A
TASTE OF POISON PARADISE
DRIN,
DRIN.
“No, la
sveglia no!”
DRIN,
DRIN.
“Sto
facendo un sogno troppo bello per interromperlo…”
DRIN,
DRIN.
“Ho
capito, ora mi alzo, solo un secondo!”
DRIN,
DRIN.
“Sveglia
del cavolo!”
DRIN,
DRIN.
-
INSOMMA, GINNY TI VUOI ALZARE?!?-
Cercai a
tentoni il pulsante della sveglia e la spensi.
Qualcuno
mi buttò giù dal letto.
Aprii
gli occhi assonnati e mi tastai il sedere dolorante.
- Herm,
non c’è bisogno di essere così bruschi!-
La mia
amica, già vestita di tutto punto, mi scoccò uno sguardo furente.
Mi alzai
in piedi e mi trascinai letteralmente nel bagno dei prefetti.
Valeva
la pena di essere un prefetto solo per quello, il bagno era un vero spettacolo.
Aspettai
che la vasca si riempisse fino all’orlo, poi chiusi i rubinetti e mi immersi.
Quel
tepore era così piacevole che se avessi potuto mi sarei addormentata lì.
Giocai
per una decina di minuti con le bolle, provando nuove combinazioni di
fragranze.
Uscii
controvoglia dalla vasca e mi sciacquai il viso per svegliarmi completamente.
I miei
capelli emanavano un olezzo di gardenia; misi una mano tra di essi per
ravvivarli.
Mi
muovevo così lentamente che mi meravigliai di arrivare in orario per la lezione
di Pozioni, per di più in perfetto ordine.
Mi
sedetti vicino a Jenny Robinson, una Grifondoro del mio stesso anno.
La
ragazza non dette segni di vita finché Piton non iniziò a parlare; era una vera
secchiona.
Non una
secchiona come Hermione, ma una di quelle proprio noiose che ti fanno segno di
stare zitta appena apri bocca.
Per
l’undicesima volta tentai di dirle che non doveva mettere polvere di Atropina
bensì di Mughetto, ma mi fece segno di tacere con un gesto frenetico della
mano, così sbuffai sonoramente dedicandomi interamente alla mia pozione
Dissetante.
Era una
specie di tisana che, se bevuta, ti rinfrescava per un giorno intero.
Per un
glorioso istante, credetti di aver fatto la mia prima pozione giusta
dall’inizio dell’anno.
La mia
convinzione, però, svanì quando aggiunsi dei rametti di Rabarbaro.
L’infuso,
che doveva assumere una colorazione sul celeste, era divenuto ad un tratto
verdognolo con delle sfumature sull’ocra.
Nemmeno
la persona più assettata al mondo avrebbe osato berla.
- E
questa cosa sarebbe?- disse Piton ad alta voce passando accanto al mio
calderone.
Molti
studenti di Grifondoro e Tassorosso si girarono verso di noi, incuriositi.
- Ehm…-
farfugliai, mentre assumevo il colore della mia pozione.
-
Benissimo, cinque punti in meno a Grifondoro per la sua…come la posso definire…schifezza?!?-
Vi
furono mormorii di protesta.
“Benissimo
un corno!” pensai.
Ero così
incavolata che avrei versato volentieri il liquido in testa a Piton.
Aspettai
la fine dell’ora con la testa poggiata sul banco, mentre ogni tanto davo degli
sguardi sfuggenti alla compagna al mio fianco sperando che la sua pozione
diventasse peggio della mia.
Purtroppo,
all’ultimo minuto si accorse dell’errore che aveva commesso e aggiunse la
polvere di Mughetto.
- Oh,
non è venuta un po’ palliduccia?- mi disse, guardando preoccupata la sua
mistura.
Mi
portai le mani in testa, esasperata; presi la mia borsa a tracolla e me ne
uscii senza risponderle.
Camminavo
velocemente, senza vedere veramente dove andavo, così andai a sbattere contro
un corpo pesante.
Sollevai
il capo leggermente stordita e mi ritrovai a nemmeno dieci centimetri di
distanza dal ragazzo che mi piaceva da un po’ di tempo.
I
capelli biondo platino erano tenuti su col gel, gli occhi di un grigio
metallico mi squadravano dall’alto in basso e le pallide sopracciglia erano
inarcate in un’aria di sufficienza. Aveva la cravatta allentata che lasciava
intravedere i pettorali e la camicia della divisa aderiva perfettamente ai
muscoli delle braccia.
