Scusate,
so di avere delle raccolte in sospeso, ma l'idea di questa
medium-fiction, che penso che durerà più o meno tra i
quattro e i cinque capitoli, mi è venuta vedendo un film
dell'orrore dal titolo “The Black Cat- The Master of Horror”,
mandato in onda qualche settimana fa a notte fonda da RaiTre, se non
la scrivevo mi perseguitava tutte le notti. Se qualcuno vede degli
errori nel titolo in giapponese me lo può sempre dire,
correggerò subito. Detto questo spero che questo delirio vi
piaccia comunque.
Dedicata
a Luciadom che continua a mettemi tra i suoi autori preferiti, e a
tutti quegli autori che con le loro recensioni e alle loro
preferenze, mi danno la forza di andare avanti e divertirmi nello
scrivere fan-fiction.
Questo
primo cap. serve da presentazione.
Kuroi Neko
(Hora- no Sensei)
Capitolo Primo
Erano
all'acme del piacere i coniugi Tsukino-Chiba quando Mamoru iniziò
a tossire incessantemente sangue, questo preoccupò non poco la
moglie Usagi che senza pensarci due volte corse a chiamare il dottore
di famiglia, nonché sua amica dai tempi delle medie, Ami
Mizuno che nonostante l'ora tarda arrivò in un baleno a casa
dei due. Il medico si accorse subito della gravità della
situazione tant'è che prescrisse all'uomo una visita presso il
miglior specialista pneumologo e oncologo della città, nonchè
suo senpai ai tempi dell'università, la dottoressa Setsuna
Meiou. Dopo di ciò Ami disse con fare sorpreso a Mamoru:
“Com'è che non te ne sei accorto prima, della tua
situazione clinica? Mi meraviglio di te che sei uno dei medici
migliori che conosca...” l'uomo la interuppe asserendo: “
Infatti non c'è alcun bisogno che vada da Setsuna perché
ci sono già andato e mi ha detto che ho un cancro al polmone
destro in fase avanzata, e che per fortuna non si è ancora
metastatizzato in nessun altro organo,” si interuppe per
rivolgersi alla moglie: “non te l'ho detto prima per non
preoccuparti, visto che sei abbastanza stressata di tuo, date le
pressioni del tuo editore sul fatto che è da mesi che non
disegni più un manga. Mi dispiace averti nascosto tutto per
tutto questo tempo.”; “Come sarebbe a dire che me l'hai
tenuto nascosto per tutto questo tempo da quant'è che lo sai e
poi non me l'hai detto per non preoccuparmi perché adesso non
sono preoccupata e secondo te non mi sarei preoccupata vedendoti
agonizzare non sapendo quello che avevi?” proruppe Usagi senza
prendere un fiato mentre calde lacrime cominciarono a scendere sul
suo viso: “E poi mi sento come se fossi una bambina, alla quale
tenere nascoste le cose brutte per proteggerla dalla verità,
come se io non potessi sopportare ciò che ti sta accadendo.”
disse la bionda dopo aver tirato fiato e tra un singhiozzo e l'altro
continuò dicendo: “Io sono una donna di trent'anni non
sono più una bambina. Poi col mio editore me la sbrigo io, non
sono questi i problemi è quello che sta succedendo a te che è
importante.” Ami interruppe il delirio di Usagi chiedendo a
Mamoru: “ Avete deciso che cure seguire?”; “Sì,
per evitare che mia moglie lo scoprisse ho chiesto alla Meiou di
prescrivermi delle terapie non invasive, tanto per ridurre il tumore,
così da tardare il momento della verità con te, ella mi
ha fatto già fare alcuni cicli di radioterapia, che a quanto
pare non sono serviti a granchè, anche se l'avevamo previsto.
Infatti avevamo programmato un'operazione per il finire della
prossima settimana.” inorridita da tanta freddezza Usagi
commentò: “ Come fai ad essere così calmo, e di
te che stiamo parlando, da come ti esprimi sembra che si sta parlando
di uno dei tuoi pazienti.” dopo che terminò di dire
queste parole corse via di casa piangendo.
