Dear Watson,

di Machi16
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"Sono proprio le soluzioni più semplici quelle che in genere vengono trascurate."


 

Il 221B era di nuovo vuoto, immerso in una solitudine che probabilmente gli apparteneva interamente poiché anche colui che l’ aveva abitata era così dannatamente solo nonostante, con il passar del tempo, molti si fossero affezionati a lui questo sentimento rimaneva fisso nel suo cuore come se gli appartenesse fin dal principio e, ogni cosa che sfiorava, assorbiva questa parte di lui.

Baker Street  era piena di niente senza Sherlock Holmes, sembrava un quadro senza colori attaccato ad una parete senza poter risplendere e vantarsi della sua bellezza.

 

“Sherlock, Sherlock, Sherlock… oh diamine, dove siete andato questa volta?”

 

La signora Hudson fu la prima ad accorgersi di quella inestimabile mancanza quando, con fare innocente, varcò la porta del suo vicino per chiedergli semplicemente se aveva bisogno di qualcosa come era solita fare. Non nascondeva la sua ammirazione per lui e soprattutto non tentava di oscurare le sue stranezze, era una padrona di casa assolutamente negligente e comprensiva ma in quel momento si sentì tradita ancora una volta, come se quel suo scappare rappresentasse un altro tipo di abbandono che non era pronta a gestire, poteva sopportare ogni cosa, dagli esperimenti folli alla troppa polvere sui suoi mobili ma non questo continuo andarsene senza tornare, questo suo rifiuto di aiuto e bisogno di solitudine.

Con fare preoccupato compose il numero di John per dargli la notizia e a sua volta lui stesso digitò quello di Mycroft e fu così che nel 221B tornò un po’ di vita, un po’ di voci confuse e molta preoccupazione.

 

“John dovevi rimanere qui a guardarlo?”

 

“Ho una moglie incinta, non posso badare sempre e solo a lui.”

 

Mycroft sembrava furioso ma allo stesso tempo estremamente preoccupato per il fratellino minore, che, ancora una volta aveva deciso di fare di testa sua ed inciampare negli stessi identici errori che lo avevano portato ad uccidere Magnussen. Perché non chiedeva mai il suo aiuto confidandosi con lui quel poco che bastava per salvargli la vita? Quella testardaggine intrinseca era un vizio di famiglia che contraddistingueva anche lui ma, lavorando nei servizi segreti, aveva comunque imparato a gestirla scambiandola con un ben dosato lavoro di squadra.

 

“ So cavarmela da sola!”

 

Mary entrò nella stanza sfoggiando una sicurezza che prima di allora non aveva mai mostrato fino infondo, si era sempre nascosta alla luce del sole per dipingersi solo come un’ umile infermiera innamorata di un dottore ma, ora che tutti sapevano, era libera di mostrare il duo forte carattere senza paura o forse un po’ ne aveva ancora, aveva il timore di spaventare John.

 

“Invece di discutere come due donnicciole, avete idea di dove sia andato?”

 

“L’ ultima volta che ha fatto una cosa del genere l’ ho trovato in un covo di tossici completamente fatto!”

 

John sbraitava senza controllo, si sentiva tradito per l’ ennesima volta dalla stessa persona che gli aveva chiesto scusa una volta di troppo e lui l’ aveva accettata, l’ aveva sempre accettata. Lo spaventava a morte l’ idea di non poterci riuscire anche questa volta, lo terrorizzava più dell’ idea di non rivederlo più.

 

“Ragazzi, dovete pensare solo una cosa: cosa farebbe Sherlock Holmes?”

 

La voce squillante della signora Hudson rimbombò per tutta la stanza fino ad arrivare alle orecchie dei confusi interlocutori, fu in quel momento che John Watson provò un impeto di rabbia che riuscì a controllare giusto in tempo, prima che le urlasse di stare zitta, esattamente come faceva Sherlock quando doveva pensare.

Già, Sherlock.

Quel pensiero lo sorprese portandogli alla mente tante domande ma una sola risposta: non voleva iniziare a comportarsi come lui. Nella mente gli riaffiorarono tutti i nascondigli di quello che considerava il suo migliore amico ma, era certo, che qualsiasi cosa gli fosse saltata in testa sarebbe stata diversa dalle altre volte, non si sarebbe mai rinchiuso in un covo di tossici eppure una certezza l’ aveva.

Lui cercava Moriarty.

Un barlume gli luccicò negli occhi talmente forte da costringerlo a scendere di corsa le scale del 221B e scendere in Baker Street, infondo si era comportato esattamente come non voleva, andandosene senza dire niente aveva rispecchiato in pieno il carattere di Sherlock Holmes.





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