Ormai era Novembre inoltrato, io e Cass eravamo tornati insieme da
quasi due mesi e avevo come l'impressione che noi due stessimo avendo
un crollo. Ormai la sua dolcezza era svanita, passava sempre meno tempo
con me, e molte volte, mi lasciava sola durante le lezioni. Per non
parlare del fumo, ormai si fumava due pacchi al giorno. Non trascurava
solo me, anzi, moltissime volte, mi vedevo costretta a portare quel
cucciolone di Demon a spasso. Quel giorno, era proprio uno di quelli.
Io e Demon passeggiavamo sconsolati al bordo della strada. Non ci
sopportavamo io e quel cane, mi aveva sempre ringhiato contro, ma fummo
quasi inseparabili, quando pure lui si rese conto del mio stato
d'animo; soffrivamo la mancanza della stessa persona, e Demon lo aveva
capito.
Passeggiavamo a capo basso in direzione del parco, quando Demon
iniziò ad abbaiare furioso. In lontananza, sentivo due voci
urlare, mi sembrava quasi la voce di Castiel, ma se fosse stato
così, il cucciolone mi avrebbe trascinato da lui, e non si
sarebbe messo ad abbaiare.
Era sera, e l'unica luce, la fornivano i lampioni, che in quel preciso
istante si fulminarono, tutti insieme.
Non era una coincidenza.
Improvvisamente ripensai a quell'uomo, in quel vicolo.
Fui presa dal terrore, e spronando Demon, corsi in direzione delle due
voci. Ad un tratto si puntò, e iniziò a ringhiare
verso un ombra a lato della strada.
Non resistevo, avevo troppa paura, mi acasciai a terra, avvicinandomi
Demon, quasi fosse l'unica mia salvezza, e raccolte tutte le mie forze
gridai a pieni polmoni il nome del mio ragazzo, ragazzo che ormai non
vedevo in giro da quasi due settimane.
Chiusi gli occhi, non volevo vedere, ma subito mi accorsi che Demon
aveva preso a scodinzolare, e fidandomi di lui, sperando fosse arrivato
Castiel a salvarmi, li spalancai.
Era Castiel, l'ombra tanto misteriosa, cosi mal ridotto che nemmeno il
suo cane lo riconosceva più. I suoi capelli avevano perso il
loro colore, per tornare di un cupo e triste nero, aveva gli occhi
pieni di lacrime, puzzava di fumo ed era sfatto dall'alcool. Cominciai
a piangere, e gli corsi incontro, per abbracciarlo. Più che
un abbraccio, lui si acasciò sulla mia spalla
In preda allo sconforto e alla disperazione mi misi ad urlargli contro.
"Castiel, Castiel, amore mio, che hai, che ti é successo?!"
"Kensi, portami a casa, ti supplico."
Parlava a fatica, e facendomi coraggio, lo sorressi fino al suo
appartamento, dove decisi di restare, almeno per la notte.
Lasciai Demon in salotto, e portai Cass al piano di sopra, in camera
sua.
Scesi ad inserire l'allarme, e mi soffermai in bagno a prendere qualche
medicina.
Quando tornai, era nella stessa posizione in cui lo avevo lasciato.
Gli poggiai una mano sulla fronte, scottava. Lo costrinsi a bere una
medicina, e prendendo fiato, pensando che non potevo lasciarlo
così, mi decisi a spogliarlo.
Gli tolsi la giacca di pelle, buttandola in un angolo della stanza, poi
la maglietta, che finí chissà dove.
Non me la sentivo nemmeno di lasciarlo un secondo, e per non fargli
prendere freddo, mi sfilai la maglia che portavo addosso,
mettendogliela, in fondo era una delle sue.
Rimasta così, solo in reggiseno davanti a lui, senza
vergogna, gli chiesi di togliersi i pantaloni ed entrare a letto, avrei
pensato io a lui.
Ormai le lacrime mi segnavano il volto, ma cercavo di nascondere
più che potevo la mia sofferenza, che avrebbe senz'altro
peggiorato la sua.
Castiel era a letto, e io gli stavo passando uno strofinaccio umido in
fronte, per cercare di far scendere la temperatura.
Ad un tratto aprì gli occhi, e mi chiamò con voce
sommessa.
Io scossa, lo sovrastai, abbracciandolo.
Iniziò a piangere, facendo così, commuovere anche
me, che per una volta dovevo, però, mostrarmi forte.
"Amore mio, che hai?"
"Kensi..."
Singhiozzò come un bambino dopo la peggiore delle cadute.
"Amore, parla..."
"Kensi, l'aereo su cui lavoravano i miei é andato
disperso..."
Riprese a piangere, in un impeto di dolore.
Non me la sentii di dire niente, presi a coccolarlo, a pettinargli i
capelli con le dita, a sussurrargli che sarebbe andato tutto bene.
Non lo avevo mai visto così, ed io di certo, non ero quel
genere di persona in grado di inculcargli coraggio.
Continuai a coccolarlo finché il suo respiro non si
alleggerì, segno che ormai il peggio era passato, e che era
crollato, vinto dal sonno.
Mi alzai, e cercai una sua felpa nell'armadio, mi tolsi i pantaloni, e
chiudendo la cerniera, entrai nel letto, con lui.
~
Non riuscivo a prendere sonno, e guardai l'orologio luminoso, le 4.20.
Girai lo sguardo verso Castiel, che era accucciato al mio fianco.
Pensai a quanto dolore stesse provando, in fondo potevo capirlo, i miei
mi avevano abbandonato per sempre in un incidente d'auto.
