Victoria
Victoria’s
Secret
-Sonata
Artica-
The Light
escapes her room tonight, every little moment tells her, now
it’s time Opening a new scar, closing the wounds with a knife, no more
crying in the lanterns light…
La luce dell’alba filtrava
attraverso le piccole finestre di una casa logora, fatta di pietre di fiume, con
il tetto di legno ammuffito, una ragazza gemette piano girandosi nel letto
improvvisato di paglia secca con sopra un sacco che fungeva da coperta per la
giovane. Era tutta un dolore, anche la sera prima la madre l’aveva picchiata,
senza motivo ma con una rabbia nascosta per anni, lei per la donna era solo una
seccatura, una vergogna. I suoi lunghi capelli rosso fuoco e gli occhi color
dell’acciaio erano la sua sciagura, la dolce e orgogliosa Victoria aveva solo
quel difetto, difetto che le era costato l’amore dei genitori. Quando era
piccola si domandava il perché, ma con il tempo se ne era fatta una ragione. Si
girò su un fianco trattenendo un urlo di dolore, non avrebbe mai dato
soddisfazione ai suoi genitori, mai. Per quante ferite le infliggessero, e non
solo ferite visibili, ferite nell’anima, lei si alzava tutte le mattine e andava
avanti senza piagnucolare, perché lei sapeva che un giorno se ne sarebbe andata
e loro l’avrebbero rimpianta.
La porta cigolante del
buco che era la sua stanza si aprì di scatto e vi apparve sua sorella maggiore,
Ether.
Era così diversa da lei, aveva lunghi capelli grano e gli occhi azzurro cielo
così freddi e così pieni d’odio, così simili a quelli della madre.
“Alzati, devi portare
pascolare il gregge” sibilò la bionda tirandole in malo modo un pezzo di pane
rinsecchito e ammuffito.
Victoria alzò lo sguardo e
sotto gli occhi della sorella maggiore gettò il pezzo di pane in un angolo della
stanza sudicia.
“Non avrai nient’altro per
pranzo” disse Ether guardandola con aria di sfida, ma la rossa si girò e prese i
suoi abiti, si sciacquò il volto e senza degnarla di uno sguardo, fiera e
bellissima, uscì dalla stanza in rigoroso silenzio.
Pochi minuti e uscì da
quella casa infernale, la brezza mattutina, leggera e fresca le accarezzò il
volto come a sostenerla, scese verso la stalla e liberò le pecore, almeno loro
non la guardavano come un mostro. Il candido manto delle pecore era soffice al
tatto e Victoria amava quel piccolo contatto con gli unici esseri che non la
evitavano come la peste. Alzò lo sguardo verso il cielo il sole stava facendo
capolino dietro le montagne scozzesi che sembravano andare a fuoco, sorrise,
sarebbe stata un’intera giornata senza vedere la sua famiglia e si sentiva bene,
senza loro si sentiva sempre bene.
Leave with
the first light, go when you still see the moon
Run for the sunlight, gate is now open for you
Correndo per le stradine
tortuose della montagna Victoria si sentiva libera come non lo era mai stata,
libera di essere sé stessa: Victoria solo questo. Le prime luci dell’alba
stavano lasciando il posto al sole mattutino leggero eppure caldo e
rassicurante. Da dove si trovava poteva vedere le casette del piccolo villaggio
dove viveva, smise di correre, a chi la voleva darla a bere? A lei importava
cosa diceva la gente e soprattutto le importava dei suoi genitori e della
sorella i quali la disprezzavano solo perché era diversa. La diversità spaventa
gli stolti, la diversità fa paura perché non la si conosce. Il vento soffiò di
nuovo fresco e sinuoso facendo ondeggiare i rami degli alberi con leggiadria.
Victoria si scosse dai suoi mesti pensieri e ricominciò a camminare verso la
vetta della montagna dove fare pascolare le sue pecore.
Dancing on the path and singing, now you got away
You can reach the goals that you have set from now on, every day
There is no way you would go back now, oh no, those days are past
Life is waiting for the one who loves to live, and it is not a secret…
Canticchiando una vecchia
canzone che sentiva quando sua madre abbracciava la sorella ballava sinuosa e
perfetta fra quelle bestie pacate che pascolavano in silenzio, era quasi ora di
pranzo e lei aveva fame, ma cercava di non pensarci, che senso aveva? Tanto non
avrebbe comunque potuto mangiare visto che aveva gettato via il pane che le era
destinato, quel tanto che le doveva bastare per andare avanti una giornata.
