c
Prologo
Quella mattina di metà aprile mi alzai presto, prima del
solito.
In silenzio come solo un ninja può fare scivolai
fuori dal letto e mi infilai la divisa da
jonin poi lasciai la mia casa senza salutare nessuno, l'hokage mi aveva
convocato la sera prima per affidarmi una missione, e quella mattina
avrei dovuto incontrarlo presto per prendere il rotolo da consegnare.
Konoha il mattino subito dopo l'alba, era davvero
bella: le strade ancora deserte e la luce rosata del mattino la rendeva
quasi spettrale, ma a me piaceva davvero, potevo coglierne particolari
che alla luce del giorno e con il caos della folla mi sarebbero
sfuggiti sicuramente. Ad esempio due mattonelle rotte nel muro di cinta
del giardino -qualcuno quella sera avrebbe dovuto darmi delle
spiegazioni- che non avevo ancora notato.
Attraversai mezzo villaggio deviando poco prima del quartier generale
della foglia per recarmi in un piccolo negozietto che apriva sempre
prestissimo la mattina.
-'giorno signor Hasahi- mormorai entrando ancora stordito
dall'alzataccia.
L'anziano fabbro sbucò con la testa dal retro del negozio
sorridendomi con gli occhi serrati. Era buffo ma anche il migliore nel
suo lavoro.
-oh come siete mattiniero signor Uchiha!!!- gongolò
pulendosi le
mani nel grembiule verde che portava attorno alla vita, io accennai una
risposta brontolando ma non mi andava molto di parlare -come sempre-
così deviai la conversazione verso il motivo per cui ero
lì.
-è pronta?- chiesi ansioso alzando gli occhi sul negoziante.
-certamente!- esclamò sfilando un fodero di stoffa nero da
una mensola sotto il banco, poi
tutto entusiasta continuò a descrivermi il lavoro che aveva
svolto: -ho migliorato l'affilatura e rimodellato l'impugnatura come mi
aveva chiesto! ah che oggetto meraviglioso...- sospirò
estasiato
facendo scivolare l'involucro di protezione dalla mia katana. L'avevo
portata a far ripulire e riaffilare la settimana prima, non ne avevo
realmente bisogno quel lunedì mattina, ma non mi piaceva
starne separato troppo a lungo.
-posso chiederle dove l'avete trovata?- mi chiese educatamente dopo
avermi passato la spada oltre il banco. La portavo da lui spesso, ma
non si era mai azzardato a chiedermi nulla nonostante lodasse ogni
volta l'oggetto in questione. Mi presi qualche secondo per
rispondergli: esaminai tutta la lunghezza
del fodero, ora completamente ripulito, soffermandomi sugli intagli
colorati di blu sul legno nero. Il punto che maggiormente mi
interessava era una piccolissima incisione sotto l'impugnatura: "s.u."
le mie iniziali incise a mano da un famoso artigiano del paese della
nuvola. Non si era rovinata, anzi troneggiava splendente tra i ricami
sottili.
-non so di preciso...è un regalo!- risposi infine sfilando
la
lama dal fodero con un gesto veloce ma calibrato, passai a pochi
millimetri dal pizzetto brizzolato del signor Hasahi che
tremò
indietreggiando. Sorrisi notando lo splendido lavoro che aveva svolto
anche quella volta, ormai avevo completa fiducia in lui, tanto da
affidargli una delle cose per me più preziose, come ninja.
Era come nuova e mi complimentai con lui per il lavoro svolto e lasciai
sul bancone un rotolo di banconote avvolto da un elastico. A giudicare
dalla sua espressione stupita ero uno dei pochi ninja che non tardava
nei pagamenti. Non mi era mai piaciuto avere debiti.
Silenzioso com'ero entrato lasciai il negozio masticando tra i denti un
saluto per il signor Hasahi: -alla prossima..-
La luce fuori era appena più chiara e ciò mi
ricordò che avevo un appuntamento al quartier generale,
così fissai alla cintura il fodero della katana, e mi
incamminai
con le mani in tasca verso il palazzo dipinto di un rosso acceso quasi
fastidioso proprio sotto la montagna degli hokage.