Trattenni
il fiato osservando le numerose pieghe della sua blusa laddove l’ avambraccio
si contraeva ad angolo retto.
- Levati
di mezzo, Weasley.-
-
S-scusa…- biascicai, prima di andarmene a passo spedito arrossendo a più non
posso.
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Dopo
pranzo, decisi di andare in biblioteca con Hermione ma fu un grosso sbaglio,
perché iniziò a svuotare una decina di scaffali.
- Herm!
Non ho intenzione di stare qui per un’eternità…-
- È solo
qualche lettura per approfondire.- fece con noncuranza.
Non
avrei utilizzato esattamente la parola “approfondimento” per dei tomi grossi
quanto bolidi, ma sapevo che contro la regina della biblioteca ogni tentativo
di protesta sarebbe stato vano.
Rassegnata,
mi tolsi la divisa scolastica e la riposi nella sacca.
Sotto
portavo una camicia rosata leggermente scollata sul davanti e una gonna nera a
pieghe lunga fino al ginocchio.
Poco più
in là vidi un gruppetto di Serpeverde del sesto anno.
Lui era
poggiato ad una scansia con l’aria di uno con la puzza sotto il naso. Cosa che
lo faceva somigliare terribilmente a sua madre, peraltro.
E
pensare che era proprio quell’atteggiamento strafottente che mi attraeva e mi
innervosiva allo stesso tempo…
Mi
sedetti immediatamente alla prima scrivania che trovai, sistemando davanti a me
un’enorme pila di libri per non farmi vedere.
E come
sempre, la mia imbranataggine ebbe la meglio.
L’ammasso
di libri barcollò pericolosamente e, prima che potessi muovere un dito, cadde a
terra provocando un fracasso terribile.
Tutti si
girarono verso di me.
- Tutto
a posto?- mi chiese preoccupata Hermione venendomi accanto.
Annuii
con il capo e mandai un rapido sguardo verso di lui.
Arrossii
violentemente, notando che mi osservava sghignazzando assieme ai suoi amici.
Raccolsi
i libri, aiutata da Hermione, cercando di non far caso alle mie viscere che
stavano improvvisando un balletto esibendosi in strane contorsioni.
“Ma
perché ogni volta che mi trovo nelle sue vicinanze faccio figuracce?”
Aprii un libro qualsiasi cercando di non pensarci.
Dopo che lessi la stessa frase per una cinquantina di volte senza
capirla, mi decisi ad andarmene dalla biblioteca ignorando completamente
Hermione che cercava di fermarmi.
- Ehi, Weasley!- una voce fin troppo conosciuta mi giunse
all’orecchio; doveva avermi seguito.
Mi volsi
verso di lui che intanto mi aveva raggiunto e si trovava a pochi passi da me.
- Cosa
c’è?- dissi, senza che mi riuscisse il tono scocciato che avrei voluto avere.
-
Potresti stare più attenta a non perdere foglietti per strada…-
Non
riuscivo a capire cosa intendesse perciò lo squadrai con aria interrogativa.
Malfoy
tirò fuori da una tasca laterale della sua giacca nera di pelle un pezzo di
carta stropicciato e iniziò a leggerlo.
- Caro
Diario,
sono
così confusa in questi giorni. Ogni volta che lo vedo mi batte forte il cuore e
arrossisco come un peperone…non dovrei provare tutto questo, so che lui non mi
vuole, ne sono sicura…-
Gli
impedii di andare oltre, scaraventandomi su di lui e cercando di prendergli il
biglietto dalle mani.
Decisamente
più alto del mio metro e cinquanta, lo tenne alto sopra la sua testa, dove non
sarei arrivata nemmeno alzandomi sulle punte.
-
DAMMELO!- gli intimai furiosa.
- Per
chi è? Per il tuo Potty?- mi prese in giro.
- E
anche se fosse? Non sono fatti tuoi! Dammelo!-
Iniziai
a fargli il solletico, sperando che mollasse la presa.
Tentativo
riuscito: si piegò in due e ne approfittai per riprendere ciò che era mio.
Che
stupida! Dovevo aver lasciato la pagina in qualche libro di scuola.
A quanto
pare, i diari non erano fatti per me: prima il fatto di Tom Riddle, poi questo…
Imbarazzatissima,
me ne andai alla velocità della luce, prima che potesse ribattere qualcos’altro
per ferirmi.
