Io non ho paura di te.

di Its a beautiful day
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Pov. Giorgia
"Alice vieni qui" la richiamo quando si mette a correre verso i giardini

"È sempre così iper attiva?" mi chiede Jacob

"Abbastanza" scoppiamo a ridere

"È una bella bimba però" mi sorride

"Lo so, e l'adoro. È come una sorella che non ho mai avuto" la guardo arrampicarsi sullo scivolo

"Dev'essere dura crescere con quattro fratelli maschi" 

"Non è dura, solo che ovviamente non puoi parlare di cose.. da ragazze" rido

"Posso capire" mi tira una spallata giocosa.
Ci sediamo su una panchina, ma i miei occhi rimangono fissi sulla bambina dai capelli biondi.
"Ti ricordi? Ci siamo conosicuti su quella panchina" indica la panchina su cui mi ero seduta, quando scappai piangendo da casa di Zayn

"È vero. Cazzo, sembrata passata un'eternità invece saranno a malepena venti giorni"

"Hai ragione" ride

"Grazie" gli dico

"Per cosa?" si gira confuso

"Per tutto. Per tutto quello che hai fatto per me"

"Non ti preoccupare, è stato un piacere per me" mi sorride
La nostra attenzione viene attirata dal pianto di Alice
"Cos'è successo?" mi alzo e corro verso di lei

"Mi sono fatta la bua" scoppia a piangere

"Dove amore mio?" mi inginocchio davanti a lei. Mi indica con la mano tremante il ginocchio sbucciato e l'accompagno alla fontana per bagnarlo leggermente

"Tutto okay?" chiede Jacob. Alice scuote la testa "Se ti prendessi un gelato, passarebbe la bua?" si inginocchia anche lui

"Sì!" esclama la piccola bimba, battendo le mani.

"Vieni" porge una mano ad Alice, che la prende subito

"Grazie" poso un bacio sulla guancia di Jacob, prima di attarcarmi al suo braccio.


Pov. Zayn
Mi siedo al mio posto, aspettando che questo dannato coso parta.
Gli unici biglietti disponibili, erano per il volo che fa due scali, quindi prima che arrivi a Greenville ci vorrà almeno una una giornata e mezza.
Vaffanculo.
Comincio a muovere nervosamente una gamba, in attesa di tornare finalmente da lei.
"Potrebbe stare fermo?" la signora affianco a me, indica la mia gamba. Grazie a Dio è una signora, perché se no le avrei già spaccato la faccia.

"Mi, mi scusi"  cerco di bloccare il costante movimento della mia gamba, sostituendolo con in picchiettare delle dita sulla mia coscia.
L'attesa mi sta davvero uccidendo.
Cerco di guardare dall'oblò dell'aereo la struttura a vetri dell'aeroporto in cerca di Marie e Jo.
Mi mancheranno tantissimo, ma cercherò di tornare a Melbourne ogni volta che potrò, magari insieme a Giorgia per farle conoscere le persone che mi hanno ospitato in questo soggiorno d'inferno.
Mi è dispiaciuto partire così, con così poco preavviso, ma devo davvero tornare a casa.
Mi hanno capito perfettamente, e ancora non capisco cos'ho fatto per meritarmi due persone come loro.
Giorgia deve davvero conoscerli, e loro devono conoscere che persona fantastica che è.
Se ne innamorerebbero subito.
Sorrido appoggiando la testa al sedile, e chiudendo gli occhi per immaginarmi già là, con Giorgia stretta tra le mie braccia.





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