La mia arma preferita dondolava al ritmo del mio passo assonnato contro
la mia anca attirando la mia attenzione sul manico lucido e sulle due
lettere che bordavano l'elsa. Facendo un rapido calcolo scoprii che
erano ormai sei anni che mi accompagnava in ogni missione, dal giorno
in cui me l'aveva regalata.
In missione...per Konoha! Ripensai a tutte le missioni svolte e a
quanto avevo fatto in dieci anni per quel villaggio che una volta
rinnegavo: sospirando mi persi nel mare dei ricordi.
Dieci anni prima
nemmeno esisteva più Konoha! Pain l'aveva distrutta
combattendo
contro Naruto che alla fine l'aveva lasciato andare -che pirla!- poi
venne il turno di Madara, lo scontro con i jonin della foglia e la mia
strage di consiglieri. Nel bel mezzo dello scontro, Kakashi mi
raccontò ogni cosa su Madara e io capii che mi aveva
ingannato
per usarmi contro il mio villaggio: da lì il mio cambio di
rotta. Per onore e orgoglio, non certo per lealtà o per
proteggere il villaggio! Madara morì per mano mia e di
Naruto,
alleati come ai vecchi tempi. Fu davvero un gran bel combattimento!!
Contro la mia volontà dovetti rimanere a Konoha per farmi
curare
poichè Karin aveva finito il chakra, ma col senno di poi fu
davvero una fortuna.
Dopo tre giorni d'incoscienza mi svegliai e accanto a me trovai
l'ultima persona che mai avrei immaginato al mio capezzale: Shikamaru
Nara.
Mi raccontò cos'era successo dopo lo scontro e l'elezione di
Kakashi alla carica di Hokage, e io in silenzio ascoltai ogni cosa che
mi ero perso negli anni di lontananza da casa, ascoltai come non avevo
mai fatto interessato ad ogni dettaglio e ogni cambiamento nella vita
della Foglia, e dei miei vecchi compagni. Il giorno dopo fu il turno
di Kakashi e con lui
bastò uno sguardo e poche parole poi ogni nodo nella mia
lingua
si sciolse involontariamente; mi chiese di raccontagli tutto e io lo
feci: da Orochimaru a Itachi, poi l'hebi e Madara con l'akatsuki. Tutto
ogni dettaglio senza risparmiarmi; se davanti a Nara mi ero messo in
ascolto attento come mai prima, con il mio vecchio sensei lasciai che
le parole fluissero libere, senza pensare alle conseguenze ne al mio
orgoglio. Il nuovo hokage mi propose di impegnarsi a riammettermi al
villaggio cancellando la mia classificazione di nukenin per riportarmi
allo stadio di genin di Konoha.
Non vidi ne Naruto ne Sakura per due settimane anche se molti miei ex
compagni di accademia erano passati a salutarmi come se nulla fosse mai
accaduto: ipocriti, non seppi mai se li aveva costretti Kakashi o
qualcun'altro. Fu una mattina come le altre, nella mia solitudine in
quella stanza anonima che presi forse davvero la mia decisione di
rimanere al
villaggio: silenziosa come una piuma Sakura entrò nella mia
stanza dicendomi che Naruto voleva vedermi ma che lui non poteva
spostarsi e avrei dovuto raggiungerlo io, poi uscì senza
dirmi
altro. Ci vollero due ore, ventisette minuti e quarantadue secondi
prima di decidermi ad alzarmi, ma alla fine capitolai. Da Naruto, steso
in un letto pieno di fasciature, scoprii che Sakura era diventata jonin
ed era un medic-ninja -ne rimasi sinceramente stupito- e mi convinse
che era tempo
di tornare a casa e smetterla di fare cazzate in giro per il mondo.
