003.
Ends
Personaggi:
Aquarius Camus, Scorpio Milo
Rating:
Giallo
Parole: 1661
Le
notti estive al Grande Tempio erano un'atroce tortura per Camus, il cui
fisico era stato scolpito dai duri ghiacci siberiani. Si agitava fra le
coperte, il petto e la schiena percorsi da piccoli rivoli di sudore. Il
volto bellissimo si contrasse in un'espressione corrucciata, mentre le
folte ciglia vibravano impercettibilmente. Serrò le labbra sottili,
socchiudendole solo per permettere ad un lungo sbuffo di fuoriuscire.
Si rigirò per, probabilmente, la milionesima volta fra le lenzuola
ormai bagnate di sudore, che gli si appiccicavano addosso come un
secondo, scomodo strato epidermico. Un ciuffo di capelli rossi,
sfuggito alla coda in cui aveva raccolto la sua lunga chioma, gli
percorreva il collo ed il petto muscoloso, come se fosse un rivolo di
sangue. Spazientito, il francese si tirò su a sedere, scalciando per
liberare le lunghe gambe dalla loro prigione di lino, mentre scostava
la fastidiosa ciocca dal suo collo, sul quale si era attorcigliata come
un cappio. Nonostante avesse creato un sottile strato di ghiaccio che
avvolgesse la grande stanza, il caldo di quelle giornate era più che
sufficiente per scioglierlo. Non potendo certo mettersi a lanciare
Aurora Execution dentro casa -
sia mai rovinare la sua collezione di pregiatissimi formaggi francesi
d'importazione -,
non aveva potuto far altro che rinnovare ogni due ore la sua sottile
barriera e, al contempo, difendersi dai suoi colleghi che avevano
scambiato casa sua per una cella frigorifera. Troppe volte si era
ritrovato a buttare dalla finestra i quintali di chorizo che Shura
appendeva alle splendide travi a vista della sua cucina.
Doveva
essere stato il karma, ne era sicuro. Era lo scotto per essersi
presentato, alla festa di Halloween dell'anno prima, con una vaschetta
di gelato alla vaniglia e una nevicata artificiale per movimentare la
serata, distruggendo la brace per le caldarroste. Aiolia ancora
piangeva al ricordo delle bruciature da ghiaccio, e non aveva mai più
indossato il suo gonnellino da Tarzan da quella catastrofica nottata.
Era il karma, senz'altro.
Conscio
del fatto che ormai il dio Morfeo non lo avrebbe graziato con del sonno
ristoratore, il Cavaliere di Aquarius si alzò, diretto al suo comò di
legno di betulla, dal quale cavò fuori un paio di boxer. La temperatura
a sua avviso era talmente insopportabile da costringerlo a dormire
totalmente nudo, cosa che gli faceva ben sperare di non doversi mai
ritrovare in una situazione di emergenza nel bel mezzo della notte.
Sarebbe stato imbarazzante veder penzolare i suoi genitali da sotto la
cintura dell'armatura. Calzati i suoi boxer lindi e profumati, si
diresse trascinando i piedi verso la cucina, intenzionato a ficcare la
testa nella ghiacciaia. Sbadigliò rumorosamente, stiracchiandosi
sgraziatamente per rilassare le vertebre, quando un rumore lo bloccò
sul posto. Gli era sembrato di sentire uno sciabordio provenire dalla
sua stanza da bagno. Rimase fermo, i sensi in allerta. Ma il silenzio
che albergava nella sua casa lo tranquillizzò; probabilmente, si era
trattato di uno scherzo dettatogli dalle lunghe notti insonni che
ancora si portava sul groppone. Riprese a ciabattare verso la cucina,
quando un suono inconfondibile gli arrivò ai timpani. Si rizzò
improvvisamente, i sensi in allerta. Quello era un rumore di coccio
contro coccio. Qualcuno stava frugando fra le sue ampolle nel bagno. Ma
non avvertiva nessun cosmo; che il suo nemico lo stesse nascondendo? O
forse si trattava di un ladruncolo da quattro soldi? In ogni
caso, gli avrebbe costruito una bella bara di ghiaccio Made in Siberia.
Sfruttando i piedi nudi, che gli permettevano di calpestare il
pavimento di marmo senza emettere il minimo suono, il francese arrivò
fino alla soglia della sua stanza da bagno. Ora sentiva distintamente
qualcuno immergersi nella sua preziosa piscina di acqua fresca, sua
unica salvezza in quel clima torrido. Questo. Era. Troppo.