Dopo
mezz'ora si sentì stremata, sia dalla corsa sia dai sentimenti
che le si alternavano nel cuore, cioè la rabbia che provava
verso il marito che le aveva nascosto tutto, quella verso sé
stessa per non aver capito ciò che Mamoru stava passando, e la
tristezza per la malattia di suo marito, cercò un posto dove
poter riposare membra e cervello ma a quell'ora tarda non trovò
altro che un bar, vi entrò si sedette al lungo bancone e
chiese al biondo barista una tazza di sake caldo. Quella fu la prima
di una dozzina, il barista vedendola conciata in quel modo le chiese
dove abitasse e se voleva un passaggio la bionda rispose di sì
e gli indicò l'indirizzo. Mentre stavano per recarsi alla
macchina verde di lui Usagi si sentì male e vomitò nei
pressi del veicolo, dopo aver rigettato anche l'anima, svenne. Il
ragazzo allora la prese di peso e la adagiò sul sedile e
allacciò la cintura di sicurezza, si
mise al posto di guida accese il motore. Percorsa la strada che
portava a casa della mangaka, il barista scese dalla macchina, aprì
lo sportello del passeggero prese Usagi suonò al citofono al
quale rispose una voce femminile, alla quale disse di essere vicino
ad Usagi e di averla soccorsa perché si era sentita male,
finito di dire ciò si fece aprire il portone e si fece dire il
piano. Entrò nell'ascensore arrivato al piano si aprirono le
porte e il biondo, sempre con in braccio la donna cercò il
portone, che nel frattempo era stato aperto, lo varcò e vide
un uomo sui trentacinque anni moro, ed una donna della stessa età
della ragazza che aveva in braccio con i capelli corti blu in
evidente stato di preoccupazione ai quali si presentò: “
Scusate io mi chiamo Motoki e sono il barista, nonché
proprietario, di un bar qui vicino. Questa ragazza ci andava forte
col sake fin tanto che non si è sentita male. Ho deciso di
portarla a casa perché ero preoccupato di quello che poteva
accaderle. Spero che al risveglio si senta meglio comunque ora tolgo
il disturbo arrivederci.” detto ciò posò la
bionda sul divano posto in mezzo alla stanza e fece per uscire,
quando inciampò su una gatta nera che aveva una strana macchia
sulla fronte a forma di luna crescente e ad un tratto si sentì
la voce del moro dire: “ Luna vieni qui non disturbare il
signore.” prese tra le braccia la felina e aiutò il
biondo a rialzarsi e lo accompagnò alla porta.
Usagi si svegliò
con un forte mal di testa, si voltò verso la sveglia che
segnava le 14:00 vedendo l'ora tarda si alzo di soprassalto, avendo
un appuntamento alle 15:00 col suo editore, ciò accuì
il dolore alla testa e agiunse un senso insopprimibile di nausea che
la costrinse a correre in bagno e svuotare quel poco che le rimaneva
nello stomaco. Finito di vomitare alzò gli occhi verso lo
specchio e lo spettacolo che vedeva non era dei migliori: aveva gli
occhi pesti e arrossati dalle lacrime della sera prima, aveva gli
odango disfatti e i codini impiastricciati di vomito. Dopo essersi
resa conto del proprio aspetto, apri lo specchio e prese un blister
di aspirine e ne trangugio un paio senz'acqua sperando così di
zittire il tremendo mal di testa; fatto ciò si spogliò
ed entrò nella doccia fece scorrere l'acqua ma il rumore le
sembrava così forte da stordirla, quando si riprese entrò
nel box doccia. I gettiti di acqua incominciavano a fare effetto,
rinvigorendola un po'. Finita la doccia si avvolse in untelo bianco e
cercò di asciugare in fretta i lunghi capelli biondi, li
acconciò con la solita pettinatura, un po' infantile, ancora
umidicci, non aveva tempo da perdere. Si mise un paio di jeans scuri
leggermente svasati, una camicetta bianca di cotone sulla quale si
allacciò una stretta cravatta nera con alla punta un minuscolo
coniglietto rosa stilizzato, poi si mise una giacca blu scuro, ai
piedi portava delle decolletè nere con la punta lunga e un
piccolo tacchetto. Sul viso un trucco fintamente leggero, dato che
doveva coprire le profonde occhiaie che aveva, l'ultimo ritocco al
lucidalabbra prese la borsa ed uscì. Arrivò al luogo
dell'appuntamento leggermente in ritardo, notò subito la testa
riccia del suo editore fare capolino dallo schienale della sedia; si
accomodò vicino all'uomo e si accorse dell'espressione
alquanto spazientita che attraversava persino quei fondi di bottiglia
che aveva come occhiali. L'editore si mise a parlare per primo “Vuoi
qualcosa da mettere sotto i denti?” fece con fare fintamente
gentile, rimase come stupito dalla risposta della mangaka che aveva
rifiutato l'offerta limitandosi ad ordinare solo del tè verde
con un po' di miele. Sbrigate le formalità del caso il riccio
andò subito al sodo: “ Hai qualche novità per me.