Fu un periodo davvero difficile, Sakura non parlava ne a me ne a
Naruto, la riabilitazione dei miei occhi provati dallo sharingan fu
molto dolorosa e Konoha era completamente da ricostruire -non solo a
livello architettonico- le mie imprese di vendetta avevano azzerato le
gerarchie precedenti lasciando il villaggio senza redini nelle mani di
Kakashi. Ma lentamente le cose ricominciarono a funzionare: Shikamaru
prese la guida della ricostruzione del villaggio, seppur controvoglia,
e in meno di sei mesi ognuno trovò la sua nuova
sistemazione. Ma
nulla cambiò la mia vita da ninja come l'esame di selezione
da chunin:
io e Naruto eravamo gli unici due diciottenni in un gruppo di
adolescenti incapaci -l'umiliazione era la mia vera punizione per il
tradimento- non
sfoderai lo sharingan nemmeno una volta! Ma dopo aver ricevuto il mio
nuovo coprifronte e la divisa, Kakashi ci fece chiamare insieme a
Sakura, che ancora stentava a salutarci entrambi, anche se non capivamo
il motivo delle sue ire. L'hokage quel giorno fece la cosa
più
inaspettata, idiota e azzeccata che potesse cambiare il corso delle
nostre esistenze:
rifondò il team 7 come nuovo team Haruno. Sakura, in quanto
jonin, era il nostro nuovo capitano!
Incredibilmente, fu l'anno migliore della mia vita: ritrovai l'intesa
combattiva con Naruto e lentamente ci riavvicinammo entrambi a Sakura.
Lei ci odiava apertamente non perchè avevamo rischiato la
vita
contro Madara, ma perchè ci eravamo alleati come se non
fossero
passati tanti anni e tanti screzi, rendendo vane tutte le sue lacrime
per il disperso team 7. Era davvero cambiata! Quando lo scoprimmo ci
una lunga risata di Naruto e le cose migliorarono molto.
Riuscì a tenerci
testa per più di un anno con le sue dispotiche urla, ma ci
divertimmo un sacco
ritrovando i nostri antichi legami.
Dopo l'esame per diventare jonin le nostre strade si divisero, Kakashi
mi propose di entrare nella nuova squadra anbu, ma io rifiutai: avevo
trovato una nuova missione personale! I miei ormoni sopiti si
risvegliarono tutti insieme la sera della festa per l'anniversario
della nuova ricostruzione. Quella sera successe il finimondo; eravamo
tutti più o meno ubriachi e Sai ne approfittò per
insidiare senza pudore Sakura, ma stupendo tutto il villaggio -incluso
me stesso- la
difesi rifilando un pugno diretto sul naso di quel bastardo. Quella
reazione colpì Sakura che si infilò sinuosa nel
mio letto
meno di una settimana dopo, per rimanerci poi per molti molti anni. Il
ricordo di quel pugno che ruppe il naso di Sai in una delle vie
più frequentate del villaggio mi chiuse lo stomaco, ero
davvero
fuori di me! Per anni diedi la colpa all'alcol davanti agli
amici...balle inutili!
Le cose stavano finalmente cominciando ad andare bene ma ancora il
destino non era soddisfatto delle nostre peripezie, pareva che io
Sakura e Naruto non avessimo diritto ad una vita serena: dopo sei mesi
dal pugno a Sai arrivò la guerra. Quella vera, non lo
scontro privato tra me Naruto e Madara o la guerriglia dell'akatsuki;
la guerra con la g maiuscola e nel senso più distruttivo del
termine. Roccia e nuvola contro fuoco e sabbia. Eravamo attaccati
dall'alto e dal basso e le cose non si stavano mettendo bene per
l'esercito civile, così Kakashi mandò i ninja al
fronte a combattere e il mio team partì una mattina uggiosa
di novembre.
Stavo per salire le scale del quartier generale mentre ricordavo la
guerra e le battaglie, i morti e i feriti al fronte e sovrappensiero
risposi ai saluti dei chunin a guardia dell'entrata con un
cenno meccanico del capo. Non era più così strano
sentirsi chiamare Sasuke-sensei, o signor Uchiha: negli anni il
villaggio aveva dimenticato il mio tradimento, ma credo che il merito
di ciò vada tutto a Sakura e Naruto. Erano loro a
trascinarmi in giro per il villaggio per mostrare che ero diventato un
jonin e che proteggevo valorosamente il mio paese per riabilitare il
mio nome, loro a ripopolare la mia vita sociale e costringermi a uscire
la sera a divertirmi con i miei coetanei. Passai davanti alle targhe
commemorative dei ninja caduti durante la Quarta Guerra e il flusso dei
miei ricordi riprese dove si era interrotto: il nuovo team al fronte.