- Ehi tu!
- urlò irritato, irrompendo nella stanza spalancando la porta. Le sue
braccia erano già posizionate per usare la Diamond Dust, quando uno
squittio spaventato lo bloccò. Rimase immobile, e in mutande,
sull'uscio della porta, la bocca spalancata. Di fronte a lui, una
cascata di ricci biondi nascondeva parzialmente il volto conosciuto di
Scorpio Milo, stravolto dalla sorpresa. Era nudo, con l'acqua che gli
arrivava alle ginocchia, in proncinto di sedersi nella bassa piscina,
congelato - metaforicamente - in quella posizione sgraziata.
-
Cos.... COSA CI FAI TU QUI??! - urlò sbiancando pericolosamente, mentre
i suoi neuroni lo informavano in ritardo del fatto che Milo era
totalmente svestito. - e mon
Dieu,
copriti! Svergognato! - Milo emise un suono acuto, tuffandosi nella
piscina e raccogliendo attorno a sè quanta più schiuma possibile, nel
frenetico tentativo di nascondere le sue grazie. Si fermò, alzando gli
occhi perplesso, come se un'illuminazione l'avesse colto all'improvviso.
- Ma dai, mi hai già visto nudo, che sono queste scene?
- Zitto! Maniaco! Pervertito!
- Ohhh non fare la prima donna.
-
Sessuomane! Imbecille! - Continuò Camus, mentre un rossore diffuso si
diffondeva sulle guance cadaveriche, puntando un indice accusatore
contro il greco. - Non ricordo di averti mai visto nudo! E anche se
fosse, non significa che io voglia vederti in questo stato di nuovo!
- Ahh, allora ricordi anche tu di quando ci siamo dovuti fare la doccia
insieme. Ehehe, non te la scordi la mia "Cuspide Scarlatta"
eh? - disse con fare compiaciuto lo Scorpione, appoggiando i gomiti al
bordo della vasca. Il francese, d'altro canto, sembrava sul punto di
surgelare il suo migliore amico e scaraventarlo giù per le scalinate
del Tempio, quando si accorse di un rossore innaturale sulle gote
abbronzate dell'uomo, sicuramente abituato a quel clima, per non
parlare degli occhi lucidi.
- Tu... sei andato di nuovo a bere con
quegli ubriaconi di Rodorio? - disse disgustato Camus, ignorando
totalmente la frase spaccona dell'altro, mentre andava a recuperare un
asciugamano, determinato a mettere fine a quella visione pietosa. Quasi
strappò un morbido asciugamano da una mensola, mugnango minacce di
morte e sottili imprecazioni; quando si girò nuovamente verso il greco
lo trovò intento a galleggiare a pancia in giù nell'acqua, le mani
aggrappate al bordo della piscina, le gambe piegate e i glutei sodi che
affioravano dalla schiuma come due isole gemelle. - E copriti, che
cazzo! Ti si vede il sedere! - esclamò con i capelli ritti, gettando
irato l'asciugamano in testa a Milo. Questo, flemmatico, accolse la
biancheria in piena faccia, tornandosene seduto e guardando storto
l'amico.
- Se non ti piacciono non guardare. Ti sconvolgo al punto
da farti perfino dire "cazzo"? - rispose serafico appoggiando la
schiena alla parete piastrellata, arrotolando l'asciugamano e
appoggiandolo sulle spalle. Camus ringhiò, quando improvvisamente
l'occhio gli cadde su di una rivista appoggiata sul pavimento, accanto
ad una paperella di gomma che, era sicuro, non fosse sua. Incuriosito,
si diresse alle spalle del greco, impegnato a ridacchiare fra se e se,
raccogliendo la rivista. La copertina era totalmente nera, lucida, di
materiale scadente, il titolo illegibile. Sia mai che quel disgraziato
gli portasse dell'immondizia in casa. Senza pensarci, aprì il magazine.
-
Ehi, ehi quella è roba mia! Eddaiiii - si lamentò Milo accorgendosi
troppo tardi di ciò che stava facendo Camus. Alzò lo sguardo
sull'amico, che osservava con gli occhi spalancati la prima pagina
della rivista.