L'ultimo tuo capolavoro risale ad almeno tre mesi fa, quelli che
stanno sopra mi assillano ogni giorno per avere tue notizie, non
posso certo andare da loro a mani vuote. C'è fuori dalle
nostre porte una sfilza di mangaka horror che non vedono l'ora di
soffiarti il posto da sotto il sedere. Ti sto dicendo questo perché
ti voglio bene, e perché mi dispiace che un talento come il
tuo vada sprecato.”; “ Sì ho proprio in mente una
storia autoconclusiva di uno scrittore che, esasperato dal suo
editore, lo uccide strangolandolo e lo appende con una corda alle
travi metalliche del suo ufficio, situato in un loft in periferia,
simulandone il suicidio.” dicendo questo prese per il collo
l'uomo e lo strattonò energicamente quando d'improvviso
quest'immagine lentamente si sfocava, ritornata alla realtà
Usagi rispose: “Sì, lo so Gurio-san, ma questo è
un periodo molto difficile per me, oltretutto ho appena saputo che
mio marito soffre di cancro al polmone.”; “Ah! Capisco ma
i miei capi mi hanno detto che se entro tre settimane non te ne
spunti con un idea decente stralcieranno il tuo contratto. Hanno
detto che sono stati abbastanza buoni, visto che sono stato proprio
io a perorare la tua causa, e che se non ci fossi stato io ti
avrebbero già silurato parecchio tempo fa.” finito il
suo discorsetto pagò il conto e se ne andò lasciando la
povera Usagi sola col suo tè.
Rientrò a
casa che erano le 16:00, fra tre ore sarebbe tornato il marito
dall'ospedale, per ingannare il tempo si fiondò subito nel suo
studiolo lasciando la porta leggermente accostata. Si sedette davanti
alla scrivania ad osservare i fogli bianchi alla ricerca di idee da
buttare giù, ma più osservava quei fogli più la
sua mente sembrava che si svuotasse, quando d'improvviso un piccolo
ciclone nero le fece cadere il calamaio che svuotò il suo
coontenuto di china sui fogli candidi, ciò fece svegliare la
mangaka dalla sua catalessi, ella prese a maledire la gattina fino a
quando vide l'orologio e trasalì vedendo che erano le 18:45
non c'era tempo per preparare la cena per il marito, sistemò
in fretta e furia la scrivania, quindi chiamò una rosticceria
e si fece portare del riso al curry con carne.
Nell'attesa
apparecchiò la tavola. Suonò il citofono, era
certamente il ragazzo delle consegne, dato che suo marito aveva le
chiavi, rincuorata alzò il ricevitore, trasecolò
sentendo dall'altra parte la voce del marito: “Scusa se
citofono ma avevo dimenticato le chiavi a casa aprimi amore
mio.”detto ciò l'uomo fece per entrare quando vide il
garzone della rosticceria che diceva che aveva un'ordinazione per la
famiglia Tsukino-Chiba. Mamoru sembrò sorpreso ma gli venne in
mente che sua moglie poteva sentirsi ancora male e non se la sentisse
di preparare da mangiare. Pagò l'ordinazione e ritirò i
pacchetti. Arrivato a casa disse alla moglie: “Potevi
telefonarmi, potevo prendere qualcosa io prima di tornare a casa.”;
“ Non volevo disturbarti per una sciocchezza del genere. Hai
già altre cose da pensare.” proruppe la bionda con fare
imbarazzato. Versarono il contenuto dei pacchetti nei piatti, si
misero a mangiare in un silenzio quasi irreale. A rompere il ghiaccio
fu il moro: “Com'è andata coll'editore?”; “Bene,
mi ha detto che mi avrebbe dato il tempo per ritrovare l'ispirazione
necessaria. Quindi sta pure tranquillo.” asserì,
mentendo, la mangaka cercando di essere il più naturale
possibile: “Raccontami della tua giornata piuttosto.”
proseguì la bionda. Il medico poco convinto rispose: “Niente
di che, l'unica cosa un po' fuori dal comune e che sono andato a fare
un po di radioterapia da Setsuna.”. Finirono di mangiare
sparecchiarono e andarono a letto, solo che Usagi non riuscì a
prendere sonno, aspettò che il marito si addormentasse
sgattoiolò fuori dal letto si vestì in fretta e furia e
andò nel bar della sera prima. Si scolò il suo sake
riversando le sue frustrazioni sul barista.
Tornò a
casa questa volta da sola ma sempre barcollante schiaccio la coda
della gatta che urlò “Ahia! Ma che cazzo fai. Guarda
dove metti i piedi.”; “Zitta! Se urli sveglierai Mamoru.”
disse ridacchiando Usagi rendendosi conto, in quel poco di lucidità
che era rimasto nella nebbia alcolica, di parlare con la gatta.
Riuscì a scivolare tra le coperte senza farsi accorgere dal
marito, si addormentò subito russando come una segheria.
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