Glory
– Gloria
Martin
s'incamminò, al fianco di Diana, in direzione dell'aula
magna
stiracchiandosi e sorridendo beato.
«Questa
riunione d'istituto straordinaria era proprio quello che ci
voleva.»
«Si,
per evitarti l'interrogazione di storia.» lo
rimbeccò lei.
«Esatto!»
ammise lui, serafico.
Erano
quasi arrivati a destinazione quando il suo U-watch iniziò a
suonare.
Immediatamente
i due si nascosero in uno dei corridoi laterali, per fortuna deserti.
«M.o.m
siamo in ascolto.»
«Agenti,
dove vi trovate?»
«Stavamo
andando in aula magna per una riunione d'istituto che il preside ha
indetto stamattina.»
«Maledizione,
sono arrivata tardi.» disse la donna, parlando più
a se stessa che
a loro. «Lily l'incantatrice stanotte è scappata
dalla prigione del
Centro e abbiamo buone probabilità di credere che sia alla
Torrington per vendicarsi di voi.»
«In
effetti quando il preside stamattina ci ha avvisato della riunione
straordinaria era un po' strano.» fece notare Diana.
«Probabilmente
era sotto ipnosi. Adesso con lui c'è un agente che sta
cercando di
verificare che cosa gli è stato fatto. Lily non vi ha visto
in volto
ma ha sentito che frequentavate alla Torrington, vuole riunire tutti
gli studenti in un'unica aula per essere certa di farvi
fuori.»
suppose la donna. «Dovete far evacuare la scuola.»
«Tranquilla
M.o.m, può contare su di noi!» esclamò
Martin, lanciando a Diana
uno sguardo serio e preoccupato.
Chiuso
il collegamento i due corsero verso l'aula magna.
Non
avevano un piano ma dovevano agire in fretta.
Appena
entrato, Martin si precipitò sul palco e afferrò
il microfono.
«Ragazzi,
dobbiamo uscire tutti nel cortile, si è rotto un tubo della
caldaia,
potrebbero esserci delle perdite di gas.» annunciò
agli studenti,
sperando bastasse.
«Dai,
smettila di prenderci in giro!» urlò uno dei suoi
compagni,
ridendo.
Come
temeva, non gli avevano creduto.
«Non
è uno scherzo. Il preside sta cercando di sistemare la
situazione ma
per sicurezza dobbiamo andare tutti in cortile.»
affermò Diana,
portandosi vicino a Martin.
Vedendo
la ragazza dare ragione al biondo un brusio concitato si diffuse per
la sala.
Lei
era conosciuta come una studentessa modello e non si sarebbe mai
prestata ad uno scherzo che avrebbe potuto causare la loro
sospensione.
«Per
favore, partendo dalla prima fila lasciate i vostri posti e avviatevi
verso l'uscita.» ordinò il biondo, cercando di
mantenere la calma.
«È solo una precauzione, non ci sono pericoli
immediati quindi
rispettate le file.» raccomandò, temendo scene di
panico.
Finito
di parlare i due scesero dal palco per dirigere le operazioni di
evacuazione.
«Diana,
tu va con loro e controlla che nessuno cerchi di rientrare, io
controllo l'aula magna per vedere se trovo qualcosa di
sospetto.»
disse Martin, una volta che tutti erano usciti.
«Non
posso lasciarti solo!» protestò.
«Devi.
Non possiamo rischiare che qualcuno rimanga coinvolto.»
«Sta
attento.» lo pregò Diana, stringendogli un braccio
con la mano
prima di uscire dall'aula.
Arrivata
in giardino, fece riunire tutti nel punto più lontano dalla
scuola
mostrandosi tranquilla anche se dentro di se era terrorizzata
all'idea che potesse succedere qualcosa a Martin.
Intanto
lui, rimasto solo, iniziò a perlustrare l'aula da cima a
fondo.
Vista
la conformazione dei sedili e del palco, quasi del tutto privi di
zone nascoste agli occhi, non gli ci volle molto per
individuare,nella botola al di sotto del palco, un pacchetto
sospetto.
Anche
se non era un esperto era quasi certo che si trattasse di una bomba.
