Non
lascierò mai che ti faccia del male
-Guardala,
è bellissima
-Già
Un
bacio leggero sulla fronte, un soffio di vento. Le cinse la vita con un
braccio, mentre allungava la mano dell'altro per accarezzare la guancia
arrossata della piccola creatura che dormiva nella culla. Sorrise,
felice come non lo era da tempo. Il lavoro che lo opprimeva pareva
insignificante in confronto alla dolcezza e alla serenità
che provava in quel momento. Guardò sua moglie, bella come
un fiore di ciliegio.
-Sarà
meglio andare a dormire
Le
accarezzò le labbra con le sue, scatenando una risata bassa
ma cristallina, prima di trascinarla nella camera accanto.
Tom Foss
sistemò per bene il cuscino sulla fodera un pò
ruvida del divano, prima di poggiarvi la testa e di tirare le coperte
fin sopra al mento. Nella piccola stanza dove ormai viveva,
l'oscurità era penetrante, ostacolata solo da rossi buchi di
luce sul pavimento, provenienti dalla finestra semichiusa.
La sveglia che si
stanziava inquietante sul bordo della scrivania segnava la mezzanotte,
poi la mezzanotte e mezza, poi ancora l'una e così via,
inesorabile, senza fermarsi. E i suoi occhi erano ancora aperti, persi
nel vuoto, nella speranza che si chiudessero, o forse no. No, lui non
voleva chiuderli, temeva di farlo, perchè lo sapeva,
l'avrebbe rivista, avrebbe rivisto quella notte.
Una fitta lancinante gli
perforò il petto, ormai avrebbe dovuto esserci abituato, ma
l'impatto fu violento come ogni volta, come sempre.
-Uno,
due, tre, quattro e....?
Una
bambina dalle lunghe trecce bionde era seduta per terra in salotto e si
guardava intorno confusa, alla ricerca di un aiuto. Traballante si
alzò e dondolando arrivò in cucina, accanto ad
una giovane donna indaffarata con pentole e padelle. Con una manina
piccola quanto una pallina da golf prese a tirare la gonna della madre,
cercando di attirare la sua attenzione
-Mamma,
mamma! Mi aiuti?
La
donna le rivolse solo uno sguardo veloce e con voce dispiaciuta fu
costretta a rifiutare
-Mi
dispiace piccola, ma ora non posso. Perchè non chiedi a
papà?
-Ok
La
piccola si allontanò ciondolando, attraversò un
lungo corridoio, fino a fermarsi davanti ad una grande porta nera.
-NON
POTETE FARLO!
Sentire
la voce arrabbiata di suo padre la spaventò, ma curiosa
decise di entrare, anche se con qualche difficoltà per
aprire la porta
Quando
entrò, lui le rivolse uno sguardo sorpreso
-Devo
andare
Riattaccò
il telefono e sospirò pesantemente, mentre lo posava sulla
scrivania. Guardò la giovane figlia e le sorrise a mo' di
scusa
-Sei
arrabbiato, papà?
Le
chiese lei, innocentemente
-No,
no, non sono arrabbiato
Pronunciò
le parole con dolcezza, quasi che sembravano vere. Le si
avvicinò e la prese in braccio, stampandole un bacio leggero
sulla fronte.
-Volevi
dirmi qualcosa?
La
piccola sorrise e corrucciando la fronte pose il suo dilemma
-Cosa
viene dopo il quattro?
Uno, due, tre, quattro e
cinque, non riusciva mai a ricordarlo, per quanto ci provasse, quel
numero le sfuggiva sempre.
Tom si alzò a
sedere lentamente, neanche quella notte sarebbe riuscito a dormire. Si
avvicinò alla sua scrivania e accese il pc, in cerca di
qualche diversivo, ma fu tutto inutile e poco dopo lo spense. Allora
prese le chiavi ed uscì, nel cuore della notte trapuntata di
stelle
-Sei
ubriaco!
Lo
sgridò severamente e con una nota udibile di preoccupazione.
Lui sorrise spensierato, come se quello che aveva appena sentito fosse
solo un raggruppamento di parole senza senso
-Non
sono ubriaco!
Esalò,
dimostrando tutto il contrario
-Non
gridare! Sveglierai la bambina!
Lo
zittì lei, tornando a comporsi sul proprio sedile. L'auto
sfrecciava sulla strada apparentemente vuota
-Perchè
hai bevuto?!
-Io
non...
Cercò
di difendersi, di nascondere la verità
-Non
mentirmi...
Lo
supplicò lei, più preoccupata che arrabbiata. Lui
rimase in silenzio, ripensando al motivo per il quale aveva dovuto
abbassarsi così in basso. Era stressato e si odiava, la
zisexzi era la causa di tutto. Si era imbattuto in qualcosa di troppo
grande per lui e ora che avrebbe voluto lasciarsi tutto alle spalle non
ne aveva il coraggio, non poteva, perchè lui era un
codardo...
-Mi
dispiace
Fu
tutto ciò che riuscì a dirle, prima che le parole
gli rimasero incastrate in gola. La vista sfocò piano, la
strada scomparve davanti ai suoi occhi
-ATTENTO!!
Una
grande luce, il vortice nello stomaco e poi il buio, la calma prima
della tempesta, l'oblio prima del dolore eterno
Girò per tutta
la notte, senza meta, fino a quando il cuore non lo condusse nell'unico
posto che avrebbe voluto evitare. Scesa dall'auto e camminò
lento, nella penetrante oscurità. Non riusciva a vedere
nulla, ma i suoi piedi si conducevano da sè. Alla fine si
sedette e dondolò sull'altalena
-Papà!
Ho paura, basta spingere!
-Tranquilla
piccola, non permetterò mai che ti faccia del male!!!!
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