Mi
fermai col fiatone solo quando arrivai in sala comune.
Finii di
leggere la pagina di diario e feci un sospiro di sollievo.
-…ne
sono sicura, lui è così bello ed io così insignificante…i suoi capelli biondi,
il suo sguardo tanto intenso…il suo nome è Draco Malfoy.-
Non
aveva letto l’ultima parte. Se l’avesse fatto non sarei ancora viva.
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- Non scendi a cena?- mi chiese Harry, vedendomi accasciata su una
poltrona.
- No, non ho molta fame…- dissi, cercando di sembrare malata.
- Dai, scendi con me! Hai una faccia...-
Dopo molte proteste mi costrinse a seguirlo in sala grande.
Al tavolo di Grifondoro Hermione stava parlando animatamente con
Neville sull’importanza dei M.A.G.O.
Quando mi sedetti accanto a lei interruppe la conversazione per
chiedermi il motivo della mia fuga dalla biblioteca.
Feci cadere di proposito la forchetta e mi precipitai sotto il
tavolo per raccoglierla.
Quando risalii sulla sedia Hermione mi chiese di passarle la
maionese, il che voleva dire che si era dimenticata della domanda che mi aveva
posto.
Sollevata, le passai il barattolo e mi decisi a mangiare qualcosa.
Quando fui sazia, mi alzai per andare in dormitorio ed Harry,
cortese, mi volle accompagnare.
Eravamo alla rampa iniziale delle scale d’ingresso quando Malfoy,
il solito rompiscatole, richiamò la nostra attenzione.
- Potty, Weasley te l’ha data la lettera?-
Harry corrugò la fronte perplesso, mentre io assumevo tutte le
tonalità esistenti in natura, dal giallo al blu.
- Lettera?- chiese, mandando sguardi da me a Malfoy e viceversa.
- Come, non gliel’hai ancora data?-
- Primo: non era una lettera, secondo: non era riferita ad Harry.-
dissi, cercando di darmi un certo tono.
- Scusa, ma di che diamine state parlando?-
Mi accorsi che la situazione doveva sembrare abbastanza strana per
Harry; io e lui che parlavamo di qualcosa che non era “sporca Weasley” o
“viscido Malfoy”.
- Di niente.- mi affrettai a dire, tirandolo per un braccio.
- Di niente? E allora a chi erano riferite quelle paroline
sdolcinate?!?-
Tirai più forte il braccio di Harry, che sembrava incollato alla
ringhiera in ferro battuto.
- Cos’è, ti vergogni Weasley? Dillo a Potty, no?-
Purtroppo, spesso la mia lingua si muove senza il permesso del
cervello, e così mi ritrovai a rispondere prima di potermi trattenere:- Non
parlava di Harry, deficiente, parlava di te!-
Non volli neppure guardare l’espressione sbalordita che
sicuramente si era dipinta sul volto di Malfoy a quella rivelazione; mi curai
soltanto di staccare con quanta forza avevo in corpo le braccia di Harry dal
corrimano.
Non seppi nemmeno io come mi ritrovai all’improvviso nella sala
comune di Grifondoro, tenendo ancora il bicipite di Harry con entrambe le mani
tremanti.
- Ginny, spiegami la situazione perché io non ci ho capito un
accidenti.-
Harry incrociò le braccia al petto.
Aprii la bocca per rispondergli, accorgendomi solo in quel momento
di avere la gola incredibilmente secca.
- Allora?-
Poggiai la fronte sul vetro appannato della finestra al mio fianco
e inspirai profondamente.
- Non c’è niente da sapere…tempo fa avevo scritto una pagina di
diario e sfortunatamente mi è caduta a terra. Malfoy l’ha trovata e pensava
fosse riferita a te. Tutto qui.- spiegai.
- E il fatto che fosse riferita a Malfoy? Anche quello è vero?-
Ero in trappola: cosa dovevo dirgli?
“Meglio essere vaga, non darò risposte di cui mi potrei pentire.”
- Ora vai troppo sul personale, quello che dovevi sapere l’hai
saputo…buonanotte.- lo salutai e mi allontanai a passi misurati, come se non
fosse successo niente.
Un minuto dopo, ero stesa sul mio letto a baldacchino tutt’altro
che tranquilla.
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Per mia fortuna, il giorno dopo era sabato e potei stare distesa
sul mio letto a dormire placidamente fino alle undici.