Non
era capace di disinnescarla ma doveva comunque fare qualcosa, non
c'era tempo per chiamare gli artificieri.
Dopo
aver riflettuto un attimo, prese il pacchetto e corse in direzione
del giardino.
Saltato
da una finestra, per evitare di passare nelle vicinanze del punto in
cui erano raccolti gli altri studenti, si avvicinò al
laghetto.
Sperava che l'acqua riuscisse ad assorbire l'onda d'urto
dell'ordigno.
Sentiva
il parlottio alle sue spalle e sapeva di doversi sbrigare prima che
qualcuno, incuriosito, riuscisse ad avvicinarsi.
Toltosi
la camicia la legò alla bomba, insieme ad un sasso e poi,
facendo
appello a tutte le sue forze, scaraventò l'ordigno al centro
dello
specchio d'acqua.
Il
pacchetto era appena scomparso sotto la superficie quando un
gigantesco zampillo si alzò da quel punto e tutti,
terrorizzati, si
gettarono a terra.
Appena
lo scoppiò ebbe fine, Diana corse in direzione dell'amico.
«Tutto
bene?» gli chiese.
«Tutto
ok!» rispose lui, sorridendole e mettendosi a sedere sul
prato
mentre un applauso scoppiava tra gli studenti che avevano assistito
alla scena.
«Martin
ci hai salvato la vita, sei stato fantastico!»
esclamò Jenni,
sedendosi di fianco a lui, prendendolo a braccetto e poggiando la
testa sulla sua spalla con movenze da gatta che irritarono Diana.
«Come
hai fatto a capire che era una bomba?» chiese una biondina,
sorridendogli.
«Sei
stato coraggiosissimo!» esclamò un'altra, facendo
cerchio attorno a
lui.
Martin
era ancora intento a grattarsi la testa per l'imbarazzo quando tutti
si bloccarono, come se fossero stati congelati.
Due
secondi dopo lui si rese conto di potersi muovere, alzati gli occhi
vide M.o.m in piedi davanti a lui.
«Complimenti
agenti, ottimo lavoro.» disse, seria. «Tra poco
potrete rientrare.
Ho solo bisogno di sapere cosa avete detto per fare uscire gli
studenti.»
«Un
semplice guasto alla caldaia con conseguente rischio di perdita di
gas.» spiegò Martin.
«Perfetto,
così non sarà necessario inventare nessuna scusa
per il fatto che
si trovano nel giardino.» commentò M.o.m,
riflettendo tra se. «Ora
venite qui vicino a me.»
Appena
i due le si furono avvicinati posizionò a terra, poco
lontano da se,
una specie di scatolina e attivò il suo U-watch facendo
apparire una
bolla attorno a loro.
Pochi
secondi dopo la scatola emise una specie di onda sonora che si
propagò per tutto il giardino.
Quando
l'onda si fu dileguata, M.o.m disattivò anche la bolla per
poi
recuperare la scatola che aveva poggiato a terra.
«Ecco,
grazie a questo dispositivo ho cancellato il ricordo della bomba
dalla loro mente. Altri agenti stanno modificando anche la memoria
del preside. Nessuno ricorderà niente
dell'accaduto.» spiegò la
donna. «Tra poco torneranno a muoversi. Vi saluto.»
aggiunse, prima
di aprire un portale e sparirvi dentro.
Appena
il portare si fu chiuso Martin si lasciò andare ad un
sospiro
desolato.
«Cosa
c'è?» chiese Diana.
«Uffa,
stavolta me la sono cavata alla grande ma nessuno ricorderà
il mio
momento di gloria» si lamentò.
«So
che non conta molto ma io ricordo tutto e sono fiera di te.»
affermò
Diana, arrossendo leggermente.
A
quelle parole Martin sorrise, felice, sentendo una strana gioia
scaldargli il cuore e rendendosi improvvisamente conto che non era
poi così importante se gli altri non ricordavano
ciò che aveva
fatto.
Sapere
che Diana era orgogliosa di lui,vedere lo sguardo ammirato che gli
stava riservando era la ricompensa migliore che potesse desiderare.
Fine
|