- ... IL Y EN A MARRE! -
gridò il francese sull'orlo di un attacco compulsivo di vomito. -
Questo è davvero troppo! Tu... Tuuuu, maledetto psicopatico - sibilò
con gli occhi iniettati di sangue al collega ubriaco, che lo osservava
confuso. - Tu sei venuto nella MIA casa, nella MIA vasca per... per...
- raccolse il fiato, tremando come una foglia, nel tentativo di
ricomporsi. Non era da lui fare quelle scenate, il gelido Aquarius
conosciuto per non mostrare mai i suoi sentimenti. Socchiuse gli occhi,
inalando più aria possibile, per rilasciarla con uno sbuffo. Sperando
di essersi calmato, portò gli occhi grigi su quelli azzurri di Milo,
pronto a fucilarlo senza pietà con un'Aurora Execution. - Tu sei venuto
qua per... masturbarti su un giornale pornografico? - sibilò mostrando
al biondo la prima pagina della rivista, dove figurava una signorina
poco vestita in una posa abbastanza esplicita. Milo osservò la pagina,
poi Camus, poi tornò a guardare la pagina, faticando a mettere a fuoco.
-
Ooohhh. Beh, hai ragione. Sennò perchè avrei portato la paperella? -
Appoggiò il mento sul palmo della mano, mentre ridacchiava tutto
contento.
- Basta così! Finita, è finita, capito?!!
- Finita cosa? - chiese con voce strascicata il greco, sfogliando la
rivista che Camus aveva abbandonato di fronte a lui.
-
La nostra amicizia, schifoso malato pervertito ubriacone che non sei
altro! E guardami quando ti parlo! - strillò con gli occhi fuori dalle
orbite il francese, lanciando irato la paperella contro il muro di
fronte a lui, senza tuttavia ottenere alcuna risposta dal compare.
Milo, d'altro canto, iniziò a sentire improvvisamente freddo. Che la
sbornia stesse scendendo...? Un improvvisa morsa gelata allo stomaco lo
fece gridare, mentre realizzava di essere improvvisamente bloccato dal
busto in giù. La superficie dell'acqua era totalmente ghiacciata, e in
quelle condizioni il Saint di Scorpio non poteva certo liberarsi.
Rabbrividì visibilmente, stringendo le braccia al petto e ficcando le
mani sotto le ascelle, cercando di dimenarsi da quella trappola
glaciale.
- Camus! Camus, amico mioooo... sono bloccato. Dai su, non
fare la carogna, liberami. Sto ghiacciando. E mi si è tutto ritirato.
Ahaha, beh almeno ora è di dimensioni normali... eheh... l'hai capita?
Se no te la spiego... - In piedi sulla soglia, il francese
mezzo
nudo lo osservava con un sorriso soddisfatto in volto. La Diamond Dust
ne dava di soddisfazioni, altrochè. Aggrottò le sopracciglia,
grattandosi il mento.
- Oh, pare proprio che tu abbia bisogno di
me... aspetta eh, ti aiuto io. - Allungò le braccia di fronte a sè,
concentrandosi attentamente. Dopodichè, fece alcuni movimenti convulsi,
come se stesse preparando un attacco. Milo lo osservava speranzoso,
certo che avrebbe frantumato quel ghiaccio in pochi millesimi di
secondo. Il rosso aveva steso i pugni in direzione del collega, con i
polsi rivolti verso l'alto. Un ghigno malvagio gli si dipinse sul
volto, mentre alzava i diti medi di entrambe le mani.
- Et voilà.
A domani, mon amis. - disse salutando l'amico ubriaco, chiudendo la
porta e dirigendosi di nuovo verso le sue stanze. E fino a domattina,
Milo era sistemato.
Angolo autrice:
Io....
non so che dire. Se non che questa è la seconda intrusione nella casa
del povero Camus, che in una vita precedente doveva essere stato un
brigante per meritare tante scocciature. E suvvia, chi da ubriaco non
ha combinato qualcosa di simile? Beh, io mi auguro nessuno perchè è
davvero davvero imbarazzante. Ahh, che senso di potere avere i goldini
alla mia mercè. Come magari avrete notato, avevo citato questo piccolo
episodio nel capitolo precedente. Ebbene sì, è altamente probabile che
io rifaccia lo stesso con tutti gli aneddoti che citerò; sono occasioni
troppo ghiotte per farsele scappare.
Ringrazio
tutti coloro che hanno recensito, messo fra le "Seguite", "Ricordate" e
"Preferite".
Alla prossima!
Black Ink Velvet
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