Cioè, se fosse stato per me, sarei rimasta a dormire fino a sera
solo per evitare d’incontrarlo; ma naturalmente Hermione entrò come una furia
nel dormitorio femminile del quinto anno e mi scrollò furiosamente per
destarmi.
- Che tocco delicato, proprio femminile!- la presi in giro, con
voce ancora insonnolita.
- Pigrona, alzati! Dobbiamo andare da una parte…- mi intimò.
Mi chiesi cosa avesse in mente, ma appena stavo per formularle la
domanda mi arrivava un abbigliamento in piena faccia.
- Metti questo…no, forse è meglio questo…-
Alla fine, sembravo uscita da un cartone animato.
Portavo una maglietta slargata giallastra, dei pantaloncini
sdruciti lunghi fino alle ginocchia e un paio di ciabatte a infradito.
Riuscii finalmente a scorgere Hermione nella montagna di roba che
aveva messo in subbuglio e vidi che non era vestita meglio.
Indossava una salopette e un paio d’occhiali scuri che le
nascondevano i begli occhi color nocciola.
- E dove staremmo andando conciate così?- le chiesi, mentre mi
trascinava di corsa giù per le scale.
- Ora vedrai!- mi rispose, facendomi l’occhiolino.
Uscimmo nel cortile della scuola, sempre correndo, e una piacevole
brezza mi sferzò i capelli, già scompigliati.
Sulla riva del lago, un gruppetto di ragazzi, che non riuscivo a
riconoscere da quella distanza, stava trainando qualcosa in acqua.
Avvicinandomi, li riconobbi: erano Harry, Ron, Neville, Dean,
Seamus e Luna.
Capii al volo; volevano fare un giro in barca.
- Dove l’avete trovata questa?-
Harry, che stava arrotolando una corda, alzò il capo per
rispondermi.
- Hagrid ce l’ha prestata; è una di quelle barche che utilizza per
trasportare gli allievi del primo anno…-
- Ma non ci andiamo tutti.- osservai; per quanto riuscivo a
ricordarmi, ogni barca poteva contenere al massimo quattro persone.
- Infatti l’altra è già nel lago.- mi indicò una barca poco più in
là dal punto in cui ci trovavamo.
- Oh…-
Prepararono le ultime cose, mentre io ed Hermione oziavamo, da
brave nullafacenti.
- Ok, possiamo andare.- affermò mio fratello.- Ginny, Harry ed
Hermione vengono con me e voi andate nell’altra barca.-
- Io non ci vengo con un noioso come te! Vado con loro e Neville
viene con voi…- dissi, determinata a non rovinarmi il giro in barca.
Ron mi scoccò uno sguardo infuriato, poi mi voltò le spalle e salì
sulla barca a riva, seguito dalla sua “ciurma”.
- Bene, andiamo.-
Mi tolsi le ciabatte e salii sulla barca restante.
Luna fece lo stesso; Dean e Seamus mandarono uno sguardo
preoccupato verso la Lovegood, per poi salire anche loro.
Per un bel po’ li facemmo remare, prendendo come scusa il fatto
che loro erano maschi.
Mi sedetti sulla punta, immergendo i piedi nell’acqua tiepida.
Chiusi gli occhi, godendo appieno del sole che picchiettava
insistente sulla mia pelle con i suoi raggi dorati.
Era una sensazione che provavo poche volte; in Inghilterra il tempo
è quasi sempre piovoso.
Chinai leggermente il capo per bagnarmi anche le mani, quando
qualcuno mi spinse da dietro, facendomi cadere dal mio precario equilibrio.
Il respiro mi restò mozzato in gola, mentre mi agitavo con
entrambe le mani cercando un sostegno.
Mi ricordai improvvisamente della piovra gigante e mi dimenai
ancora di più nell’acqua, cercando di schiudere gli occhi.
Quando finalmente toccai una parte della barca, mi ci aggrappai
con tutta me stessa, ignorando i pizzichi che qualcuno mi stava dando cercando
di farmi schiodare le mani dal bordo.
Presi un lungo respiro e mi catapultai in avanti, facendo appello
a tutte le mie forze.
Ero sulla barca.
La testa mi girava terribilmente, ma quello che mi urtava di più
era la risata di scherno che mi giungeva alle orecchie, mezze tappate
dall’acqua.