Dopo l'arrivo delle compagini ninja stavamo vincendo, grazie sopratutto
all'apporto delle migliaia di copie create da Naruto che intrattenevano
l'esercito civile nemico. Ma pochi secondi prima dell'ultimo assalto
feci un altra delle malaugurate scelte che mi portarono a diventare il
Sasuke-sensei che saliva obbediente le scale del quartier generale ad
un orario indecente del mattino: eravamo pronti nei ranghi, Sakura tra
me e Naruto in seconda fila, Kakashi e Gaara davanti a noi aspettavano
il segnale di Shikamaru per il contrattacco. In quel momento le dita
fredde e sottili della kunoichi accanto a me scivolarono nella mia mano
accarezzandone lievi il palmo.
Mi ricorderò per sempre quello che mi disse in quel momento,
quella noiosissima rompiscatole: "Sas'ke...vedi di tornare intero,
perchè tra un po' saremo in due ad avere bisogno di te." Era
incinta, ed era in guerra in prima linea pronta a combattere: quella
cretina! La odiai disperatamente in quel momento perchè mi
aveva dato qualcosa da proteggere, e così feci la mia
scelta, le strinsi le dita nella mia mano e fissai la sua mano sinistra
delicatamente poggiata sul suo ventre: per tutta la durata dello
scontro non sciolsi mai lo sharingan, i sensi pronti a proteggere lei e
la nuova "possibilità" che stava mettendo le radici nel suo
ventre, per nostra fortuna intervenni solo una volta tagliando il
braccio di netto a un ninja che stava per colpirla con un jutsu alle
spalle -codardo- ma le bastò per rimanere sempre al mio
fianco. Fino ad ora.
Bussai leggermente con le nocche sul legno rossastro della porta
dell'ufficio di Naruto, l'anello al mio anulare non brillava
più, consunto e opacizzato dal tempo e dalla nostra vita
strana e travagliata.
-entra!- mi invitò la sua voce entusiasta fin dal primo
mattino, come poteva essere tanto energico non me l'ero mai spiegato.
Quattro momenti, solo quattro istanti cambiarono davvero la mia vita,
è possibile? lo scontro con Madara, diventare chunin della
Foglia, il pugno sul naso di Sai, e una frase sola detta dalla persona
giusta su un campo di battaglia polveroso e insanguinato. Possibile?
-ciao Sas'ke!- brontolò l'hokage ancora insonnolito: -questo
è il rotolo che devi portare al kage dell'Erba, non dovresti
trovare grossi impicci nel viaggio ma ho bisogno che ci vada tu
perchè sei veloce e l'esame di selezione dei chuunin inizia
tra due giorni e quei coglioni non mi hanno ancora risposto!- parla
sempre dannatamente troppo, sapevo già tutto, non importava
che mi ripetesse tutto per la terza volta.
-lo so!-afferrai il rotolo e lo infilai nella tasca del giubbotto
verde, poi per non dargli troppa corda mi voltai pronto ad andarmene
-ohi teme!- la sua voce squillante e fastidiosa mi bloccò
sulla porta: -torna per cena, altrimenti quella mi ammazza!-
ghignò Naruto stravaccato sulla sua poltrona con una vecchia
edizione della trilogia della pomiciata già in mano. Io mi
limitai a fulminarlo con lo sguardo prima di dislocarmi con un jutsu
veloce oltre le mura del villaggio. Quella missione dovevo finirla in
fretta e tornare veramente per cena: non potevo mancare al compleanno
di Seito altrimenti Sakura mi avrebbe lasciato sul divano per una
settimana.
Spazio Autrice:
Allora...con calma! Si questo è il prologo,
pensieri in libertà di un uomo che ricorda i passi che lo
hanno condotto al punto in cui si trova.
Questo prologo vuol essere più che altro una sorta di linea
guida della raccolta:
ci saranno solo one-shot (una alla settimana) che ripercorreranno
momenti di questa vita.
Non saranno tutte in ordine cronologico ne con gli stessi personaggi o
lo stesso narratore,
ma il prologo vi servirà per seguire gli eventi.
E' molto probabile che entro la fine del week-end posti la prima shot
ma non contateci troppo!
Intanto mi piacerebbe sapere cosa ne pensate dell'inizio...
Volevo posso anche produrre qualcosa su richiesta: a patto che rispetti
la la trama qui esposta.
Spero che vi piaccia la mia idea e che magari qualcuno recensisca un
pochino...
Baci.
|