POV FRED
La aiutai a sedersi, era ancora sconvolta per ciò che aveva visto. Il suo cuore
batteva così forte da farmi venire sete: in effetti era da un bel po’ di ore che non
mi nutrivo; presi una sacca di sangue dalla tasca dei pantaloni (ne conservo
sempre un paio per ogni evenienza) e la svuotai nel giro di qualche secondo. Dopo
essermi ricaricato tornai a guardare Elle, si stava riprendendo, si era messa di
nuovo in piedi e mi stava guardando negli occhi -I tuoi occhi sono di nuovo
topazio: poco fa avrei giurato che fossero neri- Era ritornata di nuovo in se, con le
sue domande assolutamente inappropriate -Il colore dei nostri occhi cambia a
seconda se siamo sazi o a digiuno- Le risposi con un sorriso, un sorriso che
scomparve nel giro di un attimo: avevo sentito qualcuno avvicinarsi. -Elle sei tu?-
Chiese, incerta, una delle figure nascoste nella nebbia. Sentendo quella voce il suo
volto si illuminò -Mamma?!- Le sagome si avvicinarono ancora di più, a quel punto
mi resi conto che non erano mostri ma esseri umani. Solo in un secondo momento
mi accorsi di quello che aveva detto -“mamma?!”- Mi misi a fissare la donna: in
effetti era incredibilmente simile a lei (se avessi avuto l’olfatto attivo l’avrei capito
subito) sembrava una sua fotocopia invecchiata, aveva gli stessi capelli, solo che
erano legati a cipolla, gli occhi azzurri erano circondati da qualche ruga e i suoi
vestiti erano simili a quelli della figlia. -Tesoro mio, non puoi immaginare quanto
ero preoccupata!- Le disse di slancio abbracciandola: si, era sua madre. Anche le
altre persone appena giunte le si avvicinarono allegre, ma smisero subito di ridere
appena mi vedettero: dovevano aver notato gli occhi e il colorito della pelle.
Anche Elle sembrò accorgersene, infatti iniziò a parlare cercando di smorzare
l’atmosfera -ragazzi questo è Fred, è grazie a lui se ora mi trovo qui. Fred questi
sono mia madre e gli abitanti del settore GF-5- A quelle parole gli individui davanti
a me cominciarono a rilassarsi e ad avvicinarsi a me “salve, piacere di conoscerti”
“Ti ringrazio per averci riportato Elle sana e salva” “scusaci, ma pensavamo fossi
uno scagnozzo dell’imperatore” all’incirca erano queste le frasi che riuscivo a
distinguere in mezzo a quella confusione di voci. -Andiamo al rifugio, lì potremo
parlare in pace- Disse la madre di Elle.
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ci spostammo di sue isolati; il rifugio era un vecchio scantinato, apparentemente
abbandonato, pieno di viveri e brande dove i rifugiati potevano dormire. appena
entrati Elle spiegò loro la situazione, la mia vera natura e il fatto che li volessi
aiutare: rimasi particolarmente sorpreso quando mi resi conto che non erano per
nulla intimoriti dal fatto che fossi un vampiro. Dopo un po’ Elle si mise a riposare
seguita dal resto dei superstiti, io rimasi da solo insieme a sua madre, al centro del
rifugio. -Ti sono veramente grato per aver salvato mia figlia- Disse lei, rompendo il
silenzio che si era creato -Non ho fatto nulla di che, dopotutto sono un vampiro, e
la mia natura mi permette di affrontare dei pericoli come questi senza problemi-
Già questo era l’unico elemento positivo dell’essere vampiro -Eppure mi sembra
che tu veda la tua natura più come una maledizione che una benedizione- Beccato!
Come aveva fatto quella donna a capirlo dopo che le avevo detto solo una frase?
-Per forza è una maledizione! La mia pelle è fredda come il marmo, il mio cuore ha
smesso di battere: io sono morto, dovrei essere morto eppure sono ancora in
questo mondo!- Non mi ero mai sfogato in tutta la mia esistenza e adesso lo stavo
facendo con un estranea. La signora Holloway rimase impassibile a guardarmi poi
tirò un sospiro e mi disse -Sappi questo, Fred. Una persona non muore quando il
suo cuore smette di battere… una persona smette di vivere quando perde di vista
se stesso-
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