Era Dean; lo vidi fare una mia imitazione mentre mi dimenavo,
dovevo essere sembrata buffa.
Senza che avesse il tempo di accorgersene, gli feci uno sgambetto
che lo fece capitombolare col sedere per terra.
- Ginny, ma sei pazza?-
- Io sarei pazza? Non tu che per poco mi facevi affogare?-
- Il mio era solo uno scherzo.-
- Bello scherzo del cavolo!- ero irritata, terribilmente.
- Ragazzi, calmatevi.- cercò di dire Seamus mentre noi due ci
guardavamo in cagnesco; Luna invece sembrava disinteressata alla vicenda e
osservava tranquillamente uno stormo d’uccelli che stava passando in quel
momento sopra di noi.
- Mi hai praticamente rotto una caviglia, lo sai? Stupida che non
sei altro…- mi disse Dean in tono petulante.
Stupida che non sei altro? A me?!?
E no, questa non gliel’avrei fatta passare.
Cercai di alzarmi in piedi, ma la barca si sbilanciò facendoci
cadere tutti in acqua.
Quando riemersi in superficie, tre facce mi guardavano torve e la
barca era capovolta.
- GINNY!-
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Doveva essere ora di pranzo; lo percepii dal fatto che il sole era
meno forte e che molti gruppetti seduti all’ombra degli alberi si alzavano per
recarsi al castello.
I miei amici erano rientrati anch’essi, mentre io avevo preferito
restare seduta sulla barca capovolta che pian piano si era avvicinata alla
riva, fino ad arenarsi.
“Sono un completo disastro.” mi ritrovai a pensare.
Ero ridotta davvero male; i capelli umidicci appiccicati sul
volto, la maglietta già slargata divenuta così trasparente che sembrava essersi
sciolta e le infradito chissà dove.
- Sapevo che ti avrei trovata qui.-
Mi girai di scatto; quella voce era inconfondibile, eppure la
frase pronunciata formava un netto contrasto con la persona che l’aveva
pronunciata.
- Cosa intendi dire?- chiesi, senza guardarlo negli occhi.
- Semplicemente che mi stai evitando.-
Mi domandai se si stava prendendo gioco di me.
- Sei un po’ sciocca. Dici una cosa e poi ti nascondi.-
La sua voce era acciaio fuso.
- Non mi sto nascondendo.-
- Davvero?- sussurrò scettico.
Si avvicinò a me senza che me ne accorgessi e mi prese il mento
tra le mani.
Il suo tocco era delicato e fermo; mi provocò un brivido.
- Guardami.-
Istintivamente, alzai lo sguardo e lo fissai nelle sue iridi
grigio-verdi, piene di desiderio.
Si, non potevo sbagliarmi, esprimevano desiderio.
- Malfoy, ti sei bevuto il cervello?-
- A quanto pare non sono l’unico…- disse sogghignando.
Una sua mano scese lungo i miei fianchi, l’altra si posò sulla mia
nuca per farmi avvicinare, senza, tuttavia, che ce ne fosse bisogno.
Incrociai le mani dietro il suo collo liscio come il marmo, scossa
da un tremito incontrollabile.
Le nostre labbra si sfiorarono; poi il contatto divenne più
profondo, le nostre lingue s’inseguivano in un gioco pieno di passione.
Quel contatto era come un assaggio di veleno paradisiaco, mi
smorzava il respiro, mi stava uccidendo dolcemente.
Quando ci separammo e io schiusi gli occhi- non saprei dire se fu
dopo un attimo o dopo dieci minuti- mi meravigliai che esistesse ancora il
mondo intorno a me.
In bocca, potevo avvertire distintamente la fragranza di menta che
mi aveva lasciato.
Ci stavamo fissando, leggermente imbarazzati.
- È stata una fortuna che abbia trovato quella pagina di
diario…sai perché?-
- Perché?- chiesi, anche se pensavo di sapere già la risposta.
Lui si avvicinò maggiormente a me, accostando le sue labbra al mio
orecchio.
- Perché sono irrimediabilmente cotto di te, piccola Weasley.-
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=> The end <=
POSTILLA: Questa è una delle prime storie che ho scritto e anche
se è molto rose e fiori e quindi ben poco mi rappresenta ho deciso di
modificare solo delle parti…ho voluto ricreare una Ginny pasticciona e
timidotta, come la immagino io.
Grazie in anticipo alle persone che leggeranno e che
recensiranno^___^!
Un baciotto! J