Mi
vengono in mente una sfilza di cose da urlarle in faccia, mentre
corro verso la spiaggia. Testarda, disubbidiente, cocciuta,
incosciente, esasperante, mi porterai alla follia un giorno...
Oh
sì, son pieno di buoni propositi e deciso a farle capire che
deve
ascoltare i miei consigli. E lei ribatterà che,
teoricamente, dovrei
ascoltare anche io i suoi che, a onor del vero, sono saggi. Ma io
potrei ad esempio dirle che... forse... Accidenti a lei, siamo
testardi uguali, che diavolo potrei ribattere?
Corro
come un forsennato e la sento urlare e la mia voglia di sgridarla per
un attimo viene sostituita dal panico. La sua barca è vicina
alla
riva, corro nell'acqua gelida che mi toglie il fiato e mi accorgo che
non sta bene. Mi basta un attimo per capire...
"Dammi
i remi Demela!".
Prova
ad obiettare e le ribadisco, perentorio, il mio ordine. Glieli
strappo di mano quei dannati remi e li butto nel mare in tumulto, con
quelle onde che si infrangono su di noi e ci fanno mancare il fiato.
"Sei testarda, cocciuta, sei...".
Si
volta verso di me furente, ha anche il coraggio di controbattere
nonostante i dolori del travaglio evidenti. "Oh, io lo sono? E
tu?".
"Dove
saresti se non fossi arrivato?" - le urlo. Accidenti, come fa a
non capire che si è messa nei guai, che sta facendo una cosa
pericolosa per lei e per il nostro bambino? Ci ho messo una vita ad
accettarlo questo figlio e ora, dannazione, tu non mi farai morire di
preoccupazione per entrambi!
Lei
non perde il suo cipiglio, ha la faccia di una che vorrebbe mettermi
le mani addosso. "Dove sarei io? Dove saresti TU se non mi
avessi incontrata? Saresti a bere, a fare a botte e ad evitare la
forca!".
"Analizziamo
la mia condotta in un altro momento, che ne dici Demelza?" - le
urlo, tentando di prenderla fra le braccia e di tirarla giù
dalla
barca. Si muove come un'anguilla, urla ed è rabbiosa come
una gatta
in calore. "Vuoi smetterla di dimenarti?" - le grido,
mentre fra le mie braccia la porto fuori dall'acqua.
"Sei
odioso!".
"E
tu sei esasperante!".
Mi
guarda con quei suoi occhi azzurri tanto dolci e tanto selvaggi
insieme. "Vorrei affogarti, Ross!".
Sento
che si contrae dal dolore e nonostante tutto mi viene da ridere. E'
una situazione comica forse, per chi ci guarda da fuori. Mentre
litighiamo ha in se la stessa forza, la stessa passione, lo stesso
furore di quando facciamo l'amore. Anche in pieno travaglio, mi tiene
testa senza problemi. Dovevamo mandarci lei in guerra in Virginia,
avremmo di sicuro vinto. "Mi affogherai, certo! Magari dopo che
avrai partorito il nostro bambino".
Non
le permetto di ribattere stavolta e corro verso casa con lei fra le
braccia. Nonostante tutto è stremata e ha un parto da
affrontare. Mi
chiedo come possa essere arrivato a questo? Santo cielo, non
è
normale venire a recuperare una moglie in travaglio che si mette a
uscir per mare a pesca!
Le
fisso brevemente il viso, quei suoi capelli rossi che ora, bagnati,
le ricadono sul viso e fanno scivolare sulle sue guance minuscole
gocce d'acqua. E' bella, molto! Certe volte, se penso a come mi
comporto, penso di non meritarmela. Certe volte mi chiedo quanto mi
annoierei se non l'avessi a fianco. Certe volte mi chiedo quanto mi
sentirei perso se dovessi perderla. Ho sofferto con Elizabeth, quando
ha sposato Francis. Mi chiedo se soffrirei allo stesso modo senza di
lei...
Urla
di nuovo dal dolore e smetto di pensare. Devo correre o questo
bambino me lo partorisce sulla spiaggia. Per quanto sia forte, sono
in ansia per lei e per il piccolo in arrivo.
Corro
a casa, aspetto nella nostra sala, la lascio alle cure di chi la
può
aiutare e aspetto con lo stomaco che mi si contorce.
E
infine lo sento, un pianto così simile a quello di Julia che
per un
attimo mi illudo che sia lei e che sia tornata.
Ma
non è Julia, è Jeremy a piangere. E ha lo stesso
viso rotondo della
sorella, lo stesso nasino all'insù e la faccia furba di
Demelza. E'
simile a sua sorella, a sua madre e a me e ha tutta una sua nuova
storia di vita da scrivere.
Per
quanto l'abbia temuto, ho il cuore colmo di gioia quando li
raggiungo. Mia moglie è finalmente calma, mi stringe la mano
e io la
abbraccio, accarezzando il viso di mio figlio che, avvolto nella
coperta, dorme tranquillo.
Bacio
Demelza e lei, dolcemente, mi risponde. Non c'è
più traccia in lei
della rabbia di poco prima ma solo gioia e stanchezza. La amo e
forse, per oggi, non mi annegherà. Guardo Jeremy
e mi rendo conto
che io e lei, insieme, abbiamo dato vita ad un'altro capolavoro, il
fratellino di Julia, mio figlio e il suo...
|