Assetata si diresse verso il ruscello che si trovava vicino a una grotta,
circondato da cespugli e rovi. Si chinò e immerse le mani affusolate e pallide
nell’acqua fresca di montagna, vi appoggiò le labbra rosee e sorseggiò l’acqua
che le scorse giù per la gola rinfrescandola e appagando, almeno in parte la sua
fame.
Uno scricchiolio la fece
scuotere preoccupata. Dietro a sé un ragazzo dalla pelle candida e profonde
occhiaie sotto gli occhi la fissava con aria quasi famelica.
“Salve” le disse, la sua
voce era così dolce e delicata, non si doveva fidare, lo sapeva, eppure si trovò
a sorridere al giovane sconosciuto.
“Salve” le rispose con
voce quasi gracchiante dal troppo silenzio.
Lui ghignò e le si
avvicinò, forse troppo in fretta, la sua pelle risplendeva come diamanti sotto
la luce del sole di mezzogiorno. Victoria spalancò gli occhi e la bocca
spaventata ma era come inchiodata al suo posto seduta fra quei rovi e cespugli
sull’erba bagnata della sponda del ruscello.
Il giovane la spinse con
violenza e lei ricadde inerte sul suolo con lui al di sopra, gli occhi del
giovane erano color vinaccia intensi e pericolosi, le bloccò i polsi sull’erba
bagnata e lei non provò neppure a dimenarsi, la sua fine era vicina ma non ne
aveva paura, l’aveva tante volte desiderata incosciamente, ma l’aveva fatto,
meglio morire che soffrire l’odio dei genitori.
“Non ti preoccupare, non
voglio ucciderti” sussurrò il ragazzo, aveva lunghi capelli color del grano così
belli e così simili a quelli di Ether, lo odiò per quello.
“Mi chiamo James” le
sussurrò all’orecchio appoggiandovi le labbra gelide per poi scendere sul collo
puro della giovane.
Gli occhi di Victoria si
spalancarono ancor più di prima e senza rendersene conto il suo respiro si era
fatto irregolare e il suo cuore prese a battere sempre più fino a che un dolore
lancinante non le perforò la pelle immacolata del collo, urlò e poi il buio.
The Shades of darkness filled her life, In every single
corner you can
not turn right. Night could pass for a day, in her lack of faith,
she let it all fade away.
Once more, a cry in the
lanterns light…
Sentiva caldo, si sentiva
ardere. Dolore solo questo, il cuore minacciava di scoppiarle, voleva urlare
pregare il giovane di ucciderla, voleva che tutto finisse ma non un lamento uscì
dalle sue labbra carnose, il buio era incredibilmente scuro, sentiva in
lontananza delle voci, riconobbe la voce di suo padre che la malediceva per aver
fatto scappare le pecore e poi di nuovo il silenzio, susseguito da parole di
rassicurazione dalla voce soave di James e poi ancora un turbinio di voci
lontane, voci che la perseguitavano da quando era piccola, sua madre che la
umiliava nel mezzo del paese, suo padre che diceva che era una vergogna e la
sorella che le dava tutte le colpe, al caldo si susseguì il freddo un freddo
insopportabile come se mille lame ghiacciate le attraversassero il corpo e poi
di nuovo il buio, il freddo però era passato così come era arrivato e lo stesso
aveva fatto il calore. Provò a aprire gli occhi, la luna era alta nel cielo
pallida e meravigliosa, voltò la testa e si spaventò, riusciva a vedere le cose
molto più chiaramente e la notte non sembrava poi così buia. Da dietro un albero
il giovane le sorrise.
“Ben svegliata” le disse
avvicinandosi, la quale lo guardò con aria interrogativa, ma lui si limitò a
indicarle il ruscello ove lei si specchiò. Quella che vide non era lei, non era
la Victoria di sempre, la pelle era più pallida, le lentiggini erano sparite il
suo volto era perfetto e gli occhi erano vinaccia esattamente come quelli di
James.
“Cosa è successo?” domandò
con voce melodiosa che lei non riconobbe come la sua. In poche parole il giovane
le spiegò quel che era diventata e lei sgranò gli occhi, adesso era davvero un
mostro.