Strinsi il ragazzo che mi giaceva a fianco, tirandolo verso di me, in
un abbraccio spacca ossa, facendo però attenzione a non
svegliarlo.
Mi era mancato cosi tanto, invece di sparire sarebbe dovuto restare al
mio fianco, ma ciò che importava davvero, era che potessi
continuare a stringerlo.
Mi addormentai, così, appoggiandomi nell'incavo del suo
collo.
~
Venni svegliata da Castiel che si stava agitando nel letto.
Subito preoccupata, lo aggredii di prima mattina.
"Amore, che c'è?"
"Oh, Kensi, non volevo svegliarti..."
"Tesoro, stai meglio oggi?"
"Io vado a farmi una doccia..."
Mi alzai con le tempie pulsanti, scesi a fare colazione, e risalite le
scale, mi buttai sul letto, accucciandomi sotto le coperte.
Lo sentii tornare in camera e rivestirsi, quando finalmente si accorse
della mia presenza.
"Kensi, ma non ti eri alzata?"
"Alzata, lavata e vestita. Ora, ti vuoi decidere a rispondermi?! Come
stai?"
"Kensi, andiamo, alzati."
Tirai fuori la testa dalle coperte, lasciando che le lacrime
sgorgassero copiose davanti ai suoi occhi di cenere.
"Porca puttana Castiel, ripondimi! Continui a trattarmi come se niente
fosse, come se io non fossi nulla!
Guardami! Non lo capisci che comportarti così non porta a
niente? Nessuno potrà mai rimproverarti di aver pianto o di
esserti mostrato fragile. Smettila di essere così
orgoglioso, finirai solo per far soffrire chi ti sta intorno!
Sei sparito per due settimane, senza nessuna spiegazione o avviso.
Lysandro non ha fatto altro che cercarti in giro per locali tutto il
tempo, era disperato! Ed ora che sei tornato che fai? Non ti preoccupi
neanche lontanamente ne di lui, ne di me.
Non fai altro che chiamarmi freddamente Kensi da quando sei tornato.
Non ti sei sbilanciato un attimo! Troppo orgoglioso e attento alla tua
immagine pure per chiamare amore la tua ragazza!
Io Castiel non ti capisco. Sono rimasta sola al mondo, non ho altri che
te al mio fianco, eppure, sapendo benissimo che potrei capirti in
pieno, non vuoi neppure dirmi come ti senti, non vuoi arrivare al punto
di farti sorreggere da nessuno.
Tu sei quello forte, tu sei il figo della situazione, tu sei il
donnaiolo della band! Sei tu quello che risolve i problemi, sei tu
quello violento e iracondo, sei tu quello sempre pronto a tutto.
Ma Castiel, non sei nulla di quello che vuoi far credere, sei come me,
come Lys, come tutti, anche se non vuoi ammetterlo.
Sei forte, questo è vero, ma non puoi sempre fare il
superiore, anche tu hai bisogno di una mano pronta a sorreggerti,
specialmente in momenti come questi amore mio, e lo sai, va tutto bene
se siamo insieme..."
"Kensi, ti amo- stava piangendo - ti amo più di ogni altra
cosa, lo sai.
Sei tutto, amore, tutto, che poi ormai, non ho più nessuno.
L'aereo su cui lavoravano mamma e papà è dato per
disperso, appena l'ho saputo sono andato in America, per saperne di
più, ma non mi è passato per la mente di
avvertire nessuno... Dobbiamo, devi chiamare Lysandro, io non ce la
faccio più..."
"Amore mio, niente risse, sei ancora tutto intero?"
"Beh, no... Ieri notte, é saltata la corrente dei lampioni
perché... Vabbé, per sbaglio ho fatto saltate il
contatore nel vicolo..."
"Amore, sei tutto intero? Non mi interessa della corrente"
"Eppure non hai fatto che urlare disperatamente il mio nome. La
spalla... Penso sia slogata, ma nulla di grave"
"Sei sempre il solito, odioso e beffardo."
"Per questo mi ami."
Si avvicinò a me, e piegandosi in avanti mi prese le guancie
tra indice e pollice, scendendo a baciarmi.
Era un bacio dolce, travolgente e al tempo stesso passionale. Un bacio
che sapeva d'amaro, come il dolore e la rabbia che Castiel si portava
dentro.
Un bacio, che durò decisamente troppo poco, contando tutto
il tempo che era passato dall'ultimo, ma che venne interrotto dal mio
cellulare che squillava.
Mi staccai dal Castiel, rispondendo al telefono, che mi venne strappato
di mano.
"Se non ti dispiace, vecchio, ho due settimane da recuperare" disse
buttando il cellulare dall'altra parte del letto, lasciando un Lysandro
sbigottito dall'altra parte della linea.
Lo guardai e roteai gli occhi.
"Ti amo, Castiel"
"Su, non fare la preziosina, e chiamami come ti piace tanto..."
"Ti amo, tesoro."
"Anche io, principessa..."
Note dell'autrice:
Salve! Chiedo venia della grande assenza dal sito, dove tipo ogni mia
storia è stata lasciata lentamente morire (o forse qui ho
solo questa in corso, non ne sono sicura...). Ultimamente è
stato periodo di magra, l'ispirazione non veniva e cercavo di
concentrarmi di più sulle storie che ho attive su wattpad,
dove potete trovarmi sempre sotto lo stesso nickanme.
Non so se questa storia qui è seguita come su appunto,
wattpad, ma mi sembra più che giusto aggiornare anche qui,
perciò vi pubblico ora i tre capitoli che ho scritto nel mio
periodo di assenza. Spero che coloro che seguono la storia possano
essere soddisfatti di questo maxi aggiornamento.
Baci
Ino
|