ragazzina, acerba ed inesperta, ed era stato inviato lui,
l’Arcangelo Mihael,
per rispedirla all’Inferno. Si era chiesto perché.
Perché chiamare lui, il
generale delle truppe celesti, colui il cui compito è
debellare Lucifero in
persona, per una mocciosa? Un qualsiasi altro angelo esorcista avrebbe
svolto senza
difficoltà alcuna quella missione! Sospirò,
preferendo non contraddire le Alte
Sfere.
La
osservò. Era
poco più di una bambina, con forme solo vagamente accennate
e movimenti ancora
poco aggraziati. Aveva qualcosa però nello sguardo, qualcosa
di magnetico che le
permetteva di svolgere egregiamente il suo lavoro. Lei era, anche se da
poco,
una tentatrice. Una demone vampiro, il cui compito era spingere gli
esseri
umani a compiere azioni disdicevoli per poterne rubare
l’anima. Ovviamente il
compito dell’Arcangelo era evitare che quelle anime cadessero
nelle mani dei
demoni.
Riuscì
a
seguirla agilmente per le strade, nonostante la folla accorsa per il
mercato: i
capelli rossi di lei erano fin troppo vistosi. Stava accanto ad un
contadino e
lo spingeva a sperperare denaro in futilità.
“Ma
non ti
vergogni?” mormorò l’Arcangelo,
affiancando la demone.
Lei
si voltò
e lo riconobbe subito come abitante del Paradiso. Inaspettatamente,
sorrise.
Mihael invece non mutò espressione. Il tempo si era fermato
attorno a loro,
nessun mortale era in grado di vederli per ciò che erano
realmente, o di udirli
parlare.
“Ciao”
salutò lei “Scusa ma... perché dovrei
vergognarmi, creatura celeste? È stato
quest’uomo ad evocarci e chiedere denaro per la sua famiglia.
Se poi lo getta
al vento in prostitute e stronzate, non è certo colpa di noi
demoni, ma della
sua natura. Gli esseri umani sono stupidi”.
“Tu
non
comprendi la vera essenza dell’Uomo. Sei solo una ragazzina,
ancora troppo
giovane”.
“O
forse sei
tu ad essere troppo vecchio, non trovi?”.
Lei
ghignò
divertita e lui le mostrò la spada, senza però
sfoderarla.
“Tornatene
da dove sei venuta, non voglio fare del male ad una bambina”
parlò l’Arcangelo,
lentamente.
“Come
sei
noioso. Ad ogni modo, chiamami Carmilla. E non in altro modo”.
“Come
preferisci. Ma torna all’Inferno. Ricordati che sarebbe una
lotta impari. Io non
provo dolore, tu sei disarmata..”.
“Allora
fai
finta di nulla e gira al largo, no?”.
“Ti
ho visto
mentre compivi un peccato, cioè tentare un umano. Il mio
compito è rispedirti
negli Inferi. Se tu non stessi facendo del male, avrei
l’obbligo di non
interferire”.
“Perché
in
cielo vi date tanta pena per gli Uomini? Sono deboli,
sciocchi...”.
L’Arcangelo
mostrò segni di impazienza e posò la mano
sull’elsa della spada. Lei sapeva
che, se l’avesse estratta, la luce sprigionata da essa
l’avrebbe ferita,
costringendola alla ritirata. Non smise di sorridere e si mosse rapida.
Si coprì
la testa con un velo e sparì fra la folla.
L’Arcangelo arricciò il naso. Riusciva
a percepire chiaramente un potere demoniaco, ma odiava correre! Ora che
i due
non parlavano più fra loro, il tempo aveva ricominciato a
scorrere normalmente
e la giovane si era confusa fra gli esseri umani. La fuga
però non durò a lungo
perché lui conosceva molto bene quei luoghi, quella
città considerata sacra. Afferrò
Carmilla per un braccio, costringendola a fermarsi. Accanto ad una
fontana, con un
gesto benedisse l’acqua
e minacciò la demone di buttarcela dentro.
“Mi
arrendo!”
fu costretta a dire Carmilla “Torno a casa. Torno
all’Inferno. Posso almeno
avere l’onore di conoscere il nome di chi mi ha calcinculato
di sotto, così da
poterlo riferire al mio superiore?”.
“Mihael.
Porta tanti saluti a mio fratello Lucifero”.
“Divertente... Guarda
che mica tutti i demoni riferiscono direttamente al Grande Capo! Io non
l’ho
mai visto di persona, se non da lontano”.
“Salutalo
da
lontano, allora...”.
L’Arcangelo
era serio, impassibile. Lasciò andare il braccio della
giovane, che se ne tornò
a casa.
I
loro
scontri furono frequenti nei secoli successivi. Lei cresceva, si faceva
più
scaltra e più brava e non sempre l’Arcangelo
riusciva a riportare l’anima dell’umano
tentato lungo la via del Paradiso. Questo aveva messo Carmilla in una
posizione
di prestigio, perché Mihael era considerato un avversario
davvero potente ed
ogni vittoria su di lui era motivo di orgoglio. Fra scontri, insulti e
fastidio
reciproco, trascorse il tempo.