Lost in the
sunlight, leave, you will not see the moon
Walk for the first time, no one has waited for you…[…]
Corse, corse lontano dal
giovane diretta verso casa sua, voleva la sua mamma voleva sentirsi dire che non
era successo niente e che era solo un brutto sogno, si esatto era solo un brutto
sogno. Non riusciva a piangere e questo la frustrava molto più che il sapere
quel che era diventata, corse e si fermò solo quando arrivò dinnanzi alla
vecchia casa logora dove era nata. Si affacciò, sapeva che i suoi genitori
l’avrebbero cercata, infondo è quel che farebbero tutti, pensò ma invece di
vedere la madre frustrata per la perdita della figlia vide la sua famiglia
ridere felice mangiando e bevendo come se lei non fosse mai esistita, sentì un
moto di rabbia percorrerle l’anima. Li odiava, e ora sapeva che poteva
vendicarsi e l’avrebbe fatto…
[…]...Life’s
there for the ones who love to live and take it all, for it is free...
La porta della casa si
aprì di scatto rivelando Victoria bellissima e pericolosa, gli abiti logori e
strappati in più punti. Il padre si alzò di scatto fulminandola con lo sguardo,
ma indietreggiò spaventato nell’incontrare gli occhi della figlia minore.
“Vattene da qui, non sei
più la benvenuta” sibilò mentre la madre e Ether si nascondevano dietro l’uomo
spaventate da Victoria.
La giovane ghignò cattiva.
“Quando mai lo sono
stata?” sussurrò lei con voce soave e pacata prendendo il coltello affilato e
piantandolo nel centro del tavolo da pranzo.
Madre e figlia
sobbalzarono.
“Victoria vattene” sibilò
la madre stringendo a sé la figlia maggiore.
“No” rispose cattiva
correndo verso la sorella e con facilità sovrumana la strappò dalle braccia
calde della madre.
Strinse Ether a sé
appoggiando una mano sulla fronte della sorella e tirandole indietro la testa di
scatto, lei urlò, le aveva fatto male e a Victoria piaceva sentirla supplicare
di risparmiarla, calde lacrime scesero sul suo volto abbronzato, la madre urlò e
il padre la pregò di lasciare andare la figlia prediletta ma lei non sentì
ragioni. Appoggiò le sue labbra rosee sul collo della sorella lì dove la vena
pulsava a ritmo irregolare e spaventato, affondò i denti aguzzi nella sua carne
tenera e sentì i genitori urlare sempre più e la madre piangere e supplicare,
mentre la sorella si dimenava nella sua stretta ferrea e gelida. Victoria chiuse
gli occhi e sentì il sangue caldo della sorella scenderle nella gola
rinfrescandola e saziandola. Ether smise di muoversi nel momento esatto che
Victoria si sentì completamente sazia. La gettò in un angolo sudicio della
stanza mentre si ripuliva la bocca dal sangue cremisi della sorella. Vide la
madre gettarsi a terra urlando e il padre passarle un braccio sulle spalle
cercando di tirarla su per portarla lontano dal mostro che Victoria era diventa.
Lei ghignò e prese un pezzo di legno infuocato dal camino, e ridendo uscì dalla
casa sbattendo la porta, bloccandola con la scopa che si trovava vicino a essa e
gettò il legno sul pagliericcio che una volta era il suo letto. Si allontanò
dalla casa quel che bastava per godersi lo spettacolo. Si sedette su una pietra
liscia dove James la stava attendendo. Le sorrise e le mise una mano sulla
spalla mentre guardavano la casa prendere fuoco e udivano le urla disperate dei
genitori di lei.
Dancing on
the path and singing, now you got away
You can reach the goals that you have set from now on, every day
There is no way you would go back now, oh no, those days are past
Life is waiting for the one who loves to live, and it is not a secret…
Mano nella mano James e
Victoria si allontanarono nella notte profonda e fredda di fine autunno. La
giovane si voltò a guardare la casa incendiata ormai ridotta a un cumulo di
cenere ardente e alzando gli occhi verso la luna sorrise iniziando a
canticchiare la canzone di sua madre, allegra e spensierata improvvisando una
danza per il suo nuovo compagno, da quel momento avrebbe potuto fare tutto quel
che voleva, e non poteva tornare indietro perché non vi era niente, la vita
l’aveva attesa per tanto tempo e i giorni sarebbero passati e lei non se ne
sarebbe mai andata, sarebbe rimasta lì su quella terra ingrata che l’aveva
generata, uccisa e l’aveva fatta rinascere più forte e perfetta nella sua
mostruosità, adesso nessuno l’avrebbe fermata aveva ucciso il passato, adesso
l’aspettava solo il futuro con lui al suo fianco per l’eternità, adesso che
aveva ucciso chi le aveva tolto tutte le opportunità.
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