Tears from the Sky
Tears
from the Sky
Quanto
tempo era passato dai nostri baci sotto la luna?
Quanto tempo era scivolato via dalle nostre notti d’amore?
Quelle in cui mi facevi volare ad ogni tuo tocco, ad ogni parola
sussurrata roca vicino al mio orecchio.
Il tempo passava ed io non me ne rendevo conto.
Sentivo esplodermi all'interno, le stesse emozioni di quando stavamo insieme.
Eppure, tutto intorno a me era cambiato.
A cominciare da te, Sam.
La pioggia, fuori dalla mia finestra, cominciò a scendere
giù dal cielo notturno privo di stelle.
All’istante, mi sentii rilassata. Non ero più sola.
Il cielo, soffriva e piangeva insieme a me. Avevo qualcuno con cui
condividere il mio dolore.
Ma, anche se la solitudine se ne era andata, l’atmosfera
malinconica che si era creata, mi costrinse ad indirizzare i miei
pensieri su di lui. Come sempre.
E, nonostante ogni sera si ripetesse la stessa storia, la stessa
sofferenza, io non riuscivo
a non pensarlo, a dimenticarlo.
Lui era dentro di me, indelebile.
Quanto ero masochista da uno a dieci? Cento, mille.
Ma non importava. Quel dolore, per quanto insopportabile, era
l’unica cosa che riusciva a farmi sentire ancora viva, parte
di questo mondo.
La pioggia, così simile alle gocce che ogni sera mi
bagnavano le guancie, era la mia unica confidente.
Non aveva occhi, ma sapevo che lei poteva capirmi a fondo.
Iniziai così, per l’ennesima volta, a ripercorrere
con la mente, tutti gli attimi, tutte le emozioni che avevano composto
la mia vita insieme a lui.
Ero la ragazza più felice di questo
pianeta.
Appena
adolescente, scoprii il sentimento dell’ amore, quello vero,
almeno da parte mia, grazie al ragazzo più dolce e bello che
avessi mai conosciuto.
Ero giovane e spensierata, ma sapevo bene quello
che mi era successo grazie al mio cuore che sembrava impazzito ad ogni
suo sguardo o movimento rivolto a me. Mi sentivo incatenata con
quell’angelo dai capelli corvini e gli occhi scuri, da un
sottile filo invisibile.
Non potevo vederlo, ma ne percepivo la presenza, ogni qual volta i miei
occhi incontravano i suoi e sentivo una forza troppo grande,
superiore, da non riuscire a spostare lo sguardo.
Mi ero completamente e irreversibilmente innamorata di Sam Uley.
Ma, la felicità, è solo un illusione che dura un
istante, perché, il giorno in cui vidi gli occhi del mio
Sam, brillare rapiti dalla figura di mia cugina Emily, sentii il cuore
sgretolarsi fino a rimanerne soltanto polvere.
Ero morta.
Tutta colpa di quella stupida, inutile, idiota,
“faccenda” da licantropi, l’imprinting.
Che cosa orrenda! Sei costretto a cedere ad una forza troppo potente
che non ti fa desiderare altro che quella persona. Non hai scelta. Sei
prigioniero.
Quello non è amore … non … o forse si?
Forse stavo condannando qualcosa che invidiavo profondamente.
Qualcosa che a me non sarebbe capitato mai.
O forse, invece, mi era già capitato.
Quella scossa che ti fa vibrare l’anima, io l’avevo
già sentita.
Mi era bastata la volta in cui mi ero persa negli occhi
dell’angelo dai capelli corvini.
Forse … c’era qualcosa di sbagliato in me.
Ma se fosse stato così, perché proprio io?
Perché proprio io ero costretta a soffrire in quel modo?
Mi rivolsi verso la pioggia e lo chiesi a lei.
Ma lei era silenziosa, non rispondeva.
Forse, era una verità troppo brutta da non volermene parlare.
Però, non avevo tutto il diritto di sapere?
Questa era la mia vita! Diamine!
Cominciai a tremare, scossa da una rabbia che non volevo reprimere.
In un attimo buttai giù qualsiasi cosa mi capitasse sotto
tiro.
Libri, CD, oggetti insignificanti.
Non era questo che mi aspettavo.
Non erano questi i miei progetti.
Non era questa la mia vita.
Saltai giù dalla finestra cadendo rovinosamente a terra.
Fanculo se mi fossi rotta qualcosa.
Mi abbandonai alla mia rabbia e mi trasformai in un grosso lupo dal
folto pelo grigio.
Corsi veloce. Non avevo in mente una meta.
Non volevo fuggire da questo luogo.
Volevo fuggire dai ricordi.
Anche se sapevo che era impossibile.
Mi fermai sulla spiaggia di La Push.
Le onde del mare si rivoltavano, tormentate.
Il cielo era ancora privo di stelle, ma la pioggia continuava a
scendere.
Alzai il muso, beandomi di quelle lacrime provenienti dal cielo.
Chissà chi mandava quelle gocce.
Forse qualcuno che mi voleva bene.
Qualcuno che capiva il mio dolore.
Chiunque fosse, lo ringraziai.
Lasciai vagare la mente, alla ricerca di un po’ di pace.
No, non era questa la mia vita.
E, soprattutto, non ero io questa.
Passò un attimo prima che una decisione prese consapevolezza
in me.
Se il destino non voleva cambiare la mia vita … allora sarei stata io
a
cambiarla.
Come
mi è uscita sinceramente non lo so. So solo che Leah
è un personaggio che mi piace molto e trovo ingiusto il suo
dolore. Sappiate che questa è la
mia primissima Fanfic in assoluto. Quindi, se vi ha fatto schifo,
vomitare o qualcos'altro di spiacevole, abbiate pazienza. Mi
farebbe
comunque piacere, conoscere la vostra opinione.
Porsche.
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