Correva
l’anno
717, l’autunno. Era in corso l’ennesimo assedio a
Costantinopoli. Carmilla
aveva percepito la presenza di più di un angelo, come sempre
accadeva quando le
guerre di religione divenivano un pretesto per far bisticciare Paradiso
ed
Inferno. Lei non voleva esserne coinvolta in alcun modo, non quella
volta. Camminava
lungo le mura, osservando gli scontri. Allungò lo sguardo e
si stupì nel vedere
Mihael, da solo, appoggiato ad una di quelle pareti. Lei si
immobilizzò, non
volendo scatenare un inutile scontro, e lo spiò di nascosto.
L’Arcangelo era invisibile
agli umani e teneva la testa bassa. Si reggeva alla lancia, scudo
abbandonato
in terra e schiena contro le mura. Carmilla notò che era
sporco di sangue ma
sapeva bene che gli angeli non potevano essere feriti,
perciò doveva avere
ucciso o ferito qualcuno. Scendeva una lieve pioggia, perciò
la demone non
capiva se Mihael stesse piangendo o fosse solo bagnato. I riccioli
biondo scuro
spuntavano da sotto l’elmo e gli si erano attaccati al viso,
assieme all’acqua
ed al sangue. Poi alzò lo sguardo, e gli occhi azzurri di
lui brillarono nella
penombra. Lei capì di essere stata notata ed
uscì allo scoperto.
“Ci
mancavi
solo tu, demone...” sospirò lui.
“Non
sto
facendo niente” si affrettò a rispondere Carmilla
“Nessuna tentazione. Ti prego,
non rimandarmi all’Inferno”.
“Non
ne
avrei la forza” ammise Mihael, staccandosi alla parete a
fatica.
Incrociò
lo
sguardo di lei e notò subito che era diverso, malinconico.
“Brutta
giornata anche per te, demone?” domandò.
“Diciamo
che
sto attraversando una fase non molto felice, Arcangelo. Spiegami:
perché si
fanno la guerra adesso?”.
“Non
lo so.
Io non l’ho mai capita la guerra. Non ne ho mai compreso il
senso. Forse... è
come hai detto tu: gli uomini sono stupiti. Ma anche fra demoni ed
angeli ci
facciamo la guerra, perciò...”.
“Meglio
evitare la gara per decidere chi è più stupido.
Senti... sta iniziando a
diluviare. Visto che tanto siamo tutti idioti... che dici di una tregua
fino a
quando il cielo non si rischiara? Io abito qua vicino”.
“Perché
vivi
a Costantinopoli? All’Inferno non c’è
posto?”.
“Forse
te lo
spiegherò. Io ora rientro, tu fai come credi...”.
Mihael
era
perplesso. Voleva vederci chiaro in quella faccenda e decise di
seguirla. Non stava
mentendo, effettivamente lei aveva una casa in quella città.
Era piccola e
disastrata ma viveva lì... Che cosa strana. Si
guardò attorno, mentre Carmilla lo
invitava ad entrare.
“Cosa
sono
tutte queste erbe appese al soffitto?” chiese, togliendosi
finalmente l’elmo e provando
un immenso sollievo.
“Faccio
medicine” spiegò lei “In qualche modo si
deve pur vivere...”.
“Ma
tu sei
una demone vampiro, una procacciatrice. È quello il tuo
lavoro”.
“Non
sto più
all’Inferno. Le cose sono cambiate...”.
L’Arcangelo
storse il naso, dubbioso. Continuava a guardarsi attorno, con le armi
strette
in mano.
“Rilassati”
parlò ancora lei “Hai l’aria stanca.
Stenditi pure e riposa, io ho degli infusi
da preparare. Appena smetterà di piovere potrai andartene
dove ti pare”.
“Scherzi?!
Dovrei
dormire a casa di un demone?”.
“E
che
potrei mai farti? Morderti sul collo? Sono una demone vampiro ma credo
che il
sangue angelico per me sia alquanto nocivo. E poi guarda che anche tu
mi stai
sulle palle, però non mi sembrava bello lasciarti sotto il
diluvio”.
Mihael
non era
molto convinto, ma si sentiva sempre più debole dopo giorni
passati a
combattere. Dovette per forza posare scudo e lancia, che si erano fatti
di
colpo pesanti da portare.
“Ti
preparo
qualcosa per tirati su” aveva detto lei ma, quando fu pronta,
l’Arcangelo era
stato sconfitto dalla stanchezza e si era addormentato.
Carmilla
rimase ad osservarlo, con un mezzo sorriso. Lo trovava quasi carino,
ora che
teneva chiusa la bocca!
Ciao a tutti! Qualche mio “fan”
già conosce
Keros ed alcuni dettagli della sua storia. Qui ho voluto raccontare le
sue
vicende per intero, dal “principio”.
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